Fanfic su artisti musicali > Altri
Segui la storia  |       
Autore: vinythaira    23/03/2012    2 recensioni
"Il divo della musica si guardò intorno. Alzò una mano per coprire il volto dagli insistenti e invadenti raggi del sole. Sorrise, ricordando i titoli sul giornale della mattina: “Altro grande successo per il più grande genio del rock inglese”. Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia dietro di sé e socchiuse gli occhi. "
"Ma non era neanche questo ciò che amava, ciò che lo spingeva a salire sul palco ogni qualvolta gliene si presentasse l’occasione, a salutare la gente e a sgolarsi talmente tanto da ritenere ogni volta che le sue corde vocali si fossero consumate. Era qualcos’altro.
Era la sensazione di sentirsi un dio. La sensazione che gli dava il sapere che tutta quella gente era lì per lui. Che VOLEVANO lui. Lui e nessun’altro. E gli altri Police, certo, Stew e Andy. Ma era lui che la folla amava."
"Sting salì sul palco ridendo, scosse i capelli e guardò raggiante tutte le persone di fronte a lui.
Ah, era questo ciò che amava di essere un cantante."
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Synchronicity

3. Every breath you take

 
Sting si portò una mano al volto, stropicciandosi gli occhi. Si voltò da un lato. Si strinse le lenzuola al petto, e si sistemò a pancia in su, con un braccio dietro la testa e chiuse le palpebre. Rimase una decina di minuti in quella posizione, prima di riaprire di scatto gli occhi. Niente da fare. Il sonno non si degnava a venire.
Every breath you take
Maledetta frase. Era stata lei ad averlo svegliato. Si voltò da un lato, premendo il volto contro il cuscino, e tentando di farsi uscire di testa quelle parole che lo assillavano.
Every breath you take  
Questa era quella stronza della sua ex-moglie, che non lo faceva dormire. ‘Fanculo. Si erano divorziati da così poco, e al cantante faceva ancora una certa impressione non sentire il corpo della donna di fianco al suo. Anche se era tanto tempo che non facevano sesso, anche prima. Sempre litigate. E a lui toccava andare a dormire nella camera degli ospiti, ovvero il corrispettivo dei divani nei monolocali. Alla moglie non andava di dormire con lui. E Sting subito a prendere il guanciale e trasferirsi in quell’altra camera. Aveva il letto più scomodo. Una volta aveva provato a dirglielo, alla moglie, di andarsene lei nella camera degli ospiti. Che lui voleva restare al suo letto. Ma lei l’aveva guardato malissimo. E lui, il cantante, il famoso, il ricco, aveva desistito. Perché poi non volesse dormire con lui non l’aveva mai capito. Era un figo. E questo lo sapeva. Non poteva non provare attrazione per lui, dio santo! Tutte le teenager lo adoravano! Ma lei no. Lei non voleva fare sesso con lui. Strane creature, le donne. Avevano divorziato. Era uno schifo, la separazione. Si, un vero schifo. All’inizio aveva pensato fosse una bellezza: di nuovo libero, finalmente. Una bellezza, si. Poteva tornare a girare per i locali notturni, portarsi a letto una ragazza diversa a notte (una di quelle con quei fantastici nomi stranieri: Samantha, Cloud, Diana… e sexy da morire) e ubriacarsi fino a sentirsi male. Ma era uno schifo. La casa era vuota, senza la moglie e quei caciaroni dei figli, il letto era immenso, senza qualcuno con cui condividerlo, e non riusciva più a trovare dove fossero le sue cose. Se l’era presa con la domestica, una volta. Poveretta. Lei non c’entrava niente. E poi gli mancavano i figli. Li vedeva spesso, si… Ma non era la stessa cosa. Prima ce l’aveva sempre lì, a portata di schiaffo o di bacio, a seconda del momento. Ora doveva centellinare il tempo, che non bastava mai. Stronza. Se ne era andata. Ma perché, poi? Litigavano, si, ok… Ma in fondo non poi così tanto. Lui era sexy. E lei era una bella donna. Lui cantava. E lei era brava a tenere in ordine la casa. Lui era famoso. E lei era bravissima a fare la moglie di un divo.
Era una stronza. Era lei che gliela tirava. Ed era colpa sua se ora stava sveglio a attorcigliarsi nelle lenzuola. Solo. Se fosse stato in compagnia almeno sarebbe stato divertente. Un minimo.
Every breath you take
Oh, fanculo, stronza. Rinunciò del tutto all’idea di dormire, ormai completamente sveglio. Lanciò le coperte da un lato, alzandosi talmente velocemente in piedi da provocarsi il capogiro. Rabbrividì, mentre l’aria fredda della notte gli accarezzava la pelle nuda del petto.
Avanzò a tentoni per la stanza, fino a trovare la porta del soggiorno e il pianoforte. Allora accese la luce. Posizionò le mani sui tasti, mentre suonava distrattamente un paio di accordi.
Every breath you take
“Vedi di venire una bella canzone, sennò uccido mia moglie. E’ tutta colpa sua!” mormorò tra i denti.
Sapeva che quest’ira nei confronti della moglie era del tutto ingiustificata. Non gli aveva fatto niente di male, lei. Ma non gliene fregava niente. Doveva dare la colpa a qualcuno. E lei era la prima che gli veniva in mente in quel momento. La colpa era sua, perciò.
Every breath you take
“E che cazzo, ho capito!”
Stronzastronzastronza. Gli aveva spezzato il cuore, quella puttana, che non lo sapeva? La odiava, ora. Come si era permessa di fargli questo? A LUI! A Sting! Voleva proprio vedere quello che stava facendo QUELLA in quel momento. Dormendo, probabilmente. E lui invece no. A lui il dono del sonno non era dato. Tutto per colpa sua. Avrebbe voluto che gli fosse davanti, lei. Voleva vedere cosa stava facendo. Come dormiva. Era abbracciata a un altro uomo? Se lo portava a letto? Ci faceva l’amore una, due, tre volte come faceva con lui? Le note gli fluivano sotto le dita. Ah, avrebbe voluto vederla. Troia. Un’immagine della moglie gli apparve davanti agli occhi. Con un altro. La scacciò rabbiosamente. Voleva vedere cosa stava facendo.
I’ll be watching you
Lei non l’aveva mai amato quanto lui amava lei. Non l’aveva mai desiderato quanto lui desiderava lei. Era una falsa. Lui l’odiava. Ma erano cazzate, lo sapeva. E in fondo perché si dava così tanta pena per quella donna? Non andavano d’accordo, si erano separati di comune accordo. Erano restati (hahaha) “amici”. Si vedevano nei fine settimana quando gli affidava il bambino. E si salutavano. Non erano nemici. Si parlavano. In fondo era tutto ok. Un cazzo, tutto ok.
Every breath you take
I’ll be watching you
Il fatto che gli rodeva era che lei l’aveva preferito a qualcun’altro. Aveva preferito UN ALTRO a lui, Sting, il figo Sting, il sexy Sting, il famoso Sting, il genio Sting. Gli aveva preferito un altro uomo. Un. Mediocre. Altro. Uomo. Ma in fondo peggio per lei.
Si accese una sigaretta, se la portò alle labbra, inspirò una lunga boccata e poi, senza inghiottire, sputò fuori il fumo. Troppa fatica, far scendere il fumo dalla bocca ai polmoni. E viceversa. Buttò la sigaretta non finita per terra e la spense con i piedi nudi, pentendosene quasi subito, poi, non appena ebbe sentito il lieve bruciore alla pianta del piede. Coglione.
Every breath you take
Every move you made
I’ll be watching you
Figo. Si, wow. Cominciava ad avere un senso. Cominciò a suonare la melodia, mordendosi l’interno delle guance. 
Fantastico.
Peggio per lei.
Cambiò accordo.
Lui sarebbe stato figo per qualcun’altra.
Ce ne erano tante che volevano andare a letto con lui. Che lo desideravano.
Non aveva bisogno di lei.
Cambiò una nota che non lo convinceva.
Erano separati.
Lei non era niente per lui.
Non aveva bisogno di nessuna donna, lui.
Che dormisse pure con un muratore del cazzo, lei. Lui poteva avere di meglio. Lui aveva di meglio.
Si concentrò sulla melodia.
Che se ne andasse a farsi fottere. Lei e il suo amante.
Sempre se ce l’aveva, un’amante. E chi se la pigliava a quella? Giusto per i soldi.
I SUOI, soldi.
Quelli che lui gli passava.
Lei li spendeva per quel cazzo di muratore.
Lui non aveva bisogno di nessuno.
Sorrise, mentre le mani scorrevano veloci sui tasti.
Lui non aveva bisogno di nessuno.
Tanto meno di quella troia della sua ex-moglie.
Stava benissimo così.
Era tutto perfetto.
Every breath you take
Every move you made
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you
Lui non aveva bisogno di nessuno.
Non aveva bisogno di nessuno, lui.
Stava benissimo così.
Si, stava benissimo, così, cazzo.
 
Sting  si portò la sigaretta alle labbra, con un sospiro soddisfatto. Inspirò una boccata di fumo, chiudendo gli occhi. Si concentrò sulla sensazione del fumo che gli scendeva per la gola, per poi essere buttato lentamente fuori, sensualmente e quasi senza convinzione.
“Allora?” chiese Copeland, spazientito.
Sting si tolse la sigaretta dalla bocca e la buttò per terra, spegnendola poi con il tacco dei mocassini. Sorrise, alzando un angolo della bocca. “Allora cosa?” chiese sorridendo
Andy si lanciò sul letto del cantante con un sospiro sconsolato “Andiamo bene! Oltre che un cantante coglione ce l’abbiamo anche con l’Alzheimer… Allora perché ci hai chiamato all’alba dicendo di essere qui alle nove del mattino, cretino!”
“E hai fatto pure rima!” ragionò Sting con un’alzata di spalle “No, comunque vi ho chiamato perché mi sono inventato una nuova canzone!”
“Sum, ti prego, trattienimi che a questo stronzo gli salto addosso!” affermò Copeland “Cioè… Tu MI hai svegliato alle sette, alle sette, per dio!, solo perché ti sei inventato una nuova canzone? Ma vatti a farti fottere, Sting!”
“Volentieri!” rise il cantante “Ma in questo momento non mi va di fare sesso, sai… Stavamo parlando della canzone… So che è un argomento sempre presente, per te, quello, Coop, ma non divaghiamo, ti prego!”
Andy scosse il capo, sconsolato, dandosi una spinta con le gambe per tornare seduto “Oddio, ti prego, Sting, risparmiaci, per favore… Alle nove non posso sopportare il tuo umorismo del cazzo!” poi aggiunse “E ovviamente questa fantomatica canzone non poteva aspettare mezzogiorno o almeno un orario più decente…”
“Oh, ragazzi, dai, non fatemi la predica, su!” sorrise “Ok, posso aver sbagliato…”
Copeland e Andy si guardarono, tra lo sconvolto e il sorpreso: era strano che il loro amico gliela desse vinta così facilmente.
“Però…” aggiunse lui. I due compagni scoppiarono a ridere “Ah, ecco, mi pareva strano!” mormorò Stewart
“Che ho fatto di male, ora?” chiese Sting, incerto
“Niente, ma ci sembrava strano che ti scusassi così facilmente!”
“Dai, scemo, lascia stare le arrampicate sugli specchi e facci sentire questa canzone, già che siamo qui! E bada che sia davvero bella, che sennò ti scanniamo!”
Sting rise, mormorando uno “Stronzi” sottovoce. “E poi” aggiunse, fissandosi nello specchio: “Le arrampicate sugli specchi mi hanno sempre tenuto in forma!” sorrise al suo riflesso “Dovreste provarlo, è uno sport fantastico!” e ammiccò.
“Oh, Sting” si lamentò Summers “Evidentemente non mi hai capito: risparmiaci!”
“Allora?” ripetè Coop
“Allora cosa?” chiese Sting ridendo
“Gordon. Non ricominciamo da capo, eh?” borbottò il batterista “Non sono proprio dell’umore!”
“Oh, Coop, e che palle con ‘sto Gordon!” brontolò il bassista
“E’ l’unica parola che ti offende” sorrise Stewart “Gordon. E cantaci questa canzone, così ce ne torniamo a casa nostra a dormire. E non voglio più sentire la tua voce o vedere la tua faccia per almeno… Due giorni. Chiedo troppo?”
“Mi sa di si, Stew!” annuì Andy “Questo stronzo qui non ce la fa a stare lontano da noi… Poverino… E’ l’amore!” Copeland rise, mordendosi le labbra
“Auch!” esclamò pure Sting, teatrale, portandosi le mani al cuore “Colpito e affondato!”
“Scusa, Sting, ma dopo tutte le volte che mi hai dato del gay tu dovevo prendermela, una rivincita!” spiegò il chitarrista, incrociando le gambe e appoggiando i gomiti alle ginocchia.
“Perfettamente ragionevole!” alzò le mani il cantante, senza prendersela “Ora basta con le cazzate, però, ragazzi, mi state facendo perdere tempo!” ignorò i moti di disappunto dei due Police, uscì dalla camera da letto, sedendosi al pianoforte a coda che troneggiava nel salotto. Suonò un accordo, poi sorrise, inumidendosi le labbra, e cominciò a cantare: “Every breeeaaath you take… Every move you maaade... Every bond you breake… Every step you take… I’ll be watching you…”
Gli altri due componenti della band si guardarono sorridendo, poi si appoggiarono al piano uno da un lato e uno dall’altro del cantante. Si fissarono e annuirono. Era fantastica, quella. Era la loro musica, cazzo! Ed era fantastica.
“Oh can’t you see?, you below to meeee… Oh my poor heart haaaaces for every  step you taaake…” cantò Sting, con la sua voce da far venire i brividi.
Sarebbe stata un successo. Quello era Sting, che cantava. Quello era il loro geniaccio. Si sorrisero. Altro che De do do do de da da da o camminando sulla luna. Tutte cazzate. Quella era seria, era bella. E faceva venire i brividi. Sting ripeté il suo ritornello, guardando gli altri componenti della band. L’amavano già. Riusciva a sentirlo. Aspettò un attimo, mentre le note gli fluivano sotto le mani.
“Since you’ve gone… I’ve been lost… Withooouuut a trace… I dream a night, i can only see your face… I look around but it’s you I caaaan’t replace… I keep crying, baby… Baby… Pleeeeaaaase..” Concluse l’accordo e si voltò verso gli amici, che lo fissavano. “Beh?” sorrise “Ok, poi si continuerebbe così per un altre due strofe.. e… Che ve ne pare?”
Il primo a parlare fu Copeland “Tu. Sei. Un. Coglione.” Abbaiò “Come cazzo fai ad essere un tale stronzo e scrivere cose così belle?”
Sting rise.
“Io penso…” mormorò Andy “Che il divorzio ti abbia fatto proprio male, a te!”
“Perché?” chiese Sting, divertito
“Ma ti sei letto? Cioè… Ogni passo che fai, ogni mossa che fai, eccetera, io ti starò a guardare… Me che cazzo di stolker sei? Tu sei solo mia… Cioè, madonna, povera la tua ex moglie!” affermò Andy, mettendosi le mani a formare un cannocchiale davanti al volto, come se stesse spiando qualcuno.
“Oddio, è vero!” annuì il cantante “Non avevo pensato a questo aspetto da malato mentale…” sorrise, per poi canticchiare “I’ll be watching you… O beh, si, è abbastanza sinistro… Però che palle, Andy, sempre a cercare il pelo nell’uovo…” e gli rivolse una linguaccia.
Andy sorrise “Oh, beh, ma in compenso è fantastica”
“Grazie, grazie, lo so” si atteggiò Sting “Sono un mito, geniale, divertente, simpatico…”
“Modesto..” intervenne Stewart
“Oh, ma quella è la mia prima caratteristica, Coop!” rise Sting
“Eh già… La prima cosa che tutti dicono non appena ti vedono è:’ma quanto è modesto questo tizio’”
Sting si alzò dal piano, ridendo. Tirò la testa all’indietro, mormorando, melodrammatico: “When you’ve gone, i’ve been lost, withooouuuuth a trace…”
“Stronzo d’un vanesio” rise Andy Summers, imbracciando la chitarra, e accennando ad un paio d’accordi
“Tutti gli accordi sono alla nona!” gli ricordò Sting, indicando lo spartito sul piano, sul quale erano segnati geroglifici che dovevano rappresentare accordi. Più o meno.
“Ah, già!” annuì Summers, cambiando posizione sulla tastiera della chitarra. Provò un paio di accordi, prima di decidere che il primo geroglifico era un la9. Sorrise, suonandolo, mentre Sting attaccava a cantare.
“Comunque…” sorrise Copeland “Vorrei davvero sapere cosa t’ha ispirato questa canzone… Non sapevo dei tuoi istinti maniaci!”
“Ma come no, Coop? Non lo sai che sono uno degli stupratori più ricercati d’Inghilterra?” rise Sting
“Su queste cose non si scherza, Stì!” mormorò Andy, impegnato nella ricerca del suo secondo accordo
“Oh, ma che palle, Andy!” sbuffò il cantante “sembri mia nonna!”
“Pace all’anima sua..” aggiunse Copeland, funereo.
Sting rise “Comunque non lo so cosa mi ha ispirato…” esitò un momento, sarcastico “Sarà stato il Grande Fratello”
“Coglione, che sei!” rise Stewart
“O beh, dai: Disciplina e controllo!” esclamò “Questi poveri tizi non possono neanche andare al cesso senza essere controllati!” rise
“Ah, ecco, ora è tutto chiaro!” esclamò in modo sarcastico Andy, di malumore, continuando a strimpellare i suoi accordi. “Grazie per il chiarimento, stronzo.”
“Sum, e che palle che sei!” rise Stewart. “E fattela una risata, dio santo!” Andy alzò gli occhi al cielo, mentre Sting cantava, ispirato: “Every single day… Every words you say…”
 
DA UN’ARTCOLO DI UNA RIVISTA DI GOSSIP
<“ Mi sono svegliato in piena notte con quella frase in testa, mi sono seduto al piano e in mezz'ora era scritta. La musica in sé è generica, come se ne sentono centinaia di altre, ma il testo è interessante. Suona come una confortante canzone d'amore. Al tempo non avevo realizzato quanto fosse sinistra. Probabilmente stavo pensando al Grande fratello: sorveglianza e controllo.”>
I Police entrarono nello studio di registrazione sfottendosi, come al solito. Era una bellezza, vederli, pensavano le donne delle pulizie. Erano un amore. Ed erano tutti così strani e diversi, divertenti. Sting, lo stronzo ma figo, Andy, il nano da giardino incazzoso e Copeland, il braccio destro del cantante, colui che non era né carne né pesce ma si divertiva a recitare la parte di entrambi i ruoli. Erano un amore. Adorabili. Lo dicevano tutti. Pure da conoscere. Di solito tutti i gruppi avevano quella specie di puzza sotto il naso che li faceva credere i migliori. Loro no. Erano un amore. Su Sting avevano qualche dubbio, nonostante fossero tutte perse per lui, e svenissero per ogni suo sorriso. Ma aveva una tendenza da vero stronzo. Lui sarebbe potuto diventare come gli altri cantanti. Ma gli altri due componenti della band lo frenavano, e lui era adorabile, così com’era. Con quella vena da bastardo che lo rendeva ancora più irraggiungibile e desiderabile, eppure quel suo lato romantico e sensuale che le faceva svenire ogni volta che lui le chiamava. Erano tutte perse per lui. E pure per Copeland. Era figo pure lui. Niente da dire. Però non era un bastardo. E questo faceva sempre preferire Sting. Nonostante i suoi capelli da “Mi sono appena svegliato e sono corso qui” lo adoravano.
Con la loro solita caciara entrarono nella sala insonorizzata, tra spintoni, saluti, sfottimenti e risate.
“Hai visto Eliza come ti guarda? Ti sta scopando con lo sguardo!”
“’Fanculo, ‘và!”
“Ma tu non hai visto come LUI ha guardato LEI!”
“Oh, non ti facevo il tipo alla Eliza!”
“’Fanculo, cretini!”
“Oh, mi offendi!”
“Sono geloso! Pensavo di essere io il tuo unico amore!”
“Stronzi!”
Risero e si spintonarono, entrando quasi inciampando nella sala. Imbracciarono gli strumenti, sempre sfottendosi. Si dettero una spallata, tanto per ridere, poi ammutolirono, tornando seri. Sting prese il microfono tra le mani, schiarendosi la voce. Il segnale della registrazione cominciò a lampeggiare. I Police si prepararono a suonare. Sting indietreggiò, cercando un posto per sedersi. Un accordo discordante risuonò per tutta la sala registrazione, proprio mentre la luce smetteva di accendersi ad intermittenza. Sting rise, alzandosi di scatto dal piano sul quale si era seduto.
“Coglione” scandì con i denti Andy, senza proferire suono. Copeland rise sotto i baffi, sempre senza farsi sentire. Sting si ricompose e avvicinò la bocca al microfono.
“Rooooxanne!!!” ruggì.
 
 
E.. ehm… Salve? Non tiratemi le pietre, vi prego. Lo so che sto sempre qui a scrivere questa storia e non ne potete più di me, ma…  *schiva scarpa volante*… cercate di capirmi, non ce la faccio a non scrivere dei Police… Cioè, sono così… così… COSI’!!!!! E mi diverto un casino a fargli fare i cretini… E soprattutto a descrivere Sting… E sì, sì, lo so… Mi sono un po’ lasciata andare con gli aggettivi al nostro bel cantante, in questo capitolo, ma… ma… Non potevo non farlo! Mi hanno appena detto che ogni tanto sta sul cavolo, perché è stronzo… Ma lui non deve stare sul cavolo… Perché è adorabile… E sì, sì, sì, Stronzo, e sì, sì, sì, coglione. Ma.. ma… lui è perfetto…  e… e.. Poverino, gli hanno spezzato il cuore…Ok, basta. Già nessuno mi sopporta più, evitiamo di farci odiare qui.
Una piccola nota, che non ho scritto negli altri capitoli, ma è importante: tutte le litigate, tutti gli sfottò, tutte le cretinate me le invento io, ma di solito dietro c’è qualcosa di base. E tutte le cose che dice Sting su ogni canzone principale del capitolo, nelle interviste, sono vere, non me le sono inventate. Sono vere interviste. E di solito pure le altre cretinate, sono vere, come ad esempio la parte finale di questo capitolo. E’ vero che in Roxanne lui si siede sul piano, provare per credere.
Alloooraaa… ringraziamenti:
Questo capitolo direi che è dedicato assolutamente a Livia, alla quale detraggo ufficialmente un paio di quei famosi monumenti che deve farmi (Lei sa che intendo), e che mi ha fatto Lezioni di Fumo (non nel senso che mi ha insegnato a fumare) e senza la quale tutti i pezzi in cui lui ha una sigaretta in bocca non ci sarebbero. Graaazieee!!!
Altre persone che mi hanno sostenuto e vorrei ringraziare sono:
Lydia, alias Dubhe_96, alias Sara. Graaaazieee, pazza ragazza. Grazie per esserti segnata su efp solo per recensirmi, per andare nel pallone se un mio capitolo non compare nel giro di una settimana e per farmi tutti questi complimenti. Sei la mia fan più adorata, giuro! E visto che ti ci ho installato per davvero, nei ringraziamenti?
Grazie a Marina, che si è sentita tutti i Police, ha sopportato i miei scleri e si è letta le mie storie. Grazie per avermi inviato mail lunghissime sul significato di questa o quella canzone. Grazie per esserti scervellata con me sulla scelta dello sketch per questo capitolo.
Un ringraziamento va, come al solito, a quella sclerata di mia sorella che ancora non s’è rotta di me e delle mie storie.
E infine un abbraccio immenso alle due ragazze che continuano imperterrite a leggermi e recensirmi!!!!!
Dai, ragazzi, su. Fatemi contenta. Lasciatemi una recensione. Certo, vi adoro pure a voi che mi seguite o mi preferite e basta. Ma vorrei davvero sentire una vostra opinione. Attendo fiduciosa!!!
#policefan4ever
Baci
Vinythaira
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Altri / Vai alla pagina dell'autore: vinythaira