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Autore: Misses me    23/03/2012    1 recensioni
Una ragazza londinese investita proprio mentre stava andando all'università per volere dei genitori, ma questo incidente cambierà la sua vita e la costringerà ad affidarsi anche agli altri e a vivere per se stessa... Commentate please per farmi sapere che ne pensate e se la storia riscuoterà successo pubblicherò altri capitoli, baci baci.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Come sta la mia inferma preferita? O dio sei ancora in pigiama, con quei capelli poi...fai paura.» «Ciao, sto bene; tu?» «All’università è un inferno: quella di diritto penale continua a tartassarci con esami ogni due giorni, maledetta bastarda. Poi mi manchi un casino, non vedo l’ora che torni in classe, vicino a me.» «Anche se non credevo mai di dirlo mi manca andare all’università, almeno avevo una vita. Adesso sono rinchiusa qui come una carcerata, bella merda.» «Puoi uscire di casa, non sei una carcerata vera e propria» «E se cadessi come un idiota in qualche stradina buia senza nessuno che mi aiutasse?» «Allora tesoro forse ti servirebbe un marito, meglio se ricco e di buona famiglia come te, un buon partito, cara.» «Già, divertente... non sai quanto sia pesante mia madre... soprattutto quando fa così.» poi non ce la faccio più a trattenermi e comincio a ridere seguita a ruota da Sarah. È una sagoma quella ragazza... «Ti lascio i compiti sul tavolo ok? Adesso devo proprio andare, ma torno presto ok? E prendi un po’ d’aria tu altrimenti morirai. Ti serve che ti faccia qualcosa prima di andarmene?» «Magari, se mi fai il letto giuro che ti sposo. Così anche mia madre sarà contenta.» «Ok poi vado. Salutami tanto tua madre...» «Certo, consideralo fatto». E anche Sarah mi lascia sola, abbandonata al mio destino da reclusa. Suona di nuovo il campanello. Imbraccio di nuovo le mie compagne di disavventura e mi trascino fino alla porta. Apro con nonchalance convinta che fosse Sarah che ha dimenticato qualcosa come succede sempre, quando mi trovo davanti il tipo dell’incidente circondato da valigie multicolori e con sul viso un espressione mista di preoccupazione e divertimento: dovevo essere più ridicola di quanto immaginassi. Subito mi appoggio alla porta e con la mano libera mi sistemo un po’ i capelli: «Sparisci o giuro che ti denuncio per stalking.» «Dai, almeno non ti ho portato delle rose stavolta.» Quasi non contiene più le risate, sghignazza tranquillo davanti alla me come niente fosse. «Cosa vuoi stavolta? Ti ho già detto che non ti voglio più vedere.» Continua a fissarmi come se potesse vedere oltre i vestiti, la pelle e guardarmi dritto al cuore... continuo a districare i nodi dei capelli, mi spaventa il modo in cui mi guarda, fa venire i brividi.. «L’ospedale mi ha fatto avere un foglio dove c’è scritto che tu, finché sarai infortunata a causa mia, sei sotto la mia tutela e custodia. Sei vuoi dargli un’occhiata...» mi allunga un foglio perfettamente piegato; glielo strappo dalle mani e leggo più attentamente possibile sentendo i suoi occhi verdi scannerizzarmi il volto. «In questo caso se non mi fai adempiere al mio dovere sarai sanzionata come da legge.» ora le sue labbra sono piegate nella risata più fragorosa che abbia mai sentito. «Entra, non voglio certo essere portata in tribunale.» In fondo però non ero tanto dispiaciuta, anche se non volevo ammetterlo a me stessa per prima. Lo accompagno nella stanza degli ospiti dove lui comincia a appoggiare le valigie sul letto e mettere dentro gli armadi i vestiti ripiegati. Mi ritrovo a fissarlo come un ebete da dietro la porta mentre lui continua metodicamente. «Vuoi che prepari la cena?» urla credendo fossi chissà dove nell’appartamento ma, il timbro troppo forte della sua voce mi spaventa e mi fa cadere con un tonfo per terra. «Merda, merda, cazzo.» «Scusa credevo te ne fossi andata... beh a quanto pare dovrò restare per più di quattro settimane» Mi prende tra le braccia ancora ridacchiando mentre io metto il muso: ma come si permette quello di ridicolizzarmi in casa mia? Se non fosse per quel foglio sarebbe già fuori dalla mia vita con una bella scarpa stampata sul culo...e che culo ragazzi. Lucida, lucida. Rimetto il broncio finché non mi siede su una sedia della cucina con la gamba alta appoggiata su un’ altra sedia con sopra un cuscino. Continuo imperterrita a dimostrare il mio umore nei suoi confronti. «Dato che non hai risposto alla mia domanda sto cucinando la cena, poi preparerò la tavola e mangeremo alla grande. Ok?» «Ringrazia che hai quel foglio, ma ti avviso non perderlo mai di vista...» «Lo metterò in un posto sicuro dove non andrai mai a guardare grazie comunque per l’avvertimento.» «Quando posso essere utile...» Sorrido e mi complimento con me stessa per le mie minacce davvero brillanti. In meno tempo di quanto ci avessi mai messo io la cena è pronta e anche la tavola: certo non è un ristorante da cinque stelle ma è tutto davvero molto buono. Sembra incredibile quanto si sia stanchi anche facendo niente quando si è infortunati, ogni gesto ti costa il triplo della fatica che ci avresti speso normalmente. Da brava lavanderina barra donna di casa Alex sparecchia veloce mettendo tutti i piatta nella lavastoviglie. «Ti va di guardare la tv o vuoi che ti porti a letto?» dice preoccupato guardandomi sbadigliare stesa sul divano. «No, guardiamo la tv, non sono per niente stanca» poi ripensandoci anche la prima opzione è da riconsiderare... Cazzo, dentro a questa casa sto impazzendo, devo trovare il modo di evadere o qui potrebbero succedere cose che non dovrebbero succedere. Cerco di distrarlo dal mio silenzio sospetto e, soprattutto, dalle mie occhiate più che sospette... «Che lavoro fai Alex? Mi sembra strano che tu possa permetterti di prenderti un permesso di quattro settimane...» «Faccio il modello, e a meno che i fotografi non vogliono farsi un book a vicenda credo proprio che dovranno rispettare i miei tempi... e tu che fai?» «Studio giurisprudenza all’università.» rispondo fiera. Sbuffa rumorosamente: «E perché proprio giurisprudenza?” «Perché l’hanno deciso i miei» dico vergognandomi così tanto da sperare che il pavimento si apra e mi inghiotta spedendomi all’inferno. «Ah» meno male sembra capire che non è il caso di continuare la conversazione. Finalmente ci decidiamo a guardare la tv, o almeno a fingere di farlo, Alex mi guarda con la coda dell’occhio con quei bellissimi occhi verdi da sogno e subito scoppio a ridere; lui sembra essersi accorto che l’ho beccato in pieno e ritorna con lo sguardo alla tv arrossendo violentemente. Capisco che da parte mia non sia stata un gesto molto educato, ma non potevo farne a meno... mi guardava con un’espressione assurda e poi guardava me... non una modella, ma una semplice studente di giurisprudenza. Certo che ce n’è di gente matta in giro, ora ne ho le prove. Ad un certo punto il telefono squilla e mi sento assalire da un’ondata di nausea: mia madre. Chiedo a Alex se mi può passare il telefono e quando me lo porge se nostre dita si sforano e sento un brivido percorrermi la schiena e scuotermi lo stomaco e il suo contenuto. DATO CHE QUESTA è UNA DELLE MIE PRIME FANFICTION ABBIATE PAZIENZA E PLEASE SCRIVETE UNA RECENSIONE, ANCHE NEGATIVA VA BENE, MA SCRIVETENE... BUONA LETTURA! Misses me <3
  
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