Ci sono minuti che non scorrono. L’attesa davanti alla porta del bagno quando è occupato, il pranzo che si cuoce troppo lentamente, qualcuno che deve tornare.
Lance ha cambiato le lenzuola del letto due volte, ha preparato vari spuntini seguendo le ricette di Hunk (anche se il tocco McClain si sente al primo morso) ed è rimasto a contemplare in solitaria il primo dei due tramonti di Becrilia.
[Kallurance | Keith/Lance/Allura]

Un giovane biondo percorreva il corridoio, turbando appena il silenzio con i suoi passi leggeri.
Tutto in lui pareva avere una naturale leggerezza, dal portamento ai lineamenti del viso, delicati come quelli di una bambola di porcellana: gli occhi verdi incorniciati da lunghe ciglia, le labbra sottili e ben disegnate.

« D'accordo, sì, si può fare. Voglio dire, non c'è davvero nessun problema, ce la caveremo alla grande. Se a Keith sta bene, ovviamente. » si ritrovò a rispondere annaspando un po' con le parole.
Non aveva la più pallida idea di dove sbattere la testa, non sapeva assolutamente come gestire eventuali situazioni d'emergenza, ma quella era già una situazione d'emergenza e il minimo che poteva fare era soccorrere un amico in difficoltà. Un amico, già.
« Mi basterà fare una telefonata per avvertire mia madre di aggiungere un posto letto. Scommetto che sarà felicissima di averti a Varadero! »
Quello che non sembrava particolarmente entusiasta era Keith stesso, e un po' poteva capirlo: finire a Cuba con lui non doveva sembrargli la soluzione più efficace al suo problema.
[post-canon, Klance]

Le loro voci lo sovrastano, un misto di complimenti e rimproveri, ma la sua attenzione è rivolta altrove. É rivolta tutta verso il giovane kazako, immobile a qualche passo di distanza da loro.
"A dopo" Mimano le sue labbra, prima di voltarsi per allontanarsi.
Due parole, innumerevoli sottintesi.