Bill aveva sempre cercato, in ogni persona che incontrava i suoi occhi, l'amore vero.
Egli sperava che in quelle persone così distanti dal suo mondo, ve ne fosse
almeno una che potesse rubare il suo cuore ricolmo di rabbia e solitudine.
Quel ragazzo un po' magrolino portava sulle sue spalle il peso doloroso di un
genitore troppo preso dall'alcool per ricordarsi chi fosse suo figlio.
Ricordava la sua casa ed il giardino con la palla, e giocava con quella sfera rossa,
rincorrendola felice.
Voleva la mamma, ma la mamma era troppo presa dagli anti-depressivi e,
come il padre, si dimenticava di quel ragazzino con la palla.
E la palla rotolava troppo velocemente e lui era troppo lento, troppo lento.
Ma a volte bastava trovare qualcuno che era lento quanto te, ed a quel punto si poteva
rincorrere la palla insieme, no?
E quindi c'era Jack, che lo amava come nessuno mai.
Perchè i suoi occhi donavano quell'amore che nessuno aveva donato a Bill.
L'amore, si disse, era una cosa troppo complicata agli occhi di un diciottenne.
Non sarebbe mai riuscito a capirlo Bill, l'amore.
  -Ho un alterego, si chiama Bill.-

Jack si sedette sul divano, portandosi dietro Bill e facendolo sedere sul suo grembo.
«Perché? Perché mi ami?» Chiese il moro, con il suo solito tono un po' innocente.
«Perché? Perché sei Bill, sei quel ragazzino che mi ha rubato il cuore sin dal primo momento,
perché sei l'unico, perché un tuo sorriso mi riempie la giornata, perché vivo per te,
perché sei perfetto nelle tue imperfezioni»
Dette queste parole, lo strinse delicatamente a sè, assaporando il suo calore.
-loro sono la mia vita. ©-



 

"E come tutti gli amanti e le persone tristi, io sono un poeta."