«Un giorno, un vecchio saggio mi disse "Meglio scrivere per se stessi e non avere pubblico che, scrivere per un pubblico e non avere se stessi."». La scrittura mi salvò da una lunga agonia. Fu la sola a darmi pace. Ormai, vedo più con la mente che con gli occhi. Scrivo per liberarmi di tutte quelle sensazioni negative, lasciando, nella mia mente, soltanto amabili emozioni. Quando scrivo, non sono io, no. A scrivere c'è l'altra parte di me, quella meno vulnerabile, quella più dolce ed infantile. A scrivere lascio il mio lato migliore.