Recensioni per
Corte Sconta, Corte Arcana
di Francine

Questa storia ha ottenuto 84 recensioni.
Positive : 84
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
10/03/16, ore 10:35

Non c'è niente da fare, Kanon può pure cambiare nome, ma non essenza. Il mare lo chiama. Sembra che nonostante il cambiamento di ambientazione (dall'Egeo al Tirreno) le cose non cambino. Il fatto di essere stato un Generale degli Abissi non è cosa che ci si lascia alle spalle. Infatti in questo breve testo c'è quasi un dialogo silenzioso fra Kanon e il suo elemento, fatto di onde e di vento. Le onde hanno la voce ipnotica delle sirene, che ti ripete all'infinito lo stesso richiamo. Non credo che un piatto di linguine possa competere.
A presto!
S.

Recensore Junior
03/03/16, ore 19:08

Eh, sì, è innegabile il legame di Kanon con il mare. Lo chiama, in tutti i modi, gli sibila nell'orecchio, gli suona la flautatina (a Sorre', e basta!), lui fa una fatica indescrivibile a resistergli, vorrebbe proprio tuffarsi, sentirsi leggero, con i capelli che, liberi dalla forza di gravità, gli svolazzano tutt'intorno! Ma 'stavolta non può, "déesse oblige". Gli tocca fare la guardia del corpo a una marmocchia che non si metta nei guai... con un altro marmocchio! Meno male che ci sono le divine linguine allo scoglio della signora Lucilla, sennò chi glielo avrebbe fatto fare?
La sua giacca di velluto (non ce lo vedo molto vestito di velluto) è un po' ingessata, andrebbe bene per un Aiolos o per uno Shura, ma per lui no, lui vuole sentirsi libero di muoversi come più gli viene. Mi fa pensare a un'espressione che la famosa Artemisia Solo ha usato in una sua fic:"un pingouin endimamché", che lo descrive perfettamente. Lui non vede l'ora di tornare a indossare la sua inossidabile tunica turchese (ma è sempre quella da 13 anni? Le facevano bene le cose, una volta!).
Anche se al richiamo del mare è sempre quasi impossibile no dare ascolto, Kanon sa che ormai la sua vita è votata alla dea che gliela ha salvata più di una volta. Atlantide per lui è acqua passata (nel vero senso della parola!)
Come al solito, mi hai incantato con il tuo stile, e poi, quando si parla di Kanon io non ragiono più!
Brava e a presto!
(Recensione modificata il 03/03/2016 - 07:08 pm)

Recensore Master
02/03/16, ore 15:34

Bellissima. 
Sarò monotona, ma il modo in cui racconti le cose (in cui usi l'ambiente, nel particolare il mare e le sue insidie) mi affascina sempre e mi tiene incollata alla pagina. 
A me il mare in autunno non dispiace (ma io sono un'appassionata del mare in tutte le sue salse) e l'ho rivisto nei colori che racconti, nel ritmo che hanno le onde, nei pensieri di Viktoras. 
Il passato è ingannevole (la memoria stessa leviga e acuisce determinati ricordi) e bisogna starci attenti - bisogna non rimanerci bloccati e farsene incantare come dalle sirene. 
Uno spaccato bellissimo. 

*squittisce. Abbiamo torta crema e pinoli qui, vuoi?* ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥

Recensore Master
15/01/16, ore 23:17

Okay, non odiarmi, ma il Cavaliere del Capricorno è uno dei personaggi che non mi ha mai colpito particolarmente. Tuttavia, non mi ha impedito di apprezzare l'introspezione.
Da quanto ho capito, Shura è un personaggio complesso, anzi, complessato, dato che si fa ancora problemi sulla morte di Micene e tutto quel gran patatrac. Per fortuna c'è la Saori a psicanalizzarlo - chissà se è anche questo il ruolo di Atena, ahah!
Ehm. Facciamo così: io ti lascio una bandierina verde, perché tanto alla fine della storia Shura si sbroglia un po', e tu non mi uccidi per la recensione penosa x) A mia discolpa, con lo studio per tre esami non riesco a mettere in fila due frasi di senso compiuto...
Alla prossima!
Stellaskia
(Recensione modificata il 15/01/2016 - 11:17 pm)

Recensore Master
13/01/16, ore 18:20

Nessuno, o quasi, sa come i Gold della serie classica sono diventati quello che sono, e va a finire che uno pensa che siano capitati alle loro case praticamente per...caso. Vai a sapere se Yoma ci ha messo il suo zampino.
Coooooomunque. Bella idea, la contrapposizione passato-presente di Mu, da quando segue il vecchio Sion - riferimento a Tokusa, lo sapevo che sarebbe spuntato prima o poi! - all'incontro con quello sfigato cronico di Sirio, che gli ricorda un po' il perchè l'Ariete sia quello che è. Ma solo un po'. Perchè, come ho già detto da qualche altra parte, Mu ogni tanto è uno di quelli che molto vede e poco provvede. Un po' come Dohko, forse.
Ehm, taglio qui anche perchè avevo detto che ti avrei recensito il nuovo capitolo alla long e invece no, sorpresa!, ma la coerenza è un po' più vicina di casa mia che del Kuru, infatti sono solo di passaggio dannato studio di funzione, non mi avrai mai!
Perciò rinnovo i complimenti e sguscio via.
Alla prossima!
Stellaskia (che si farà risentire in Quando piangono eccetera)

Recensore Master
07/01/16, ore 02:29

E prima che piovessero gli omicidi seriali.
Ah ah ah, no, scusami ma sono un'ammazzafeels di prima categoria, anche se verrò linciata questa non potevo risparmiarmela xD
Beh, che dire? Un momento di pace dei Gold, tutti insieme felici e contenti da farmi venire il diabete, ma un po' di serenità se la meritano anche loro.
...e mi sa che è ora che ti lascio in pace e me ne vado a durmir prima che mi scatti la carie o il linciaggio xD
Alla prossima!
Stellaskia

Recensore Master
10/05/15, ore 22:07

In questo periodo non amo la vena malinconica. Sono troppo convinta del fatto che SS sia in primo luogo una storia d'azione - troppo spesso manipolata in chiavie sentimentalistica nel fandom - per apprezzare appieno fic troppo incentrate sull'introspezione. Eppure tu riesci sempre a costituire l'eccezione alla mia personale regola. In questo capitolo non accade nulla fuori, ma all'immobilità del meriggio accecante dell'Egeo fa da contrasto il bagaglio enorme che si portano dentro questi due stupendi personaggi. Visti da una delle tante coppiette ai piedi del faro o da un vecchio pescatore dagli occhi ridotti a due fessure per il troppo sole di una vita intera, questi uomini sembrerebbero solo gemelli di bell'aspetto che scambiano due (e quando dico due intendo due) parole. Ma è dentro di loro che si muove l'azione. Nei ricordi di una vita passata, che sopravvive solo nella memoria ed è così lontana da sembrare di non averla nemmeno vissuta. Negli sguardi che non hanno bisogno di parole. Nella fatica di dover ricostruire un rapporto sfilacciato da divinità nemiche, guerre e sofferenze. Per ripartire, forse, ci vuole proprio la ricetta suggerita da Kanon: un bagno in mare. Nudi. Il ritorno all'essenziale di quei pomeriggi d'estate sotto al faro, prima che la Torre crollasse e dalle sue macerie venissero fuori i due protagonisti di una delle pagine più dolorore della storia del santuario.
A presto cara, sono contenta che tu sia ritornata a pubblicare!
Un abbraccio
S.

Recensore Master
09/05/15, ore 23:26

La Torre. Molti credono che sia La Morte ad esserlo, ma La Morte annuncia un cambiamento. E' la Torre a preannunciare rovina, disfatta, caduta. E quale Carta per rappresentare Saga meglio di questa?
E se poi la Torre è pure bianca... una Torre d'Avorio. Con tutta quella simbologia che si porta appresso.
Io adoro i fari. Non ho modo di vederli spesso, abitando distante dal mare, ma se potessi vivrei in un faro.
Si respira il mare in questo racconto. Quel paesaggio pieno di luce, tipico della Grecia, reso ancora più accecante dal biancore degli edifici.
L'attrazione per il mare che prova Viktoras (i nomi che hai scelto mi piacciono moltissimo) è dolorosa. Il mare ha un potere d'attrazione che è difficile da comprendere se non ci sei dentro: è la vita stessa. Una volta che il mare ti cattura, non ti lascia più. E allora e meglio non farsi catturare, per non perdersi del tutto.
Lui che è fatto di mare, che un po' dopo che viene smascherato Kurumada se lo dimentica... ed è un peccato, perché io ho preferito sempre un Kanon marine a un Kanon fotocopia del fratello.
I dialoghi. Parliamone. Sono stupendi. Questi scambi di battute così rapidi. Incisivi. Perché loro sono fratelli, gemelli. E non hanno certo bisogno di raccontarsele per capire e quel dettaglio... Alla fine di tutto cosa resta? Resta il mondo. Che altro? Non serve altro.
E il finale? Quel vezzo delizioso: iniziare una storia nel più classico dei modi.
P.S. - Credo che la battuta «Così vicina alle case?» la dica Vasilios.

Un abbraccio.
D.

Recensore Junior
09/05/15, ore 22:04

MA IO TI ADORO! TI AMO!! TI IDOLATRO!!!
Perchè me ne torno adesso dall'università (mogia mogia in modalità cane devastato. E sì, non sono defunta. Solo collassata sotto studio-lavoro) e trovo questa...Questa. Chè definirla perla è riduttivo e capolavoro è pacchiano.
Una storia del genere, un affresco del genere NON la puoi definire. E non solo per la bellezza in sè; non solo perchè qui Saga e Kanon sono uomini. Uomini in carne ed ossa, quelli che ti sembra di aver visto di sfuggita una volta, per strada; quelli che così, per caso, hai incontrato in un bar. Uomini che hanno avuto la loro storia, la loro vita. Con cocci, delusioni e strane soddisfazioni. Uomini che si trovano a fare un bilancio della loro vita, si trovano a contare le idiozie fatte, le sicurezze seguite, le porte sbattute da ragazzini incazzati e quelle accompagnate da uomini adulti. Uomini che sono fratelli e che si chiedono quando hanno smesso di parlarsi, cos'è stata quella cosa che li ha fatti separare?
Noi lo sappiamo. Lo sanno loro. Ma la meraviglia di questo tua xilografia greca è proprio questa: noi e loro sappiamo, ma è come se non sapessimo. E' come se quel qualcosa potesse essere tutto. Chè tanto non ha importanza, e quello che conta è solo ricominciare.
Ho amato Salonicco, la sua descrizione così vivida nonostante le poche pennellate; ho amato Vasilios/Saga e la sua vita errabonda, quel bisogno di affondare le radici in un qualcosa che non è suo, ma di Kanon. In un qualcosa che condivide con Kanon e gli è rimasto piantato nella testa come un vecchio chiodo cui adesso vorresti togliere la ruggine e non sai da che parte cominciare. Sai solo che la ruggine è pericolosa e può far male.
Il Faro (e se la merita tutta, questa maiuscola, visto che è il quarto personaggio della storia, accanto ai gemellini e al mare), ecco, è tutto ciò che resta. E' l'ancora di due ragazzi sballottolati per la vita e che come naufraghi stanno ancora fissando il mare incerti di essere vivi. Quel mare che è solo di Kanon. Di un Kanon piacevole come poche (pochissime. Le tue) volte l'ho letto. Di un Kanon che vuole lottare ma non litigare; di un Kanon che non si sente addosso nè colpe nè risentimenti e ha orami la sicurezza e la tranquillità per giocare anche con il possesso di Gemini.
Mi è piaciuto che fosse lui a cercare di ricucire tutto. Anzi: a decidere che bisogna smuovere le acque. Senza imporsi, e senza rassegnarsi. Kanon è come il mare che batte e prima o dopo scava anche gli scogli. E scava anche Saga. Kanon che ti sbatte in faccia la verità e ti tende una mano; Kanon che ironizza di se stesso, di quello che è stato e di quello che è. Kanon che non ha rancore e ritorna bambino sul tetto di un faro che bambini li ha visti, mentre si scmabiavano confidenze e sussurri che erano sciocchezze di risate a fior di labbra.
E poi c'è Saga. Saga che appare così fedele a sè stesso, al Sacerdote. Al Guerriero. All'uomo.
Un Saga che non è l'uomo tormentato e disperato che troppe volte leggo; ma che non è nemmeno una macchietta di psicologia spiccia. Un Saga umano, che sa cosa ha fatto e perchè lo ha fatto. E che (non lo dice. Ma lo sai; lo senti!) lo rifarebbe. Di nuovo. Perchè è un soldato; perchè è un uomo. Perchè sa che la vita è stronza, e che se vuoi essere vivo devi andare avanti per i fatti tuoi.
Ma è anche l'uomo che sa di aver perso suo fratello, da qualche parte. E che se lo ritrova davanti come uno specchio, che coglie, negli occhi dell'altro, quelle strade parallele che hanno corso a perdifiato, senza guardare in faccia nessuno. Per trovarsi a discutere di una nuotata di Maggio dopo non essersi parlati per anni.
C'è la maturità, qui dentro. La maturità di ragazzi cresciuti troppo in fretta e che la vita a trasformato in giovani vecchi (ho amato lo scambio di battute sulla pancetta! Stupendo!), c'è l'infanzia. E c'è il presente. Quello fatto di fischi di teiere, sacchi a pelo e visi rasati di fresco. Quello fatto di chi non chiede nulla alla vita ma vuole solo reimparare a viverla. C'è la gelosia di Saga per Kanon e quel rapporto privilegiato che suo fratello ha con il mare; c'è òa provocazione di Kanon per nascondere la frustrazione di come intavolare tutto. C'è il sorriso ironico e quello stupendo Abbiamo due strade. Parlarne. Fino a non poterne più, ma sappiamo entrambi che nessuno di noi crederebbe all’altro. Siamo bravi ad intortare il prossimo, ma tra di noi non funziona…» «Oppure nuotiamo?»
«Oppure  tiriamo fuori il coraggio di prendere la vita per come viene. Giorno dopo giorno. Orzando.» «Orzando?» «Seguendo il soffio del vento.»

E non occorre aggiungere altro.

Li ho amati. Li ho amati davvero. Completamente. Intensamente.
Li ho amati per come li hai descritti; li ho amati per Mare greco che ci ho visto dentro. Ti prego: non offenderti! Non è un'accusa di plagio! E' una conferma, per me bellissima, intensa. La prova concreta, tangibile, vera, della nostra "comunione mentale". La consapevolezza, per me meravigliosa, di una visione di Saga e Kanon come uomini prima che come cavalieri. Di un Kanon che è più profondo di un ragazzo che ride e di un Saga che non è afflitto da paranoie.
Due uomini insomma. Che hanno fatto quello che hanno fatto; che vogliono ricominciare ma non accettano di farlo con mea culpa che non appartengono loro. Due uomini che vogliono fissare dei paletti, quelle poche certezze che riguardano loro e loro soltanto. Perchè nello sballottamento della vita c'è la sola certezza di quell'ombra, di quella smorfia conosciuta. Dell'ironia e della leggerezza che solo chi si conosce bene, davvero, profondamente, senza odio e senza cattiveria, sa esercitare. Di quella malizia che è gioco di gesti, sfumature e mezze allusioni. Di quella malizia che è rinfacciarsi di non fidarsi a vicenda e di non volerne sapere di lasciarsi andare. Di chi in qualche modo c'è e ci sarà sempre, anche se avrà le spalle voltate.
Di uomini che non piangono chiedendosi perdono, ma che sanno che le questioni si risolvono faccia a faccia anche litigando. Anche nuotando. Anche cercando le differenze fra ieri e oggi. Anche giocando. A inventarsi una storia, un passato diverso, una vita diversa.
Chiedendosi quanto ancora ci voglia per crearla.

GRAZIE!!!
Per questa stupenda sorpresa; per questa bboccata di Egeo e di Gemelli.
Per questa meraviglia che mi ha pugnalata al cuore, per la sua struggente malinconica forte bellezza.
Grazie per te stessa!

Un abbraccio forte forte!

Recensore Master
08/05/15, ore 23:51

La bellezza. La bellezza suprema. 

Hai saputo raccontare Saga e Kanon sovrapponendoli, senza renderli mai uguali, dando a entrambi qualcosa di particolare - qualcosa che facesse scorgere la verità dietro l'apparenza. 
Lo sfondo vive attorno a loro ed è come esserci mentre lo leggi, è come respirare il mare e sentirne il vento tra i capelli. 
Saranno quelle piccole cose buttate qua e là, quelle piccole perle di saggezza locale. 
Sarà che la nostalgia mi ha stretto il cuore e mi ha formato un nodo in gola. 
Sarà che le tue proprietà lessicali e descrittive sono tali da dipingere una tela intera, vivida e che scivola sotto la pelle, ma questo capitolo è una piccola meraviglia. 
Io boh, vado a dondolare nel mio angolino e a pensare a questi due, ecco. 
 
*porge biscottini alla marmellata* ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥

Recensore Veterano
08/05/15, ore 20:08

*muore rumorosamente*

O mio Dio. I gemelloni. In trasferta. Cioè... ghffjgdkslhfhdsjgfkdhsa! *C* *fangirla*

Sono meravigliosi. Ogni riga di questa storiella è meravigliosa! Kanon sborone come sempre, Saga che rimugina e rimugina e rimugina... Quanto li amo. <3 <3 <3

Ho avuto un momento di défaillance immaginando tanti piccoli Saga e Kanon che vagano per il mondo senza che i padri sappiano della loro esistenza! *O*

Kanon cita Snoopy e io MUOIO definitivamente.
Grazie, tesoro. Davvero! *-*

*allunga fetta di torta*
JudithlovesJane

Recensore Junior
08/05/15, ore 17:56

E' delicata e potente allo stesso tempo. E ho avvertito l'odore della salsedine nell'aria, e ho sentito le onde sciabordare contro qualcosa che somigliava molto all'anima e al cuore.
Per quanto vorrei dire e avere detto, per quanto non si può dire più.
Per quanto non è necessario che si dica, perché le parole on servono quando si condivide il sangue.
Che chiama e parla come quel tridente sommerso, come quella fanciulla troppo luminosa che profuma di vento.
Un abbraccio e un bel tè freddo alla menta?

Recensore Master
17/03/15, ore 16:00

Che bellezza. Zuleika mi ha ricordato tantissimo uno dei personaggi dei film di Pedro Almodovar, tipo Tutto su mia madre, nonostante quella sia la Spagna e questo il Brasile. Adriano è di una sensibilità allucinante. Così preoccupato e attento agli altri da vietarsi persino di fare domande. Sto letteralmente adorando il background che stai dando ad Aldebaran. Lui è proprio come appare... ben piantato a terra. Non importa quanto strano possa essere il mondo attorno a lui, lui c'è, sempre.

Recensore Junior
13/03/15, ore 21:01

Aldinho non sarà il più bello, il più gagliardo o il più intelligente... ma è senz'ombra di dubbio il più buono, l'amico e il confidente che tutti vorrebbero, sulla cui spalla piangere o semplicemente posare la testa (e sulla sua spalla c'è moooolto spazio)! Il modo in cui tratta Zuleika è lo stesso che ha usato con la ragazzina con il fiore viola (Europa, credo).
Adriano, César... certo che mirano in alto 'sti brasiliani, eh?
E Zuleika che balla in riva al mare, con una grazia di chi non ha nulla da invidiare alla Venere di Botticelli...
La mia solita associazione di idee: "Portami a ballare", di Luca Barbarossa (bei tempi...), in cui solo a canzone inoltrata si capiva che l'invitata era... sua madre! E Aldebaran, o Adriano, chiede a Zuleika "Balliamo, mamãe"... e riceve un destro dalla forza impressionante, per un esserino così minuto e grazioso...
Lei si arrabbierà come un orco, ma è vero: sembrano madre e figlio, hanno un rapporto invidiabile!
Capitolo assolutamente commovente!

Recensore Master
12/03/15, ore 13:21

Ecco una passeggiata sulla spiaggia di segno totalmente opposto (non solo in senso zodiacale!) rispetto a quella del capitolo precedente. Il senso di colpa che non molla, con Shura. La gioia della vita dei sogni che finalmente inizia, con questo bellissimo personaggio che hai tirato fuori dalla tua fantasia. Non importa se cambia il corpo, o il sesso. Dentro si è sempre quelli che si è nati per essere. In fondo, anche chi non fa scelte estreme come quella che racconti tu con delicatezza cambia ogni giorno. Cresce e invecchia. Che male c'è a togliere un pezzettino di sé per diventare quel che si è nati per essere?
Un abbraccio cara
S.