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Autore: June_    02/12/2012    4 recensioni
Lexi e Megan. Americane, Baby-sitter improvvisate e sul set di un film che non scorderanno mai. Sopratutto per i protagonisti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sognando 8

Avviso: Questo non è l'ultimo capitolo.





La nostra piccola città era rimasta identica a come l'avevamo lasciata, no non era cambiata lei, eravamo cambiate noi.
Avevo appena lasciato il taxi che ci aveva accompagnate dall'aeroporto fino a una via precisa da me indicata: decisi di fare i pochi metri fino a casa a piedi mentre Meg rimase a bordo. Ci saremo chiamate fra qualche ora.
Ero li, nella via, con la mia valigia in una mano e un mucchio di nostalgia nell'altra, percorrevo la strada guardando a destra e sinistra: c'erano piccoli negozietti di souvenir per i turisti, fiorai, il fornaio dove mi ero sempre fermata a fare due chiacchiere... anche allora mi fermai.
« Lexi! Da quanto tempo non ti si vede qui in giro!» Mi salutò Salvatore, intento a mettere a posto un paio di baguettes
« Ho fatto una vacanza a Los Angeles, son tornata proprio ora» Risposi senza un particolare tono di voce
« Una vacanza, che bello... Vorrei tanto farne una anche io, ma qui c'è sempre da lavorare cara ragazza, beh ma almeno domani ci si riposa un po'!»
« Non lavori domani Sal?» Chiesi, dopotutto era un giorno feriale. Mercoledì per la precisione.
« Tu sei stata via un po' e ti sei già dimenticata tutto! Domani c'è la festa, ci si diverte» Rise sonoramente. Ma certo, la festa.
L'indomani ci sarebbe stata una piccola festa del quartiere, cibo e bevande ovunque, luci da tutte le parti, musica, gente, molta gente.
Mi piaceva quella festa, ma non allora. In quel momento, una festa non era per niente nelle mie priorità.
« Allora divertiti Sal!» Gli sorrisi
« Tu non ci fai un salto?»
« Non credo, sarò sicuramente stanca.» Scosse la testa e mi salutò entrando dentro il suo negozietto e dicendo frasi del tipo "voi giovani siete sempre più stanchi di noi..."
Gli feci un cenno con la mano e proseguii dritta fino a casa. Casa dolce casa, come si dice. Anche se non era tanto "dolce", piuttosto era molto vuota.
« Dovrei prendermi un gatto.» Dissi ad alta voce mentre lanciavo la valigia sul mio letto.
Mi guardai un po' intorno e mi resi conto che la mia casetta era più piccola della stanza dell'hotel a LA, risi per un po'. Si, era piccola ma accogliente.
Dopo aver messo i vestiti nell'armadio mi buttai in cucina, dove ritrovai il mio portatile abbandonato sul tavolo.
Decisi di dargli un' occhiata, mi ero completamente dimenticata di chi ci fosse come sfondo.
Quegli occhi, quel naso... quel sorriso che avevo potuto ammirare a pochi centimetri da me.
Cambiai sfondo, subito.
Ma ovviamente neanche il mio pc mi dava tregua: quando aprii internet si aprirono in automatico pagine e pagine su Johnny a cui ero iscritta, da brava fan maniaca.
Johnny, Johnny ovunque.
Non avrei mai pensato che essere una sua fan mi avrebbe "rovinato" la vita. Chiusi immediatamente tutto, anche il computer, vederlo in quel momento era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
Riuscivo a trovare
una sola cosa positiva in tutto questo: Goffarda mi aveva abbandonato. Forse ora era lei quella in vacanza... e la capivo benissimo, nessuno avrebbe voluto essere nella mia testa in quei momenti.
Essendo passato un po' di tempo dal mio ritorno decisi finalmente di chiamare Megan, che rispose dopo un paio di squilli.
« Hey...»
« Hey. Che combini?» Chiesi, sentendola un po' spenta
« Niente di che, tolgo ragnatele e farfalle dall'armadio. E anche un po' dal mio stomaco.» Si lasciò sfuggire una risatina
« Fai bene. Io l'armadio l'ho già rianimato, ora devo solo decidere quale insetticida bere»
« Il DDT è ottimo! Come stai Lex?»
« Mh. Credo che i miei neuroni non abbiano ancora elaborato la cosa... Tu?»
« In depressione. Come un Winnie Pooh senza miele.» Risi, non perdeva mai il senso dell'umorismo, neanche quando era a terra.
Rimanemmo al telefono per un po', ricordando tutti i bei momenti, tutte le figuracce fatte, giusto per tirarci su di morale. Riattaccammo all'ora di cena, ci saremo risentite in un altro momento.
Quella sera pioveva e io avevo la mente completamente vuota per fortuna, avevo deciso di lasciare tutto al giorno dopo, avrei iniziato da capo: col lavoro, con gli amici, con l'amore, con la vita in generale; ma almeno per quella sera volevo solo sorseggiare il mio the e fissare la pioggia che striava lentamente la finestra della mia camera.




La mattina dopo fui svegliata dalla canzone che avevo messo per le chiamate sul cellulare, all'inizio credetti di sognare, poi però sentendo che non finiva di squillare mi arresi
« Pronto?» Risposi con la voce impastata
« Lexi! Ho saputo che sei tornata, mai che avvisi tu eh... come stai?» Li per li non capii con chi stavo parlando e dopo la stupida domanda scoprii che era Giulia, la piccola ragazza che avevo conosciuto il primo anno in cui mi ero trasferita in Italia.
Avevamo fatto tutte le scuole insieme, ma una volta finita la scuola ci perdemmo di vista, tutte e due massacrate dal mondo del lavoro.
« Allora, voglio che mi racconti proprio tutto! Ci vediamo stasera, va bene? C'è anche la festa.» Feci una smorfia sentendo la parola "festa", ero ancora convinta che non mi sarei divertita molto, ma non potevo rifiutare l'invito di Giulia, non ci vedevamo da un sacco di tempo...
« Mmm... e va bene. Verso le cinque al "Caffè&Caffè" ok?»
« Perfetto, a stasera!»
Attaccai il telefono e andai verso la cucina in cerca di qualcosa da mangiare, non avevo mica pensato che dovevo far la spesa visto che la casa era completamente vuota di ogni cosa.
Mi vestii in fretta, misi una tuta molto anonima e via, verso il supermercato più vicino.
Mentre rovistavo in uno scaffale alla ricerca della farina sentii un tonfo sordo e potente nella corsia vicina, mi guardai intorno: non c'era anima viva la dentro.
Pensai che un qualcosa fosse caduto dall'altra parte mentre io prendevo la farina, magari l'avevo urtato per sbaglio... decisi così di andare nell'altra corsia per rimettere a posto prima che una qualsiasi commessa isterica mi desse il tormento.
C'erano due pacchi di cereali sparsi per il pavimento. Ma i cereali non erano quattro corsie più avanti?
Raccolsi comunque le due scatole e le poggiai, qualcuno che lavorava li prima o poi le avrebbe notate e messe al loro posto.
Anche se in realtà io sembravo l'unica anima in pena in quel mini-market.
Tornai a prendere il mio cestello della spesa e controllando che non mancasse niente mi diressi alla cassa più vicina. Non c'era davvero nessuno eh, nemmeno la cassiera: aspettai un bel po' prima che questa si facesse viva, scusandosi.
« Mi perdoni, un cliente mi ha trattenuta!» Si affrettò a dire
« Cliente? Perché, c'è qualcun altro qui oltre noi?» Scherzai, ma ebbi il presentimento che non afferrò il mio umorismo.
Mise nervosamente la spesa nei sacchetti e mi sorrise quasi per congedarmi. Era parecchio strana, quella donna.
Quando uscii mi girai per darle un'ultima occhiata, ma proprio in quel momento sentii di nuovo cadere qualcosa da una delle corsie.
La cassiera si voltò verso quella direzione, poi tornando a guardare me, fece un sorrisetto nervoso che non me la raccontava giusta, ma lasciai stare.
Pensai che come minimo ero finita in una candid camera, o qualcosa di simile.
Prima di tornare mi decisi a fare una piccola tappa all'edicola più vicina: forse in qualche giornale avrei trovato degli annunci di lavoro.
Entrai e mi feci spazio tra la gente per avvicinarmi alla pila di giornali.
Presi il primo, come mi voltai però, tutti gli altri caddero per terra.
« Oddio, mi scusi!» Blaterai rivolgendomi al proprietario, mentre nel frattempo li rimettevo a posto
Quando mi misi in fila per pagare vidi davanti a me Vogue, la mia rivista preferita. Dovevo assolutamente comprare anche quella, un po' di gossip non fa mai male... Allungai il braccio fino a prenderla e, come era giusto che accadesse, quando ritrassi il braccio tutte le riviste che erano sul bancone caddero a terra.
« MACCHECAVOLO!» Sbottai. Possibile che avessi talmente tanta sfiga addosso che ogni cosa cadeva appena le passavo vicino?!
« Suvvia stia un po' attento, che diamine!» Sbottò anche il proprietario, che non so per quale motivo mi scambiò per un uomo
« Sarò anche in una tuta schifosa e senza un filo di trucco, ma da qui a darmi dell'uomo ce ne vuole!» Lo fulminai. Lasciai sia il giornale che Vogue sul bancone e uscii irritata. Da dentro l'edicola si scatenò una serie di risate.
Bah, ridete pure. Sfigati.
Avevo ancora la sensazione di essere in un qualche scherzo televisivo, o era così, oppure la sfigata ero io.
Un trillo attirò la mia attenzione: mi stavano chiamando, era Megan.
« Ciao bambola!» Disse subito
« Ehilà, dimmi tutto»
« Come va oggi, meglio?» Sembrava più serena della sera precedente, funzionavamo al contrario noi
« Non proprio, sono anche perseguitata dalla sfiga!» Le raccontai del supermercato e di come gli oggetti fossero improvvisamente attratti dalla forza di gravità al mio passaggio. Si mise a ridere, ma anche a lei sembrava strana la cassiera. Mah.
Aveva chiamato per sapere se sarei andata alla festa quella sera, e con la solita smorfia risposi di si
« Perfetto, allora ci vediamo li, un bacione Lex»
« A stasera Winnie!»
Le cinque meno dieci e io ero ancora in pigiama. Cercando lavoro su internet avevo proprio perso la cognizione del tempo...
Mi gettai in doccia e mi vestii con dei jeans scuri, una canotta e sopra una maglietta color panna: non mi era mai piaciuta molto, aveva una forma strana e le maniche si allargavano dal gomito in giù. Era anche troppo leggera per quel tempo, ma la misi lo stesso.
Io so perché la metti... uhuhu
Oh no, Goffarda! Ancora tu!
Certo cara, io sono sempre qui, che credevi?!
Credevo di essermi liber-ehm, no niente.
Comunque ti sta davvero bene la maglia, è molto mmm... piratesca.
Taci. Non è vero.
Quando arrivai al Caffè&Caffè trovai Giulia fuori che mi aspettava, mi scusai per la mezz'ora di ritardo ed entrammo.
« Due cappuccini grazie» Ordinò lei sorridente
« Allora -continuò- com'è andata a LA? Dai racconta!»
« Se proprio ci tieni Giù...» Le raccontai tutto, dallo strafigo incontrato in aereo allo shopping, dal cancello degli studios a Brigitte, da Orlando Bloom a Johnny Depp.
Non so dire che effetto mi fece rivivere tutto quello, un mix tra malinconia e gioia allo stato puro: si alternavano.
Passarono ore e lei stette li ad ascoltarmi, facendo cadere fili di bava sul cappuccino ormai freddo.
« Io non ci posso credere.» Furono le uniche parole che le uscirono di bocca. Già, anche io non ci potevo credere, eppure era tutto vero.
Bevve un sorso di cappuccino e fece per aprire la bocca e parlare
« No Giù, non voglio parlare di Johnny adesso.» Risposi a una domanda che sarebbe arrivata di li a poco
« Ah, va bene. Dai usciamo di qui, la festa è iniziata. Godiamocela.» Mi sorrise a trentadue denti e uscimmo dal Caffè.
Fummo subito investite da un mucchio di persone, sbattute qua e la fino a trovare un punto libero dove poter camminare. Finimmo in una delle vie principali ornata da piccole luci gialle che illuminavano le bancarelle piene di ogni cosa, da oggetti inutili a vestiti orrendi, da pop corn a zucchero filato... Continuavamo a camminare beandoci di quell'atmosfera che ricordava molto il periodo prima di natale, ma nessuno correva alla ricerca di regali, le persone erano più calme e sembravano ipnotizzate da tutto quello che le circondava.
Io no, io avevo la testa altrove e continuavo a guardami dietro. Non sapevo il perché, ma qualcosa mi diceva che dovevo girarmi di tanto in tanto.
« Ma che cerchi?» Mi chiese Giulia, dopo la milionesima volta che vedeva le mie spalle
« Controllo che non mi sia caduto niente dalla borsa...»
« Si certo, l'hai già detta questa. Ritenta.» Rise lei prendendomi in giro
« Ok, ok -mi arresi-... ho come la sensazione di avere qualcuno dietro. Hai presente quella sensazione, no?»
« Certo, avrai qualcosa tipo cinquecento persone dietro. Siamo in mezzo a una folla, Lex!»
Aah, ma che glielo dico a fare, pensai. Io mi sentivo davvero qualcuno dietro, e non erano certo le cinquecento persone che diceva Giulia.
« Ooh fermiamoci un attimo qui, voglio prendere delle caramelle gommose!» Giulia e la sua passione per quelle caramelle.
A me dopo un po' danno nausea e poi chissà che c'è li dentro, bleah. Ma ovviamente in tanti anni non sono mai riuscita a convincerla di smettere di mangiarle quindi mi fermai.
Eravamo ormai alla fine della via, alla fine delle bancarelle: c'era meno gente li, e meno luce. Per evitare di mettermi in mezzo a una fila infinita e rimanerci incastrata dentro la lasciai andare da sola e feci per andare a sedermi su un gradino, ma un infarto improvviso mi bloccò li dov'ero:
avevo visto un viso fin troppo familiare tra la folla, un viso fin troppo conosciuto per potersi permettere di stare li in mezzo.
Ma non c'era più, era stato un attimo: sparito dietro a un palloncino lasciato volare per sbaglio dalla mano di un bambino.
Sono pazza, oh si lo sono, è impossibile. L'ho visto solo io quindi è impossibile.
Ma l'ho visto anche io, quel naso... quegli occhi... e i baffetti!
Goffarda, tu sei me! Se son pazza io sei pazza tu, chiaro?!
Buttai l'occhio su Giulia, che era sempre allo stesso punto della fila per le caramelle e poi tornai a guardare la folla: no, quel viso non c'era più.
Eppure sembrava li due secondi fa... No Lex, non era lui, pensaci: sei in Italia e ed è pieno di gente. Sono già due cose che non vanno d'accordo con quel nome.
Eppure...
« Lexi!» Trasalii sentendo qualcuno urlare il mio nome, così smisi di guardare a caso nella folla e iniziai a cercare chi mi aveva chiamato.
« Sono dietro di te.» Mi voltai di scatto, trovando Megan che ridacchiava da sola.
« Oh, ciao! Mi hai chiamato tu, vero?» Chiesi, con aria speranzosa e un po' paranoica
« Certo... Chi altri? Ma stai bene?»
« Benissimo. Hai visto Giulia?» Sembrava a me, o stavo passando per deficiente?
« Ehm, non conosco nessuna Giulia, Lex.»
« Perfetto, allora devi conoscerla!» Sì, stavo passando per deficiente.
Presi Megan e insieme tirammo fuori Giulia da quella fila infinita, senza caramelle.
Le feci conoscere e Giulia fu contenta di aver davanti la "famosa Megan di LA", di cui aveva solo sentito parlare, così insistette per risentire la nostra avventura anche da lei. Povera Giù, non immaginava che per noi raccontare tutto quello faceva riaffiorare ricordi belli quanto brutti.
Iniziammo a camminare su e giù per le strade, e Megan cedette alle sue suppliche.
La mia parte già la sapeva, e il bello è che avevo parlato più di Meg che di me, non immaginavo che la mia amica facesse la stessa cosa: raccontando più di me che di lei.
Così, tra qualche occhiata omicida fra noi due, Giulia conosceva finalmente ogni particolare.
« Solo una cosa» Esordì dopo qualche secondo di riflessione « Come avete potuto lasciarli così?!» Già Lex, come avete potuto?
Goffy, inizi a stancarmi.
Non sapendo cosa rispondere oltre al tipico "è più complicato di quanto sembri" iniziammo a ridere della faccia di Giulia, che probabilmente ci avrebbe uccise allora, se ci fosse stata.
« Ragazze, sono quasi le tre. Vorrei davvero restare, ma domani lavoro e il sonno inizia a farsi sentire!» Esclamò, lasciandoci poco dopo e facendoci promettere che gli avremmo telefonato - a Orlando e Johnny, ovviamente-.
Quando fu andata via, inutile dire che avevamo già cestinato la promessa senza pensarci due volte.
« Chissà che direbbero, se li chiamassimo.» Sospirai, davanti ad un cocktail che avevamo preso nel pub vicino.
« Qualcosa come: " Oh, il viaggio è andato bene?! Cavolo, e noi che avevamo dirottato l'aereo nella speranza che cadesse!"» Commentò Meg con un occhiolino. Già, probabilmente sarebbe andata a finire così!
« Credo che anche per noi sia ora di tornare a casa, Lex. E' praticamente mattina...» Sorrise poco dopo. In effetti erano le quattro e mezza del mattino... E anche se io non avevo un lavoro ad aspettarmi tra qualche ora, lei si.
« Si hai ragione, è abbastanza tardi.» Accordai. Pagammo ed uscimmo dal pub.
Dopo un pezzetto di strada assieme io e Megan ci separammo per tornare ognuna a casa propria, o nel proprio letto, vista la stanchezza... Decisi di andare a piedi anche quella notte, perché avrei comunque fatto prima che aspettando un taxi.
Le strade si erano svuotate e oltre a qualche gruppetto di persone qua e la non c'era più nessuno; ero piuttosto in pace con me stessa, finché non sentii dei passi svelti dietro di me. Sembravano avvicinarsi sempre di più e ebbi un flashback di quello che mi aveva detto Megan poco prima: "E' meglio che non vai a piedi da sola, non si sa mai..."
Certo che me l'aveva proprio tirata, e mannaggia a me che non ascolto mai i consigli!
Ma ormai era fatta: ero da sola, alle quattro del mattino, con qualcuno che mi seguiva dietro. Che potevo fare?
Corri sciagurata!!!
Fu l'unica volta forse, che ascoltai e presi alla lettera Goffarda.
Iniziai prima ad accelerare il passo, ma vedendo che la persona dietro di me non si dava per vinta e riuscivo ad intravvederne anche l'ombra, cominciai a correre, per quanto le scarpe non proprio da tennis me lo permettevano.
Finalmente vidi la porta del mio palazzo, che spalancai per buttarmici dentro non appena possibile richiudendola subito con due mandate di chiave.
Ero tutta intera per fortuna.
Casa dolce casa...
 




Salve a tutte, o tutti, non lo so... Come ho detto ad inizio capitolo: questo non è l'ultimo, non disperate! *Seh, come se qualcuno lo facesse...*
Lo so, lo so, avevo promesso che sarebbe arrivato preso, e invece no. Avevo promesso che sarebbe stato l'ultimo, e invece no... Sono una persona orribile!
E' che questa storia mi sta dando parecchi inconvenevoli, diciamo così. Senza contare il fatto che come ho riletto questo capitolo -che era quasi finito da anni, scusate...- mi son detta: "Come diavolo mi è saltato in mente? Come ho fatto a scrivere tali oscenità?!" E poi sono entrata in depressione pensando che se "l'ultimo" era scritto tanto male, figuriamoci il primo... *Non ve ne frega niente? Bene.*
Anyway, vi spiego perché non è l'ultimo: Tutto è iniziato quando sono nata... no, scherzo.  Però ho sempre avuto un problema mentre scrivevo, ovvero non dare mai tempo al tempo e fare tutto di fretta.
Quindi ho deciso -per vostra sfortuna- di fare una specie di capitolo di transizione. *Vi autorizzo a fucilarmi*
So che fa abbastanza ribrezzo quindi potete tranquillamente dirmelo, ma anche se fa schifo lo devo postare, perché sono arrivata alla conclusione che prima finisco questo scempio meglio sarà!
Non ho altro da dire in mia difesa. Sono pronta all'essere condannata, un bacione.
June.




  
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