Questa BokuAka è lo spin off di "Di gatti, dinosauri e chiari di luna" ma può essere letta anche da sola.
Dal testo:
"Accade allora qualcosa che ha sempre a che fare con gli eventi che si sommano casualmente e si attestano poi come fatti.
È un fatto che nella carrozza dopo la sua, verso la coda del treno, ci sia Kōtaro Bokuto, con la sua tuta dei MSBY Jackals, che dorme occupando quasi due posti. Keiji si ferma reggendosi con una mano al poggiatesta del sedile di fronte e resta in muta contemplazione di ciò che ha davanti.
Kōtaro è immenso. Una gamba allungata sotto il tavolino, l’altra piegata e aperta, a mostrare l’interno della coscia, tesa e muscolosa. Le spalle sono rilassate, larghe. Accoglienti.
La testa è reclinata verso il finestrino, dalle orecchie scende il filo degli auricolari. Le braccia, massicce, sono incrociate sul petto.
Quando dorme è serio. Solenne, quasi (..) Keiji osserva ora le sue mani. Quante volte hanno salvato Kōtaro? Quante volte gli hanno alzato un punto, scatenando felicità, godimento, esaltazione laddove solo poco prima c’era stato smarrimento, difficoltà, estraniamento? Quante volte gli ha gridato 'tua, Bokuto-san!'
E perché ora è così difficile svegliarlo? ..."

Questa cortissima one shot nasce da una canzone, “Wake up” dei Mad Season. In momento sospeso, mi immagino Tooru e Hajime alle prese con qualcosa di enorme, l’Argentina.
Dal testo: “(…) Sono bastate quarantotto ore scarse e adesso sei lì frugare nel buio con occhi spasmodici. Trentamila chilometri o tre metri non fanno alcuna differenza, e la consapevolezza inizia a stritolarti (…)”

Dal testo: - Si mise a sedere con uno sbuffo e un dolore lancinante gli partì dal fondoschiena… imprecò a denti stretti lasciandosi cadere su un fianco. -
Challenge: “Gift and take” - organizzata dal gruppo Facebook “Hurt/Comfort Italia”

Dal testo: - “Sono stanco di avere sempre quell’animale tra i piedi. O lui o me, Tetsuro”
Kuroo gli si avvicinò con una espressione scioccata, si sedette sul divano “Ehi non esagerare Tooru, è solo una gatto che si sente minacciato nel suo territorio”
“Lui si sente minacciato?” sbottò con voce stridula agitando la mano. -

Gli occhi castani si spalancano di botto velandosi di lacrime.
Il solito sorriso sfrontato che accompagna di continuo il viso del modello e sportivo Tōru Oikawa, adesso non c'è più.
Al suo posto Hajime Iwaizumi ci trova una tristezza disarmante, una voglia di baciarlo mal trattenuta ed un labbro stretto in mezzo ai denti.
-Non dimenticare Iwa-chan che sono anche un semplice ragazzo, che sta di fronte ad un altro ragazzo, e gli sta chiedendo disperatamente di amarlo.-
Completamente slegato dall'Anime.
I personaggi non sono miei ma sono di proprietà di Haruichi Furudate.

[kurotsuki-challenge] Questa storia è scritta per l'adorabile @iosonoChicca che in un contest dedicato ai propri autori preferiti, ha pensato di chiedere a me (!!) di scrivere per lei una kurotsuki, cosa che mi ha lusingata e commossa.
Non è un periodo molto creativo, ma non potevo restare insensibile a un riguardo del genere.
Il prompt era un bellissimo haiku di Matsuo Basho
Vieni, andiamo.
Guardiamo la neve
fino a restare sepolti.
Con l'indicazione di usare un unico punto di vista e di inserire un ricordo.

Complice una canzone che amo e che hanno passato alla radio, ecco una breve storia di tormento ed estasi!
Dal testo:
"Tooru è in boxer, quei suoi boxer aderenti, a pelle, che di cui Hajime ha rubato un esemplare che custodisce geloso nel primo cassetto del comodino. Sta ballando nello spogliatoio, e nella mano destra stringe un flacone di qualcosa che probabilmente si è appena spalmato addosso, perché la sua epidermide è lucida, color miele e lo attira come colla (...)
Fa di più, agita i fianchi con una lenta, caparbia e letale determinazione, come se vi fosse imprigionato un fuoco che ha solo voglia di straripare e accendere tutto quanto ha intorno (...) E poi, allunga una mano verso il suo armadietto. "Suo" di Hajime, sul quale è appesa alla gruccia la sua maglietta numero 4 (...)"

Dal testo - Ti sei chiesto una volta di più perché alla fine di tutto, Tooru, abbia scelto te, poteva avere chiunque, uomo o donna, dai tempi del liceo fino ad oggi. Aveva il mondo ai suoi piedi, e tu lo hai rincorso ed aspettato, lo ha sempre trattato con rispetto e devozione, lo hai sempre considerato come un re, eppure a quanto pare non è bastato. -
Challenge: “Due ore, quattro prompt - Sanremo edition” - organizzata sul forum “Ferisce la penna”

Dal testo: - Le luci della pista da ballo mettono in risalto il suo corpo sinuoso che si muove a ritmo di musica, la camicia bianca bagnata di sudore aderisce al suo fisico scultoreo, conosci ogni spanna di quel corpo, da quando era solo un ragazzino pelle ossa, poi è diventato un adolescente ed ora è un uomo, conscio della sua bellezza, del suo ascendente che ha su chi lo circonda.
Challenge: “Due ore, quattro prompt - Sanremo edition” - organizzata sul forum “Ferisce la penna”

Dal testo: - Bokuto doveva ammetterlo, non aveva molto chiaro come ci fossero finiti su quel materassino, nello sgabuzzino dove riponevano, rete, palloni, secchio e scope. -
Challenge: “Due ore, quattro prompt - Sanremo edition” - organizzata sul forum “Ferisce la penna”

Dal testo:
"Tuttavia, quell’uomo, quello seduto alla vetrata, era un totale mistero. Si poteva presentare per tre giorni consecutivi o sparire per settimane; a volte si sedeva da solo, altre era in compagnia di una o due persone. Non aveva orari prediletti, poteva apparire sull’uscio in qualsiasi momento. Ordinava sempre qualcosa di diverso e non aveva un posto preferito. Una totale frustrazione per una mente metodica e organizzata come quella di Kei."

Dal testo:
"Con le sue esperienze da giocatore e quelle successive legate al suo ruolo nella JVA, Tetsurō aveva affinato le sue capacità e si era trasformato in un vero cacciatore di talenti, quasi una figura manageriale, fortunato nel suo lavoro perché amava ancora la pallavolo con la stessa intensità di quando era piccolo.
E continuava ad amarla nonostante ne conoscesse bene anche gli aspetti più stressanti: c’era infatti sempre una sottile barriera a separare il successo dall'insoddisfazione, l’armonia dai conflitti. Sottile come una rete. Alla fine, si giocava sempre su un filo teso, che poteva spezzarsi da un momento all’altro.
Che cosa si era spezzato, per esempio, in Kei Tsukishima?
Tetsurō se lo chiedeva giusto quella sera, mentre osservava il Quattrocchi vestito in giacca e cravatta in piedi davanti all’ingresso del Museo della città di Sendai."

-Io sono il grande imperatore Oikawa e ti finirò per questo- rispose con tono perentorio l’altro, brandendo l’arma sopra la testa, pronto a sferrare l’ultimo colpo mortale.

‘Akaashi… Akaashi… Akaashi…’
E Bokuto lo sillaba, come una preghiera, come se volesse evocarlo da un momento all’altro. Ed, in effetti, lui è lì, a pochi passi di distanza, ma qualcosa lo blocca ed i suoi piedi non si muovono, mentre il suo nome si sussegue e si perde e fa eco, nel silenzio della stanza, con un’inclinazione sempre differente. Bokuto lo pronuncia in una maniera strana, l’ha sempre fatto: prolunga le vocali in base al suo stato d’animo e, adesso, è una confusione di sentimenti diversi che si racconta da solo, con quella strascicata cantilena.

Dal testo: - Bokuto russava pesantemente, quando era raffreddato, e lui non riusciva a dormire. Le aveva provate tutte: lo aveva scosso dolcemente, aveva cercato di farlo voltare, ma niente, passavano pochi secondi e il ronfare pesante ripartiva facendo salire il nervoso a Keiji, che era stanco morto, ma non riusciva ad addormentarsi. -