Recensioni di _Any

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Recensione alla storia In Nomine Patris - 02/11/11, ore 21:29
Capitolo 16: Onore (Aizawa)
Finalmente non vedono in Ryuuzaki un altro Light, la mia stima nei confronti di Aizawa cresce sempre di più. Ryuuzaki ha un carattere dolce, infantile, non può essere come Light... o forse no? Dopotutto nei capitoli precedenti hai fatto intendere che qualcosa andrà storto, che Ryuuzaki potrebbe scoprire cose che non dovrebbe sapere sul padre e il problema è che una volta scoperte potrebbe cambiare lui stesso.
L'ingenuità del bambino è incredibile, così infantile anche nel chiedere di suo nonno, con quel pizzico di vanità che gli fa chiedere se sarebbe stato contento di conoscerlo.
Quel piccoletto è così sensibile nei confronti dei parenti! Una sensibilità stupefacente se si pensa alla sua età.
E ora la curiosità. In effetti che cosan potrebbero rispondere i due agenti a una domanda simile? Di certo non potrebbero spiegare tutta la storia di Kira a un bambino di quell'età soprattutto perché Kira era suo padre.
Il nonno ha dato la sua vita per proteggere un oggetto molto prezioso... basta davvero una spiegazione così generica? Per fortuna il bambino non è interessato all'oggetto in questione quanto a suo padre. Eh già, Light è morto con onore?
Una domanda molto amara, dopotutto lui non può sapere e alla luce dei fatti tutto il suo affannarsi inutilmente sembra quasi ridicolo. Light è morto nel disonore totale, macchiato della colpa di essere il più grande serial killer che la storia ricordi, nessuno potrebbe perdonarlo, ma tutto ciò non si può spiegare a suo figlio, non si può spiegare a un bambino di cinque anni.
Sai, credo sia un'ottima mossa concludere il capitolo così, è uno di quei finali che ti lascia l'amaro e la voglia di continuare, una domanda senza risposta fa sempre il suo effetto, soprattutto se la domanda in questione è una di quelle determinanti per la storia come questa. Allora, come risponderanno i nostri cari agenti di polizia? Hanno già capito che dire menzogne non è una buona strada, ma ci riusciranno con questa domanda?
Recensione alla storia In Nomine Patris - 02/11/11, ore 16:16
Capitolo 15: Fiori (Ryuzaki)
Finalmente vediamo il Ryuuzaki di cui tanto si è parlato esprimersi in prima persona!
Da come parla si direbbe che sappia che il padre aveva anche un altro lato, ma come potrebbe esserne a conoscenza? Nessuno oltre Aizawa, Ide, Matsuda e Near lo sa dopotutto.
Parla come un adulto, ma descrive dei momenti di quando aveva cinque anni e questo contrasto è strano perché alla fine non si riesce bene a immaginare come fosse la psiche all'epoca.
Per Aizawa deve essere impossibile non avere un minimo di esitazione di fronte agli occhi di Light, gli occhi di Kira.
Sachiko si mostra allegra di fronte al bambino e che altro potrebbe fare? Sembra assurdo che nessuno in quella famiglia riesca a superare quelle morti eppure sono così significative che a distanza di cinque anni ancora fanno soffrire.
L'affetto dei poliziotti è davvero tenerissimo, oramai sono quasi gli unici che gli sono rimasti, ma il bimbo non capisce perché non ricorda nulla dei suoi genitori oramai. La sua felicità nell'andare a trovare la mamma, il papà e il nonno è tipicamente infantile, il non vedere quella data come la ricorrenza di un evento angoscioso, ma come un giorno di festa.
Cavolo! Scusami, mi sono un secondo bloccata perché il modo di parlare di Ryuuzaki adulto mi ricorda quello del protagonista della mia storia! Ahah! Solo che il mio non è un bimbo ma un assassino, sto parlando di Beyond Birthday. Scusami per la pubblicità.
Il non spiegare le cose dei propri genitori è quasi sempre un errore perché prima o poi vorranno saperne di più e se cercheranno di indagare per proprio conto potrebbero scoprire cose che non dovevano sapere.
Nonostante abbia solo cinque anni, Ryuuzaki è riuscito a cogliere l'ideale di Kira e la cosa è preoccupante.
Ok, è ufficiale, i bambini solo delle piccole serpi perché non si rendono conto di quanto un argomento possa essere delicato. Piccoli idioti.
Ecco, l'avevo detto io che prima o poi non gli sarebbe bastato.
Complimenti per la suspance che metti alla fine di questi capitoli, mi fa venire una gran voglia di continuare al più presto!
Recensione alla storia In Nomine Patris - 02/11/11, ore 15:55
Capitolo 14: Sangue (Aizawa)
L'inizio del capitolo è freddo, malinconico perché il lettore sa già quello che Aizawa non sospetta minimamente.
Poi l'urlo, l'atmosfera è sempre più tesa.
Poi la scena così triste e orrida allo stesso tempo. Qui c'è un'incongruenza con l'originale però, dato che secondo l'anime, Misa si sarebbe suicidata gettandosi da un palazzo e in effetti sarebbe proprio crudele farlo in casa propria, crudele nei confronti di Ryuuzaki.
Che modo cruento di suicidarsi, un modo davvero spaventoso, in effetti lanciarsi da un palazzo fa meno paura perché una volta che hai fatto un passo non puoi più tornare indietro, invece ci vuole forza per far penetrare un coltello nel proprio petto.
Il povero Ryuuzaki non capisce bene cosa sia la morte, ma che sia qualcosa di terribile di sicuro l'ha capito, povero bimbo! E povero Aizawa che dovrà deludere le aspettative del bimbo, incapace di compiere il miracolo.
Il rispetto delle regole in un momento simile? Non si può pretendere tanto, dopotutto anche quel poliziotto è un essere umano.
Che ne sarà ora di Ryuuzaki? Il pensiero più angoscioso di un capitolo già di per sé angoscioso.
Meno male, verrà affidato a Sachiko come avevo supposto, anche se la cosa potrebbe essere traumatica per la donna, sarebbe come rivivere la crescita di Light e lei, al contrario di Misa, l'ha già vissuta.
Aizawa dice la cosa più sensata, quel bimbo non è il figlio di Kira, o meglio lo è, ma non è Kira, non ci sarebbe alcun motivo per prendersela con lui. Un bambino non eredità il carattere, quindi stare con quei tre è la cosa migliore che gli possa succedere. Eppure... hai lasciato l'ultima frase in modo da far intuire che non tutto andrà bene... Cosa sta per succedere di male? Ryuuzaki potrebbe seguire le orme del padre? Ne dubito, dopotutto il suo carattere non è ancora formato e tutti sono dell'idea di impedire che diventi come quello del padre, anche se è vero che quando delle cose si fanno di proposito a volte avviene l'esatto contrario di ciò che si voleva ottenere.
Recensione alla storia In Nomine Patris - 02/11/11, ore 15:25
Capitolo 13: Oblio (Misa)
Già la data scritta in cima al capitolo preannuncia ciò che accadrà, ma quel che il lettore si aspetta è smontato già dalle prime tre righe, ma già alla frase "Non vedo l'ora di rivederti." qualcosa scatta.
La durata vitale di Misa Amane è terminata. Il pensiero fa gelare il sangue nelle vene, perché non c'è più Ryuuzaki a fermarla?
Persino nella morte Misa deve rimanere delusa? La luce che tanto voleva non c'è. Dopo la morte non c'è nulla, spiega la penultima regola del Death Note, regola che non era scritta, regola che conosceva solo Light.
La rassegnazione è l'unico sentimento che può provare. Oramai è talmente fragile che non potrebbe provare nemmeno rabbia o qualcosa di più forte, può solo rimanere così, ferma, mentre il suo cuore smette di battere. L'eternità è così lunga ed è proprio questo che spaventa l'intera umanità, quasi tutti gli esseri umani hanno paura della propria morte, sono in pochi ad accettarla e a rassegnarsi all'idea, persino Misa sperava di rivederlo dopo essere crollata anche lei, anche lei sperava in un aldilà dove avrebbe potuto rivedere il suo Light eppure si rende conto che tutto il suo tentativo è stato inutile, ha abbandonato la vita per sempre e non potrà tornarci nonostante non voleva che finisse così.
Ma adesso la faccenda più preoccupante è quella di Ryuuzaki. Ora è solo, non ha né la madre né il padre. Che fine potrebbe fare? Potrebbe mai finire in un orfanotrofio? O forse essere affidato a qualcuno? Probabilmente lo affiderebbero a Sachiko dato che è la sua parente più prossima, ma se lei rifiutasse per lui sarebbe la fine. Fa così pena alla fine, è solo un bambino, non ha colpa se non quella di assomigliare troppo a suo padre nell'aspetto. Tutte le prospettive per la vita del bambino muoiono insieme alla madre. Adesso si può solo aspettare per capire che cosa accadrà, tutto è così vago e la povera Misa avrebbe dovuto pensarci, non poteva lasciarlo da solo, non così piccolo, almeno! Penso che il suo gesto possa essere definito egoista proprio per questo.
Bene, non ho altro da dire.
Ti saluto qua! Ciao ciao!
Recensione alla storia In Nomine Patris - 02/11/11, ore 14:40
Capitolo 12: Sfinimento (Misa)
L'inizio del capitolo è forte, ma perfetto per far entrare subito il lettore nell'atmosfera.
Davvero non è colpa di Ryuuzaki, quel poverino era stato voluto, non è colpa sua se suo padre era andato a morire come un folle e in un certo senso mi fa pena, come se fosse una vittima del tutto senza saperlo neanche lui stesso. Poi il tutto diventa così tenero, la descrizione della dolcezza che dà un bambino, il calore e il conforto capaci di risollevare qualsiasi cosa, capaci di salvare anche quella creatura così fragile.
E poi ancora tristezza, disperazione, il cuore di Misa non vuole più vivere, Misa vuole solo la sua morte.
E finalmente la reazione: non si devono abbattere così! Devono fare qualcosa, devono uscire per vedere che la vita esiste ancora.
Il cimitero? Direi che può essere un buon posto per sfogarsi dopotutto, alla fine è l'unico modo che Misa ha per avere l'illusione che Light in qualche modo la possa ancora sentire.
Il piccolo Ryuuzaki a quanto pare sa già parecchie cose su quel luogo, forse ci è già stato in passato?
Misa si sente in colpa anche perché non ha portato nulla per sostituire il bouquet ed è sottomessa, chiunque potrebbe ferirla solamente toccandola, ma Ryuuzaki è lì per quello e l'abbraccia con la dolcezza che solo un bambino può dare. Non è vero che i bambini non sono in grado di comprendere cos'è la sofferenza, i bambini possono soffrire molto, quando piangono non è solo per dei capricci infantili, ma anche perché c'è davvero qualcosa che non va, i bambini sono esattamente come gli adulti, con la differenza che sono solo più ingenui e per ingenuità non si intende il non comprendere, si intende il non sapere che ci sono persone che fanno del male ad altre per interesse, si intende che non sono capaci di comprendere quell'attaccamento al denaro che hanno i grandi, ma i sentimenti sono capaci di comprenderli.
E poi, la frase finale del capitolo è terrificante! Detta così può sembrare solo un proposito ma c'è uno spaventoso doppio senso, il tornare al cimitero può voler dire anche morire dopotutto, no?