Recensioni di IlMareCalmoDellaSera

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Dovah - 29/03/18, ore 00:41
Capitolo 4: Schiavi per natura
Hai riprodotto il profilo dei Thalmor con una precisione certosina, mi prudevano le mani mentre leggevo il capitolo. Fossi stato nei panni di Dovah, li avrei massacrati sventolando l'amuleto di Talos, meglio soli che male accompagnati XD Avrei salvato giusto il giovane Ilmaril, che sembra ancora recuperabile.
Anche la scena della madre e del bambino (che detta così fa tanto Corazzata Kotiomkin) è efficace e coinvolge emotivamente.
Solo un'imprecisione ho notato: "Dì ai tuoi uomini...", " dì " è un sostantivo, mentre " di' " è l'imperativo del verbo dire.
Aspetto con curiosità come si evolveranno gli eventi. Ciao e alla prossima :)

P.S.: visto che sono un po' (tanto) tardo, lo chiedo per sicurezza: posso dedurre che il nome di Dovah sia Otar?
Recensione alla storia Dovah - 16/02/18, ore 01:37
Capitolo 3: Pecore e maiali
Eccomi qua. Mi dispiace per il ritardo, ma l'ultimo esame mi ha lasciato in uno stato di "non ci ho voglia" per qualche giorno di troppo :)
È un piacere vedere Dovah "menare le mani", si vede che è un combattente abile e temprato (e anche molto inca**ato aggiungerei). Un capitolo dalle tinte oscure e macabre, molto suggestivo soprattutto nella prima parte. Il filtro d'illusione con l'occhio del figlio è malatissimo, mi piace XD (e mi dispiace per Cal, ovviamente)
Alcune osservazioni:
- "Solo dopo un lungo istante riuscì a prendere un profondo respiro e un dolore acuto ne puntellò costole e polmoni." Ammetto, con imbarazzo, di non essere riuscito a capire l'ultima frase. Quel "ne" dovrebbe essere una particella pronominale, quindi a cosa si riferebbe? Al respiro? Al dolore? Anche il verbo "puntellò" mi ha confuso. "Puntellare" significa "sostenere", quindi sarebbe "un dolore acuto ne sostenne costole e polmoni"?
- "Le sue dita s'aprirono istintivamente e il vetro si frantumò a terra, mentre la melma in esso contenuta s'espandeva pigramente sulla pietra e un bulbo ormai spento scivolava nel sudiciume." Poniamo che questa melma sia talmente viscosa da non schizzare tutt'intorno, dato che la congiunzione "mentre" lega due eventi che avvengono nello stesso momento, in questa frase sembra che nello stesso momento in cui il vaso si rompe, la melma è già uscita dal contenitore e si sta espandendo pigramente (cioè lentamente).
- "Dovah non mentiva: si era fatto largo tra i molti carcerieri e, privato pressoché d'ogni avere, non s'era trattenuto dal rovistare in ciò che i vampiri avevano accumulato nel corso delle proprie cacce. Rubò la divisa d'un Inquisitore della Dominazione e la indossò, preferendola, sebbene fosse per lui pressoché inservibile, alla lieve stoffa della sua casacca e dei suoi calzoni." Se non sbaglio, il secondo periodo è contemporaneo al primo, cioè Dovah avrebbe trovato la divisa mentre rovistava nel bottino dei vampiri. Se così fosse, però, i verbi del secondo periodo non sarebbero concordi a quelli del primo, per cui dovrebbe essere "Aveva rubato la divisa d'un Inquisitore della Dominazione e l'aveva indossata"
- Questa è di poco conto, forse è una distrazione, o forse hai giocato a Skyrim in inglese, ma la traduzione ufficiale è "Dominio" (degli Aldmeri) e non "Dominazione"
- "una figura imponente si mostrò al nume delle molte candele" Forse era "lume"?
Aspetto di vedere il prossimo capitolo, e spero che quei Thalmor facciano una brutta fine *risata malvagia*
Ciao e alla prossima :)
Recensione alla storia Dovah - 05/01/18, ore 02:26
Capitolo 2: Brutti sogni
Da quello che leggo in questo capitolo, mi sembra di capire che Dovah si sia costruito un guscio spesso e ruvido con cui difendersi dalle intemperie della vita. In certi punti rasenta il menefreghismo più spietato e, a parte l'urgenza della situazione, è un meccansimo di difesa comprensibile. Infatti, come dimostra il penultimo passaggio, la preoccupazione gli ha offuscato la prudenza, ed è caduto dritto nella trappola.
L'ultimo passaggio direi che al 90% non è reale, non saprei se di natura onirica od illusoria, d'altronde alcuni vampiri hanno la tendenza a giocare con la mente delle loro vittime.
E niente, stavolta non ho altro da dire se non brava, sono molto curioso di come procederà.
Ciao e alla prossima :)

P.S.: Per rispondere alla tua risposta alla mia prima recensione (*respiro*): come ho già detto, tengo a ricambiare le recensioni quando possibile, ovvero quando trovo una storia che mi piace. Se trovo una storia che non mi interessa o non mi piace allora non la leggo, non preoccuparti :) Quando ho detto che mi è dispiaciuto di non poter apprezzare "Vivienne", intendevo che mi è dispiaciuto non poter proseguire oltre il primo capitolo, perché la forma mi piaceva, ma l'argomento no, tutto qui. Ti dico che probabilmente questa storia l'avrei recensita comunque, anche se forse un po' più tardi. Il fatto di voler ricambiare le recensioni serve più che altro come pungolo per la mia pigrizia :)
P.P.S.: "A volte rimpiango di non essere nato in questa terra, condividere il sangue della sua gente" Una frase del genere la dovrebbe dire davanti ad un tipo come Ondolemar, penso che gli verrebbe un colpo apoplettico XD
Recensione alla storia Dovah - 03/01/18, ore 18:31
Capitolo 1: Maschere di ferro
Ciao! Ci tengo a ricambiare le recensioni, quando possibile, quindi eccomi qua :)
Innanzitutto, non serve che lo dica, ma scrivi molto bene. Per questo motivo mi dispiace non aver potuto apprezzare "Vivienne", la tua precedente pubblicazione. Il motivo è semplice e personale: i malviventi non mi affascinano. Ti dico solo che, sia in Oblivion sia in Skyrim, ho sempre snobbato accuratamente le questline della Gilda dei Ladri e della Confraternita Oscura. Per lo stesso motivo ho tentennato un po' prima di aprire questa storia, ma sono stato contento di trovare che la trama non fosse incentrata sulla Gilda dei Ladri. Parlo al passato perché ho letto il primo capitolo poco dopo che l'hai pubblicato, ma non ho mai trovato tempo per una recensione come si deve, anche perché stavo cercando di terminare quel maledetto terzo capitolo della mia raccolta. Ma bando alle ciance, altrimenti arrivo a scrivere il mio solito papiro.
Partiamo dal protagonista, il Sangue di Drago: mi piace assai :) Da quello che leggo traspare un personaggio integro, ma anche pragmatico. Probabilmente si è messo a capo di un "covo criminale" perché è consapevole che le Gilde dei Ladri, quando ben gestite, funzionano come regolatori della criminalità, e quindi sono quasi un male necessario. Almeno penso che sia così, ma forse l'hai scritto nell'altra storia, quindi correggimi se sbaglio. Mi è piaciuto il fatto che si sia tirato fuori dalla guerra civile, e mi è piaciuto quando le ha cantate chiare a quel guerrafondaio di Ulfric, ho letto quella parte con estrema soddisfazione XD
Passiamo alla scrittura. Metto subito cinque (facciamo sette?) mani avanti, e ci tengo a sottolineare che tutto ciò che dirò è frutto di opinioni personali, per cui non potrà essere usato contro di me in un tribunale (?)
Il registro linguistico che usi è medio-alto, con un frequente uso di termini e forme sintattiche ricercate, e dimostri di saperlo padroneggiare bene. A me piace molto, soprattutto in un contesto fantasy-medioevale trovo che sia azzeccato. Detto questo, ti porgo alcune osservazioni:
- se devo essere sincero, c'è un punto in cui questo registro stona un po', ovvero nei dialoghi. Il fatto è che il registro usato dal narratore e quello usato da ciascun personaggio è quasi lo stesso. Di solito è qualcosa che non noto molto ma, proprio per il tenore alto del registro, sembra più evidente. Per essere chiaro ti faccio un esempio: ad un certo punto, verso la fine, si legge “ho visto un volto grottesco e cinereo, con iridescenti occhi d'ambra, che balenavano nella notte come fuoco”; di per sé la frase suona bene, è evocativa, ma è credibile in bocca ad un giovane soldato? Non dico che i soldati debbano essere analfabeti, o che debbano parlare come Bruto di Braccio di Ferro, ma se parlassero come Umberto Eco lo troverei un po' strano. Ti faccio un altro esempio: appena sveglia, Sofie dice: "pa', perdonami se non sono riuscita a parlarti appena arrivata, perdonami se sono crollata, ma ho corso per giorni così da raggiungerti il prima possibile, ancor più rapidamente d'una missiva"; in questo caso non è il chi che stona, ma il quando. Voglio dire, già una persona che si sveglia dal sonno è mediamente rincoglionita, e biascica al massimo dei monosillabi, ma questa povera ragazza è svenuta, stremata dalla fatica, e appena si sveglia parla subito in modo così lucido, tanto che alla fine del discorso ci infila pure una similitudine? Se mi permetti un'iperbole, così non sembra di stare a Skyrim, ma ad un convegno di accademici della Crusca.
- nel corso del capitolo hai usato una grande varietà di sintagmi di legamento, quindi mi viene da chiedere: è una preferenza personale, oppure pensi che sia più corretto in questo modo? Se fosse il primo caso andrebbe bene, ognuno scrive come vuole, ma se fosse il secondo ti direi che non è affatto necessario. Non devi aver paura ad usare un semplice "disse" per affiancare i dialoghi, perché è la forma più neutrale e più usata, e la gente non ci fa caso se viene ripetuta. Quando invece si cerca in ogni modo di evitarla è lì che salta all'occhio, e ti assicuro che "pettegolò" mi ha colto molto alla sprovvista XD Quasi lo stesso succede, ma non è il tuo caso, quando per evitare di ripetere il nome dei personaggi, si inventano gli appellativi più assurdi come sinonimi, e alla fine il risultato è che la pezza si nota ancora più del buco. Ci sono alcuni casi, inoltre, in cui il sintagma è superfluo, perché va a specificare qualcosa che è già evidente nel discorso diretto. Esempio: “Brucia la mia somma ereditaria con la tua maledetta superbia, Re Nord” inveì “e dimmi chi ha attaccato la mia casa, chi ha ucciso mia moglie. Dimmi dove hanno condotto mio figlio. O non avrai più alcun alleato in me”; già da quello che dice si capisce che il protagonista sta inveendo, quindi perché specificarlo?
Detto questo, come inizio è avvincente, e sono curioso di sapere come proseguirà. Ti faccio i miei complimenti, e ti chiedo scusa per essere un pignolo rompiballe.
Ciao e alla prossima :)

P.S.: alla fine ho scritto il mio solito papiro, scusami ancora.
Recensione alla storia Destini infranti - 14/12/17, ore 00:22
Capitolo 3: Il ritorno
Ed ecco il risvolto cupo, che avevo già subodorato nei primi due capitoli. Lo ammetto, non fino a questo punto.
La questline della Gilda dei Maghi di Oblivion è riuscita a dare, oltre ad una trama dark ed avvincente, anche dei personaggi che rimangono impressi nella memoria (tutti o quasi). Falcar lo ricondurrei al prototipo del sociopatico: senza alcun freno morale, senza alcun rispetto per i sentimenti altrui. La quest della sede di Cheydinhal era agghiacciante (quel poveretto annegato nel pozzo), e cominciavano a spandersi le tinte cupe della storia centrale. Mi ricordo ancora che la prima volta che trovai le gemme nere nella stanza di Falcar, non avevo minimamente idea di cosa fossero :)
Comunque, la storia mi è piaciuta molto. È stata un bel connubio, come hai detto tu, tra il vecchio ed il nuovo. Da quello che leggo in questo capitolo, sembra che Dyanna non abbia ancora cercato un modo per sfuggire dallo stato in cui è costretta. Non so, magari rivolgersi ad un sacerdote di Arkay, o ad uno studioso come Falion?
Ti rinnovo i miei complimenti, ciao e alla prossima :)