Piccola long semplice e originale, caratterizzata da un bell’intreccio di malinconia e speranza.
Lessico semplice ma vario e ben selezionato, stile scorrevole per l’intera long, ma un paio di volte c’è un po’ di confusione con i punti di vista. Il testo è quasi completamente scritto dal punto di vista di Marco, nel momento in cui compare per la prima volta la ‘piccola fiammiferaia’, i primi tre paragrafi in quel passaggio sono dal suo pdV per poi ripassare immediatamente a Marco; una cosa simile succede alla fine con Anna. È bene avere più punti di vista in una storia, ma quando la focalizzazione è interna e quasi sempre concentrata su un solo personaggio, questi salti sarebbe meglio sottolinearli in qualche modo, distinguerli, in modo da non far entrare il lettore in confusione.
Trama interessante e originale, molto buoni idee, contenuto e sviluppo. La storia è allo stesso tempo intrisa di tristezza per un tempo passato e speranza per un tempo futuro, interpreta in maniera eccellente il percorso umano (oltre che la frase scelta).
Marco è ciascuno di noi, chiunque abbia perso qualcuno e si sia sentito bloccato nel dolore può riconoscere la sua sofferenza. Sara compare come un raggio di speranza – mi ricorda tanto Luna Lovegood, nella franchezza, nell’ottimismo e nell’incuranza per l’opinione altrui. Il suo improvviso cambio di rotta, quel ‘carpe diem’ che sembra apparire dal nulla, mi aveva stupito e non poco – sembrava troppo repentino – ma la conclusione ne da una spiegazione più che plausibile. |