Recensioni per
Amare è per sempre
di kk549210

Questa storia ha ottenuto 129 recensioni.
Positive : 129
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
29/05/14, ore 12:53
Cap. 15:

Quanto a complessità questo Cap. XV, articolato in due parti nettamente separate ma poste in sequentia, è, KK, un buon esempio del tuo stylus medius, del tuo "normale" modo di portare avanti ed illustrare la vicenda, attraverso notazioni e, soprattutto, dialoghi. Le notazioni, che spesso rivelano il punto di vista e i pensieri riposti di Harm e di Mac, e le tenzioni amebee sono fuse in un tutto unico, cosicché la narrazione procede fluida e spligliata, con un marcato respiro epico dovuto anche alla serialità delle situazioni, al sentimento - che il lettore prova - di trovarsi ancora una volta al paragone, sia pure non tra selve e burroni montani, ma in un'aula di tribunale. Nescio quid maius nascitur Iliade. Il tuo gran pèriplo. Nella seconda parte il paragone si sposta dagli ambienti comuni agli appartamenti privati di Mac; dunque anche lo stile docile s'aggiusta da àulico a patetico-intimista. E affiorano più chiaramente i punti di vista e i pensieri dei due eterni duellanti: dopo essersi brevemente osservati a celata alzata (è Mac che osserva Harm), si affrontano nella nebbia e ingaggiano ancora una volta l'assurdo torneo. Harm sferra solo colpi convenzionali, mentre Mac attacca con furore e concentrazione. Ma che so io di cavalleresche costumanze! Io sono un monaco, in fondo inesperto e un po' timoroso di tali usi. Fuor di metafora, non sono esperto nemmeno di schermaglie amorose e di doglianze dovute al "mal d'amore", ma il mio esser uomo, homo humanus, e conjuratus dell'esercito delle humanae litterae, mi rischiara ogni particolare, e mi fa esclamare che la tua narrazione è veritiera. Senza considerare, poi, che lo "spirito della narrazione", che non ha luogo né tempo, ma è eternamente in ognidove, dal cassero della tua mente, ove ha preso provvisoria ma diletta dimora, trapassa facilmente alla chiostra ombreggiata ove vivo nel mio secessus, come una folata di vento, per il tempo in cui ti leggo, e più a lungo, eternamente, nella memoria, in cui si fonde e si confonde coi luoghi più disparati dei più disparati autori, come, in questo momento, Tolstòj (e non è la prima volta!). Le ragioni di Harm sono chiarite a fondo e non si può che essere d'accordo con lui per il tentativo disperato che egli fa di "mettere ordine"; Mac, però, questa volta ha la meglio e i suoi sentimenti, profondi e sinceri, hanno la proprietà di convincere il lettore dell'onesta forza del suo silenzio e del suo rifiuto. Un tassello molto bene incastrato, che svela ancora un poco di più il tuo disegno, senza, però, troppo rivelare o dichiarare "a chiare lettere". Vale. tuo: Buddy Caffarelli - mp

Recensore Junior
24/05/14, ore 23:59
Cap. 14:

Cara KK, terminai poc'anzi la lettura del Cap. XIV del tuo "Amare è per sempre": capitolo storico-narrativo, adialogico, anamebeo. Con la precisione ma non la freddezza di un referto medico in questi paragrafi, stesi audacemente in prospettiva, la grande confusione di Harm è prima delineata, poi portata con affettuosa premura a progressivi, lenti miglioramenti, con l'ausilio del personaggio ad hominem, del capitano di corvetta Jordan Parker, psichiatra di eccezionale competenza. Fino a che giunge la chiamata di Chegwidden, il redde rationem: Harm dovrà confrontarsi in tribunale con Mac. Prima o poi dovrà ritrovarsi "faccia a faccia con lei". Forse è già tempo. Forse rivedere Mac completerà la terapia della Parker. Ormai Harm è maturo (o pare?). Ho molto apprezzato il tono obiettivo ma non distaccato di questa narrazione "storica". Qualcosa ancora ricorda la pulita eleganza dei campioni del naturalismo. "Con polso che non langue / il prisco vige nelle tue figure / gentile sangue" (D'Annunzio a Pascoli). Valeas. tuo: Buddy Caffarelli

Recensore Junior
21/05/14, ore 14:03
Cap. 13:

Cara KK, non più dallo scrittoio che fu di Notkero il Balbuziente presso il monastero di S. Gallo, ma dal mio più consueto bureau dell'insula quinta Torricelliana, riprendendo, con silenzioso calamo al richiamo delle tue fabulae Milesiae ti stilo queste parole, pur sempre in monacale ritiro e in pressoché totale astinenza da sigarette ed eccessi edifagetici. Siamo al Cap. XIII, Rimorsi. Ora si covien trar lai, intonare una trenodia per lo sbandamento di Harm, certo non breve vertigine d'ombra e d'incoscienza, ma tormento d'Averno, pena di Stige e d'Inferno per la copula balorda con Mac, per le carezze consolatorie sfociate in fornicazione in angustiis, in tempore angustiarum, cioè nel lutto per lo strappo fulmineo e devastatore della morte di Livia. Harm si sente così impuro, che getta via lenzuola e coperte e asperge il suo nudo corpo sotto la doccia. L'acqua ben miscelata non lava l'onta. Così, all'incirca, si chiude la prima parte del Capitolo, vista attraverso Harm. Ma nella seconda campeggia Mac, che ingenerosamente e un poco ingegnosamente chiamai "odiosa" in una preterita recensione, ma che ora ci appare così fragile, da muovere a compassione e a pena i precordii che al perdono dénno esser sempremai presti, Mac, che ha pensieri speculari a quelli di Harm, ma soprattutto si sente delusa, delusa per l'inganno mal teso a colui ch'ella ama. Forse da qualche chiostra un magister grammaticae legis et divinitatis, forse un doctor subtilis di Lutetia mi potrà quest'oggi rimproverare uno stylus peregrinus affetto da conjunctivitis professoria, ma io, umile recensore, protesto che in questa guisa i verba vennero allo stilo, affinché ancora una volta salutassi e debitamente gustassi la fresca e sapiente ars reservata di KK, in questo capitolo così ben calibrata, soppesata e dosata, da non manifestare alcuna apparente pompa né far ruota di sé né della propria sapientia alla guisa del pavone, ma in scorrevole semplicità tale da scorrere come un recitativo ed aria della Contessa nelle Nozze di Figaro. La quale laude è la più alta, o KK, per il tuo umile abbot / Buddy Caffarelli

Recensore Junior
13/04/14, ore 20:22

Ho appena letto, KK, questo Cap. XII, il capitolo dello sfinimento e del parziale disorientamento di Harm. A buon diritto scrivo "parziale", perché Harm, nonostante l'improvviso, orrendo lutto, mantiene la parte più essenziale del suo autocontrollo, quella necessaria ad accudire Julia e a renderle meno terribile e fatale la separazione dalla mamma. Harm non vuole che Julia si senta orfana, abbandonata, come lui si è sentito alla scomparsa del padre. Chegwidden, che ora rivela appieno il suo paterno ruolo, affida "per il momento" a Harm "cause di piccola entità". L'importante è che Harm continui a lavorare, per non perdere il contatto con la realtà. E dire che al JAG lo vorrebbero relegare in archivio. Il buon AJ è irremovibile: non vuole "umiliare" Harm "con la crudele pietà": probabilmente non ha letto Marcuse, ma ha scoperto per proprio conto che esiste una "tolleranza repressiva", ha imparato che esiste una "tolleranza esclusiva", ad excludendum, orrida parodia della "tolleranza inclusiva", la quale ultima è comunque in ogni caso solo un primo passo... Ma Chegwidden sostituisce al liso atteggiamento tollerante una ben più attiva mentalità riabilitante, la quale si deve servire di passi progressivi ed è animata da un vivace fuoco di caritas, dall'anglosassone "I care" (inteso qui non nell'abusata accezione da spot pubblicitario-renziano, ma nel senso della Cura battiatiana). Diverso è l'atteggiamento strumentale dell'odiosa Mac, che sfrutta la debolezza del "vero amico" (Harm per lei è tutto fuorché un amico) affinché lo sfinito legale-babysitter non la possa, d'ora in poi, considerare "una vera amica", ma qualcosa di molto diverso, doloroso e conturbante... Insomma, da vera "femmina cacciatrice", Mac "depone le uova", le sue uova scottanti e velenose, nella "carne" di Harm, e anziché aiutarlo, lo martirizza. Harm rimane solitario testimone del proprio sbandamento e della propria disperazione. Non c'è che dire: alla confusa e incompleta Mac manca completamente il tempismo. A voi, lettori, la scelta: considererete il caso con ambigua, tollerante bonomìa, o nutrirete uno sdegno "duro e puro" nei confronti di Mac? Vi sono "attenuanti", certamente: è un dato acquisito dall'esperienza che ai sentimenti non si comanda. Se vi venisse la curiosità di sapere che cosa penso io, sappiate pure che io non condanno né assolvo: cerco di applicare, anche in questo caso, l'intuizione goethiana dell'"unità nella duplicità", sospendo il giudizio e contemplo dolorosamente lo scorrere degli eventi. Ma quell'uomo, cui il fiore della vita è stato falciato da un freddo, insensibile aratro? Ve ne sovviene? Che ne sarà di Harm? Un unico, partecipe vale - valete all'autrice e ai lettori... Vostro. Buddy Caffarelli

Recensore Junior
04/04/14, ore 21:25

Et in tenebris. Ed ecco, KK, il tuo Notturno, il Notturno di Harm. Harm è caduto nel pozzo del passato: "lampi subitanei", i ricordi affiorano alla rinfusa. Nella landa della desolazione, tra le sabbie del disperato esilio, dietro desertiche dune, ecco altre dune, all'infinito. Ed ecco Harm è fatto simile al "ferito / che d'un tratto si sveglia al limitare / d'un gran deserto, e vede l'infinito / di stelle sul suo capo palpitare... / e in lui è fatto remoto come il cielo / il volto delle sue cose più care / e tutta la sua vita senza velo, / quasi nel vetro della notte inscritta / e l'anima chiarita nel suo gelo". Si risveglia così, dopo il delirio di schianto della tragica separazione, inumana tremenda orribile fatale, coi suoi pensieri, aspettando forsennatamente forse la vertigine d'ombra del sussurro d'una voce, il tocco amico d'una mano calda. "Poiché tutti i mortali sono come l'erba / e ogni loro splendore / è come fiore d'erba. / L'erba inaridisce, / i fiori cadono". Né può udire egli distintamente l'esortazione apostolica: "Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia raggiunto le piogge d'autunno e le piogge di primavera. Siate pazienti". "Poiché tutti i mortali sono come l'erba / e ogni loro splendore / è come fiore d'erba. / L'erba inaridisce, / i fiori cadono". Ode egli? Ode egli? Gli giunge una stilla di balsamo, nel deserto? "Ma la parola del Signore rimane in eterno. Ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto". Egli rimugina, senza parole, questa parola: "Rivelami, Signore, / la mia fine / e quale sia la misura dei miei giorni / e saprò quanto è breve la mia vita. / Vedi, in pochi palmi / hai misurato i miei giorni, / la mia esistenza davanti a te è un nulla. / Solo un soffio / è ogni uomo che vive, / come ombra / è l'uomo che passa / e solo invano si agita; / accumula ricchezze e non sa / chi le raccolga". La famiglia è spezzata; Julia, la "piccola rosellina candida", è ora orfana. L'orfananza, questa condizione speciale che così bene illustra la condizione generale della vita dell'uomo, l'orfananza che è stata ed è l'acquario di lacrime in cui Harm è vissuto, ora si abbatte anche sulla figlia. E anch'egli è orfano. "Quando cresci?" - una parola che Livia gli aveva rivolto spesso. Ora è avvenuto, Livia. Harm è cresciuto. "Tutto in una volta". E poi quel sorprendente, toccante accostamento: "Aveva perduto tutto". Et lux lucet in tenebris. Ché anzi, se le tenebre non fossero, dove potrebbe la luce splendere? E mi sovviene della Teoria dei colori di Goethe, e della sua polemica antinewtoniana (quel Newton che ammetteva l'anticolore come tenebra); e anche delle ultime parole delle Affinità elettive: "e sarà un momento felice, quand'essi si ridesteranno un giorno insieme". Confusi pensieri, effiorescenze dal pozzo del passato, "successi e fatiche, piccole incomprensioni, condivisione". Una luce interiore, come lampi di fosforo, rischiara l'anima: baleni del passato, attesa di fiori sconosciuti. L'immagine di Livia, presente nell'assenza come una musica non udita. E cresce la voce della narratrice, la mormorante evocatrice del passato remoto. E la problematicità del tempo, questo singolare, misterioso elemento dalla duplice natura. E, nell'intima natura del tempo interiore, il pozzo del passato che è anche la sapienza del futuro. Questo undicesimo capitolo, ricchissimo di riposti tesori di saggezza nella sua enigmatica brevità. Vale. Buddy Caffarelli

Recensore Junior
30/03/14, ore 17:18
Cap. 10:

Breve e tagliente come un certificato di decesso, questo Cap. X, KK, è magistrale nel presentarci "lo schianto" da un punto di vista oggettivo e freddamente cronachistico, alla Truman Capote. Lo sconvolgimento nell'animo di Harm è per il momento soltanto elegantemente accennato. Le circostanze della doppia morte sono in sé di una tragica quotidianità, che non necessita di commenti. Il pianto di Harm tra le braccia di sua madre "apre" il finale del Capitolo al dolore futuro. Vale. Buddy Caffarelli

Recensore Junior
27/03/14, ore 15:02
Cap. 9:

L'esultanza della vie en rose, dei successi professionali e delle soddisfazioni familiari per Harm, il giubilo del vento in poppa, della nave che dischiude fidente le vele, certa del suo rientro in porto, riempiono di un fascino di sogno i lettori di questo Cap. IX, KK, dedicato alla "felicità", all'improvvisa compagna di vita, che misteriosamente giunge e, com'è venuta, misteriosamente dilegua. "Poiché tutta la carne è come l'erba", brontolerebbe biblico il barbuto e cruccioso Brahms, (ri)accingendosi per l'occasione alla stesura del suo Requiem tedesco. Finalmente i rapporti con Mac sono a tal punto migliorati che si può parlare per loro di solida, autentica amicizia. E Livia? Ella è forse in dolce attesa, o nutre in cuore la fervida speranza che un nuovo Rabb sia per ornare della sua amata presenza la dolce intimità della casa. E così Harm. Dopo "una serie trionfale, quasi inarrestabile di vittorie in aula", il "Cesare Augusto del JAG" ha ora in mano un quasi scontato successo. Ma ecco in aula Chegwidden. Le parole sussurrate ad Harm, la mano sulla spalla... qualcosa di inaudito è avvenuto; e noi sappiamo che la storia ci porterà lontano. Per il momento è muto sconcerto: l'udienza è sospesa, tutto è rinviato. Nessuno, nemmeno Bud e Mac, gli amici di Harm, osa accostarsi al capitano Helfam, o allo stesso Chegwidden, per chiedere spiegazioni. Il momento è solenne: della tetra solennità di un'attesa infausta. Harm lascia in tutta fretta l'aula. Il tetro incantesimo del "Lago dei cigni", la precipitosa uscita di scena del principe. Lo svenimento di Filippo II nel "Don Carlos" di Schiller-Verdi: "Ahimè, salva la Fiandra..." (o il luogo superbo, nella stessa pièce, in cui si diffonde la notizia della morte del re: "il re è morto...", "il re è morto...", sussurrano insistenti gli stallieri e i giardinieri dell'Escoriàl - bara e sudario della regalità, monastero, roccaforte, residenza principesca, absburgico monumento all'horror mortis e al cupio dissolvi). Un'aura claustrofobica avvolge l'aula: dissolvenza in "grigio et silentio". Lo sgomento di uno schianto ignoto, già avvenuto. Il tuo stile, KK, è all'altezza di questo fondamentale snodo narrativo: più ricco e "asiano" nella prima parte, esso senza fatica si restringe progressivamente e si rarefà nello stupore muto della chiusa. Molto altro, montalianamente, potrebbe "dirsi e darsi"; a sigillarci le labbra, questa volta, è l'attesa, l'attesa di ciò che è già, e forse non è più. Vale. ton. Buddy Caffarelli "Nella fine è l'inizio / nell'inizio è la fine"

Recensore Junior
23/03/14, ore 13:10

Bonjour, KK! Ho appena letto il tuo Cap. VIII di "Amare è per sempre", il capitolo del matrimonio di Bud, allegro e scoppiettante nonostante la rissa per sbronza nello strip club dell'addio al celibato. L'amichevole dialogo tra Livia e Harriet all'inizio di questa sezione ha il merito di mettere maggiormente in luce il carattere delle nostre adorate primedonne: Livia è forte, Harriet vezzosamente civettuola, ma savia. Mac rimane sullo sfondo, come oggetto di conversazione. La seconda sezione ci presenta Livia nell'atto di "ritirare" dal "gabbione dei detenuti take away" suo marito, che stavolta ci fa veramente la peggiore figuraccia di "pistola" irresponsabile. Duole ricordarlo, ma anche il "mio" Bud si è comportato male: Harm e Bud sembrano bambinelli sorpresi con le dita nella marmellata: effetto delle soverchie libagioni, non c'è che dire. Segue immediatamente il matriomonio: Bud e Harriet vengono "fotografati", realmente e metaforicamente, sotto un virile berceau di spade, capitanate, in un vero e proprio presentatarm' guerriero, dal buon Armone riscattato. Il quale è in vena di scherzi da villano con Harriet, ed Harriet - avevate dubbi? - non disdegna il rude omaggio, tutta assorta ormai nella letizia del glorioso giorno. Julia, testimone muta e inconsapevole della scarcerazione di suo padre (dal passeggino), non si esime, tra le amate braccia di Harm, dal rendere omaggio alla neosposa, la cara, deliziosa Harriet. Un capitolo movimentato e lieto, che con lieve e fine ironia incorona la coppia più amata del JAG. Vale. Buddy Caffarelli. W gli sposi!

Recensore Junior
18/03/14, ore 21:57

Bonsoir, KK! Ho testé letto il tuo Cap. VII di "Amare è per sempre", allusivamente intitolato "Servizio silenzioso". Un Rabb comicamente pargoleggiante apre il capitolo, un Rabb maturo e compos sui lo chiude simmetricamente: evidente il riferimento al Bildungsroman, anzi l'intima partecipazione alla natura della nobile forma narrativa manzoniana e manniana, a te così congeniale. Rabb in esordio pargoleggia, ma un pargolo più non è, e la prova della full immersion fa sì che qui più che altrove riluca la sua "nobilitade". L'epicurea-ellenistica "autàrkeia" certo non è ancora raggiunta; i semi, però, sono fin d'ora presenti: dovranno essi morire perché la nuova pianta sbocci? Fitta è ancora la nebbia, notevole l'incertezza: ancora non sappiamo. Ed è la voluttà del "non-ancora sapere", della porta aperta su una stanza ignota. Livia è l'"incitatrice di saviezza", Mac la preterintenzionale esortatrice al disordine dei sensi, al "disordine e dolore precoce". Il servizio d'armi e d'onestà di Harm si muove tra le due donne-tipo. Donne-tipo? Ma non è così. Se noi, col senno degli appassionati di letteratura, cogliamo a volte prima il tipo e poi la persona, questo certo non vale per Harm, "immerso", ora più che mai, nella sua vicenda, esterna ed interiore: interno ed esterno, maturamente, coincidono. Certo è facile valutare, sezionare, e alla fine pronunciare perfino un bon mot: voilà! Ma non dimenticare, Buddy, tu piccolo mormorante evocatore del passato: Harm è persona, anzi un uomo, per quanto inventato. E l'inventio, per caso, dove sta, se non nel rivelare l'esistente? Sì, Buddy. E tu, KK, scrivi parabole e miti universali mentre narri la storia circoscritta di individui la cui spirituale nobiltà non è parvente fin dall'inizio. Così tecnica narrativa e forma mentis dell'autrice sono una stessa ed unica cosa: l'anima e la forma coincidono. E non mi sentirei certo di fartene un rimprovero: solo così sei una narratrice, e non semplicemente una mormorante evocatrice del passato. Il valore della tua narrazione non sta né nella forma né nel contenuto, ma in entrambi insieme: separarli non sarebbe nemmeno concepibile. Ed è questa, per me, la maggiore garanzia di qualità, e il motivo per cui ti leggo sempre con appagato gradimento. Valeas. Buddy Caffarelli

Recensore Junior
13/03/14, ore 14:17
Cap. 6:

Costruito con disinvolta sapienza sopra un'alessandrina, epìllica tecnica allusiva questo vario e animato Cap. VI, KK, diverte amabilmente senza distrarre dallo sviluppo della vicenda. "Visita reale", eh già, conferimento della medaglia al Valor Militare da parte del re di Romania, un re, ça va sans dire, da operetta, al "nostro" Rabb. E non a caso intitolasti "Visita reale", perché la regalità fa qui la sua sia pur buffa comparsa per premiare Harm, uomo regale par excellence, una persona che in altri climi benevolmente e con fermezza avrebbe retto il suo popolo. Come non a caso ci compiacemmo di definire l'augusto sovrano rumeno, "re da operetta", ché questa è ormai da gran tempo la sorte di tutti i sopravvissuti regnanti, apparire lindi e contegnosi sia che irsuti baffi spioventi ricadano su possenti, absburgiche labbra, sia che un giovenil, glabro aspetto li renda a volte così irresistibilmente "umani" e "normali". Così in Gran Bretagna, pure, certamente. "A Londra, è vero?"... Tempo si è di rappresentativi ricevimenti, pure se dopo il ballo diplomatico non senza spargimento di sangue. Harm benemerito con la sua Livia imperiale. E la sai l'ultima? Anzi, lo sai "Il segreto di Pulcinella"? "Bud ha trovato la ragazza!". A stento possiamo reprimere il nostro complice orgoglio. "Sì, Harriet"... A questo punto le nostre austere, nelsoniane labbra s'inarcano in uno sgangherato sorriso, anzi in una tossicchiante risata... Sì, Harriet... Harriet, questo lampo di gioviale bonomia negli aspri travagli della vita, questa amica dell'innocenza, questa previdente e saggia figlia della Natura. à demain... tuo. Buddy Caffarelli... incontrerò forse anch'io la mia Harriet? :)))

Recensore Junior
15/01/14, ore 15:05

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
Un bellissimo AU che inzia da prima che Jag 'iniziasse', con un Harmon giovane, bello e aitante, insomma il sogno in Divisa Blu di ogna donna.
Si sposa con una giovane dottoressa e dopo varie e drammatiche vicessitudini della vita, finirà per sposare Mac.
Davvero stupendo
i miei complimenti all'autrice!

Recensore Junior
08/01/14, ore 20:53
Cap. 5:

Cara KK, il Cap. V, Gelosa?, della nuova FF-AU, Amare è per sempre, manifesta pienamente le grandi potenzialità di duttilità e di realismo della tua prosa narrativa e descrittiva. In questa sezione hanno particolare rilievo le "impressioni" di Livia e di Mac, protagoniste di questa fase dello svolgimento, mentre Harm e Julia, il primo ben delineato, la seconda appena "sbozzata", come si addice a una new entry, svolgono qui una funzione di "ripieno"; un "ripieno" cui non sono estranei elementi schiettamente comici e umoristici. Brava! Il "quadretto... giocondo" (Così fan tutte) non è infatti tale da riuscire a una penna inesperta; vi si respira, invece, un'atmosfera di classicità neoumanistica di possibile matrice calviniana (ma Italo Calvino soltanto inter alios, multos auctores - p. es. anche l'altro Italo - lo Svevo - ha prestato qualcosa della sua introspettiva, lucida e divertita capacità di caratterizzazione al tuo "dire"). La figlia di Harm e di Livia, sposati, dunque, ha già otto mesi. Si chiama Julia (o Iulia). Una visita è attesa... Sarah Mackenzie. Harm e "Mac" (il nome che conosciamo... ma per ora i rapporti sono piuttosto formali) devono studiare "la miglior strategia per evitare di far marcire" il colonnello O'Hara, zio di "Mac", "dietro le sbarre": insomma si profila l'ergastolo per il rapitore della Costituzione. Naturalmente il furto della Costituzione non ha precedenti di rilievo cui fare riferimento, cui appellarsi. Le imputazioni sono molto pesanti. Per il momento né Harm né "Mac" hanno idee risolutive, ma nel frattempo "Sarah" e Livia si studiano (Livia l'ha chiamata "studiatamente" per nome), Livia marca da subito il territorio accorciando le distanze. Sarah soffre di disperata gelosia; Livia, invece, legge nel cuore di Harm, e lo sa costante, sebbene si permetta qualche frizzante e salace battuta, peraltro subito decodificata da Harm come tale, che è tutto fuorché stupido. Livia poi in due occasioni, e con la più viva commozione del recensore, manifesta simpatia e stima per Bud, "un gran bel tipo", nonostante la "ciambella". Ha già capito tutto; pare, quasi, che intenda il futuro. Capitolo dominato da un allegro e vivace umorismo, rasserena e prepara. Vale. Buddy Caffarelli

Recensore Junior
07/01/14, ore 10:01
Cap. 4:

Ehi KK! Ho appena letto il Cap. IV, Sposami..., della tua nuova FF-AU "Amare è per sempre". Harm finalmente prende il coraggio di dichiarare a Livia il suo amore, dopo il lungo assedio. La gita in aereo "Sarah" galeotta. Livia ricambia, ma teme un "fuoco di paglia"; arriva perfino a mettere in guardia Harm dall'amare una ragazza con quel caratteraccio che ha lei... Certamente lo ama, ma per lei "Amare è per sempre". Harm non ha avuto esperienze paragonabili a quella, ma proprio per questo non si trova "impreparato"; è anzi "preparato" dalle delusioni subite - o accettate - dalla sua continua ricerca di se stesso, dal lungo "assedio" che altro non è stato se non il conoscere l'unica sua pari, colei che lo completa, insieme alla quale raggiunge "pienezza". Qualcosa di platonico - Socrate-Alcibiade - ma declinato nella praxis dell'attualità, senza che la "spinta ideale" perda qualcosa in forza intrinseca, in capacità di coinvolgimento emotivo verso l'esterno. Va da sé che "intrinseca" e "verso l'esterno" sono termini molto relativi, adeguati forse ad un contesto rigorosamente platonico, non alla tua neoplatonica ricreazione che è prettamente moderna, e quindi cristiana. I personaggi si muovono con naturalezza e piena credibilità. Vale. Buddy Caffarelli

Recensore Junior
01/01/14, ore 21:47
Cap. 3:

Hi, KK! Strano e avvincente questo Cap. III, I difensori; ove vengono al pettine nodi essenziali... La "beffa futurista" (si fa per dire) dei "Difensori". Sono essi pazzi o criminali, o forse meglio le due cose insieme? Lo storico, preziosissimo documento nelle mani di un'esaltata associazione paramilitare. "Rabb, Mackenzie e Roberts "devono partire subito per l'Arizona, luogo identificato dall'FBI come covo di O'Hara" - il presidente dell'associazione - "e dei suoi". Un'altra partenza in tutta fretta... Ma le cose si complicano: "Il colonello O'Hara... è mio zio" confessa Mac. Proprio per questo potrà essere utile intermediaria. Harm non sa ancora fino a qual punto possa fidarsi di lei. Ma già comincia a nascere l'amicizia (un'Amicizia che merita davvero la A maiuscola): durante il viaggio i nostri "eterni duellanti" hanno occasione di "fraternizzare un po'" - ben più che "un po'", a dire il vero. Mac ammette di esser stata un'alcolista, gratuitamente. Ciò sorprende Harm. Harm intuisce di potersi fidare di lei, supera l'esitante perplessità degli inizi. Ma lei, all'insaputa di Harm, continua a sentirsi molto attratta da lui, da quello sconosciuto che comunica fascino e sicurezza di sé. Quella "sicurezza di sé" che a lei manca, o meglio quella autàrkeia che Mac deve imparare a trarre da sé, dai propri "precordii", sebbene alcuni segni rivelino già in lei un carattere nobile, riservato e volitivo, purtroppo parzialmente coperto da erbacce. La catena dei discorsi, però, induce Harm a rivelare, con la spontanea, atroce grazia di chi non sa di offendere qualcuno, la sua condizione di sposato, anzi di pater familias. Uno snodo narrativo essenziale nell'economia del racconto, superato d'un balzo alla tua caratteristica maniera "allusiva", colta e sapiente nella gestione dei "tempi narrativi". Ti vedo oggi come un direttore d'orchestra che intuisce i tempi della partitura che ha davanti e li comunica ai simpatetici mùsici, vibranti come corde di violino, pronti a effondersi in arcani richiami come corni di postiglione. Tome is by your side... La narrativa somiglia all'arte sinfonica, o forse ancor più alla scansione agogica e dinamica dei Melodrammi. Valeas. Buddy Caffarelli

Recensore Master
01/01/14, ore 19:59

Dolcissimo finale di una storia che ho amato molto, che - pur nella sua natura AU - mi ha fatto rivivere episodi speciali di JAG e che ha presentato una linea narrativa piacevole e ben strutturata. Il personaggio di Livia è stato un'idea geniale perché, un po' come Mattie nella serie originale, ha insegnato a Rabb come si ama, gli ha donato Julia e lo ha preparato alla sua vita con Mac. Grazie, KK, per questa parentesi di dolcezza e buon anno, di cuore!