Una storia sentimentalmente molto complessa. La trama svanisce, misera e povera, sotto il peso dei personaggi, della loro necessità di respirare ancora, solo per un’altra parola, solo per il tempo di un altro sussurro. Si sente tutto lo sforzo fatto per sopravvivere, la sofferenza, il dubbio, la forza, l’amore. Un insieme di sentimenti che si accostano l’uno all'altro, si intrecciano, vengono a nascere insieme, per unirsi nello stesso animo e dare espressività e profondità alla caratterizzazione. Soprattutto in Obito, innegabile voce di questa storia – pur nella terza persona –, che si fa carico di ogni pensiero e di ogni momento, accompagnando il lettore nel viaggio del tempo, che si costruisce in frammenti di vetro, in un puzzle che, anche nel finale, non si completa: resta l’effimera visione di un uomo traboccante così tanti sentimenti da non riuscirli a gestire.
Anche Rin è un ottimo personaggio. Gestito bene nella sua forza, così come nella sua timidezza. Un personaggio costruito da Obito, dalla memoria che lui ha di lei, da quello che avrebbe voluto fosse, ma che non è mai potuto essere. È tangibile anche lei, nel suo affastellarsi di sentimenti, piena sino alla fine, quando intangibile partecipa alla sofferenza del compagno e lo incoraggia nell’ultima spinta per il ritorno alla realtà.
I momenti fra di loro non posso dire che siano fra i miei preferiti per gusto personale – come accennato la coppia non mi piace, non la comprendo, nella convinzione che Rin, per Obito, non provi amore sensuale –, ma proprio in virtù di questo credo sia per te un piacere sapere quanto lì ho trovati giusti in questa storia. Sono sempre stati ben dosati, hanno permesso ai personaggi di mantenere la necessaria sensazione di effimero che accompagna l’intero racconto. Hai consentito all’amore di emergere nella sua delicatezza, come un sentimento che trascende la carne, che non si incastra nelle definizioni di tempo, spazio e morte.
Le linee di Kakashi sono invece un po’ sfumate. Una scelta narrativa che ho trovato comprensibile – un po’ perché la storia vuole concentrarsi sul rapporto fra Obito e Rin, un po’ perché essenzialmente si tratta tutto di un mondo creato dalla mente di Obito, che delinea più chiaramente ciò che desidera –, ma non del tutto condivisibile. Il rapporto fra Obito e Kakashi, resta profondo, ma troppo contraddittorio, non sviscerato a sufficienza, ho avuto la sensazione. Si posiziona in un precario limbo fra ammirazione, amicizia, rivalità, azzarderei anche odio, nella sua prima parte, quando l’Obito di cui parli è ancora rancoroso e pieno del suo sogno di un mondo in cui Rin possa vivere di nuovo.
L’accostamento di Minato e Naruto, nella caratteristica della “chioma bionda e disordinata”, è stato molto delicato. Un piccolo tocco di stile che lega presente e passato, che funge da passaggio di testimone e che ho trovato una scelta saggia, forse istintiva, ma di effetto agli occhi del lettore attento. Di Minato mi è piaciuta la sua presenza fugace lungo tutta la storia, quel presentarsi di tanto in tanto per riunire i pezzi del suo piccolo gruppo, per fungere da guida e da sostegno, fatti che emergono da poche e ponderate parole piantate qua e là nel testo, che si riempiono di sott’intesi importanti.
Lo stile riesce a veicolare perfettamente la storia che intendi raccontare. La poesia intrinseca permette di sottolineare l’importanza dell’introspezione. La trama resta in sordina, ma emerge un mondo di sentimenti forte e deciso, che poi è la forza di questa storia. L’ottima padronanza grammaticale non ha fatto che enfatizzare la bellezza della lettura, che merita una particolare attenzione per essere apprezzata anche nelle più piccole sfumature – probabilmente molte me ne saranno sfuggite, nella mia lettura, tanto il testo è denso di significati.
Anche la scelta di dare così tanta importanza alle poesie è stata coraggiosa, ma ottima. Hai sfruttato al massimo i testi che hai scelto di usare, fino a culminare nel bellissimo espediente finale, in cui hai reso la poesia parte integrante della storia, senza la quale la comprensione sarebbe impossibile. Ripeto, una scelta audace, ma che ti ha fatto guadagnare la mia ammirazione. Mi ha stupito la delicatezza con cui sei entrata e hai accompagnato all’esterno ogni aspetto dell’animo di Obito, presentandolo al lettore senza mai banalizzarlo, ripetendo ogni caratteristica quante volte pensavi fosse necessario pur di sottolinearne l’importanza.
La grammatica risente solo di qualche svista, non si possono neanche definire veri e propri errori, che vengo a elencare – c+numero indica il capitolo di riferimento:
c1 Il suo tono di voce infuriato, ma che non riusciva a nascondere la sua innata gentilezza – ripetizione di “suo”, la segnalo perché l’ho trovata un po’ fastidiosa rispetto ad altre che, invece, non mi hanno creato disturbo nella lettura. Forse sarà la sua posizione iniziale in quello che è il vero primo capitolo della storia ad accentuarne l’impatto.
c3 la stessa, incrollabile, vivacità. – in questo caso è meglio eliminare entrambe le virgole.
c4 un sonoro schiaffo di un non troppo delicata Rin gli raggiungeva la guancia. – una “a” persa per strada: un sonoro schiaffo di una non troppo delicata Rin
convincendosi che tutto quello che viveva con lei era giù troppo e sarebbe stato avido a sperare in un cambiamento. – anche qui l’errore sta in una “a”: convincendosi che tutto quello che aveva con lei era già troppo
c5 Si sforzavano a starsi accanto, perché avrebbe sempre considerato la solitudine - essere senza l'altro - come il peggiore dei mali. – qui è sfuggito il tempo verbale, in realtà non so neanche come sia successo, perché la cosa è piuttosto evidente. Credo tu volessi dire "perché avevano sempre considerato la solitudine come il peggiore dei mali."
Ecco tutto. E in un componimento così lungo e articolato credo che questi errori non siano niente e il loro valore è minimo e non nuoce per niente alla lettura.
I miei complimenti con l’uso della punteggiatura, sempre molto evocativo, atto a sottolineare ciò che era importante, a mettere da parte ciò che valeva un po’ meno. Un ottimo espediente per indirizzare l’attenzione del lettore, senza che egli se ne accorga, espediente che, però, può essere utilizzato solo da chi ha una forte consapevolezza delle proprie capacità e una conoscenza ottimale della lingua italiana. Solo quando ci si sa destreggiare con le parole e le strutture, le si può fondere e slegare a proprio piacimento. Tu lo hai fatto per tutta la storia e ti è riuscito anche molto bene.
L’unica cosa che posso rimproverarti – se poi di rimprovero si può parlare – è stata l’eccessiva inconsistenza delle immagini. Come ho detto, ho molto apprezzato la poesia nel tuo stile, il concentrarsi sui sentimenti e su alcuni dettagli, tralasciando il resto, in un’OS, la cosa avrebbe reso al massimo, ma in una long, soprattutto se letta tutta d’un fiato, la mancanza costante di veri e propri riferimenti fisici tende ad appesantire un po’ la narrazione, che altrimenti sarebbe perfetta. Forse la cosa è dovuta anche al fatto che hai cercato di concentrare tanto in poco spazio, perché hai raccontato la storia di una vita, letteralmente, in sette capitoli piuttosto brevi.
L’ultimo appunto che ti faccio è sull’uso del prompt speranza: non l’ho trovato sempre il termine esatto. Nel finale, quando Obito affida nelle mani di Naruto il destino della guerra, allora lì sì che si tratta di vera speranza, ma, nella maggior parte della storia, il termine giusto da utilizzare non credo sia quello. I personaggi non si caricano di “speranza”, la speranza presuppone un’attesa, un non far niente, unendo le mani in preghiera e affidandosi al destino, al futuro, a un qualche dio affinché risolva le cose. I tuoi personaggi lottano, e lo dico come un complimento, pensando a loro penso alla “forza”, al dinamismo, alle scelte fatte, seppur sbagliate, non a un mero restare a guardare il mondo che passa, mentre si aspetta che qualcosa accada e cambi l’attuale stato delle cose.
Spero che il commento sia abbastanza esauriente. Ci sono tante piccole cose che avevo notato durante la lettura, ma, un po’ che non me le sono appuntate, un po’ che il commento è partito per la sua strada, non sono riuscita a scrivertele qui. Sappi solo che come prima storia nel fandom è molto forte emotivamente. La trama può non essere delle più originali o delle più complesse, ma la fanfiction resta molto bella da leggere. Il tuo stile sostiene bene l’argomento di cui hai voluto parlare e il come hai voluto farlo. |