Ciao LarcheeX carissima!
Accidenti che capitolo. Come al solito ho atteso che aggiornassi e l'ho letto d'un fiato... ma cazzarola, altro che peluche e tisana, mi ci sarebbe voluta la fiaschetta di rum.
Mumble mumble, se sopravvivo al sonno sarà una recensione articolata e piena di errori di battitura, ma non sono cattiva, è che mi disegnano così. Ah, potrei infilare citazioni più o meno casuali per stemperare il dramma.
Già, perché - porco qui e porco là - il capitolo vince le olimpiadi di Maiunagioia per un intero lustro, roba da torcere le budella!
Parto dal dirti cosa ho apprezzato molto, per giungere invece a cosa mi lascia perplessa. Ho apprezzato assai la gestione dei caratteri dei tre attori nelle diverse circostanze, secondo me è molto in linea con la caratterizzazione che hai dato loro. Sei stata in grado di farci immedesimare sia in Kagome sia in Rin, il dolore e la sofferenza di entrambe penetra sottopelle. E questo tuo centellinare la verità sulla storiaccia di Rin è straziante... considerato che c'è ancora un cadavere di mezzo, pare che ci sia ancora parecchio da scoprire.
Ho apprezzato moltissimo i riferimenti al capitolo precedente che - mi spiace non essere riuscita ad integrare la recensione come avrei voluto - è davvero un piccolo gioiello. E' bellissimo l'uso del cibo come elemento pacificatore (sbaglio o, oltre al riferimento al cap precedente, c'è anche un riprendere in maniera speculare il primo incontro fre Rin e Sesshomaru, in cui è lei a portare del cibo ad un Sesshomaru sofferente?), e anche questo insistere sull'elemento acqua che crea frustrazione nei demoni-cane i quali, impediti nell'usare l'olfatto, si sentono sperduti ed insofferenti, è particolarmente efficace.
Secondo me è stato Jaken a preparare (rubare?) le polpette di riso, su istruzione di Sesshomaru, ma alla fine poco importa. L'importante è che Rin si sia sentita cercata, pensata. Anche il contatto con lei cercato da Kagome va in questo senso: mi spiace tanto che a Kagome alla fine sia venuto solo un grande dolore, ma per Rin è stato un intervento salvifico.
E l'episodio delle camelie... mi spiace che sia seppellito sotto tanto dolore, perché è di una dolcezza infinita e mostra che chi le ha portate comprenda Rin nel profondo. Mi chiedo sempre se questa comprensione sarà sufficiente.
Se posso permettermi ora vorrei invece dirti cosa mi ha lasciata interdetta, così forse mi puoi chiarire dei passaggi che mi sono oscuri. In primis il ritrovamento di coperte e punteruolo insanguinato che fa immediatamente pensare a Kagome ad un tentativo di aborto: sospettando Kagome il coinvolgimento di Rin in un omicidio, pensavo che lei pensasse (come me, che ho letto troppo Agatha Christie :)) di aver trovato l'arma del delitto. Insomma, è più probabile che un punteruolo lo si sia rivolto ad altri che a sè stesse. Magari era pratica di (tentativo) d'aborto comune, il raschiamento con mezzi di fortuna? Per questo Kagome ha subito fatto quel collegamento? La parola alla storica.
Un altro punto che non mi quadra è che InuYasha non senta l'odore del sangue di Rin sui tessuti che Kagome lacera. O forse tace appositamente?
Terzo punto che mi stona è che Rin si sia procurata una lacerazione vaginale tale da sanguinare copiosamente su coperte ed indumenti e non sia morta di setticemia.
Quarto punto che mi sballa è che abbia tentato un aborto così strong e non si sia affidata a miscugli di erbe, dato che dai capitoli precedenti non pare tatalmente digiuna di conoscenze erboristiche. Ma forse è stato un raptus notturno, come lo descrivi. Ma caz.., cosa pensava di fare? Sfondarsi la cervice con un paletto di legno, manco fosse un vampiro. (Scusa, devo sdrammatizzare, ne ho bisogno).
Last but non least, avrei un'osservazione generae, sul fatto che talvolta l'assegnazione di dialoghi e sensazioni ai personaggi non sia immediatamente comprensibile: adotti un POV molto "stretto" sul personaggio interessato, e per descrivere cosa prova il detentore del POV usi una terza persona che è quasi una prima persona. Quindi, quando parli di "lui" o "lei" non ti riferisci mai a chi ha il POV ma a un altro personaggio Questo è correttissimo , ma per chi legge questo non è scontato e crea ambiguità, specie se i personaggi sono entrambi maschili o entrambi femminili. Se si aggiunge il fatto che nella lingua italiana "suo" si riferisce a maschio, femmina, cane e porco, l'ambiguità aumenta. Faccio un esempio:
Vide (Rin) i suoi (di Kagome) occhi diventare lucidi per un attimo, per poi tornare seri nonostante la pena nei suoi (di Rin) confronti. (Rin) Aveva pensato che avrebbe odiato quella caritatevole pietà, ma se ne ritrovò confortata, perché, per la prima volta in un periodo che le sembrava lungo come un secolo, si sentiva compresa. Almeno in parte.
(Kagome)« Dato il tuo gesto, devo dedurre che non... non era voluto? Il tentativo, intendo. » (Non era voluto il tentativo? O il bambino?)
(Rin) Sorrise amaramente di fronte a quella pudicizia. Probabilmente (Kagome, qui è utilissimo specificare) stava provando ad essere il più diretta possibile, senza essere sgarbata o insensibile: « La domanda è: “Rin, sei stata stuprata?” vero? »
Lei (Kagome) annuì timidamente, forse resa incerta dal suo (di Rin) tono diretto e solo apparentemente noncurante.
« La risposta è no. »
E' un dialogo talmente importante che è un peccato che si venga stoppati dall'incertezza su chi parla/chi pensa. Non so se mi sono spiegata bene e non so se ho fatto l'esempio più calzante, forgive me, sono stanchissima. Se troverò altri esempi te li sottoporrò, perché l'ho già notato in altri momenti.
Spero di non essere stata pesante, sappi che apprezzo il tuo lavoro tantissimo e lo seguo con passione. Descrivi il dramma di Rin con una lucidità e una profondità commoventi, (fa male ma) grazie.
Un abbraccio
elerim |