1° Posto
Storia di un Natale
di Lun@
Grammatica: 9.6/10
Lilian glielo aveva detto: "non hai scelto il giorno migliore per dirglielo." -> -0.1 (in maiuscolo.)
Sembrava dire "non mi rovinerai il Natale." -> -0.2 (due punti.)
Ma ora, ora era diverso -> -0.1 (è un esitazione, stanno meglio i punti di sospensione.)
Non ci sono praticamente errori, nessuno di grave. Hai presentato una storia praticamente perfetta. Ti faccio i complimenti anche per il passaggio diretto e indiretto: sei tra i pochi che lo ha gestito nel modo corretto.
Stile: 9.6/10
“le mani di sua madre erano calde, morbide e la facevano sorridere. Lilian invece aveva un modo di fare più nervoso, come se avesse sempre fretta.” -> -0.1 (Reputo più idoneo un punto-virgola, visto che stai elencando le differenze dopo i due punti.)
Che dire? Hai uno stile poetico, che io personalmente adoro e prediligo. Una disposizione dei periodi equilibrata, ben ponderata. I dialoghi sono attinenti e profondi, il lessico più che appropriato. Ho adorato l’ambientazione francese e la cura con cui hai inserito i dettagli; ne ho potuto respirare il clima, il sapore della neve sulle sue strade. Non ho mai visitato la Francia, tu sei riuscita a portarmici con l’immaginazione.
Originalità e trama: 10/10
Perfetta!
Mi è piaciuto il carattere che hai messo in queste pagine. L’ambientazione era parte vivente della storia, importante fisicamente e metaforicamente. Lo sviluppo della trama è impeccabile, equilibrato. Hai usato tre POV gestiti alla grande, per quanto mi riguarda, controllati alla perfezione; e non è una cosa che si vede tutti i giorni.
Abbiamo la felicità dei più piccoli, che sono delle bambole con carattere dominante, soprattutto Rochelle ( ne parleremo fra poco). Abbiamo poi il cuore della storia: l’esperienza Lilian, di questo amore maturo, “realistico”, vissuto in ogni sua sfaccettatura che si va a contrastare con quello più complesso e mal sentito della figlia. L’intera trama mostra un sfondo natalizio da far paura, incantevole e studiato in ogni suo dettaglio. Hai perfino saputo mostrare la folla, la cacofonia della gente festante per strada, le luci…ah, le luci, sono brillate nei miei occhi, rifulgendo dalle pagine della tua storia. Nonostante ciò, però, c’è il male, il cancro, che è colui che è protagonista invisibile, ma percepibile magnificamente: un matrimonio mal gestito, una coppia che rischia di andare in frantumi. E il vizio capitale: l’alcool.
“In ogni caso gli restava sempre il vin brulé.” C’est magnifique!
Titolo e impaginazione: 4.5/5
Per questo contest ho preferito non esaminare tutti gli aspetti dell’impaginazione a cui io tengo. Ho limitato la critica sul testo giustificato, il minimo per una pagina ordinata ed esteticamente pulita. Nel tuo caso, era perfetto.
Stavolta, ahimè, ho da ridire sul titolo: nonostante racchiuda abbastanza bene il significato della storia e la sua trama di “contorno”, non ne ho sentito il sapore pungente sulla lingua. C’è molto più del Natale, molto più di “una storia”. Avrei preferito qualcosa di più profondo, complesso, soprattutto da chi scrive così meravigliosamente.
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Qui inizia la festa!
Rochelle e Philippe: due bambini, due immagini chiave della vita di Lilian soprapposti ai loro volti, quella del marito e della figlia. Se il maschietto è il classico tenerone spensierato, Rochelle mi ha letteralmente fatto impazzire, con la sua “intelligenza infantile”, quella cruda innocenza che s’intravvede nelle parole, l’animo di chi crede di potere ogni cosa, la potenza dell’immaginazione e della volontà che solo i bambini della sua età possono avere. Non ancora abbastanza grande per carpire tutti i segreti della sua famiglia, ma così sveglia e testarda da sognare il mondo intero. Potente e ad effetto.
E poi Lilian: credo che, anche se non era nei suoi pensieri, ella rivede se stessa in quei due bambini. Dopotutto noi siamo fatti di ricordi, e Lilian conserva gelosamente quelli della sua famiglia. Rochelle e Philippe sono due espressioni del suo essere, quello che lei ha amato e desiderato. Philippe è una dolce carezza sul viso, malinconica ma sempre piacevole; mentre la femminuccia è colei che dà vitalità, che ti mette davanti a domande e riflessioni che da solo non ti saresti mai posto, con la semplicità e spietatezza dei bambini curiosi. Lilian è colei che ha amato sopra tutto e tutti, un amore puro e ormai finito ai giorni nostri; lei è l’emblema della comprensione e della conoscenza, vecchio stampo. E non comprende le scelte di sua figlia, nonostante sia a conoscenza dei problemi del genero, anzi: si preoccupa per lui e ne prova quasi pena.
E infine Marguerite: è una donna che ama, ma che è stata portata al suo limite. Stanca dei vizi del marito, s’impone, quasi contro volontà, di liberarsi di lui e delle pene che le causa. Una forza che si trasforma nuovamente in amore e accettazione, quando è posta davanti al fatto.
Gradimento personale: 4.5/5
Qualcosa, forse la mia visione della vita, mi ha impedito di darti punteggio pieno o lodare fino in fondo questo tuo capolavoro: ed è la soluzione finale della storia. Un uomo ubriaco, forse senza lavoro e in crisi con se stesso – certo, non violento, ma comunque senza controllo o rispetto verso i suoi cari – non può essere condonato a cuor leggero. E forse Marguerite non lo fa, ma mostra la debolezza di chi non è risoluto o forte a sufficienza per cambiare le cose. È ambiguo il messaggio che dai: se da un lato credo che l’amore di coppia debba affrontare i problemi insieme, e anche vero che qui la coppia non li affronta, li sopporta in silenzio. E questo non lo accetto.
Punteggio: 48.2/50 |