Ciao!
Questo è stato un ottimo capitolo di transizione, tra il precedente, nel quale il tempo aveva rallentato al punto quasi di congelarsi, e la storia che deve riprendere il suo corso. Dean e Castiel devono tornare a Lawrence, a quella realtà che non è stata per niente gentile con loro, e non lo fanno solo per il matrimonio di Sam. Certo, il fatto che il più giovane dei Winchester si sposi è sicuramente un’ottima spinta in questo senso, un’occasione che li mette nella condizione di fare il punto della situazione, della loro situazione. Una situazione non facile, ma non impossibile, e mi è piaciuto questa ventata di ottimismo che Dean ha avuto nel parlare con Castiel ad inizio capitolo. Ha mostrato un certo entusiasmo, smussato gli spigoli dei problemi che avrebbero dovuto affrontare, mostrato un piano per il futuro, nel quale la casa d’oro rappresenta il fine ultimo, il punto di arrivo. E sono certa che lo abbia fatto soprattutto per Castiel, la cui fragilità è ancora in un delicato equilibrio, nonostante il loro rapporto abbia portato nel ragazzo un significativo punto fermo.
Ho apprezzato molto il modo in cui hai sottolineato il ritorno a Lawrence dal Canada, giocando sulla similitudine del paesaggio. Ed è come se l’umore dei protagonisti si adattasse all'ambiente che muta mano a mano che si allontanano da un posto e si avvicinano all'altro. Il Canada, con i suoi paesaggi mozzafiato, quasi fiabeschi, misteriosi, così impegnati a risplendere da non interessarsi ai loro abitanti, contro invece il Kansas con il suo territorio piatto, prevalentemente agricolo, molto (troppo) scoperto, che suscita pochissime emozioni, dove tutto è alla luce del sole e tutto deve essere conforme.
Finalmente abbiamo un confronto tra Sam e Dean, e qui l’ottimismo che Dean aveva dimostrato in Canada, è tornato prigioniero nella prigione della sua mente e del suo cuore. Una prigione la cui forgiatura è stata determinata da quel posto, dalla quale sembra così difficile staccarsi e alla quale si finisce sempre con il tornare, e dal padre di Dean. Avevo immaginato che la situazione famigliare a casa Winchester non fosse delle migliori, tuttavia questo ricordo scabroso e assolutamente terrificante che è venuto a galla durante la conversazione con Sam è stato decisamente inaspettato. La prima cosa che ho pensato, giuro, è stata la scena del film “Brokeback Mountain”, secondariamente mi sono immaginata John/Negan con una mazza chiodata… (troppe serie tv, lo confesso)…ok, sto divagando. Quello che è successo è stata un’esperienza devastante per i due ragazzi, e quello che fa più male è vedere come il dolore di un uomo, che ha perso la moglie, si sia riversato sui figli, insieme a tutte le responsabilità. Dean si è sentito in dovere di giustificare il comportamento del padre, come figlio in primis, e come persona. Lui ha conosciuto il dolore per la perdita della madre e comprende quello del padre, e contemporaneamente ha sperato che questo dolore prima o poi si mitigasse e che l’uomo tornasse in sé. E forse è questo quello che lo tormenta maggiormente, l’aver lasciato correre, averlo giustificato per troppo tempo…io credo che Dean si senta in parte responsabile di quello che è accaduto a quei due ragazzi, perché forse, se fosse intervenuto prima, il padre non sarebbe arrivato a spingersi oltre quel limite. Ma d'altronde Dean era un ragazzino e cosa mai avrebbe potuto fare? Ed è qui che gioca tutto il discorso della prigionia mentale, e che getta ombre inquietanti sul suo ottimismo. Ha una relazione con un altro ragazzo, in un paese che, per quanto sia sulla via del cambiamento come afferma Sam, ne deve fare ancora parecchia di strada. E sì, forse potrebbe essere proprio Dean a cambiare quel posto, a cancellare l’abominio che ha commesso il padre anni prima…ma è difficile, maledettamente difficile, e comprendo benissimo le sue preoccupazioni. Preoccupazioni che si rispecchiano bene sul confronto che fa tra la sua relazione con Cas e quella di Sam con Jessica, una persona che lui definisce “ragazza bellissima e brava”, come se fosse questo il canone da seguire. So che questi pensieri non sono suoi, ma appartengono a dei dogmi e dettami sociali e famigliari profondamente radicati in lui, ma sono comunque tristi da leggere.
Il finale di capitolo mi ha messo angoscia. Da un lato abbiamo Dean che mette di nuovo a confronto la sua relazione con quella di Sam e questa volta non vi trova differenze, questa volta non ha parole diverse, ma solo una grande e importantissima cosa in comune: entrambi i fratelli sono innamorati di un’altra persona, e non importa che persona sia, perché il comportamento che hanno è lo stesso…tutto il loro corpo gravita attorno a questa persona in maniera istintiva, naturale, meravigliosa. Dall'altro lato abbiamo una brusca frenata, uno schiaffo improvviso…questo uomo che li ha visti, ha visto il loro bacio e che non insinua nel lettore niente di buono. Ho qualche idea su chi possa essere questa persona, ma non voglio lanciarmi in ipotesi troppo azzardate e aspetterò con impazienza il prossimo capitolo.
Come sempre, complimenti per questa storia che non smette di appassionarmi e che mi fa sclerare in chat con le altre ;)
Alla prossima!
Sara |