Bonsoir! Eccomi qui a commentare e proseguire – stiamo riprendendo il ritmo, a quanto pare! La colpa è mia in ogni caso
Come ti avevo anticipato questa sera mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di relativamente allegro avendo l'umore un po' giù, perciò sono stata accontentata abbastanza, dai, parlando almeno per l'inizio rosa e fiori della poesia – che non si conclude proprio felicemente, tuttavia...
Come al solito, si tratta di una poesia evocativa e piena di immagini che si dipingono nella mia mente, per esprimere i concetti più disparati. A quanto ho visto hai giocato molto sulle sensazioni, come sentire il vento sulla pelle, ma anche su quelle visive – i tulipani li trovo un'ottima scelta, perché sono fiori puri, semplici, che è facile trovare in un campo. E mi sembrava quasi di vedere quel bambino correre con gli occhi pieni di innocenza. Chi odia i bambini, io proprio non lo capisco: come si fa a odiare creature tanto pure, che vedono il mondo con semplicità?
Tuttavia mi ha suscitato anche un po' di nostalgia, perché al giorno d'oggi sono pochi i bambini che possono permettersi di correre a piedi scalzi in un campo, tra i fiori, sentendo il vento e inseguendo aeroplanini di carta – sostituiti da tecnologia e frenesia quotidiani. (La mia infanzia è trascorsa un po' tra entrambe queste realtà, ma non nego che ho passato più ore dietro al Nintendo e al computer, più di quelle fuori con gli amici a giocare a nascondino o a carte).
Sei riuscito a stupirmi con l'ennesima espressione, perché non avrei mai pensato di vestire di bianco un aeroplanino che, di per sé, è appunto completamente bianco – lo terrò come insegnamento, se mai mi capiterà l'occasione di usare il verbo vestire in questo senso ma in un contesto diverso.
Ed è vero, spesso più siamo piccoli e più abbiamo grandi aspettative e ci illudiamo: alle elementari ricordo che più di mezza classe affermava di voler diventare veterinario, ma anche la più determinata e amante degli animali delle mie amichette ha rinunciato a questo sogno.
Anche frammenti di fiducia infranti contro il cielo mi ha colpita, perché riesce a evocarmi chiara l'immagine e a farmi focalizzare perfettamente il modo in cui la fiducia di cui parli si disintegra, un po' come vetro, quindi ottimo l'uso di frammenti – perdonami se ripeto sempre ottimo quando mi complimento per qualche scelta.
È stato quasi un peccato leggere di un'infanzia – anche se penso tu la intendessi come un'adolescenza, io ho preferito vederla come infanzia – che, amaramente, prende coscienza del fatto che la vita sia più difficile di quanto sembri. La fine si può riassumere con la frase: si sbaglia una volta, ma non due, perché alla prima abbiamo preso una “facciata” forte al punto da stare abbastanza attenti la volta successiva a non riceverne un'altra. E beh, è un bell'insegnamento, che prima o poi tutti o quasi ci troviamo ad affrontare.
Bravo come sempre!
Alla prossima
-H.H.-♥ |