Nemeria è viva. E’ VIVA! *saltella felice * E ha anche tutti gli organi e gli arti al loro posto!
Sono felice che sia riuscita a scappare e non solo perché altrimenti non ci sarebbe più la storia. Sai, a volte le tue descrizioni sono talmente vivide da fare male. Mi sembrava quasi di essere accecata dal sole, le labbra riarse e la sabbia che si infila ovunque, quasi impedendomi di… respirare.
Questa recensione, però, nelle mie intenzioni sarà un po’… particolare, perché la citazione che hai scelto lo richiede. E’ un grande onore associare questa grande donna ai Nomi delle letteratura mondiale di tutti i tempi. Credo ne sarebbe lusingata e imbarazzata al tempo stesso.
“Che succede?/Che ne sarà di me?/E che cosa farò dopo?/Adesso c'è il buio/dove i tuoi occhi facevano luce/ma è stato tanto tempo fa/è stato la notte scorsa.”
E’ passato pochissimo, una manciata di istanti da quando è riuscita a scappare, eppure sembrano passati secoli, sembra sia stato un viaggio nel tempo, non solo nello spazio. Ma, forse, è perché qualcosa, la sua vita è cambiata irrimediabilmente quando quei predoni hanno trovato e assaltato la sua tribù. E’ come se per Nemeria iniziasse un’altra vita, adesso, una nuova esistenza.
“Che cosa è stato?/ Cos'è questo suono?/ È la mia vita/ che mi sibila all'orecchio/ e quando mi guardo alle spalle/ tutto mi sembra privo di senso/ come è sempre stato/ da stanotte.”
Al tempo stesso, però, è difficile, quasi impossibile ricominciare. Non ha nemmeno avuto il tempo di elaborare il dolore e il lutto, che ondate di senso di colpa la sommergono, straziandola. E’ sola, improvvisamente, e sa che, d’ora in poi, sarà sempre così. E’… invisibile per tutti, come per esempio quelle guardie. E’ appena accaduta una tragedia, eppure… eppure il mondo di Kalasprit va avanti come se niente fosse. I mercanti continuano a cercare di piazzare le loro mercanzie, gli avventori a contrattare, finché, finalmente, qualcuno non si accorge di lei e posso vedere una flebile fiammella di speranza accendersi in Nemeria…. quando si rende conto che è soltanto il primo di una lunga serie di personaggi che cerca di mandarla via, come una stracciona qualunque delle tante che affollano una grande città come questa.
La scena in cui deve lottare con i topi per un pezzo di formaggio ammuffito mi ha ucciso dentro. Letteralmente.
“- Perchè... perchè mi hai salvata...? - si rigirò il ciondolo tra le dita, con le lacrime che le pungevano gli occhi da dietro le ciglia, - Perchè non mi hai lasciata morire lì, assieme a tutta la mia gente? Io... io non so cosa fare, non so nemmeno dominare l'elementale con cui sono più affine... – “
Le sue domande sono le stesse che ci poniamo anche noi, che stiamo dolorosamente al suo fianco, con il desiderio fortissimo di coccolarla e difenderla da ogni male, di dirle che andrà tutto bene e che non è da sola. Con nostra (e sua) grande sorpresa, però, qualcuno le risponde: l’elementale del fuoco, che vive dentro di lei. Qualcuno, allora, la protegge e continua a farlo, anche se si trova millemila miglia lontana da casa!
“sono comburente per le mie fiamme”
E, alla fine, le suggerisce che cosa deve fare, come quella buffa infermiera portoricana fa con Mia nel libro della Forman da cui queste citazioni sono prese.
“Ho deciso di partire/ da un momento all'altro me ne andrò/ forse te ne accorgerai/ forse ti chiederai che cosa è andato storto/ non sto scegliendo/ ma sono stanco di lottare/ e l'ho deciso tanto tempo fa/ questa notte.”
Ed, infine, Nemeria capisce quale è la sua scelta, ora, per quale motivo si è salvata. Perché è tutto nelle sue mani: restare. O andare, raggiungere la pace con la sua famiglia e riunirsi ai suoi amati fratelli e alla dolce madre adottiva. Certo, forse una soluzione da codardi, direbbero alcuni, ma è soltanto una bambina che deve affrontare qualcosa di più grande di lei, un essere innocente in un mondo vasto e terribile di cui non conosce che pochi frammenti, qualcuno che ha ancora moltissimo da imparare e tante, troppe domande che non avranno mai risposta.
“Cosa diresti se mi vedessi ora?”
Poi, arriva alla fontana, la luce accecante che si riflette sui marmi (?) e sull’acqua, come in altre simili sparse per tutta Roma, i getti che zampillano giorno e notte, qualunque cosa accada, in un eterno scorrere che piaceva tanto ad Eraclito. E, proprio qui, come Alan farà con Mia, anche Nemeria trova qualcuno che la aiuta a decidere e le dà un motivo, la spinta per restare: Altea. Un faro nel buio, una mano tesa nell’oscurità, un’ancora di salvezza in un mare in tempesta. La strada è in salita, ma forse, finalmente, per la prima volta da quando tutto è iniziato, Nemeria vede un raggio di luce, per quanto flebile, in cima al pozzo in cui è caduta. Forse non tutto è perduto, forse può avere ancora una Famiglia, perché non è solo il sangue che le costruisce, bensì i legami, solidi e inestricabili, che si formano fra i suoi membri. Ragazzi come lei, smembrati dalla vita, che con loro è stata implacabile e ancora continua a esserlo, ma, dopotutto, ancora capaci di ricominciare, di andare avanti, ogni giorno, di alzarsi a ogni sorgere del sole e vedere il domani.
Perché, in fondo, alla fine del vaso, quello che trova Pandora non è la felicità o la pace, ma la speranza.
Viviana (Recensione modificata il 28/02/2017 - 10:07 pm) |