Molto tenero questo momento. Taro che continua a pensare all’amico e che, quando Tsubasa gli chiede di aiutarlo, loinvita a casa e non sta più nella pelle all’idea.
È ormai chiaro che Taro orova qualcosa di oarticolare per l’amico, ma ancora beanche lui sa articolare questo sentimento. È un momento molto poetico e pulito, quando i orimi srbtimenti fanno capolino e qualcosa cambia nel modo di vedere una persona.
Anche il fatto di avere effettivamente aiutato l’amico riempie Taro di gioia, tanto da fare fatica ad addormentarsi.
Tsubasa poi, chiamandolo per nome, gli ha fatto un regalo enorme (sappiamo quanto sia codificato e formale il modo di fare giapponese).
A questo proposito, vorrei darti un consiglio (che mi è stato dato a mia vokta da chi mi fa da beta): hai usato un diminutivo, ma in questi casi, un giapponese non lo farebbe. Al posto di Tsuby (molto occidentale), potresti usare Tsuchan, che invece, essendo Taro giapponese al 100%, è quasi sicuramente ka forma che avrebbe usato.
Ora che ti stai discostando dalla storia “ufficiale”, inserendo elementi nuovi, il racconto si sta facendo interessante.
Alla prossima 👍🏼

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Ed ecco un capitolo importante. I primi sentimenti che affiorano, il primo barlume di consapevolezza. Taro comincia a farsi delle domande sul suo rapporto con Tsubasa. La cosapevolezza che per lui c’è qualcosa in più rispetto a quanto provava per gli altri lo mette in crisi: il fastidio quando Sanae è troppo vicina a Tsubasa, il batticuore dopo quell’abbraccio che per lui è già più che fraterno, anche se il sentimento non è ancora del tutto chiaro, e quel tenue senso di rifiuto iniziale di articolare tutto questo come amore, soprattutto perché questo comporta il fatto di accettare di essere gay (non è mai facile scoprire la propria omosessualità e l’accettazione è un passo che arriva in un secondo momento).
Molto ben realizzato questo momento di inizio di consapevolezza, non troppo enfatizzato me nello stesso tempo non banale.

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Capitolo interlocutorio e di collegamento. Taro finalmente tranquillo può godere di momenti felici. Come sempre è un po’ riduttivo riguardo sé strsso ma entrare a far parte della squadra e poter continuare a giocare con Tsubasa, sono motivi di felicità e soddisfazione.

Hai centrato perfettamente il carattere di Taro, che per incuso è il mio PG preferito nel manga (non per nulla è il mio avatar) 😊.
Il rapporto con Tsubasa è partito bene fin da subiti, anche perché sono veramente le due facce della stessa medaglia (i due si equivalgono per bravura e si intendono a perfezione, quasi fossero telepatici).
In questo capitolo, poi, ci porti su un monte che io adoro, pur non essendoci mai stato.
Alla prossima 👍🏼

La solitudine di Taro, nonostante abbia conosciuto tante persone, è la cifra distintiva di questo capitolo.
L’incontro con Tsubasa è reso molto bene. L’entrata in campo al suo fianco è un momento importante per Taro, che finalmente può annotare qualcosa di positivo nel suo diario.
Tenero il momento dell’abbraccio dopo il gol con quella sensazione di calore e appartenenza che illumina la giornata. Forse ho trovato un amico, questo il pensiero di Taro che traspare dal diario.
Alla prossima 👍🏼

La solitudine è il tratto distintivo della vita di Taro, anche se forse dire che non ha amici è un po’ esagerato. In ogni caso, la malinconia è effettivamente una caratteristica presente nel suo carattere, mitigata però dall’espansività che ha dovuto imparare ad avere.
Non del tutto centrato secondo me il rapporto con Hikaru, ma l’affermazione può essere dovuta a un momento di sconforto.
Attenzione a un piccolo refuso nel capitolo (un paio di parole incastrate una nell’altra per un copia/incolla non perfettamente riuscito).

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L’incipit è interessante: mi piace questo approccio affabulatorio da diario di viaggio o libro di nemorie e anche l’escamotage del”manoscritto trovato” non in una bottiglia come in Poe ma nel cassetto della scrivania di un ragazzino.
Aggiungiamo che Taro è il mio PG preferito nel manga e direi che il gioco è fatto.
Sono curioso di vedere cosa ne verrà fuori.
Per ora, per dirla in stile talent, per me è sì. 😊