Recensioni per
Nel ricordo di Ottaviano
di alessandroago_94

Questa storia ha ottenuto 36 recensioni.
Positive : 28
Neutre o critiche: 8 (guarda)


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Recensore Junior
20/03/19, ore 19:39
Cap. 1:

Quando ho letto la trama di questa storia e il periodo in cui era ambientata, ho provato un vero guizzo di gioia se non dopo aver cominciato a leggere le prime righe di questo prologo.
Partiamo proprio dall’incipit, dalla presentazione di Ottaviano Manfredi di cui il lettore non sa proprio nulla. Ora, a meno che una persona non sia esperta e appassionata di questo periodo, dubito fortemente che possa ricordarsi della famiglia Manfredi. Di certo, non rientra tra la rosa di più note come gli Sforza, i Medici o i Borja.
Non mi dilungherò eccessivamente su grammatica e sintassi, anche se usi in modo improprio le virgole. Ti consiglieri di starci attento e rivederti un attimo le regole della punteggiatura. Anche il lessico andrebbe un attimo rivisto. Quel “trivellato” ed “ehi” suonano decisamente impropri rispetto al periodo storico.
Inoltre, tutta la scena descritta è basata su una forte incoerenza. Ottaviano viene definito, dal narratore stesso, un forte e valido soldato. Come può, allora, lasciarsi trovare così impreparato non tanto dalla scorta armata, descritta come armata fino ai denti ma dal viandante con la roncola? Se è davvero così esperto, ed essendo le imboscate nei boschi ad ordine del giorno, trovo surreale che non si faccia giusto due domande e stia lontano, se non tanto dalla scorta, dal viandante. E infatti, si fa disarcionare come un povero allocco...
Successivamente, il nostro Ottaviano viene ferito a morte, più e più volte (senza contare i colpi inferti con la roncola). Come giustamente dice il narratore, le ferite sono mortali e colpiscino gli organi interni. Ora, come può sopravvivere così a lungo, tanto da far giungere il prete che è stato risparmiato dalla carneficina? Di certo, è evidente che tutta la scena è stata scritta per la confessione finale di Ottaviano sulla donna amata. Peccato che si perda in credibilità. Questo Ottaviano, prima fa la figura del soldato inesperto e alle prime armi (d’accordo, è da solo e con un prete, per giunta, però tentare di sviare da quelle persone armate? Che poi, neanche un’arma si era portato?) e dopo si trasforma in un uomo dalla resistenza invidiabile che strappa, in punto di morte, il suo amore per la propria donna. Ora, il tutto sarebbe stato più credibile se Ottaviano fosse morto subito, per le gravi ferite riportate e il conseguente dissanguamento, e se tali confessioni si fossero svolte nella sua mente, in punto di morte.
Arabella

Nuovo recensore
02/03/19, ore 11:14
Cap. 7:

Eccomi, finalmente... l' ho letta ieri sera ma volevo pensare bene a cosa scrivere... vado per punti e sunti:

- 1 Hai uno stile molto chiaro e tagliente di netto, che non lascia dubbi al lettore, e questa è una dote perchè in una società che è abituata all' immediatezza dell' immagine, poter dare l' idea dell' azione a colpo d' occhio senza dover arrivare all' estrema sintesi teatrale o poetica, è sicuramente un modo di fare prosa moderno e adatto alle nuove sensibilità editoriali;

2- Ovviamente, per quanto detto sopra, se il racconto non fosse un racconto, ma venisse trasformato in un romanzo storico, dovresti riuscire ad ampliare di particolari storici l' atmosfera, mantenendo però la stessa immediatezza, il che non è semplice;

3- Il linguaggio e le situazioni descritte ( cfr la ninfomania di Caterina, il suo sadismo nel prendere a sberle i giovani somiglianti a Ottaviano defunto, etc. ) sono anche qui molto grafici e crudi, privi di qualsivoglia romanticismo, e si comprende che l' effetto è voluto in quanto rientra nell' assetto generale della storia, come impostata sopra: un' immediatezza che non deve lasciare al lettore alcun tipo di dubbio interpretativo.

4- Ne risulta un affresco godibile, anche se ovviamente breve, che potrebbe essere, con una certa fatica ( i romanzi storici sono sempre faticosi ) trasformato in un libro più ampio, ma solo a patto di riuscire a trovare un equilibrio tra ricostruzione inevitabilmente particolareggiata dell' atmosfera cinquecentesca, e immediatezza descrittiva nelle situazioni. Diciamo che se invece di essere scrittore, tu fossi regista, sarebbe più facile ^^.

Arrivedoorci!!

Recensore Junior
28/02/19, ore 18:13
Cap. 2:

Crudo e intenso nel saper descrivere un lutto attinente ad un rapporto così passionale, al punto da dover essere rievocato attraverso un rapporto con un ragazzo di un bordello. Somigliante, certo, ma non è come l'uomo che ha perso. Tra eros e disperazione, il carattere di Caterina appare ben delineato. E' un capitolo che mi ha preso parecchio, sarò franco.

Recensore Master
27/02/19, ore 23:08
Cap. 1:

Ciao Alessandro!
Ti confesso che anch’io, lì per ì, avevo pensato a un racconto su Ottaviano Augusto. E invece il giovanotto in questione è un altro Ottaviano, che apre la storia con un bel bagno di sangue. Al povero piovano (o pievano?) non resta che raccoglierne l’ultima confessione, o meglio l’ultimo pensiero per la donna amata... Dopo di che, l’inferno. Che non è quello che attende questa povera anima figlia del suo secolo, bensì quello che attende noi lettori, a partire dalla prossima pagina... ;) Un inferno violento di passioni e di atti atroci, un racconto in oro e nero che risplende in tutta la sua ricchezza e oscurità. Scrivo questa rece al modo del gambero, tornando indietro dopo aver letto tutto il racconto: un piccolo capolavoro ben orchestrato, avvincente e che deve esserti costato un bel po’ di ore di studio per ricostruire i vari scenari e le figure dei personaggi. Tempo ben speso, caro Alessandro, davvero ben speso...

Recensore Master
27/02/19, ore 22:56
Cap. 7:

...e grazie a te per aver scritto!
Una degna conclusione, che riepiloga i fatti e lo spirito di un’epoca intera. Quella scena finale, del sangue che non sfiora il grande Cricifisso sulla parete candida, è da brivido. Commuove e lascia sorpresi: l’ultima pennellata di chiaroscuro che sembra scritta, o meglio dipinta da Caravaggio. Complimenti ancora, e vivissimi. Alla prossima storia, carissimo!

Recensore Master
27/02/19, ore 22:49

È inutile: niente riesce a essere bello come un racconto storico. Niente riesce a essere immaginifico come la pura realtà. Qui c’è veramente tutto: l’introspezione dei personaggi tracciata in poche righe, la storia con la "esse" maiuscola e con i suoi corsi e ricorsi, le vite degli uomini che si snodano come piccoli ruscelli che si perdono in un grande fiume... l’unico personaggio che riesce a mantenersi puro in questo caos di sangue e morte, quello di Bianca. La terribile fine di Astorre, per mano di Cesare Borgia (il figlio del papa: e già questo basta a descrivere un’epoca intera...). Bellissima la descrizione, sempre in poche righe e senza tante ciance (come invece faccio io) del fascino che il giovane Astorre esercita sul Borgia: "Il suo portamento rigido e la sua espressione pietrificata lo rendevano una sorta di forziere, che il conquistatore voleva aprire a tutti i costi". Complimenti vivissimi, questa storia ti trasporta di peso in un’epoca remota e sanguinosa a suon di chiaroscuri, colpi di scena, scene delicate e momenti terribili. Bravissimo!

Recensore Master
27/02/19, ore 22:27

E così assistiamo al tragico epilogo dell’assedio, della caduta di Forlì e (forse) della liberazione della città da una tirannia di quelle toste. Nulla da stupirsi se il popolo non è dalla parte di Caterina: alla fine, odio violenza e soprusi fruttano solo tanta terra bruciata. Ma la Tigre di Forlì pare avere sette vite come i gatti, e rinasce dalle proprie ceneri come la fenice, grazie a provvidenziali congiunture politiche e - chissà - alla potenza delle sue maledizioni...

Recensore Master
27/02/19, ore 22:18
Cap. 7:

Buonasera.

I tuoi racconti storici sono in grado di far addentrare il lettore nella vicenda e di trasportarlo in quella epoca specifica.

Hai descritto in maniera sublime le figure dei diversi personaggi, andando a fondo delle varie vicende, inserendo le tue licenze comunque sempre fedeli e vicine alla realtà storica.

Un testo che racconta di stragi, di coraggio, talvolta di egoismo, e di un dolore iniziato e concluso con il sangue.

Grazie ancora una volta, sono onorata che mi sia stato dedicato anche questo racconto.
Grazie mille a te per ciò che scrivi e per la tua gentilezza <3

-Bigin

Recensore Master
27/02/19, ore 22:05
Cap. 4:

Eh, donne di questo stampo non ne esistono più... Ma per fortuna!
*-----*
La vendetta di Caterina temo mi costerà almeno un anno di incubi a venire. Non ti chiedo neppure se l’episodio del contadino è un fatto vero o il semplice frutto creatività all’estremo (ma tu non mi sei mai parso un tipo splatter, quindi propendo per la prima...). Cavolate a parte, dette per sdrammatizzare e per riprendere fiato (XD), hai perfettamente descritto un’epoca in cui il sangue scorreva a fiumi, gratis e senza troppi scrupoli, mischiandosi a una religiosità molto vicina alla semplice superstizione. Tutte quelle morti, vissute o provocate, pesano in ogni caso sulla mente di Caterina che appare labile, prossima alla follia... e io vado avanti a leggere, preparandomi al peggio che, come dice un vecchio detto, deve ancora venire... ;) ;)

Recensore Master
27/02/19, ore 21:50
Cap. 3:

Accipicchia agli intrighi e alle donne! Donne volitivi e senza scrupoli, come Caterina Riario Sforza e la madre del piccolo ma già gelido e controllato Astorre Manfredi. E poi c’è un omonimo di Ottaviano Manfredi, quell’Ottaviano Riario che sfoga sulle prostitute tutta la rabbia derivante da un trauma subito nell’infanzia. Ottima ricostruzione storica, le notizie filtrano tra le righe della storia, che si fa sempre più appassionante. Donne crudeli da un lato, uomini tormentati dall’altro. E in mezzo ci sono io, felice di aver scoperto questa storia.

Recensore Master
27/02/19, ore 21:11
Cap. 2:

Ciao Alessandro!
Mi butto in questa vicenda storica, dagli inizi molto interessanti. Abbiamo una donna insaziabile, passionale o forse solo abituata a usare gli altri per il proprio piacere. Un giovane, l’unico che era riuscito se non a conquistare il suo cuore, quanto meno a rendersi indispensabile. Un rivale nei favori della potente signora, e un’ambientazione per così dire "dalle mie parti" (io sono di Bologna) che ovviamente mi incuriosisce. L’inizio è burrascoso, prevedo intrighi e colpi di scena all’orizzonte. M’inoltro dunque nella lettura, non prima di averti fatto i complimenti (a te e alle lussuose Cocincina) per l’ottimo piazzamento al "Victorian Age Contest".

Recensore Master
27/02/19, ore 20:38
Cap. 2:

I giorni dell'amore che NON soppiantano quelli della guerra.. Uno vivo, l'altro defunto .. Baudelaire secoli dopo sanciva "O tremante cuore umano, se mai vivo è tra le sue braccia," mia libera traduzione. E tanto.. Caterina Sforza è una fiera, indomabile, leggiadra e mai doma, che cattura senza palesi vincoli.. La Leonessa della Romagna... Good Job, continuo a leggere, dico bravo ma so che lo sai JQ

Recensore Master
27/02/19, ore 19:55
Cap. 1:

Ave AA, prologo potente, denso di significato, le ultime ore, momenti e frammenti di Ottaviano Manfredi, soldato di ventura, scacciato dalla sua signoria natale per i giochi di potere, mercenario e combattente, rinomato amante della "tygre"(definizione coeva di Caterina Sforza Riario), un leone colpito nelle intime parti, che nell'ultimo afflato prima della fine proclama il suo amore per la leonessa Caterina

Recensore Master
27/02/19, ore 18:25
Cap. 7:

Eccomi ancora^^
La velocità con cui ho divorato questa storia la dice lunga su quanto io l'abbia apprezzata, per cui ti rinnovo i miei complimenti. Ammetto che questo è il primo capitolo che avevo letto, perché cliccando sulla storia il sito mi ha ridiretto qui e io credevo che si trattasse di una one-shot... per poi rendermi invece conto che c'erano un bel po' di capitoli prima XD
E così, il cerchio si chiude, con l'immagine suggestiva della morte "per scelta", dopo una vita vissuta come una macabra illusione. Questa storia ha il sapore di una tragedia, di quelle più vere perché trae spunto da eventi realmente accaduti, e forse proprio per questo colpisce e lascia il segno.
E alla fine, dopo una vicenda tristissima e cruenta, ecco che riaffiora l'umanità nel gesto estremo di Bianca, che decide di tagliarsi i polsi come ai tempi dell'Antica Roma.
Mi scuso per la lunga assenza da questo sito, ma sappi che ti leggo sempre con grandissimo piacere!^^
 

Recensore Master
27/02/19, ore 18:12

Rieccomi qui.
Ormai lo sai che quando leggo tendo a fare paralleli assurdi, e stavolta mi è sembrato di intravedere anche qualcosa di Martin nella scena in cui Cesare sfigurato minaccia e possiede il povero Astorre, per poi ucciderlo. Si capisce, adesso, che spesso la realtà supera la fantasia più sfrenata e gli spunti migliori si trovano proprio nella Storia "viva".
Chissà se tutte queste cose sono accadute veramente, o se magari i cronisti le hanno ingigantite per rendere la loro narrazione più cruenta, magari per screditare gli avversari politici come accadeva ai tempi di Roma antica.
Fatto sta che qui ci proponi un ritratto molto cruento di un periodo di per sé costellato di problemi, forse non "oscuro" nel senso più classico del termine ma comunque lontano dall'idea "apollinea" che se ne tramanda nei libri di scuola, in contrapposizione al Medioevo e al Seicento, normalmente bollati come "epoche buie". Si può dire che ogni periodo storico ha le sue contraddizioni, le sue ombre e i suoi dilemmi irrisolti, e neanche il Rinascimento è esente da questo.
Il tutto narrato in maniera schietta, diretta, senza fronzoli.
Vado all'epilogo!