Recensioni per
Nel ricordo di Ottaviano
di alessandroago_94
Quando ho letto la trama di questa storia e il periodo in cui era ambientata, ho provato un vero guizzo di gioia se non dopo aver cominciato a leggere le prime righe di questo prologo. |
Eccomi, finalmente... l' ho letta ieri sera ma volevo pensare bene a cosa scrivere... vado per punti e sunti: |
Crudo e intenso nel saper descrivere un lutto attinente ad un rapporto così passionale, al punto da dover essere rievocato attraverso un rapporto con un ragazzo di un bordello. Somigliante, certo, ma non è come l'uomo che ha perso. Tra eros e disperazione, il carattere di Caterina appare ben delineato. E' un capitolo che mi ha preso parecchio, sarò franco. |
Ciao Alessandro! |
...e grazie a te per aver scritto! |
È inutile: niente riesce a essere bello come un racconto storico. Niente riesce a essere immaginifico come la pura realtà. Qui c’è veramente tutto: l’introspezione dei personaggi tracciata in poche righe, la storia con la "esse" maiuscola e con i suoi corsi e ricorsi, le vite degli uomini che si snodano come piccoli ruscelli che si perdono in un grande fiume... l’unico personaggio che riesce a mantenersi puro in questo caos di sangue e morte, quello di Bianca. La terribile fine di Astorre, per mano di Cesare Borgia (il figlio del papa: e già questo basta a descrivere un’epoca intera...). Bellissima la descrizione, sempre in poche righe e senza tante ciance (come invece faccio io) del fascino che il giovane Astorre esercita sul Borgia: "Il suo portamento rigido e la sua espressione pietrificata lo rendevano una sorta di forziere, che il conquistatore voleva aprire a tutti i costi". Complimenti vivissimi, questa storia ti trasporta di peso in un’epoca remota e sanguinosa a suon di chiaroscuri, colpi di scena, scene delicate e momenti terribili. Bravissimo! |
E così assistiamo al tragico epilogo dell’assedio, della caduta di Forlì e (forse) della liberazione della città da una tirannia di quelle toste. Nulla da stupirsi se il popolo non è dalla parte di Caterina: alla fine, odio violenza e soprusi fruttano solo tanta terra bruciata. Ma la Tigre di Forlì pare avere sette vite come i gatti, e rinasce dalle proprie ceneri come la fenice, grazie a provvidenziali congiunture politiche e - chissà - alla potenza delle sue maledizioni... |
Buonasera. |
Eh, donne di questo stampo non ne esistono più... Ma per fortuna! |
Accipicchia agli intrighi e alle donne! Donne volitivi e senza scrupoli, come Caterina Riario Sforza e la madre del piccolo ma già gelido e controllato Astorre Manfredi. E poi c’è un omonimo di Ottaviano Manfredi, quell’Ottaviano Riario che sfoga sulle prostitute tutta la rabbia derivante da un trauma subito nell’infanzia. Ottima ricostruzione storica, le notizie filtrano tra le righe della storia, che si fa sempre più appassionante. Donne crudeli da un lato, uomini tormentati dall’altro. E in mezzo ci sono io, felice di aver scoperto questa storia. |
Ciao Alessandro! |
I giorni dell'amore che NON soppiantano quelli della guerra.. Uno vivo, l'altro defunto .. Baudelaire secoli dopo sanciva "O tremante cuore umano, se mai vivo è tra le sue braccia," mia libera traduzione. E tanto.. Caterina Sforza è una fiera, indomabile, leggiadra e mai doma, che cattura senza palesi vincoli.. La Leonessa della Romagna... Good Job, continuo a leggere, dico bravo ma so che lo sai JQ |
Ave AA, prologo potente, denso di significato, le ultime ore, momenti e frammenti di Ottaviano Manfredi, soldato di ventura, scacciato dalla sua signoria natale per i giochi di potere, mercenario e combattente, rinomato amante della "tygre"(definizione coeva di Caterina Sforza Riario), un leone colpito nelle intime parti, che nell'ultimo afflato prima della fine proclama il suo amore per la leonessa Caterina |
Eccomi ancora^^ |
Rieccomi qui. |