Recensioni per
La giungla dentro
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 50 recensioni.
Positive : 50
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
11/08/21, ore 17:30
Cap. 1:

Ciao Old Fashioned,
sono molto impressionato da questo primo capitolo.
All'inizio gli incubi della follia si insinuano nella noiosa notte dell'infermeria nella giungla, e facciamo la conoscenza con il protagonista Mac Farland.
Poi, quando i lettori e tutti coloro che gli stanno attorno sono ormai convinti che gli spettri siano una creazione della sua mente, i peggiori incubi si fanno realtà con l'attacco a sorpresa che coglie i sorveglianti della base completamente impreparati. Le scene che seguono, piogge di proiettili e le luci vivide delle esplosioni con figure furtive che si muovono tra buio e lampi, fanno desiderare che quell'inferno sia finito, in qualunque modo.
Complimenti per questa storia tanto vivida quanto mortale.
MaxT :)

Recensore Master
13/07/20, ore 01:31
Cap. 1:

Ciao, carissimo. Ho un bel po' di arretrati. Meglio per me, che in questo modo ho un sacco di belle storie da leggere. Pensa che i giorni scorsi mi stava venendo nostalgia di quell'autore che termina tutte le storie con i fidanzatini, ma sono stata brava e ho resistito alla tentazione di curiosare sulle sue novità.
Jace MacFarland appartiene alla categoria di persone che sembra nata per venire costantemente messa alla prova. Quelli come lui (le persone che se la cavano sempre nonostante tutto), cosa devono dimostrare a Dio? Fino a che punto dovranno sopportare? Non è un destino disumano? Certamente è disumanizzante. Questo soldato ha sopportato di tutto e la vita non lo lascia mai in pace, quasi fosse una sorta di predestinato. Pensa quanto è esasperato! Nel prossimo capitolo sono sicura che si sveglierà e capirà che purtroppo tutto quel macello non è frutto di un'allucinazione. Una cosa è certa: le esperienze accumulate gli danno una consapevolezza circa i rischi reali che supera di gran lunga la lucidità dei suoi compagni, quelli, a differenza di lui, sani di mente; infatti alla base dove si trova in questo momento, pur essendo l'unico a soffrire di allucinazioni, è l'unico a notare i nemici e a non farsi trovare impreparato durante l'attacco.

Mi ha colpito notare che gli altri soldati non sembrano dei novellini, di sicuro non sono lì da poco, e nonostante questo non hanno un decimo della sua esperienza, sono quasi tutti piuttosto ingenui, persino Rosales, l'infermiere, che in virtù del suo ruolo dovrebbe averne viste molte, davanti alle reazioni improvvise di MasFarland si mostra incredulo e impreparato. E' la tipica persona che capisce ma non comprende. E se non ci riesce un infemiere, come si può sperare che ci riescano gli altri?
Tanto sono tutti crepati, vero?

Ah, una cosa prima di augurarti la buonanotte, spesso prima di leggere una storia non leggo l'intro per avere meno informazioni possibili, stavolta però l'avevo fatto e nel leggere la domandaa che ponevi i Vietcong che vede sono veri o allucinazioni? mi ero chiesta appunto come può capire quando ha davanti delle persone reali e quando no, e ci hai già fornito la risposta: lo capiva dallo stato dei loro corpi. Le sue allucinazioni infatti derivano da traumi cruenti e per questo riguardano sempre cadaveri. Da sola non potevo arrivarci, davo per scontato che quando si hanno le allucinazioni ci si può sbagliare su tutto, invece è come una forma di lucidità parallela, che senza negare quella vera e propria la affianca e aiuta a discernere la realtà dall'allucinazione.

A prestissimo, devo assolutamente scoprire come proseguirà la sua storia.  

Recensore Master
11/07/20, ore 23:25
Cap. 1:

Ciao carissimo^^
La guerra del Vietnam è stata teatro di orrori indicibili, basta pensare alle atmosfere di Apocalypse Now o Full Metal Jacket per farsene un'idea. Nel tuo racconto hai ricreato per bene questa guerra dove un soldato è costretto a combattere contro un nemico invisibile, che potrebbe trovarsi ovunque, pronto ad attaccarlo da un momento all'altro.
Il protagonista di questa storia, il povero MacFarland, ha vissuto in prima persona quell'inferno, ha visto compagni morire davanti ai suoi occhi, ha assistito ad ogni genere di atrocità.
Come affermano anche i sui compagni, con le sue esperienze è normale che abbia perso il senno.
Ho apprezzato davvero tanto l'accuratezza nell'introspezione psicologica di un soldato affetto da disturbo post-traumatico da stress, le allucinazioni si confondono con la realtà e ormai MacFarland vive in uno stato di paranoia costante.
Tutto ciò che è al di fuori della guerra è ormai perduto, i ricordi appartengono ad un mondo lontano, ad una vita passata, forse addirittura ad un'altra persona.
Il soldato non può far altro che continuare a svolgere il suo dovere, perché al di fuori di quella giungla per lui non esiste più nulla. La sua unica vocazione è combattere, questa ormai è l'unica realtà che ha imparato a conoscere, non riesce più a concepire un'esistenza differente dagli incubi intrappolati nella sua mente. E quando si ritrova ad affrontare l'idea della morte non ha più paura, ma la vede come una liberazione.
Un quadro davvero affascinante (sì, io trovo i "pazzi" affascinanti, sia da un punto di vista medico-scientifico che umano), oltre che estremamente realistico.
Come sempre la tua competenza in campo bellico è formidabile^^
Complimenti, alla prossima! :)

Recensore Master
12/09/19, ore 08:22
Cap. 1:

Recensione premio del contest "Villains against Heroes - II edizione" indetto da missredlights sul forum di EFP.

Credo di essermi innamorata di nuovo di una tua storia. Ma come fai? Mi sembrava davvero di essere in Vietnam accanto a macfarland che, poverino, ne ha passate tante. Ma perché non gli hanno creduto? Secondo me si poteva evitare tutto quel massacro e i suoi incubi erano così verosimili che ti faccio i miei complimenti. Ti chiedo scusa per il ritardo ma a lavoro ci stanno massacrando e la sera torno distrutta. Al prossimo capitolo.
A presto
Missredlights

PS ma il dottore si è salvato?

Recensore Veterano
21/08/19, ore 22:37
Cap. 1:

Mhhhh, interessante questa storia.

Ebbene, sono una ragazza cresciuta a pane e film di guerra, per cui non posso che apprezzare tutto ciò.

Andiamo con ordine: l'ambientazione è perfetta. Credo che questo sia, più che altro, un racconto introspettivo (o un perfetto connubio di introspezione e azione, come al tuo solito) e la guerra del Vietnam si presta bene. È stato un vero e proprio macello per gli americani, e anche per il nostro protagonista a quanto pare.

Jace crede di essere in battaglia in ogni momento, così, all'improvviso. Gli sono successe così tante cose che è completamente impazzito e cerca di fare fuori altri americani credendo che siano Vietcong.

Quando tu leggi, non sai mai che aspettarti, devo dire. Se le battaglie a cui prende parte sono vere o se sono solo frutto della sua immaginazione.

Mi è piaciuto come hai descritto la giungla, e hai scritto dal POV di un personaggio ben diverso dai miei amati piloti romantici, e che colpisce proprio per questo, per lo "uccidi o loro uccideranno te". Non crede che la guerra sia sfidare il nemico in singolar tenzone. Semplicemente, ammazza. E ammazza anche i suoi compatrioti.

Nel complesso, genera molta inquietudine, bravo!


Alla prossima, carissimo! ^^

Recensore Veterano
27/04/19, ore 09:32
Cap. 1:

Si sente spesso dire che la guerra è bella, e, a rischio di farmi odiare da qualcuno, anche io sono dello stesso parere, ma certo io posso permettermi di pensarlo perché non l'ho mai vissuta. Per chi l'ha vissuta davvero, invece, è stata un'esperienza così forte e devastante da fissarsi nella memoria e non abbandonarla più. Ecco perché i vecchietti non ricordano cosa hanno mangiato ieri, ma sono in grado di raccontarti in maniera dettagliata ogni cosa della guerra, perfino date e orari in cui sono successe determinate cose.
La guerra è bella perché è spaventosa, e le cose spaventose, finché restano incubi immaginari, sono in qualche modo eccitanti.
Quindi la guerra è bella solo finché a combatterla sono altri, e questi altri della guerra non hanno certo un bel ricordo.
Tu hai descritto perfettamente gli orrori che si celano dietro al "fascino" della guerra. Non solo morti e corpi mutilati, ma menti devastate, che non si recuperano più.
Ma ora parliamo nello specifico del tuo racconto. MacFarland ne ha viste così tante da essere impazzito e vedere i Charlie dappertutto. E lui si rende perfettamente conto di soffrire di allucinazioni, ma quando inizia a vedere Charlie con tutti gli arti che non camminano strascicandosi a fatica, allora inizia ad insospettirsi, a pensare che potrebbero essere reali, e va a farlo presente all'ufficiale in comando. E siccome ogni guerra che si rispetti ha i suoi bravi ufficiali coglioni, il sergente in questione non dà troppa importanza alle farneticazioni del povero MacFarland, che invece, guarda caso, stavolta aveva proprio ragione.
E boom!, arrivederci e tanti saluti ai magazzini e alla infermeria, e spero anche al sergente coglione.
A Rosales, invece, non ho capito bene cosa succede... Per un po' segue MacFarland, ma poi scompare...
Rip, Rosales, non eri poi così importante, dopotutto.
Invece spero che Jackson (ma perché tutti i neri d'America si chiamano Jackson?) si sia salvato, e che nei prossimi capitoli (solo due, ettepareva) affianchi il pazzo ma non troppo MacFarland e faccia il culo a stelle e strisce a quanti più Charlie possibile, prima di fare la (brutta) fine che tutti i tuoi stupendi personaggi fanno, praticamente in ogni racconto.
Dici che almeno una volta, uno, lo fai rimanere in vita?
Faccio la buffona, ma solo perché, come al solito, sono rimasta molto colpita da questo esordio di racconto, che ho vissuto quasi sulla pelle grazie alla forza del tuo linguaggio, per niente elementare ma nemmeno costruito in maniera eccessivamente forbita o leziosa.
Tu non hai solo spiccate doti espressive, ma conoscenze specifiche e una immaginazione fuori del comune, che ti consente di passare da un genere all'altro senza nessuna difficoltà.
Ma basta, che di complimenti te ne ho fatti anche troppi, e poi va a finire che ti monti la testa e abbandoni efp :)
Complimenti come al solito, Vecchio mio.
A presto!

Recensore Master
20/04/19, ore 11:19
Cap. 1:

SECONDA CLASSIFICATA, CON UN TOTALE DI 48/50 
La giungla dentro, di Old Fashioned 

Grammatica e Stile: 9,5/10 
Capitolo 1: 
“Si fece improvvisamente da una parte” – “si fece improvvisamente da parte” 
“non gli importava gran che di morire” – “granchè” 
Capitolo 2: senza errori. 
Capitolo 3: senza errori. 
Complimenti! La storia è stata veramente curata, ed è un aspetto che mi ha fatto tantissimo piacere trovare, per di più vista la sua lunghezza. 10/10. 

Passando invece allo stile, sai benissimo quanto io adori il modo in cui esprimi le tue parole all’interno di ogni tipo di racconto, dal dramma introspettivo all’azione. In questa storia mi sono piaciuti particolarmente i cambiamenti che la tua prosa ha avuto in base alle diverse situazioni da te descritte: dallo stile ricco di subordinate delle parti più descrittive sei passato fluentemente alle scene di battaglia ricche di coordinate e alle frenetiche scene di descrizione degli incubi del protagonista, in cui lo stato di terrore nel lettore supera quello di suspance che domina l’intero secondo capitolo. 
Dopo la parte iniziale, ricca di tensione per l’attacco che si prospettava imminente ma ancora “lontano” dal punto di vista dei soldati, l’inizio dell’attacco dei Vietcong non è risultato forzato dal punto di vista prettamente letterario, poiché sei riuscito a renderlo sì improvviso, ma non piovuto completamente dal cielo sia per i lettori che per il protagonista stesso. Tuttavia, ho da segnalarti anche delle imprecisioni che non hanno guastato la lettura della storia, ma che avrei preferito rese in un modo di verso. La prima è l’inizio del secondo capitolo, dove ho trovato le frasi troppo corte, come se avessi fretta di mettere un punto dopo pochissime parole in una fase dove il ritmo doveva essere sì lento, ma comunque carico di tensione per la sorte del protagonista: io invece, forse perché la storia era ancora lunga e MacFarland non avrebbe potuto morire così presto, forse proprio per lo stile utilizzato, non ho sentito questo climax che avrebbe dovuto culminare con lo sparo della ragazzina a un corpo vicinissimo a lui. Ho trovato il tutto troppo spezzato, piuttosto che effettivamente “al rallenty” per dirla in modo cinematografico (in effetti, questa storia sembra davvero la trama di un film)! Infine, vorrei segnalarti l’utilizzo di alcune espressioni, ad esempio “più oltre”, che utilizzi in quasi tutte le descrizioni e che non sempre sono necessarie, e anzi stonano abbastanza essendo ripetute così spesso. Molto realistici i dialoghi del primo capitolo, li ho trovati coinvolgenti e ben calibrati sui personaggi. Lessico variegato e perfetto per il contesto. 
In conclusione, lo stile mi è piaciuto e ha valorizzato la maggior parte della storia, ma poteva essere perfezionato. Assegno 9. 
La media risulta quindi di 9,5/10. 

Trama e Originalità: 10/10 
Sebbene siano molte le opere ambientate durante la guerra del Vietnam, tu sei riuscito ad attribuire a questo racconto una parte ugualmente originale. In questo rientra sicuramente l’ampio spazio che hai attribuito alla descrizione e caratterizzazione degli ambienti, la base, i tunnel e la giungla, che hai reso molto importanti senza trascurare nessuno di essi. E anche il finale, con la morte del protagonista, è sicuramente stato quello giusto per questa storia, che l’ha differenziata da tutte le altre (come ho espresso meglio qui sotto). La trama inoltre non presenta nessuna incongruenza, per cui il punteggio pieno è davvero meritatissimo! 

Caratterizzazione e introspezione dei personaggi: 9/10 
Per quanto riguarda questo parametro, c’è essenzialmente una cosa da considerare, e che inizialmente mi ha lasciato piuttosto dubbioso, ovvero che, alla fine, l’unico personaggio con una vera caratterizzazione è il protagonista. In un certo senso, infatti, gli altri personaggi sono raccolti in “gruppi” che condividono le stesse caratteristiche: i compagni della base, i vietcong, i marines del finale. Poi i sono reso conto che questa è stata una tua mossa vincente: non importa infatti chi siano i personaggi secondari, ma come li vede il protagonista, e su questo aspetto hai davvero colto nel segno! L’unica parziale eccezione è il biondino dell’epilogo, di cui conosciamo i pensieri relativi alla morte del protagonista. Passando invece a MacFarland, ammetto che, sebbene nel primo capitolo mi fosse sembrato molto interessante come personaggio, durante il secondo capitolo la sua figura mi è sembrata davvero troppo stereotipata, il tipico soldato che combatte da solo contro tutti e risulta sempre vincente. E invece, ancora una volta sei riuscito a sorprendermi facendolo morire: era da un po’ che pensavo che sarebbe stato l’unico finale corretto, ma non me lo sarei ugualmente aspettato… 
Questa storia mi ha lasciato davvero molti dubbi durante la lettura, ma alla fine sei riuscito a convincermi ugualmente! 

Bonus: 7/7 
Genere – Guerra: 2,5/2,5 
Beh, direi che qui c’è poco da dire. La guerra del Vietnam è uno scenario molto utilizzato, ma sei riuscito a reinterpretarlo a modo tuo senza risultare per nulla impreciso sul piano storico. Complimenti! 
Oggetto – Mappa: 2/2 
Senza dubbio ben utilizzato: la mappa non ha un ruolo centrale per quanto riguarda la trama, ma è ciò che spinge il protagonista a sopravvivere in modo da poterla portare alla base, per cui assegno anche qui tutti e due i punti. 
Luogo – Giungla: 2,5/2,5 
Credo di non esagerare se definisco la giungla come la vera protagonista di questa storia: questo aspetto emerge già dal titolo, e poi dai pensieri del protagonista, ma a cavallo tra il secondo e terzo capitolo hai reso l’atmosfera del luogo veramente vivida e realistica, come a condurre direttamente lì il lettore, tra le fronde che oscurano il Sole e l’umidità… wow. 

Titolo: 3/3 
Bellissimo. Amo molto i racconti in cui i personaggi si fondono con gli elementi che contraddistinguono le loro storie personali, e in questo caso hai davvero colto nel segno. Come ho precedentemente espresso la giungla riesce a essere protagonista, senza togliere spazio ai personaggi umani ma arricchendoli, quasi soffocandoli con le sue infinite spire. Insieme all’introduzione mi ha fatto immediatamente voglia di iniziare la lettura della tua storia: molto coinvolgente, centrato sul pezzo e accattivante. Anche qui mi dispiace che il punteggio massimo sia soltanto 3! 

Gradimento personale: 9,5/10 
Quanto mi mancavano le tue storie! Tra il tempo che a lungo è stato poco (e per la mia condizione personale sotto i piedi che mi ha allontanato mio malgrado dalle letture), non ho potuto più leggere tutte le storie degli autori che seguo, e visto che in questo periodo ti sei anche dedicato tanto al rating rosso mi ero concentrato su altro. Tuttavia, la tua partecipazione a questo contest mi ha fatto davvero piacere, e adesso che sto ritornando in carreggiata aspettami! XD 
Per quanto riguarda questa storia, credo che i miei commenti precedenti sia sulla trama che sulla narrazione parlino davvero da soli! È stato quasi tutto perfetto, ma non di quella perfezione che annoia, ma di quella che coinvolge ancor di più. Peccato solo per le cose che ti ho segnalato sullo stile e sul protagonista, concentrate soprattutto nel secondo capitolo (che riconosco essere stato quello più difficile anche per te, perché contenente davvero tante informazioni e avvenimenti in uno spazio tutto sommato ridotto), perché altrimenti questa storia sarebbe davvero stata una delle mie preferite. In ogni caso, davvero tanti complimenti! 

Recensore Master
15/04/19, ore 11:47
Cap. 1:

Recensione premio per il contest “Patti oscuri, alleanze di ferro e promesse vincolanti,” indetto sul forum di Efp – Giudice Shilyss

Caro Old Fashioned,

Giungo qui e leggo questo primo capitolo scritto, come sempre, benissimo e il primo pensiero che mi viene in mente è quanto la sindrome da stress post-traumatico di McFarland sia ben descritta e realistica, quanto certe scelte narrative facciano venire nel lettore la spinta a proseguire nella lettura. Innanzi tutto, non so decidermi se l’attacco finale cui il soldato assiste sia totalmente una sua allucinazione e quanto, invece, rappresenti qualcosa di reale e "nel presente": questo è sicuramente un grande pregio di una narrazione attenta, matura e consapevole.

Non so quanto tu ti sia documentato circa il conflitto del Vietnam: cinema e letteratura hanno approfondito il tema presentandoci, da Apocalipse Now in poi, innumerevoli spaccati di una guerra logorante che divise gli Stati Uniti e, di fatto, rappresentò una sconfitta sotto molti punti di vista. McFarland mi ha ricordato un personaggio che compare nel meraviglioso romanzo di Roth “La macchia umana.” Un reduce – come molti ce ne furono – che non è capace di tornare alla vita che ha abbandonato e a superare i vari traumi collezionati in guerra. McFarland è una riproduzione molto fedele di questa tragedia ed è esemplare anche come gli altri (l’ufficiale, l’infermiere, il commilitone) giungano a trattarlo.

Ne hanno rispetto perché “ha visto l’inferno”, tollerano la sua follia chiara e gli scatti improvvisi di violenza in maniera bonaria, senza infierire, ma nemmeno curare. Mi viene in mente a quello che accadrà a McFarland se tornerà a casa sua, di nuovo. Se si sentirà, come si sono sentiti molti, abbandonati dal Paese cui hanno dedicato la vita, la giovinezza e la salute emotiva e fisica. L’iniziale dialogo con il fantasma segue un filone narrativo che apprezzo particolarmente e in cui ogni tanto mi cimento pure io, ma non concede pietismo: piuttosto, è una scena d’orrore, un’allucinazione di cui il soldato è consapevole e che vive con un terrore lucido che non penso potesse essere descritto meglio di così, oggettivamente, quindi di nuovo complimenti ^^.

Sulla trama, ancora non mi posso pronunciare: il capitolo uno attira e invoglia alla lettura, ma l’alternanza allucinazione/realtà e il punto di vista di McFarland palesemente viziato potrebbero riservare molte, moltissime sorprese…
Un caro saluto e ancora tanti, tantissimi complimenti,
Shilyss

Recensore Master
31/03/19, ore 15:08
Cap. 1:

Ah, ed eccomi finalmente qui! Guarda ti chiedo scusa per non averti risposto subito al messaggio che mi avevi inviato, ma ero a lavoro e poi mi sono subito fiondato a leggere la storia, quindi da cosa non nasce cosa e ho deciso di farti capite il mio apprezzamento direttamente con la recensione, che tanto che altro posso fare se non apprezzare una tua storia. Comunque sia, devo dire che questa storia mi ha decisamente lasciato sorpreso! Certo, siamo solo all'inizio - che in realtà sono covinto questa non sarà una storia di dodicimilatrecento capitoli, però... - però già da subito si capisce che sarà una storia bella.
psicologicamente una mattonata, però bella.
E diciamo che, il fatto che le tue storie horror comincino con un pochettino di calma e di mistero, mentre una tua semplice - oddio, si fa per dire - storia d'azione sulla guerra in Vietnam parte già subito con una visione che io mi sarei cavato gli occhi con un cucchiaino piuttosto che vederne un'altra tutte le sere. No, scherzi a parte, l'inizio è stato sicuramente il momento più alto di sto capitolo, ed ha messo un'ansia che porca miseria per poco non mi mettevo a fare il segno della croce come le zitelle che si trovano i cadaveri satanistici in soffitta. Comunque sia, la situazione del protagonista è chiara: disturbo post traumatico, e dal modo in cui parla delle sue avventure nella giungla decisamente non ha passato dei bei momenti. E considerato poi come è finita la guerra in Vietnam per l'America c'è ben poco da stupirsi - mi ricordo di un episodio di X-files, dove dicevano che ci fossero ancora dei prigionieri nelle terre nemiche... mio dio i brividi - che per quanto non sia stato torturato o catturato, comunque qualcosa dentro di lui si è spezzato del tutto.
E poi c'è la questione al lupo al lupo, che magari questo qui continua a vedere i morti e i Viet benché non esistono, ma magari quando ci sono per davvero, nessuno gli crede.
E infatti.
L'attacco alla base è stato più horror di tutte i tuoi momenti horror fino ad adesso, e il fatto che questa nemmeno era una storia horror rende il tutto ancora più angosciante: sembrava di essere lì, dispersi nel buio con l'unica luce costituita dai fuochi delle esplosioni e dei fucili. Mio di che ansia, dal primo all'ultimo secondo.
E alla fine il protagonista... muore? No, probabilmente sta per capitargli di peggio, altrimenti la storia non sarebbe ancora in corso, sbaglio?
Detto anche questo, decisamente un grandissimo lavoro. Non vedo l'ora di vedere che succede mo', che mi sono pure preso bene e adesso non ne sto più nella pelle.
Ancora complimentissimi, e ci vediamo al prossimo capitolo!

- TONIGHT, WE REWIEW! -

Recensore Veterano
28/03/19, ore 12:46
Cap. 1:

(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte)
L'autore dimostra innanzitutto un' ottima padronanza della lingua italiana e del suo uso in forma scritta.
Lo stile diretto, scorrevole, e molto coinvolgente permette al lettore di immedesimarsi fin da subito nei personaggi e accompagna lo svolgersi della trama.

La resa eccellente del contesto storico-militare denota una notevole competenza in materia, o comunque un approfondito lavoro di ricerca il cui impegno è giusto premiare.
E' meritevole, oltretutto, la trattazione credibile ma soprattutto riguardosa del Disturbo da Stress Post Traumatico del protagonista, realistico sia nella sua sintomatologia che negli atteggiamenti che ne conseguono.
Anche in questo emerge la dedizione dell'autore alla propria opera e la volontà di una resa verosimile del racconto, espletata attraverso ricerche e non limitata a stereotipi superficiali.

Infine è pregevole l'obiettività dello stesso nell'esporre i fatti che racconta: pur trattando di una delle parti in causa nel conflitto non c'è presa di posizione ideologica in difesa né dell'una né dell'altra fazione, in quanto ci si limita a raccontare degli avvenimenti - se non reali - quantomeno verosimili e coerenti con il contesto storico di riferimento.

Per tutti questi motivi ritengo sia opportuno inserire questa storia tra le scelte.
Ringrazio per l'attenzione.
(Recensione modificata il 28/03/2019 - 12:47 pm)

Recensore Master
28/03/19, ore 11:42
Cap. 1:

La guerra sbagliata per eccellenza, quella del Vietnam, che ha spezzato tante vite, sia tra i locali che tra i soldati statunitensi.
Mac Farland porta nell'animo delle cicatrici terribili, insanabili. Soffre di una grave forma di disturbo post traumatico da stress, per tutti gli orrori cui ha dovuto assistere. Oramai vive in preda ad incubi terribili, in un continuo stato di dormiveglia... solo l'adrenalina del combattimento, come nella concitata scena d'azione che hai mirabilmente descritto, riesce a tenerlo lucido. E' persino ironica la cosa... in un momento di calma, di stasi, soffre dei suoi terrificanti ricordi di guerra e vede zombie dappertutto, pure in infermeria dove lo stanno curando. Invece in battaglia prende padronanza di sé, un po' come se il suo corpo si sappia muovere da solo, reagendo di riflesso alle azioni nemiche.
Adesso forse è caduto prigioniero: ci lasci in apprensione con una chiusa molto poco rassicurante.
Ed io sono sempre colpita dalla tua profonda conoscenza dell'ambiente militare, e della psicologia dei soldati.
Complimenti come sempre, amico carissimo: sono contenta di seguirti anche in questa nuova avventura!
Un abbraccio
Lou

Recensore Master
27/03/19, ore 21:39
Cap. 1:

Ave OF, mentre mi gusto un mojoto, perdona la pleibità della scrivente brindo virtuale a MacFarland in preda ai suoi incubi, ecco un novello Re Lear in versione soldato!!, il corpo intatto e la mente devastata da incubi, demoni e peccati, compiuti o da compiere.. il soldato non si libera dalle immagini di guerra, vissute e raccontate, salta nel letto, i particolari sono omessi, al lettore immaginare la crudezza e la crudeltà. Tanto premesso, vi sarebbe da ridere e non lo è affatto.
Il Vietnam, i misteri della jungla nera, sulle orme di Conrad, che cela bugie e verità … Rouge et noir, il tempo è solo un orpello…
Per un sopravissuto a uno stress post-traumatico, ma del fenomeno si iniziò a parlarne molto dopo, paranoia, allucinazioni uditive e..

E la battaglia giunge.. !!
Bravo come sempre, pare scontato e non lo è.
A la prochaine, a curious Queen Jane

Recensore Master
26/03/19, ore 15:37
Cap. 1:

Carissimo questo si preannuncia un robusto racconto d'azione ambientato in quella che è passata alla storia col sinonimo di "Guerra Sporca".
E porcherie ne sono state fatte parecchie da ambo le parti, tanto da segnare in modo indelebile la mente di un soldato esperto come McFarland.

Oggi si chiamerebbe Sindrome post traumatica da Stress, all'epoca della Guerra in Vietnam non si badava a queste sottigliezze psicologiche e il veterano è stato semplicemente spostato in una base più tranquilla, dove passa il tempo in compagnia dei suoi demoni, impossibilitato a tornare a combattere, ma incapace di rientrare in una vita da civile che non gli appartiene più.

Almeno fino a quando le sue paure si materializzano dalla giungla in un attacco in massa di vietcong, che hanno gioco facile nello sbaragliare reclute e soldati inesperti. Il nostro eroe reagisce, ma è uno contro cento e deve inventarsi qualcosa per portare a casa la buccia!

Recensore Master
26/03/19, ore 15:15
Cap. 1:

Hai ragione: la jungla sembra possedere una vita propria e uno scopo ineluttabile. Nasconde parimenti verità e menzogna, non si lascia né indagare né vincere.
Quello del Vietnam pare quasi più uno scenario horror che storico e forse è davvero così.
Allora la foresta diviene rossa e nera, non più verde e nasconde fantasmi in carne e ossa.
Si comprende molto bene dalla tua curata caratterizzazione del sopravvissuto, che non riesce più a orientarsi nello spazio e nel tempo, ma forse conosce l'unico modo per restare ancora vivo. Bisogna vedere se sceglierà di metterlo in atto.
Complimenti per questo inizio da incubo che, sospetto, non è che la punta di un iceberg ben più pericoloso.
A presto! :)

Recensore Master
26/03/19, ore 00:14
Cap. 1:

Ciao Old!
Dopo molto (troppo) tempo, torno a rileggerti con questa storiacChe mette subito molta carne al fuoco: abbiamo un soldato reduce dai combattimenti con la pelle integra e la mente spezzata: un nemico invisibile, che si manifesta a tratti tra incubo e realtà, inafferrabile; una natura indifferente e pervasiva, che appare anch’essa come un nemico. Eppure MacFarland è l’unico che riesce a cogliere i segni della presenza del nemico nel tranquillo avamposto dove è stato ricoverato nel tentativo di rimettere insieme i suoi pezzi. È solo, McFarland, anche i suoi compagni guardano a lui con timore e diffidenza. Il suo superiore non lo prende sul serio, ritenendo (e non a torto) che il nostro viva in un incubo perenne. Si trova solo anche in mezzo a una battaglia in cui il nemico continua ad essere sfuggente. L’ambiente esterno, soprattutto quello della battaglia, rappresenta bene il suo stato di confusione, al punto che il lettore si domanda se quest’ultima scena corrisponda alla realtà o a un altro incubo che prende forma. Come sempre, perfetta la ricostruzione storica fin nei dettagli. A presto!

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