Recensioni per
La giungla dentro
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 50 recensioni.
Positive : 50
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
12/08/21, ore 14:35
Cap. 2:

Ciao Old Fashioned,
il secondo capitolo ci mostra McFarland rientrare nuovamente nel suo ruolo di soldato combattente, senz'altro quello in cui eccelle e forse l'unico che è ancora in grado di svolgere. Lo seguiamo mentre contempla lo spettacolo di morte nel quale ha riaperto gli occhi, il tunnel lasciato imprudentemente aperto dai vietcong, e mentre l'istinto combattente si risveglia.
L'oscurità e la tensione sono resi molto bene, così come l'irruzione del locale sotterraneo, il combattimento e la razzia delle mappe.
La sua fuga finale verso le sue linee permetterà di consegnare quegli importanti documenti che consentiranno di prevenire il ripetersi di assalti a sorpresa come quello del quale è stato l'unico sopravvissuto.
Complimenti per l'ottimo racconto.
MaxT :)

Recensore Master
16/07/20, ore 09:35
Cap. 2:

Ciao, carissimo.

***Ripensò a casa. Anche i Tunnel Rat speravano di tornaci, prima o poi. A lui, invece, non importava.*** E magari è questo il suo punto di forza. Ma no, resto sempre dell'idea che in questa storia Dio sia stato il gran cattivo della situazione. 

***MacFarland ripensò a Dak To. Dove le avevano prese i Charlie tutte le bombe che avevano scaricato addosso alle postazioni americane? Dai cinesi e dai russi, certo, ma anche da razzie come quella che avevano appena portato a termine. Si udì un lamento, una voce implorò qualcosa, seguirono due spari. Arrivò una ragazzetta che sembrava non più che quindicenne, con l’espressione cattiva e un M-16 in mano.*** Infatti, a guardare bene, la ragazzina vietnamita imbraccia un fucile americano. Sai che non avevo mai pensato al possibile furto di armi in guerra? Cioè nei film avevo visto magari uno che finisce le munizioni e provvidenzialmente trova accanto a sé un'arma che poco importa se nemica o no. Anche perché davo per scontato che ognuna ha le sue munizioni e che quindi ognuna funziona solo con la giusta arma. Va beh, mi sto perdendo in chiacchiere. Proseguo. ^^

Mi è dispiaciuto per Rosales, poveretto ha avuto la sfortuna di morire molto male. Logicamente mi sono impegnata a non pensare cosa possono avergli fatto.
Dai che sto leggendo mentre ascolto Ich will, con le cuffie. Dovresti provare anche tu. ^^

E finalmente ho letto tutto, diciamo che mi sono messa in pari con la lettura. Quando pubblicasti questo racconto arrivai a leggere fino al punto in cui raccoglie le mappe e dà fuoco al resto. Ora sono curiosa di leggere il capitolo finale. Chissà quale sarà il destino di Jace, anche il serpentello non gli ha fatto niente. Quando gli animali non ti vogliono male è segno buono, ma purtroppo ciò non basta a salvare la pelle dagli altri pericoli. Nella giungla si può morire anche per il morso del simpatico ragnetto che lui aveva visto scendere con la tela e andare a nascondersi in un fiore. Quell'immagine è stata bellissima, quasi un breve stacco mentale dalle bruttre che aveva intorno. Ma durante la guerra del Vietnam la giungla per molti dev'essersi rivelata il nemico numero uno. Non so se hai presente quel programma "mille modi per morire" dove raccontano mille morti incredibili, in uno dei casi un tipo si trovava con la sorella non ricordo in che zona remota del pianeta, mi sembra che fossero rimasti bloccati lì, ebbene lei al mattino si risvegliò e trovò lui morto divorato dalle formiche rosse. LEi si era salvata perché la sera prima aveva messo l'antizanzare, cosa che lui non aveva fatto. 
Una giungla afosa, umida e fittamente abitata come quella in cui si trova MacFarland, ti entra dentro per forza di cose. Provo a mettermi nei suoi panni e penso che vivere per un tot di tempo in un luogo simile ti cambia totalmente. 

Vado al prossimo. Ho iniziato a scrivere questo commento l'altroieri e non ho riletto, spero di non aver scritto troppe stronzate.

Recensore Master
11/07/20, ore 23:43
Cap. 2:

Eccomi^^
L'incubo di MacFarland prosegue in modo sempre più violento e cruento.
Il ritmo di questo capitolo è davvero da cardiopalma, ho letto tutto in un fiato avvertendo la tensione crescere sempre di più.
Il protagonista dimostra di essersi trasformato in una vera macchina da guerra, senza pietà, senza rimorso.
Un soldato è addestrato per uccidere, e MacFarland ha superato ogni dilemma morale già da tempo ormai.
Le scene d'azione sono descritte magistralmente, anche le descrizioni dei tunnel sotterranei sono veramente suggestive.
MacFarland non ha paura di morire, non desidera tornare a casa perché per lui quella vita non ha più alcun significato, e tristemente è pronto ad affrontare il suo destino.
Il suo unico obiettivo, l'unica cosa che ancora lo tiene attaccato alla vita, è la consapevolezza di dover portare a termine la sua missione.
Complimenti, sei sempre bravissimo^^
A presto! :)

Recensore Master
12/09/19, ore 14:54
Cap. 2:

Recensione premio del contest "Villains against Heroes - II edizione" indetto da missredlights sul forum di EFP.
L'ansia che mi è venuta non ha eguali. Come macfarland sia ancora vivo lo sa solamente Dio o in questo caso lo scrittore. Ho adorato attimo per attimo di questo capitolo, come hai gestito la sua vendetta nei confronti dei vietcong per aver distrutto la sua base e ucciso tutti quanti. Quanto è stato ironico lasciarlo l'unico sopravvissuto? O vogliamo parlare di quando è sceso in quel cunicolo? Penso che mi sarebbe venuta la claustrofobia e lui invece non solo si vendica su alcuni, ma riesce a rubare alcune mappe e a uscirne vivo. Un eroe!
Non vedo l'ora di leggere il seguito.
A presto
Missredlights

Recensore Veterano
21/08/19, ore 23:04
Cap. 2:

Allora, il ritmo serratissimo del capitolo mi ha tenuta incollata alla sedia, con qualche imprecazione sentita rivolta alle porte che sbattevano facendomi perdere anni di vita, tanto ero immersa nella lettura. Ero così ansiosa che ci mancava poco mi mettessi a sparare anche io. Ho ancora l'adrenalina a duemila, dopo questo.

Mi dispiace per il nostro Jace, infondo.
Lui non vuole tornare a casa, lui vuole morire! E non capisce il perché sia accaduto tutto il contrario!

Poveraccio.

A meno che... Già, per tutto il tempo ti rimane il dubbio che sia tutta un'allucinazione.

Allucinazione o no, si infila in un tunnel e fa secchi una quantità assurda di Vietcong che mannaggia alla Guerra Fredda riesce pure a fregargli le mappe.

Le tue scene d'azione sono sempre meravigliose, comunque! O. O

Si potrebbe quasi definire un'americanata, ma a parer mio non lo è affatto. Di americanata non c'è nulla, ambientazione a parte. Di solito il protagonista delle americanate (quante volte avró ripetuto questa parola?) è il classico eroe nazionale, un po' un Capitan America umano. Il tuo protagonista è pazzo, completamente. È sorprendentemente originale, e direi che la storia è molto interessante proprio per questo, per la caratterizzazione.

Detto questo non vedo l'ora di finire, perché ci sono tre grandi interrogativi:

1. È tutto vero?

2. Sopravviverà?

2 bis. Se sopravviverà ai Vietcong, lo accopperanno gli americani? (ammessi che quei vietcong esistano realmente.)

Al prossimo capitolo! ^^

Recensore Master
27/05/19, ore 11:45
Cap. 2:

Recensione premio per il contest “Patti oscuri, alleanze di ferro e promesse vincolanti” – giudice Shilyss

Caro Oldfashioned,

finalmente torno a recensire questo racconto a dir poco affascinante. Per tutta la lettura, mi sono chiesta se quella del nostro MacFarland fosse una tragica allucinazione, e che quindi i corpi dei Vietcong uccisi fossero in realtà quelli degli americani, oppure sia davvero il solo sopravvissuto o se, ancora, si risveglierà dentro un ospedale psichiatrico. I Charlie sembrano troppo crudeli dalla sua prospettiva, ma in verità i Charlie sono stati così crudeli perché le guerre del XX secolo erano prive di certe galanterie dei tempi andati, che chissà se mai ci sono state. E loro, in particolare, dovevano difendere la loro terra e non è che fossero tutta questa gentilezza - insomma, si sono scannati da ambo le parti.

La guerra in Vietnam, in particolare, ha codificato il disturbo da stress post traumatico e già ti dissi, nella passata recensione, che la tua ricostruzione è fedele. È fedele perché ho letto numerosi romanzi statunitensi di autori che hanno affrontato il medesimo problema (o lo hanno vissuto sulla loro pelle) e ritrovo la stessa vulgata alla Apocalipse Now: linguaggio crudo, descrizioni di trappole fatte per uccidere e/o far soffrire e una popolazione che ha battuto uno degli eserciti meglio addestrati del mondo grazie a una guerra di logoramento, ma soprattutto contraddistinta dalla presenza dei Viet Cong, abili conoscitori della jungla. MacFarland non ha più ragioni per vivere; odia il Vietnam, ma non sa vivere più nel mondo civile e non ha più macchine, lavori o ragazze da cui tornare. Ecco il primo paradosso che, a parer mio, lo lacera. La sua è la maledizione del sopravvissuto. Sono morti i bravi ragazzi che dovevano tornare a casa e lui, che non ha più nulla, è vivo per vendicarsi. Certo, è vivo anche perché, rispetto agli altri membri della base, lui era l’unico ad aver visto l’inferno in prima linea e a esserne uscito “vivo” … ecco, questo dettaglio ha definito la mia sospensione dell’incredulità, assieme alla tua bravura nell’usare un punto di vista folle e a volte asfittico, ma così certo di ciò che vede e sente che, alla fine, è impossibile non vivere con lui questo viaggio in solitaria disperato e terribile.

Stilisticamente è tutto veramente perfetto, come al tuo solito, ed è un piacere leggerti non solo per l’accurato studio, ma anche per l’introspezione convincente e perfetta, per lo stile e le battute che si legano perfettamente al personaggio definendolo e creandolo, per i dettagli tecnici anche nella menzione delle varie armi, per la descrizione della base e della trappola sotterranea, che non risulta mai né cacofonica né confusionaria, anzi. Insomma, tanti complimenti, sono davvero ammirata!
Un caro saluto e spero a prestissimo per il proseguo,
Shilyss

Recensore Veterano
02/05/19, ore 08:16
Cap. 2:

MacFarland, che fottuto fortunato figlio di puttana! (scusa i tanti francesismi, devo ancora uscire dalla trama del racconto :D )
Ritmi serratissimi in questo capitolo, e un eroico MacFarland che si sacrifica per dare a qualche Americano la possibilità di tornarsene a casa, tanto lui di gente ad aspettarlo in patria non ne ha.
In poche ore uccide più Charlie di quanti ne abbia uccisi Rambo in tre o quattro film messi insieme (quanti ne ha girati di 'sti film il vecchio buon Stallone? Boh? Tre, quattro, 'na sessantina, non ricordo...)
Può sembrare un'americanata, ma, del resto, perché no? MacFarland ha dalla sua parte il fattore sorpresa, e poi si sa che la fortuna è dalla parte degli audaci, e lui, che non ha niente da perdere, lo è molto.
Ora che ha trovato le mappe di altri obiettivi americani che i Charlie sperano di poter attaccare, voglio vedere cosa se ne fa. Mica penserà davvero di affrontare tutti i vietfottuticong da solo, no?
Le descrizioni degli ambienti, soprattutto della giungla, sono come al solito formidabili. MacFarland, nonostante troppo tipicamente Americano, è un bel personaggio, pazzo abbastanza da calarsi nel ruolo dell'eroe. In qualche modo, forse proprio grazie alla sua pazzia, sei riuscito a renderlo credibile.
Appena trovo il tempo vengo a papparmi il capitolo finale. Chissà se il nostro MacHighlander sopravvivrà, infine :)
Complimenti, Vecchio mio. Al solito, un capitolo godibilissimo!

Recensore Master
08/04/19, ore 13:27
Cap. 2:

Dunque eccoci! Guarda, ti chiedo subito perdono per il ritardo veramente molto infame, ma la questione è che il lavoro mi risucchia tutte le energie vitali anche solo per bestemmiare.
Non giudicarmi...
detto ciò, direi che finalmente posso dedicarmi alla commentalizzazione di questo secondo capitolo che... ah... parte con il botto. E ovviamente partiva con il botto, che credevi? Sta storia è un infarto continuo, e gli unici momenti rilassanti sono quelli in cui si contemplano cadaveri in avanzato stato di morte! Scherzi a parte, sto capitolo parte già cattivo proprio come piace a me: il nostro soldato si finge e morto e, nel frattempo, è costretto a guardare come i suoi compagni che non sono tanto in grado di farlo bene come lo fa lui vengono crivellati dai proiettili del Viet. Assurda la scena della ragazzina. Ca'puttana, veniva imparato ad essere dei demoni spietati già a quell'età per i bambini, durante la guerra? Perdonami io non sono uno storico come probabilmente tu sei, visti i mega particolari, quindi ogni cosa per me è sorprendente.
Devo dire che però, la scena più alta di sta storia è stata al risveglio - pseudo risveglio - del protagonista, che si ritrova davanti ai resti di un vero e proprio massacro. sembrava veramente un film horror, dal modo in cui hai descritto i cadaveri - povero infermiere, manco il tempo di afferzzionarmicisivi - e tutto l'alone PER NIENTE PESANTE di morte e disperazione e devastazione che ne è conseguita. Comunque sia, continuando, uno che fa dopo sta cosa? Si deprime, va in paranoia e tante altre cose.
Il protagonista no: visto che non ha assolutamente più nulla da perdere, decide che, se deve morire, almeno lo farà portandosi quanti più musi gialli possibili con se nella tomba, diventando John Rambo in pratica. Quindi, come posseduto da un demone, scende nei tunnel di Viet che non sarebbero invitanti nemmeno per un covo di ratti, e si da alla pazza gioia... prima in stealth, e poi decide che vaffanculo si fanno le stragi, svuotando un caricatore di piombo in quattro soldati che stavano facendo i rilassati. Adoro Farland, è diventato il classico eroe tragico e con più nulla da perdere che ammazza chiunque. Un po' alla John Wick, però magari meno rotto...
E alla fine, fuoriesce dai tunnel dopo aver fatto più casino di Hiroshima. Non lo hanno catturato, per gli dei benevolenti... ma ci saranno ancora dei capitoli in cui rischierà, ne sono piuttosto sicuro.
Complimentissimi anche per questo piccolo capolavoro!
Cerco sempre di essere obbiettivo nelle storie però con le tue non è umanamante possibile...

- TONIGHT, WE REWIEW! -

Recensore Master
03/04/19, ore 11:23
Cap. 2:

Mi è parso di percorrere quella città sotterranea insieme a MacFarland. Sono sempre rimasta colpita dalle tecniche di guerriglia dei vietnamiti, così come visti in alcuni film di guerra sull'argomento (uno su tutti: Full Metal Jacket). Gli Orientali hanno un concetto tutto loro del combattimento e della spietatezza: come sanno torturare loro... nessuno mai.
Hai descritto in modo efficace le sensazioni del nostro soldato, la sua adrenalina, le sue condizioni psico-fisiche. Come immaginavo, egli sa essere più lucido in questi terribili frangenti che nei momenti di tranquillità.
Povero Rosales, di certo lui non poteva immaginare che mentre al fortino ci si poteva ritenere al sicuro, in realtà i nemici stavano creando una rete labirintica sotto terra per spazzarli via.
Ma hanno fatto i conti senza il nostro eroe.
Adesso lo accompagneremo nella fitta ed infida giungla...
Sempre avvincente il nostro Old!

Recensore Master
02/04/19, ore 21:08
Cap. 2:

Ave OF, virilmente mi gusto una birra, leggendo il capitolo, nulla MAC ci ricorda Rambo, che sopravvive alle imboscate, è davvero cinico, ironico, disincantato, preda dei suoi demoni. Riflette sulla vendetta, non è indeciso come Amleto, scopre un tunnel, lo percorre, senza (troppo) indugio e fa una strage in preda a omerica/achillica ira funesta.. e nulla, penso anche in nuce a Platone e al mito della grotta (tunnel), i doxa.. e si esce nella giungla.
Quotando, "Ripensò a casa. Anche i Tunnel Rat speravano di tornaci, prima o poi.
A lui, invece, non importava."
Perchè ormai la giungla è davvero dentro di lui, come una propaggine, una tela di ragno che si interseca nel suo girotondo di anime, non pare avere altri posti per scrollarsi di dosso quello che ha vissuto e detto..
Superbo as usual, I bow
A la prochaine, JQ

Recensore Master
02/04/19, ore 19:41
Cap. 2:

I tunnel dei Vietcong sono una specie di inferno sotterraneo, composto da gironi e trappole diaboliche, solo l'esperienza del veterano ha salvato McFarland dal fare la fine del topo.
Io ci sarei finita dentro dopo i primi venti metri, anche se fossi stata una di loro -_-
Sicuramente dal tuo racconto emerge una realtà diversa da quella che ci hanno abituato a vedere nei film, i vietnamiti erano molto organizzati e sapevano trarre il massimo dalle poche risorse che avevano a disposizione.
Erano anche bene addestrati e nonostante il soldato americano sia riuscito a sfuggirgli, almeno temporeaneamente non credo che molleranno la presa e continueranno a dargli la caccia, soprattutto se si accorgeranno che è riuscito a sottrargli le preziose mappe della loro "città sotterranea".

Recensore Master
02/04/19, ore 18:17
Cap. 2:

Ciao Old!
A quanto parte, McFarland è riuscito a mettere da parte i suoi incubi perché evidentemente il corpo a corpo è una condizione in cui riesce a mettere in atto delle tecniche apprese, mentre quando si trova in situazioni di quiete il nostro fatica a interagire con la realtà. Non gli importa neppure della sua stessa vita, è come se operasse in automatico, e la tua bravura sta nel fatto che tutto questo emerge non da una facile introspezione ma dalla stessa narrazione dei fatti, estremamente dinamica e coinvolgente: e qui c’è veramente tanto da imparare.
Molto interessante la faccenda dei tunnel sotterranei, posso dire di avere imparato qualcosa di più. Splendida la descrizione di una natura incombente che pare stringere come una morsa, un mondo soffocante dove l’unica tinta, dalle liane al serpentello, sembra essere il verde. La narrazione si fa conematografica là dove il protagonista cerca di mimetizzarsi diventando tutt’uno con un ambiente saturo e insidioso:
"Sempre con il vuoto in mente, seguì con lo sguardo una lucertola che camminava lungo un ramoscello, osservò un ragno scendere lentamente da un filo di seta e poi scomparire nella corolla di un fiore."
"La giungla era immobile, afosa e madida. Dava l'idea di un immenso corpo abbandonato nel sonno". Riesci a rendere credibile anche il fatto che uno solo possa sconfiggere un intero plontone di guerriglieri addestrati quanto lui, e a utilizzare i soliti vocaboli ormai abusati in tutte le storie sul Vietnam quali "muso giallo" e "Charlie" creando una narrazione originale e avvicente: il che, trattrando un argomento "saturo" come quello del Vietnam, significa vincere una sfida non da poco. Tu ci sei riuscito pienamente, per questo i miei complimenti.

Recensore Veterano
02/04/19, ore 11:39
Cap. 2:

Ciao, carissimo.

Un secondo capitolo adrenalinico, degno del precedente.
Hai reso benissimo il senso di straniamento conseguente il disturbo di cui soffre MacFarland: a volte sembra quasi che la vita gli scorra davanti come in un film, che la trama proceda nonostante lui.
Le parole che scrivi evocano immagini, ma sono sfocate e confuse, come in un obiettivo fuorifuoco, o perchè viste attraverso un velo di lacrime. 
Se mi si permette la confidenza di un diminutivo, Mac sembra procedere come un automa, dissociato e stordito per il trauma, limitandosi a registrare quello che vede senza intervenire direttamente. Non è mancanza di empatia: semplicemente non è in grado di sopportare oltre. 

"Ripensò a casa. Anche i Tunnel Rat speravano di tornaci, prima o poi. 
A lui, invece, non importava."
Perchè ormai la sua casa è la giungla, le è rimasto intrappolato dentro e non vede una via d'uscita.

Nonostante tutto, però, Mac si rialza e combatte: potrebbe spararsi un colpo in testa o pugnalarsi con il Ka Bar ma non lo fa.
Inghiotte amaro e scende nel tunnel, forse perchè crede di non aver nulla da perdere, forse perchè dentro ha ancora qualcosa che lo spinge a non arrendersi, a stringere i denti il più forte possibile (costo di slogarsi la mascella e spezzarsi i molari) e andare avanti nonostante tutto.
Adoro questo personaggio: fragile, come lo siamo tutti, e cazzutissimo allo stesso tempo.

Non un faro, ma una tremolante fiaccola di speranza nella soffocante umidità della giungla.
Una giungla che sembra un mostro, che vive e respira cercando di inghiottire chi osa avvicinarsi, ma non è detto abbia l'ultima parola.

Complimenti vivissimi, mio caro, e una birra al tuo protagonista. Offro io ^^
 

Recensore Master
01/04/19, ore 19:26
Cap. 2:

McFarland ha un bel fegato a entrare in quei tunnel bui e pieni di insidie! Anche se ci ha fatto chiaramente capire che non è più tanto né attaccato alla vita né speranzoso, comunque l'istinto di conservazione alla fine tende a prevalere anche in lui.
Esce dal groviglio sotterraneo con un bel bottino, cioè la mappa delle gallerie e la consapevolezza che i nemici intendono portare altri attacchi.
Però si trova nuovamente a tu per tu con la jungla, che è un personaggio da non sottovalutare in questo bel racconto.
Ho apprezzato soprattutto il modo in cui hai reso la tensione e l'inseguimento nell'oscurità. Mi incuriosisce molto il fatto che il protagonista sia rimasto solo con le sue paure ad affrontare la foresta pluviale, che è l'avversario più temibile, ritengo.
A presto allora! ^^

Recensore Master
01/04/19, ore 18:33
Cap. 2:

MacFarland mi ricorda sempre di più Rambo. Sopravvissuto all'attacco dei Vietcong (ironia della sorte, come fa notare lui, visto che era l'unico soldato che non faceva salti di gioia all'idea della licenza), medita vendetta contro quelli che hanno fatto strage dei suoi commilitoni. E dopo aver scoperto un tunnel, vi si infila dentro, incazzato nero e pronto a menare le mani. Cosa che poi accade davvero. Il nostro fa una vera e propria strage di Vietcong nel sotterraneo, per poi prendere una delle mappe trovate lì e riemergere da qualche parte nella giungla. E a questo punto mi viene da dire "e mò sò cazzi". Perchè il nostro eroe non sa di preciso in che parte della giungla si trova, e dovrà girare parecchio per trovare una via d'uscita. E non è detto che non incontri qualche altro Vietcong. Ma potrebbe anche andargli peggio. Potrebbe incontrare sua suocera (battuta idiota, lo so).

Al prossimo capitolo!

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