VALUTAZIONE SHILYSS: 49,85/50
Grammatica e stile di scrittura: 9.85/10 (grammatica 4.85 /stile 5)
Curatissimo, corretto e in certe parti anche colto (mi riferisco all’uso del verbo guatare, piuttosto raro e da me molto apprezzato perché non è un inutile vezzo, ma ha senso nella frase) il tuo stile merita il punteggio massimo. Mi hai presentato un testo curatissimo, preciso, avvincente e ben scritto. Ho deciso di non considerare il fatto che hai scritto in talune occasioni i numeri nella forma matematica anziché a lettere, come sarebbe meglio fare, per un discorso legato al contesto e all’effetto sul lettore: stiamo parlando di una battaglia aerea combattuta in volo, dove l’azione è dinamica e la rapidità dei movimenti e delle decisioni rasentano il millimetro e il secondo. Ho apprezzato anche la scelta di ambientare l’intera vicenda al presente: hai dato modo di rinnovarti anche nello stile, sperimentando un modo di narrare decisamente adatto e idoneo al contesto. I refusi sono pochissimi e, come mio solito, non ho contato le “d” eufoniche.
ad un tono di voce così sommesso [d eufonica]
Siegrfied, errore di battitura,
di fuoco e acciaio, di sangue e morte [d’acciaio]
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Non so se è voluta, ma hai scelto nomi curiosi per i tuoi protagonisti. Da un lato abbiamo Friederich, che condivide il nome con un celebre filosofo, Nietzsche; è riflessivo, pacato, di origini umili e mi ha fatto pensare a quella parte della Germania ottocentesca che si distinse nel corso dell’Ottocento per i suoi grandi pensatori. È razionale, inserito nei suoi ranghi, consapevole delle difficoltà che incontrerebbe lasciarsi trascinare dal carismatico conte.
Siegfried, l’istintivo conte, è invece emblema del passato guerresco e wagneriano. È davvero un figlio delle Valchirie e non sai quanto abbia apprezzato la sua caratterizzazione, la sua solitudine, la sua spericolatezza che strizzano l’occhio al passato mitologico. La parte più istintiva e tradizionale, eredità della Prussia, in questo caso. Non è un caso che mito e razionalità, passato epico e passato filosofico finiscano schiantati nelle campagne del Brandeburgo, temo. Grazie ai sapienti flashback e alla tua bravura i tuoi personaggi sono non semplicemente reali, ma apprezzabili a tutto tondo. Si prova empatia nei loro confronti e si tifa per il loro amore che, come nelle migliori storie d’amore e di morte ambientate in un periodo bellico, viene consumata con estrema delicatezza e dolcezza a poche ore dall’inevitabile fine. Il modo con cui i due ragazzi vanno incontro alla fine è dignitoso, epico, tragico. Complimenti.
Utilizzo del pacchetto: 10/10
Lo sfondo della Seconda Guerra Mondiale e la presenza di un amore inizialmente platonico, ma poi consumato, tra due ufficiali dell’aereonautica tedesca, è l’occasione perfetta per una storia che parla di intese e di due anime affini. L’amore illecito è ovviamente quello che verrebbe condannato dall’esercito qualora si scoprisse e che riguarda i due ufficiali, mentre l’appuntamento mancato è quello cui Friederich arriva in ritardo; a tale proposito, è interessante notare come tu abbia voluto inserire comunque una scintilla di speranza nella storia, visto che l’uomo arriva all’appuntamento, sebbene in ritardo. Il genere è ovviamente angst (i due piloti che salgono sull’aereo sapendo che è una battaglia vana strazia il cuore), mentre la frase è talmente ben piazzata che… niente, mi complimento!
Livello di introspezione: 10/10
Il punteggio non poteva che essere massimo. Conosco nella real life persone che pilotano aerei e ho ritrovato nelle tue parole, anzi, nelle battute e nelle riflessioni di Friederich e di Siegfried la stessa febbre. Loro sono lì per volare. Sono vivi quando sono “cavalieri del cielo.” Potrei impiegare altre cinquecentomila parole per descrivere quanto è stato accurato il tuo lavoro; inizialmente, quando ho cominciato a leggerlo, mi ha ricordato vagamente le atmosfere del meraviglioso Suite francese di Iréne Némirovsky (il libro, il film non è bello neanche un decimo). L’introspezione, dunque, è accurata, sviscerata. La passione non nasce con uno schiocco di dita, non è scevra da tentennamenti, da paure, dalla consapevolezza del passo che si compie e delle eventuali conseguenze, che non sono ignorabili e di cui occorre tenere conto. Per paradosso, Friederich e Siegfried hanno più timore di cedere alla loro attrazione, che andare a morire in un caccia.
Gradimento personale: 5/5
Anzitutto, sia lode a te, Oldfashioned: scrivere del genere storico non è semplicemente vestire in un certo modo un personaggio, ma anche capire come vedesse il mondo in quella determinata epoca; il punto di vista dell’autore non rispecchia necessariamente quella del personaggio, altrimenti io, autrice, non dovrei/potrei immedesimarmi in chi, metti caso, la pensa differentemente da me. Hai scelto di raccontare gli sconfitti della Seconda Guerra Mondiale (ma anche i loro artefici), ma l’hai fatto senza scadere in retoriche di nessunissimo tipo, tanto che la captatio benevolantie sui generis in apertura è quasi del tutto ingiustificata: Friederich e Siegfried fanno quello che fanno come tanti l’hanno fatto, credendosi nel giusto e intrisi di un’ideologia che rimane sullo sfondo, pur essendo comunque tragicamente presente. I riferimenti al sostrato scaldico e norreno mi hanno ovviamente illuminata d’immenso: Siegfried è il celebre nome di un personaggio della mitologia nordica, il riferimento al Valhalla, il paradiso dei guerrieri scandinavi che desideravano appunto morire in guerra per poter bere e festeggiare al cospetto di Odino è stato un accenno breve, ma apprezzatissimo.
Titolo e impaginazione: 5/5
Uno dei titoli più belli che abbia mai incontrato. Ovviamente si rifà alla disfatta degli Spartani alle Termopili, ma racchiude quella che è la tragedia di ogni guerra, in ogni epoca, da ogni parte: la morte dei soldati (e la salvezza di capi e dei veri responsabili). Friederich e Siegfried sono destinati a morire e vanno incontro al loro fato, alla disfatta inevitabile del loro paese. Tra l’altro, la scelta del titolo è doppiamente azzeccata, dato che ho notato un parallelismo storico di una certa rilevanza: l’analogia tra la fine dei due piloti che cercano di “dare fastidio” all’attacco aereo Alleato assomiglia davvero alla disfatta spartana, perché i tedeschi erano in guerra dal ’39 su più fronti, mentre, com’è noto, gli Stati Uniti entrarono nel conflitto solamente dopo l’attacco a Pearl Harbor, del dicembre ’41. L’uso del giustificato, la scelta di un font leggibile, ma non disturbante, il titolo azzeccato, la divisione in paragrafi che agevola la lettura. Non c’è niente che non vada.
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