Recensioni per
San Martino di Livonia
di Old Fashioned

Questa storia ha ottenuto 63 recensioni.
Positive : 63
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
08/04/22, ore 16:19
Cap. 3:

Caro Old, finalmente sono riuscita a recuperare un'altra tua storia da leggere che come al solito è una garanzia di qualità, infatti eccomi qui a commentare dopo aver ultimato la lettura ^^
Mi son dedicata a questa storia, dopo che mancavo un po' dal tuo account, seguendo il "filo del Nord", diciamo: dopo aver letto dei pirati nordici con l'emblematica figura di Klaus Störtebeker, non potevo che essere incuriosita dalle crociate del Nord di cui ammetto con vergogna non so assolutamente nulla. Infatti questa storia è stata una scoperta: ero completamente all'oscuro della crociata in Livonia, della guerriglia tra l'Ordine teutonico e i Samogizi. Non sapevo proprio nulla anche dei Samogizi. Quyanta ignoranza! Ma per questo anche si legge, penso: per acculturarsi. Quindi è stata non solo una lettura piacevole, ma anche istruttiva, che mi ha aperto una porta su una pagina della storia di cui non avevo contezza.
Parlando della storia in sé, una cosa che apprezzo sempre dei tuoi lavori storici è l'accuratezza non solo del contesto in generale ma dei tanti dettagli che danno concretezza al racconto, ma soprattutto delle personalità che dipingi. Non mi sembra mai di leggere personaggi anacronistici: ti cali perfettamente nella mentalità del tempo che stai raccontando. Qui per esempio stiamo parlando di una popolazione autoctona che viene forzatamente convertita (o almeno ci provano), un atto che per un contemporaneo è violento e ingiustificabile, ma sappiamo bene che per tutto il Medioevo ma anche più avanti (basti pensare alla conquista dell'America o l'evangelizzazione dei popoli orientali) i cristiani quello hanno fatto: andare lì in terre lontane, che avevano altri riti, altri dèi, e imporre la loro fede e il loro modo di vedere le cose. Allora non c'era spazio per il relativismo culturale figuriamoci per quello religioso e quindi ho trovato del tutto azzeccato come si muovono i personaggi di questa storia, a partire dal protagonista, che è un "buono", alla fine, considera i pagani non dei mostri ma degli esseri umani come lui, ma non arriva al punto di mettere in dubbio l'opera dei suoi confratelli, al massimo mette in dubbio la sua fede. Considerato il suo vissuto, l'educazione ricevuta, il contesto, sarebbe stato anacronistica, troppo "moderna" una reazione diversa, però è stato bello vedere la sua umanità che, in mezzo a tutti quegli orrori, riluce come una gemma, un vero miracolo, per restare in tema.
Mi ha commosso il finale con il ragazzo e il morello e ho apprezzato tutte le scene di battaglia. Vorrei saperle scrivere io così xD Sono avvincenti e misurate, non si ricava mai una sensazione di confusione anche e soprattutto quando descrivi scene caotiche, come è normale avvengano in battaglia. Mi è piaciuto poi molto Ullrich, l'ho trovato un po' la voce disincantata della storia, più scafato e meno idealista di Reinhardt, un po' una figura da fratello maggiore. In ultimo, ho apprezzato tantissimo, ma lo immaginerai, le descrizioni: questo paesaggio innevato contro il cielo color grigio piombo, nero, bianco, grigio, tutti colori puri che si arrossano nel sangue appena arrivano i tamburi di guerra. Un paesaggio essenziale e suggestivo, un inferno bianco che non può che inquietare e affascinare. 
È sempre un piacere leggerti e lo è ancora di più quando mi fai scoprire cose nuove ^^ 
Ti mando un abbraccio e, visto che ci siamo, auguri di buon weekend!
Prim
 

Recensore Master
14/09/21, ore 12:39
Cap. 3:

Ciao Old Fashioned,
finalmente vediamo come il titolo, San martin di Livonia, sia collegato con fratello Reinhardt e il suo generoso gesto di privarsi della cappa a favore del giovane pagano emarginato.
Le scene della battaglia notturna sono pregevoli, e la tecnica messa in atto dai Samogizi è molto intelligente. La fiducia dei cavalieri li ha portati a ignorare la tattica, confidando che la loro presenza ben visibile anche di notte avrebbe scoraggiato ogni tentativo di aggressione. Alla fine, il ragazzo ha ripagato con gli interessi il bene che gli era stato fatto. Tutto per il bene del cavallo, naturalmente.
E' interessante il proposito di trasformare questa storia in una long fiction, sono certo che sapresti farlo in modo eccellente e ampliare in modo organico questa panoramica su un periodo storico poco noto ai più.
MaxT :)

Recensore Veterano
24/06/21, ore 16:43
Cap. 3:

Questo racconto possiede un retrogusto da Leggenda Aurea, è il trionfo della carità.

In un mondo così senza speranza né redenzione come ci hai descritto la Livonia, questo miracolo brilla ancora più forte, specialmente perché il buon Reinhardt riesce, dopo sfottò dietro sfottò, ad avere l’ultima parola, dimostrando di possedere uno spirito più osservatore ed essere un miglior giudice di carattere rispetto ai suoi confratelli, malgrado le loro consolidate conoscenze del territorio e dei Samogizi. Insomma, l’ultimo arrivato che ha superato tutti! Comunque, piccola gioia, non faccia l’imbronciato (e qua me lo immaginavo quasi con le guanciotte gonfie mentre si ripeteva, che aveva compiuto un gesto onorevole): non lo sa che i santi, almeno una volta nella loro vita, si sono sempre beccati i lazzi altrui, nonché accuse di poca stabilità mentale? È sulla buona strada, dai!

Secondo me, se all’inizio i Teutonici avevano giudicato “l’affetto” di Reinhardt verso Curo/Martin come un segno della sua grande ingenuità, forse dopo lo credevano un atto o d’ostinatezza tipica del Bastian Contrario, oppure di vanità. E magari per questo lo hanno deriso appellando “San Martino di Livonia”, per un gesto, poi, che effettivamente in quanto monaci-guerrieri non dovrebbe sorprenderli. Sono queste piccole contraddizioni dell’animo umano, che mi hanno reso molto intrigante la storia, nonché le scene al limite dell’apnea della battaglia, dall’assalto e l’incendio fino al viaggio mistico nella palude, con Curo/Martin quasi trasfigurato in un angelo custode.

Se posso condividere una mia interpretazione, credo che sia Reinhardt che Curo/Martin siano i “San Martino di Livonia”: Reinhardt, per il più palese riferimento al dono del mantello al povero mendicante infreddolito; Curo/Martin, invece, fa riferimento al sogno che San Martino ebbe a seguito della sua opera di carità. Il santo, infatti, vide Cristo rivestito del mantello donato e rivolgersi così agli angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito”, come per dire che, pur non conoscendo la dottrina cristiana, tutti sono capaci di un gesto di bontà e così è stato per Curo/Martin. Non è rimasto indifferente, quel gesto, in apparenza deriso quasi uno spreco, quel piccolo chicco ha germogliato e portato frutto, ha fatto breccia nel suo cuore, portandolo ad una piccola conversione ché i nemici difficilmente si aiutano. Certo, ci vorrà del tempo affinché il piccoletto si converta totalmente, però ha compreso e vissuto il lato meno violento di quella nuova religione portata dai Teutonici. Gli è stata tesa una mano senza pregiudizi da una persona che ha visto lui, Curo, non un Samogizio, non un mendicante, non un nemico.

Se deciderai d’approfondire questo delizioso racconto in una long, ben venga!
Ancora complimenti, è stato un piacere leggerlo e chiedo venia per la lunga attesa.

H.

Recensore Master
11/09/19, ore 22:41
Cap. 3:

Ciao! Rieccomi (finalmente) a terminare la lettura di questa storia. Pensare che all'inizio ero convinto che san Martino di Livonia fosse una località... Capitolo come al solito impeccabile per stile, conoscenza storica di fondo e relativa ambientazione, originalità della trama e verosimiglianza. I cavalieri ragionano secondo la mentalità del loro tempo, e la ricostruzione del loro modo di pensare è molto sapiente. Quei tamburi e quei canti di guerra che echeggiano nell'oscurità, nel buio - quello vero - della campagna sono davvero roba da sognarsela di notte. E se ti scorre un brivido è perché l'autore è riuscito a calarti completamente dentro alla storia.
In realtà in vero miracolo compiuto da "san Martino di Livonia" è stato quell'atto di generosità che ha fruttato la salvezza per tutti, ma hai voglia a farlo capire a fratello Ulrich... ^^
Come sempre hai fatto un ottimo lavoro. Alla prossima!

Recensore Master
05/09/19, ore 22:09
Cap. 3:

Recensione premio per il contest “I doni della Medicina”, indetto da Dollarbaby sul forum di Efp – giudice sostitutivo Shilyss.

Caro Old,
sono tentata di impestarti la recensione con una serie di aneddoti sul periodo medievale che mi renderebbero molesta, ma sappi che a) la lettura di storie come queste purtroppo mi fanno fangirlare b) non interesserebbero a niuno, quindi per fortuna andiamo oltre e immergiamoci in questo freddo inverno lituano o giù di lì. Per un momento ho sinceramente temuto che Reinhardt sarebbe morto, sai? Cos’hanno portato i Cavalieri Teutonici agli abitanti della Livonia? La forma più pura del messaggio cristiano, quello della fratellanza. Non c’è nessun mutamento particolare in Martin il Curo e credo anche io che la conversione sia ben lontana dall’essere totale, ma la generosità del nostro protagonista alla fine è stata ripagata. Quello che ha in mano è un inizio piccolo, una scintilla flebile, ma è l’inizio di qualcosa.

L’abilità che hai dimostrato nel presentare una guerra fatta tra un esercito organizzato e una popolazione autoctona determinata a fare imboscate e a sfruttare la conoscenza ottima del territorio che compensa la scarsezza dell’equipaggiamento. Come in Vietnam e in tante altre guerre, più o meno recenti. I Samogizi non vengono ingentiliti né giustificati e i Teutonici, per quanto ligi al loro dovere, mostrano una severità giustificata e magnifica – intransigenza di soldato, giustizia di monaco, sempre nei limiti umani – e conquistano il lettore, tanto che nel loro impantanarsi nel buio, bersagliati dalle frecce, non si può non provare empatia per loro e una rabbiosa pietà per i pagani. La fine, però, è carica di speranza e spero davvero tu possa trarne una long: sarei felicissima di leggerla. Non era facile raccontare una storia così, non era facile immedesimarsi nei panni di un monaco guerriero medievale, ma tu ci sei riuscito in pieno. E il cavallo morello è magnifico <3. Tanti, tantissimi complimenti, ci vediamo presto nelle altre tue storie (leggi: l’ultima XD).
Un caro saluto,
Shilyss :)

Recensore Master
05/08/19, ore 13:44
Cap. 3:

Ciao carissimo!
Eccomi qui a recensire anche quest'ultimo capitolo e chiedo venia per il ritardo.
Di questa ultima parte, ho adorato senz'ombra di dubbio la descrizione dell'attacco dei Samogizi, e come essi abbiano spinto in trappola i cavalieri dell'Ordine nella palude. Descrivere ciò che accade dal punto di vista di Renhardt, ferito, ha senza dubbio donato quella tensione in più alla scena. Tutto è confuso, tutto è caotico, e attraverso gli occhi di chi non è del tutto lucido lo diviene ancora di più. Molto bello anche l'incontro con il Curo, che Renhardt vede quasi come un'apparizione, un segno del cielo. Tutti i cavalieri dell'Ordine lo hanno seguito, forse perché non avevano una scelta migliore, oppure perché anche loro hanno finalmente visto le buoni intenzioni di questo bambino che ha potuto avere decisamente un futuro migliore di quello che gli si prospettava, adottato dall'Ordine. Con quest'ultima parte, si delinea l'aspetto caritatevole dei fratelli, che per tutto il racconto è stato annebbiato dalla necessità di lotta e sopravvivenza: sanno essere riconoscenti, sanno accogliere e aiutare il prossimo, anche se questo porta ideali diversi dai loro. Forse è servito Renhardt con il suo gesto di donare il mantello al Curo per far aprire gli occhi ad alcuni dei suoi confratelli, che lo hanno preso in giro per questo suo gesto, ma che in fondo - credo - abbiano apprezzato, perché è l'incarnazione di quello spirito cristiano che loro si impegnano a portare nelle loro terre.
In conclusione, il personaggio di Renhardt mi è decisamente piaciuto: sa adattarsi alle situazioni, fa quello che deve fare, ma rimane ben saldo nella sua moralità e i suoi principi non vengono meno, anche dinanzi alle atrocità cui è costretto ad assistere. Crede in qualcosa, e la sua fede non vacilla mai.
Davvero un racconto molto bello, profondo e toccante e che invita a riflettere. Ti ringrazio per avermi fatto approfondire questa parte di storia delle crociate che mi era abbastanza oscura, e ti ringrazio per la piacevole lettura.
Alla prossima e in bocca al lupo per il contest :)

Recensore Master
04/08/19, ore 17:50
Cap. 3:

Ho provato una forte commozione al momento dell'epilogo di questa mini long, così intensa e bella.
Hai perfettamente reso lo spirito cristiano, il vero senso della missione religiosa dell'Ordine: riuscire a convertire anche solo un'anima, o perlomeno cercare di avvicinarla alla Buona Novella. Il piccolo Curo trova finalmente una casa, un rifugio sicuro dove poter crescere sereno e protetto, grazie alla riconoscenza ed all'affetto provato per il nostro... "San Martino", che gli aveva fatto dono del suo mantello. Ed è anche vero che i nostri protagonisti si sono potuti salvare proprio grazie al piccolo reietto, che li aveva ricondotti al sicuro, dopo la terribile battaglia.
Una sola anima, mentre i Samogizi continuano a vivere come pagani?
Non è poco: è già un piccolo universo.
Storia bellissima, commovente, cruda e vera: solo tu sai farci questi doni.
Un abbraccio.
Lou

Recensore Master
31/07/19, ore 10:50
Cap. 3:

Carissimo, nonostante i confratelli avessero tentato di dissuaderlo, Reinhardt continua a nutrire fiducia verso il ragazzino e forse in senso più ampio nel genere umano e nella sua capacità di riconoscere un gesto di generosità disinteressato.
Il cavaliere ci guadagna l'ironico soprannome (e un notevole carico di freddo!), però questa fiducia verrà ripagata proprio nel momento del bisogno, quando il ragazzino salverà il drappello da una morte orribile nelle paludi.
È un sollievo vederlo poi finalmente "sistemato" come suo scudiero, anche se, come dice Reinhardt, probabilmente non rinuncerà mai alla sua cultura e ai suoi idoli.
La vicenda quindi si chiude con un finale positivo, di speranza che, in futuro i due popoli potranno fondersi in uno solo.
Oltre ai nostri teutonici, però, mi piace sottolineare l'importanza che ha avuto il paesaggio in questa vicenda, una natura difficile. infida, bellissima da vedere in lontananza, ma pericolosa se non si sa come muoversi.

Recensore Master
31/07/19, ore 02:22
Cap. 3:

Caro Old Fashioned,
E così il buon fratel Reinhardt, grazie ad un mantello e col sacrificio del suo sangue, rischiando due volte
la morte, ha guadagnato un' anima al Signore... Egli non sarà San Martino di Livonia, ma è sulla buona
strada per diventarlo. Bella storia, anche se troppo breve e tutta incentrata sui fatti d' arme. Fatti d' ar-
me però descritti in maniera mirabile, come pure gli eventi atmosferici. Pareva proprio di esserci tra
tutto quel vento gelido e quella neve ghiacciata, nonostante i trenta gradi positivi effettivi circostanti.
Ma non sarà stato troppo rigido tutto quel freddo per la Livonia?! Avevo letto che il clima invernale dei
Paesi Baltici non presenta minime da assideramento immediato. Perfino (purtroppo) tra tutte le effera-
tezze di questa guerra pareva, e pare, di essere, tanto sono apparse reali. Complimenti! Eppure, nono-
stante tutto questo, sono molte le cose di cui non ci hai detto, primi fra tutti i segreti, mediorientali e
lagunari, di Reinhardt. In realtà è ancora grande il potenziale narrativo di questo racconto... Chissà che
un giorno non ti capiti di farci una sorpresa in proposito. Sarebbe un bel regalo per tutti noi!
Intanto: tanti auguri per il contest!
Ancora una volta avere a che fare con la tua scrittura (che non potrò mai credere semplicemente ama-
toriale) è stata una bellissima esperienza.
Un caro saluto

Recensore Junior
30/07/19, ore 18:54
Cap. 3:

Ah ecco, il San Martino del titolo si riferisce al Santo vero e proprio, e a quel suo mantello tornato intero dopo essere stato diviso a metà con un mendicante.
Reinhardt si è sacrificato molto più di lui, dato che si è privato dell'indumento per intero e che nessuno dall'Alto si è preso la briga di rifondergli la perdita... è quasi morto congelato sulla via del ritorno! Ma povero!! Ho sentito freddo io per lui.
Pensa che io mi ero fatta tutto un mio film, collegando fin dall'inizio il tuo titolo a San Martino del Carso, immaginando una disfatta colossale per i Crociati e un Fratello Reinhardt come unico superstite - perché è stato salvato dal giovane Curo - che richiama i compagni caduti all'appello del proprio cuore straziato, lì dove nessuna croce manca.
Sai no, le croci / i crociati... vabbè, perdona le mie teorie strampalate, purtroppo quando leggo qualcosa che mi piace tendo sempre a ricamarci sopra!
Bellissima la descrizione del pantano fangoso, ci sono affondata dentro insieme a loro!
Bellissima l'idea di adottare il giovane Curo, se lo sarebbe meritato già alla prima apparizione, ma poi chi avrebbe salvato la situazione? È andata bene così.
Bellissimo finale che un finale non è, e che mi lascia appagata solo momentaneamente e speranzosa in un seguito...
Scrivi ancora di loro, ti prego!
Ci sono tante altre cose che ho bisogno di sapere!!
Sempre impeccabile. I complimenti per lo stile, ormai, non saprei davvero più come farteli 😅

Elly
(Recensione modificata il 30/07/2019 - 06:56 pm)

Recensore Master
30/07/19, ore 18:08
Cap. 3:

Ciao Old! Finalmente eccomi alla fine. Questo racconto è stato meraviglioso. Dovrei dire anche scritto bene ma ormai sta diventando litania, quindi suppongo che d'ora in poi lo darò per scontato (quindi prenditi questo complimenti a base di ogni altro mio futuro intervento) e solo scriverò nella remota possibilità che qualche testo ti esca scritto male xD ahahhah
Che dire? Anzitutto, è in questo capitolo finale che si comprende a pieno il titolo dell'opera e ti fa anche sorridere. La buona azione non era tanto quella del tozzo di pane nel primo, quando il mantello donato in questo, quella che determinerà la salvezza dei confratelli.. anche se si può ben dire che è nella relazione costruita dalla somma di questi piccoli, sporadici incontri che si forgia un legame saldato dalla sincerità degli sguardi. Questa cosa mi è piaciuta molto. A pennello anche la battuta finale ovviamente xD ahhahah almeno un paganello, alla fine, ha riconosciuto le migliorie che volevano apportare a tutta la regione eheheheh battuta che rientra nella chiave ottica del punto di vista adottato. Bello che siano rimasti insieme nonostante gli scontri e che il Curo sia stato adottato ❤️
Bravissimo come sempre!
Alla prossima :)
Rita

Recensore Master
30/07/19, ore 15:59
Cap. 3:

Ciao carissimo^^
Eccoci qui a tirare le fila di questa bellissima vicenda.
Non ripeterò quello che ho detto commentando i capitoli precedenti, ma per me è davvero bello leggere una storia ambientata nel medioevo e sentirmi quasi parte del contesto. Quindi, ancora una volta, plausi alla ricostruzione.
È un mondo crudo, che non concede nulla alla mollezza o alla compassione, ma non è neanche dimentico dei valori cavallereschi, come l'assistenza ai più deboli e ai bisognosi. Questo Reinhardt lo sa bene, quando offre il suo mantello al Curo leggendo la sincerità nei suoi occhi. Del resto ogni cosa ha un prezzo, e i favori, per quanto disinteressati, non si fanno mai a cuor leggero, soprattutto in un contesto come questo.
E il Curo trova il modo di ripagarlo traendo in salvo lui e i suoi confratelli, tanto che i cavalieri lo accolgono al castello ribattezzandolo Martin (mai nome fu più azzeccato): alla fine il ragazzetto dimostra di essere un buon diavolo. Anche se magari non la smetterà di venerare i suoi idoli, il gesto di Reinhardt ha comunque avuto il potere di fargli capire che i cavalieri non sono lì per opprimere la sua popolazione ma per arrecarle dei benefici a lungo termine.
Una storia priva di morale trita e ritrita, che intrattiene e fa riflettere (tra l'altro, se questa vicenda diventasse davvero l'inizio di una long, allora sì che mi crogiolerei nel godimento immondo^^).
Per adesso complimenti e grazie per aver scritto una cosa del genere, è sempre un piacere leggerti.
Alla prossima!^^

Recensore Master
30/07/19, ore 07:10
Cap. 3:

Buongiorno.
Si conclude così, in bilico. Un finale ancora aperto, come è quasi sempre accaduto durante le guerre di religione.
Triste, vero? Che qualcuno entri in casa d'altri e cerchi di imporre i suoi valori e i propri credi, con la forza e cercando di dettare legge.
Pian piano il cristianesimo farà dell'Europa una delle sue roccaforti.
^^ complimenti per il lavoro svolto.

Nuovo recensore
29/07/19, ore 21:48
Cap. 3:

Ciao Old!
La storia è scritta molto bene ,ma con te è una garanzia. Non è mai un problema il modo di scrivere anche se si parla di periodi storici o trame in generale che non mi attirano. Credo che il dono di uno scrittore sia proprio questo,ossia far piacere a qualcuno una storia di cui quel qualcuno non ama il genere.
P:S: dunque Reinhard viene da Starkenberg ,eh?Dove ci sono i miei adorati"occhi a cuoricino"
Nulla da dirti,l'hanno già fatto gli altri ,dunque alla prossima!

Recensore Master
29/07/19, ore 20:32
Cap. 3:

Ave O-F, attendiamo a lode e gloria il sequel o il prequel, i personaggi meritano approfondimento, accendono la curiosità e ci lasci in questa guisa?
Battute a parte, il capitolo è di una struggente meraviglia e coesione, ripercorri la vicenda di S. Martino a tuo modo, spiegando il significato in questa narrazione, che la eventualità è ben rara.
I Curi e i loro massacri, il cavaliere ha pietà di un ragazzo diverso, se ne infischia e gli dona il suo mantello, nonostante la tema di probabili e possibili rappresaglie.
Nomen omen, Martino, ovvero dedicato a Marte.. alla fine il ragazzino diventa una sorta di guerriero, conduce R. e il cavallo dal primo adorato nella poltiglia letterale e metaforica e lo salva, adattandosi. Alla fine, cibo regolare, vesti adeguate e capelli tagliati fanno la differenza..
Citandoti, “In quanto al resto, credo continui a venerare il mio cavallo.”
“Se non altro, ha buon occhio.”
Già, torna la primavera, garriscono le bandiere, la vita nel castello di S. ferve..
Enfin, parafrasando fratel Ulrich, possiamo credere che un miracolo San Martino in quel della Livonia lo abbia fatto, ovvero far comprendere a un idolatra il merito “di ciò che stiamo portando in questa terra.” (cit.).
Attendiamo, ripeto, sviluppi, passati e futuri, tutto non è stato ancora narrato.


A la prochaine JQ ^^

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