Recensioni per
Stubborn Love
di Miryel

Questa storia ha ottenuto 37 recensioni.
Positive : 37
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
14/01/20, ore 00:32

Ciao!
Finalmente torno da te, con un’altra splendida avventura su questa splendida, dolcissima coppia.
Una post-Endgame si presentava bene assai da subito. La possibilità di un futuro insieme non è tuttavia meno stupendamente angst della situazione canonica normale.
La situazione in cui hai scelto di mostrare Peter e Tony, poi… una malattia insospettabile, uno dei miei tropi preferiti! Con i personaggi giusti per portarla avanti, la tecnologia degli Avengers a disposizione, e un rapporto dolcissimo e bellissimo nel mezzo.
Continuo ad adorare come tratti il personaggio di Peter Parker, in relazione a Tony, in relazione al suo essere Spiderman, in generale tutto quello che riesci a fare con lui. È fragile, desideroso di approvazione, spesso impaurito e bisognoso del conforto e dell’amore del”signor Stark” più che mai. Un personaggio incredibilmente sfaccettato e dolorosamente vicino, stavolta più che mai. La condizione in cui versa si presenta in maniera improvvisa, inaspettata, abbastanza da spaventare. E ancora una volta l’orgoglio del povero Peter ci si mette in mezzo, rifiutandosi di fare la cosa saggia e rivolgersi, per aiuto, a chi ha maggiore esperienza di salute.
Ho tuttavia riso brevemente all’immagine di Peter Parker che si autodiagnostica su Internet. Avrà trovato qualunque cosa possibile, dal tumore degenerativo alla Peste Nera passando per la Mucca Pazza. Povero tesoro…
La parte seguente è meno ignota, ma non per questo meno inquietante. Titano, i ricordi che porta con sé, e una minaccia che non si vede ma si profila inesorabile all’orizzonte.
Anche io, come Peter, bramavo disperatamente di scoprire di cosa si trattasse la patologia misteriosa che lo ha afflitto. Ancora una volta vediamo il ragazzo scappare, chiudersi lontano da chi potrebbe aiutarlo in un momento così complicato. L’autorità e la maturità di Tony fa da contraltare alla sua paura, così cieca, così viva.
E ancora una volta, la botta finale. Una malattia che nasce dalla paura e dal rifiuto di ammetterla. Io non so davvero come commentare. Mi ha presa *qui*, questa rivelazione, e mi ha acchiappata. Certo che Peter ha paura, porca miseria, ne ha passate così tante. Eppure…
Eppure ci si ama, ci si consola a vicenda e si torna a vivere. E mentre mi chiedo effettivamente chi, fra di noi, tenga il Trono Degenere di diritto, guardo questa bellissima storia d’amore e mando anch’io, da quaggiù, un mega-abbraccio virtuale a Peter Parker.
Mio Dio, penso sia una delle mie preferite. Sbatto la mia corolla di ciglia e ti saluto felicemente.
Lady R

Recensore Junior
12/01/20, ore 01:07

Miry-chan❤ finalmente passo anche qui a recensire, anche perché questa one-shot ha tanto dentro e ha significato molto anche per me, perciò non potevo non dirti cosa ne pensavo. Inizio col dire che questa shot è arrivata in un momento perfetto, non so come tu abbia fatto ma sinceramente mi è servita per venir fuori da qualcosa, che alla fine è anche il motivo per cui la recensione arriva un po’ in ritardo. Sono venuta fuori (e spero davvero di esserne uscita e non rientrarci più) da un periodo di ipocondria completamente a caso. Cioè un po’ lo sono di mio, ma in queste ultime settimane non so cosa sia su successo ma vedevo malattie ovunque, con un qualsiasi fastidio o minimo dolore che sentissi. Ora, non so cosa sia stato, ma piano piano ne sono uscita e non esagero quando dico che la tua fic è stata una delle cose che mi hanno aiutato di più. Perché alla fine questo genere di storie mi fanno sempre bene, l’hurt\confort in generale è sempre un’ottima cura quando si hanno brutti pensieri in testa.
Partendo dall’inizio però, non nego di aver avuto un po’ di ansia appena ho iniziato a leggere la storia; sapendo che Peter aveva un problema, e in questo caso aveva dei sintomi piuttosto preoccupanti, non sono riuscita a leggerla tutta subito, mi sono interrotta dopo un po’ e poi bhe la curiosità a preso il sopravvento e ho letto uguale. Questo anche per dire che le tue storie hanno sempre un grande effetto su di me, e io sapevo che se per Peter fosse finita male io non so se avrei retto. Insomma, già avevo paura di un finale triste, se ci si metteva pure una malattia, ospedali eccetera io non mi riprendevo più..
Ma appunto, ho letto in ogni caso, perché alla fine è difficile non continuare. Tutta la prima parte è realistica a dir poco, c’è il giusto equilibrio tra preoccupazione e il cercare di stare calmi, tra l’ansia di Peter e il modo di fare di Tony che rassicura e alleggerisce il tutto e dio in questo caso l’ho proprio amato.
Ad ogni modo per quanto fossi curiosa di sapere cosa alla fine avesse peter, non riuscivo a non essere preoccupata, perché il suo sintomo mi aveva sinceramente messo ansia.
Poi c’è quella domanda di Peter, quando chiede a Tony “cos’ho che non va?” e io me la sono immaginata cosí bene quella scena, quella domanda e il tono che Peter aveva, dopo che la rabbia era svanita e che gli era rimasta solo la paura. Paura di sapere, perché è conscio che Tony sa cos’ha che non va e basta fargli solo quella domanda per sapere quella cosa che forse non vuole sapere veramente .
Quando Tony poi ha risposto “niente” ho tirato un sospiro di sollievo, e mi sono goduta quella bella sensazione che senti quando l’ansia se ne va.
Ad essere sincera, mi sembrava di essere più sollevata io che non Tony e Peter..
Peter infatti non si da ancora pace, non capisce perché gli succeda di non sentirsi la gamba all’improvviso, se non ha alcuna malattia, e Tony al contrario lo chiede a lui. E qui c’è un risvolto interessante perché è psicosomatico, dunque è qualcosa nella mente, e solo nella mente di Peter, a farlo cadere.
Mi piace il collegamento con endgame e thanos, ma ancora di più amo il fatto che questa sia una sorta di au dove tutti vivono. Cioè adoro il fatto che sia praticamente ambientata nel canon ma che sia manipolata il tanto che basta da lasciare tutti vivi, seppur con la condizione di peter.
Alla fine della fic comunque, io continuo a credere che sia tutto apposto, che ci sia speranza, perché il fatto che sia psicosomatico significa che si può risolvere, proprio perché Peter ha Tony accanto a sé. Sta cosa l’ho pensata anche prima di leggere le tue note, io sono convinta che una cosa del genere sia superabile da Peter perché se il problema è nella sua testa, chi meglio di Tony la potrebbe risolvere?
Poi c’è un’ultima cosa che mi ha fatto bene al cuore proprio, la fine, tutto il dialogo sull’avere bisogno l’uno dell’altro e la domanda “è davvero giusto avere bisogno di qualcuno accanto per non cadere più?” perché è un concetto che mi è tanto caro e su cui mi è capitato di pensarci e di scriverci. Secondo me ci sono cose per cui possiamo rialzarci da soli e cose per cui abbiamo bisogno di qualcuno vicino che ci aiuti, sono entrambe importanti, ma questo era uno di quei casi in cui non si può fare tutto da soli e Peter è cosi fortunato da avere un uomo al suo fianco che lo ama e che lo può salvare da tutto questo. E la sua frase “nessuno si salva da solo” mi ha definitivamente steso e fatta annegare nelle mie stesse lacrime.
È una fic speciale questa, si capisce che ci hai messo molto, anche se non nego che leggere che effettivamente c’è un po’ di te in questa fic mi ha fatta un po’ preoccupare. Spero che tu stia bene che sia un periodo tranquillo per te, perché meriti tutta la tranquillità e la felicità di questo mondo Miry-chan❤❤
Perciò io non posso fare altro che ringraziarti e farti ancora i complimenti!*-*:
(Recensione modificata il 12/01/2020 - 01:09 am)

Recensore Master
12/01/20, ore 00:05

Oh santa pupazza. Sono senza parole. Questa è di gran lunga la più bella storia che mi sia capitato di recensire trovandola su "il giardino di EFP". Conosco un po' il fandom perché ho visto qualche film degli Avengers (non tutti) e sono a conoscenza di quanto la coppia fanon Tony/Peter sia apprezzata dall'internet, ma non l'ho mai letta con questa profondità. Sono entrambi molto profondi sia come persone singole che come coppia. Mi ha stupito molto fin dall'inizio vedere un supereroe con problemi così umani come una malattia e anche io temevo fosse una malattia neurodegenerativa (e a proposito, che ricerche hai dovuto fare per scrivere questa storia? Io non avrei saputo nemmeno quali esami servissero per diagnosticare qualcosa...). Ho pensato "eh, sarebbe davvero assurdo, un tizio che ha combattuto contro cose bbrutte e che è stato pure ucciso da Thanos, che rischia di morire in un modo così normale come una malattia... e se la paralisi lo prendesse mentre è in pericolo fancendo spiderman?". Tutta la parte in cui decidevano se parlarsi o non parlarsi mi ha tenuta sul filo del rasoio, ma è stata anche scritta benissimo ed era molto plausibile, i sentimenti erano molto veri, si vedeva che non era il solito escamotage del tirarla in lungo con frasi fatte come spesso accade. Quando finalmente Tony gli ha rivelato cosa fosse... sollievo e stupore. Sollievo, perché è una cosa sicuramente più affrontabile di una neurodegenerativa. Stupore perché non ci si aspetta che un supereroe sia così umano da soffrire di un disturbo psicosomatico. Ho pensato fosse stress per il suo stile di vita, o stress post-traumatico per la sua morte... ma quando ha detto "lì non c'è nulla - qui c'è tutto", io non ho afferrato. Solo quando ha detto "tutto da perdere" zac, è scattato tutto al suo posto, perché dannazione lo capisco benissimo e chi non ha mai sentito quella paura? Soprattutto lui che è morto ed è rimasto nel (credo) nulla? Tutte le cose che prima magari dava per scontate, tipo avere una vita e un domani, ora non sono più scontate. Quando si ama poi la paura di perdere tutto si moltiplica. Accidenti, sono senza parole. Tra l'altro scrivi *benissimo*.

Recensore Master
07/01/20, ore 21:28

Carissima, eccomi finalmente qui dal giardino! (Che detta così sembra che io sia appena uscita in giardino, ma dettagli... sono cretina XD)
Non conosco nulla degli Avengers, se non i personaggi e qualche evento, ma non ho il minimo ricordo di ciò che ho visto e appreso col tempo XD
Questo però non mi ha precluso di comprendere appieno la storia, innanzitutto perché sei stata chiarissima nel spiegarla e non hai dato per scontato alcun particolare, a parte quando si faceva menzione a quello che ho percepito come un mondo parallelo e altri personaggi di cui non conosco il nome ^^'
Ho apprezzato moltissimo il fatto che ti sia concentrata principalmente sull'aspetto "umano" di questi personaggi, narrando i loro sentimenti e situazioni tipicamente umane che possono capitare a esseri umani, come la parestesia o anche solo un sentimento come l'amore.
Normalmente non credo leggerei di mia spontanea volontà una storia su un fandom così vasto e vincolante, non certo perché le storie non mi piacciano, ma perché talvolta possiedono troppi riferimenti alla trama originale del fandom, e so che quello degli Avengers è immenso e farei davvero troppa fatica a capire tutto e finirei per non saper fare nemmeno un commento decente ^^'
Il tuo stile mi ha veramente coinvolto e mi ha fatto arrivare fino alla fine con ancora più voglia di sapere: è pulito e mai scontato, scorrevole e coinvolgente.
La trama poi, mi ha appassionato molto: è totalmente nel mio stile, struggente, a tratti malinconica, ma molto umana e bellissima, davvero.
L'hai sviluppata con la dovuta "lentezza", evitando di affrettare lo svolgere degli eventi, che è sempre qualcosa che adoro.
Davvero, pur non conoscendo praticamente per nulla il fandom, ho adorato questa storia e il tuo modo di scriverla!
Ho intenzione di passare di nuovo, anche se ammetto che leggere di nuovo su questo fandom mi spaventa, perché non sono sicura di poter comprendere tutto alla perfezione ^^'
Semmai scrivessi un'originale, fammi un fischio, è un piacerissimo leggerti! *___*

Recensore Master
05/01/20, ore 12:05

Nuovo anno nuova recensione! Perdonami cara per questo ritardo, avrei voluto passare prima ma le vacanze mi hanno assorbito completamente. Detto questo, cosa trovo sul tuo profilo? Un' altra perla ;) Un'altra perla dove si affronta un tema porte come quella della malattia, protagonisti i nostri inconfondibili Peter e Tony. Allora devo dire che fin dalla prime battute e per tutto il racconto si respira un'aria tesa, come se qualcosa strisciasse silenziosa nelle loro esistenze, qualcosa che robe il fisico di Peter, la sua mente; che si insiua nella mente di Tony, in bilico tra la preoccupazione e la consapevolezza di essere l'unico vero appoggio del nostro Spidy. Peter in bilico tra l'orgoglio e il bisogno di Tony. Tutte queste emozioni si articolo e delineano egregiamente scena dopo scena; ogni scena inoltre è un piccolo passo in avanti, un accolumo verso la scena finale, potente sia nella prima parte quando Peter si chiude in bagno; sia nel confronto finale; «Peter, nessuno si salva da solo.» Il messaggio finale è semplicemente fantastico; perfetto per il quadro che sei riuscita a delineare. Anche Bunner mi è piaciuto tantissimo, con Tony che lo chiama pistacchio verde è il massimo. XD Complimenti ancora cara! Che questo 2020 porti tanta ispirazione! E... complimenti per la nuova veste grafica! L'hai fatta tu? :) pss. Ho notato solo un errore in questo punto: E Tony, questo, lo sa meglio di chiunque altro al mondo perché dopotutto, chi lo salva ogni giorni, ce lo ha stretto tra le dita e tra le braccia e tra le labbra; iridi castane tornate finalmente indietro, esattamente dove devono stare: incastrate tra le sue, per salvarlo ancora.

Recensore Master
05/01/20, ore 11:46

Ciao tesoro, eccomi finalmente ❤ come sempre, ultimamente, scrivo dal tablet, quindi avverto già che potrebbero esserci errori nel testo ahahaha (sono inabile e impedita con questo aggeggio)
Detto ciò, la dolcezza con cui scrivi questa storia è qualcosa di potente che buca lo schermo. Lo fa quando descrivi il sintomo di Peter che cade a terra e non sente più sensibilità nella gamba, lo fa quando la paura coglie gli occhi di Tony e subito decide di portarlo a fare risonanze e altro e lo fa quando, sempre Tony, impone a Bruce di rivelargli cosa ha visto su quei maledetti schermi che mostrano il cervello di Peter. Fortunatamente niente, ma anche questo fa paura, fa paura perché curare la psiche, a volte, è molto più difficile che curare il corpo. La mente attraversa insidie invisibili e pericolose, popolate di mostri e pianeti lontani, di corpi svaniti per cinque lunghissimi anni e di secondi trattenuti in cui si è morti e tornati, in cui si è perso tutto e, una volta riapparsi, non si sa più se quanto lasciato sia ancora lì ad aspettarci. Trovo una poetica meravigliosa dietro questo concetto, il terrore di entrambi è plausibile e non edulcorato, è forte e prende testa, cuore e corpo, finendo per bloccare i muscoli, paralizzarli un attimo, e far precipitare a terra. 
Ho trovato questa storia davvero bella, ogni scena è descritta con cura e conoscenza di cosa si sta parlando; è delicata, ma non per questo meno sofferta, è arguta e piena di amore, dolcezza, sentimento. Inscindibile come lo è quello che lega Tony a Peter ❤ e niente, li amo, ti amo, amo tutto!
Davvero complimenti tesora, sei bravissima!
A presto 
Alice 

Recensore Veterano
04/01/20, ore 19:18

Mia cara Miryel,
innanzitutto buon anno *-*!
Sinceramente, questa one-shot è stata per me dolorosa e bellissima.
Dolorosa perché sì, quando si parla di malattie o se ne presagisce una, trovo spesso difficile rimanere serena e credo sia perché certe malattie fanno paura, specie se minacciano la vita di chi amiamo. E' per questo che fin dal primo momento ho potuto percepire - grazie e soprattutto all'ottima introspezione dei tuoi personaggi - quella sensazione di asfissia e terrore che ha avvolto fin da subito Tony. Un Tony che noi conosciamo cinico e inscalfibile e che qui, per quanto provi a nasconderlo, perde la testa di fronte all'eventualità che qualcosa si porti via il suo Peter, già una volta perduto. Tony, infatti, conosce bene la sensazione di saperlo morto, così come Peter conosce quella di esserlo. Credo, infatti, che in questo caso il punto non sia la morte, quanto più l'ignoto e le sue infinite, crudeli possibilità. E' come se entrambi, quella notte in bagno, fossero stati stretti in una tenaglia di emozioni aggrovigliate ed indescrivibili. E' per questo che, tesi, hanno iniziato a dare il peggio di se stessi. Tony, facendosi petulante e sfiancando il povero Banner pur di strappargli un'informazione; Peter chiudendosi in se stesso, ingarbugliato tra la voglia di sapere e il terrore di sapere. Questo ha portato inevitabilmente ad incomprensioni e silenzi e ad una scena che ho trovato di straordinaria potenza: la porta che si apre, la rabbia, la paura e poi l'abbandono di Peter tra le braccia pronte, forti di Tony.  Ti dico solo che ho letto quel passo due volte.
Credo che l'emozione improvvisa che regala quella scena sia dovuta al modo ineccepibile in cui hai gestito i tempi e il climax narrativo, dosando con cura le emozioni e le reazioni dei personaggi ad ogni input. Hai gestito una situazione delicata con la maturità che sempre ti contraddistingue, riuscendo a rendere Tony e Peter tanto vividi che mi sembrava di guardare un film.

Non sai il sollievo che ho provato nello scoprire della parestesia. E' vero, in un certo qual senso, non è chissà quanto rinfrancante l'idea che la paura stia ammalando il fisico di Peter, ma è anche vero che le paure e le angosce le si può affogare negli abbracci e nell'amore. Come ha sottolineato Tony, "nessuno si salva da solo" ed in questa frase c'è già la promessa di non abbandonarlo, oltre che un invito ad affidarsi a lui, a non nascondergli nulla.
Quello che ha passato Peter a causa di Titano si porta dietro degli strascichi emotivo enormi che Peter, con la fierezza e l'orgoglio di Spider-man, tiene incastrati dentro rischiando di lasciarsi corrodere dall'interno. E' quindi perfettamente comprensibile che un'insidia del genere possa colpirlo ed indebolirlo, specie se si pensa che prima di essere l'eroe e il fiero guerriero, Peter è soltanto un ragazzo.
Ho veramente apprezzato il viaggio attento e profondo nella psiche dei nostri due eroi, i quali oltre che essere IC (ma che te lo dico a fare? Il canone, probabilmente, lo hai inventato tu xD) sono stati, in questa shot, pazzeschi e complessi.

Brava, come sempre <3
A prestissimo, mia carissima Miryel.

 Woodhouse

Recensore Master
04/01/20, ore 12:47

Carissima buongiorno, buon anno e scusa il ritardo. Ho avuto dei problemi a questo giro.
Ammetto che con la problematica medica mi hai stuzzicato un po’, solleticando un passato che ho poi abbandonato.
C’è la paura della malattia. Qualcuno da qualche parte (cito in maniera lata Dylan Dog) ha detto che la malattia ha meno seguaci della morte. Non le si dedicano opere intere, carmi. Semplicemente perché è meno nobile, è lo sfacelo dell’essere umano. Può essere perdita di sé, per come ci conosciamo. Di dignità, addirittura. E’ l’incerto che attanaglia, molto più della morte stesa a volte, che ha invece l’eco di una fine nobile.
In questo senso, hai saputo descrivere perfettamente la paura iniziale di Peter: meglio il non voler conoscere. Il procrastinare quegli esami che lo porterebbero ad una diagnosi potenzialmente terribile. Qui tratti anche uno dei temi più forti e duraturi dell’amore, quello bello: l’accettazione della malattia (per fortuna eventuale, in questo caso) del partner. E’ una paura che coinvolge entrambi ma va affrontata.
Infatti, la affrontano insieme, con Peter trascinato per le orecchie, questa almeno la mia opinabile impressione, a sottoporsi ad un esame diagnostico.
Onestamente, io avrei fatto i salti di gioia a quella diagnosi li. C’è la cura, ce l’hai a portata di mano. In quanti possono vantare in realtà simili una tale fortuna. Ovvio, non è semplice, ma si affronta. Se ne esce fortificati. TU sei stata a dir poco magistrale nel descrivere questo aspetto, che si riflette sia in Peter che in Tony. Tornerà certo tutto indietro, il nostro SpiederMan, anche se ci vorrà un po’ e sarà un percorso tortuoso. Altrimenti: Tony che ci sta a fare? :)

Nuovo recensore
04/01/20, ore 02:16

Cara Miryel,
buon anno anche a te, e complimenti per questa one shot molto diversa dalle altre che hai scritto. Non voglio dire che le altre non siano belle, ma questa ha davvero qualcosa di diverso e affronta temi mai visti nemmeno in altre storie che ho letto. Di solito mi imbatto in autolesionismo o altre cose delicate trattate sempre con un po' di superficialità, qui invece abbiamo ben altri problemi che si allineano benissimo al carattere di Peter e a quello di Tony.
Entrambi non accettano qualcosa. Peter perché è insicuro e mette sempre gli altri prima di lui e Tony perché non vuole che Peter stia male e vorrebbe sempre risolvere tutto a modo suo, e sapere le cose prima di chiunque altro, anche se in questo caso non è proprio giusto. Come dice Banner, è giusto che sia Peter il primo a saperlo perché è lui il problema e di certo è preoccupato.
Non avevo mai sentito di questo problema psicosomatico e mi pare di leggere che ne sai qualcosa perché ci sei passata, per questo forse ci si riesce ad immedesimare bene in Peter e le sue grandi paure. Che poi alla fine si scopre non tanto essere il potenziale malanno che ha, ma la paura sia di essere un peso e che quella cosa è una conseguenza del suo non aver totalmente superato la battaglia contro Tanos e la possibilità di perdere Tony. Mi piace molto che tu hai scelto di scrivere queste storie dove Tony è vivo, ci permette di vedere al di là di quello che è stato e la cosa mi stuzzica perché questo rapporto ha del potenziale e lo hanno già interrotto così malamente, ed è un peccato. Poi sapendo cosa significano per te, è un sollievo sapere che la morte di Tony non ti abbia bloccato ma ansi ti abbia spronata a continuare su questa strada.
La risoluzione finale mi piace molto perché è vero che nessuno si salva da solo, nemmeno Tony ci riesce e anche il fatto che litigare serve, perché se ci si tiene tutto dentro, si finisce per non risolvere i problemi.
Come sempre dentro una storia affronti molte tematiche mature, il che fa di te una scrittrice che ha delle esperienze da raccontare e questo rende smepre le storie piacevoli e belle, apprezzabili e indimenticabili.
Spero scriverai ancora su questa serie di whatif, perché ne abbiamo bisogno e so che hai tanto da dire ancora su questa coppia che ami tanto.
Anita.

Recensore Master
03/01/20, ore 12:50

Ciao! Ho voluto avere il tempo per leggere e commentare questa OS come merita, soprattutto perché mi sono veramente mancate queste tue OS su Tony e Peter, sulla loro quotidianità e realtà del dopo Endgame (che cos'è? Perché, esiste un film con questo titolo? Per me no, è solo lo spunto delle tue ff...). Certo mi piacciono anche le altre storie che hai scritto, la YoungStarker che poi era solo un altro modo per salvare Tony e rimetterlo insieme a Peter... ma queste tue OS sono qualcosa di speciale e mi servono, veramente, per sentire che è tutto vero e che le cose sono andate così come scrivi tu.
La prima scena, che potrebbe essere drammatica, grazie alla tenerezza tra Tony e Peter diventa semplicemente adorabile! Peter ha chiaramente problemi neurologici, la gamba che perde sensibilità non è normale ed è dolcissimo che lui, come sempre, non voglia dire niente a nessuno, non voglia preoccupare gli altri, non vuole che gli altri si debbano occupare per lui. Ma Tony è già oltre, lui sa, sente, capisce quando il suo meraviglioso ragazzino ha bisogno di lui, ed è presente, come se apparisse all'improvviso, da buon supereroe che si rispetti, per salvarlo anche da se stesso. E Tony qui è meraviglioso! Non perde la calma, non si irrita perché Peter non gli ha parlato prima dei suoi disturbi, non cerca di forzarlo in nessun modo, fa "la cosa giusta", semplicemente: con affetto, si mette accanto a Peter e resta con lui in attesa che la sua gamba riprenda sensibilità... e si addormenta stretto a lui! Peter non può che sentirsi subito meglio, perché già la presenza affettuosa di Tony è la cura migliore per lui.
Naturalmente, però, il mattino successivo come prima cosa Tony porta Peter da Bruce per fargli fare la risonanza magnetica, ma adesso Tony è... come posso dire? E' buffo, ma potrei dire che lo trovo "maturato" (sarebbe anche ora, vista la sua età! XD). Il Tony di un tempo si sarebbe arrabbiato con Peter per aver mantenuto segreto un problema così grave, lo avrebbe assillato fino a convincerlo ad andare a controllarsi ecc... Invece niente di tutto questo. Tony si limita a essere lì per Peter. Ha capito che è questa la cosa fondamentale e, ancora più importante, ha capito che in questo lui e Peter sono uguali: anche lui non avrebbe detto niente se avesse avuto dei problemi, anche lui si sentirebbe un peso se dovesse gravare su Peter o su chiunque altro. Ho la fantasia che Tony sia maturato proprio perché Peter gli è stato portato via per un lungo tempo e, quando lo ha riavuto, ha compreso che lui è la cosa più importante della sua vita, che le cose belle possono finire da un momento all'altro è che è sciocco sprecarle con liti, musi e ripicche causati dall'orgoglio. Non si deve perdere nemmeno un minuto per essere felici.
"Vuole sapere, anche se ha paura della risposta, ma deve. Vuole trovarsi preparato, di fronte a qualsiasi evenienza; perché non è capace a consolare le persone e, molto di più, a dimostrarsi umano. Per quanto, da quando Peter è entrato nella sua vita, gli sembra quasi di non essere più quel mostro che credeva." E' proprio così, Tony si sta preparando ad essere un uomo diverso, giorno dopo giorno, l'uomo di cui Peter ha bisogno. E, per Peter, è pronto ad andare anche contro la sua naturale incapacità di empatia, per questo vuole sapere subito, per gestire da subito la situazione e così fare per Peter la cosa giusta, quello che può farlo stare meglio. E' un nuovo Tony, adesso, un Tony per cui il centro del mondo è Peter e non più Tony Stark (c'è stato un tempo in cui, pur amando Peter, Tony aveva comunque se stesso al centro del mondo e amava Peter perché lo faceva stare bene e sentire migliore...).
E infatti, nonostante tutto, non c'è una lite tra i due, non è una vera lite quella al di là e al di qua della porta del bagno, perché nessuno dei due è veramente arrabbiato, nessuno dei due vuole ferire l'altro, nessuno dei due vuole perdere altro preziosissimo tempo in litigate. No. C'è solo la paura. La paura di Tony di perdere Peter, di non averlo più come era prima, di non poterlo veramente aiutare; la paura di Peter, che non è la paura di Titano, o di essere svanito, o di quello che è successo a lui... no, la sua VERA paura, quella che lo ha sempre tormentato e che stava quasi per realizzarsi, è perdere Tony. Senza Tony, Peter non avrebbe avuto motivo di tornare dopo lo schiocco, meglio per lui restare dissolto per sempre. Senza Tony, anche il mondo sarebbe stato un "niente" come Titano. La vera malattia di Peter è il dolore e il terrore di un Tony che rischia la vita, è quello che non può sopportare, che non può perdonargli (questo concetto mi emoziona tanto perché sarebbe stata la base di quella famosa serie di storie che poi non ho mai scritto, meno male che ci hai pensato tu a farlo anche per me e mille volte meglio!). Ma Tony è lì, è con lui ed è l'unica cura che ci vuole per fare star bene Peter.
"«Peter, nessuno si salva da solo.»
E Tony, questo, lo sa meglio di chiunque altro al mondo perché dopotutto, chi lo salva ogni giorni, ce lo ha stretto tra le dita e tra le braccia e tra le labbra; iridi castane tornate finalmente indietro, esattamente dove devono stare: incastrate tra le sue, per salvarlo ancora."
E anche questo è un concetto basilare nella storia di Tony e Peter, che ho la fortuna di condividere con te: Peter ha salvato Tony dalla sua vita vuota, senza sentimenti, chiusa nell'orgoglio; Tony, però, ha salvato Peter non solo riportandolo indietro da Titano, ma anche e soprattutto restando con lui, dandogli il suo amore, la sua forza, la completezza del loro essere insieme. Perché, come ho scritto mille e una volta, se Tony fosse morto sarebbe morto anche Peter. Quello zombie che la Marvel userà per i suoi film demenziali senza Tony non sarà più Peter, ma solo un automa completamente travisato e spersonalizzato. Il vero Peter è con Tony, e Tony è vivo per se stesso e per salvare ogni giorno Peter dal nulla.
Un capolavoro come sempre, un uragano di emozioni e la bellezza di sentire che, nonostante tutto, alla fine tornano sempre loro, i Tony e Peter di cui ho davvero bisogno, che ridestano le emozioni come la prima volta in cui ho letto le tue storie e come spero di ritrovare sempre e per sempre in tante altre tue ff.
Grazie perché è stato veramente un bellissimo regalo, di Natale, di compleanno e per ogni giorno. Come Tony e Peter hanno bisogno l'uno dell'altro, io ho bisogno di queste storie in cui sono insieme, veri, reali, in cui posso credere fino in fondo e dimenticare tutto il resto e tutto ciò che gli autori hanno voluto distruggere.
Grazie perché ci sei e scrivi queste storie, sono come ossigeno per me.
Un abbraccio, grazie ancora e spero in un 2020 pieno di storie come questa.
Abby

Recensore Master
02/01/20, ore 18:42

Cara Cosa mia, buon anno!

Ci sono così tante suggestioni in questa shot che è difficile che riuscirò a elencarle tutte. Voglio cominciare con quanto questa situazione spaventosa e fastidiosa assieme sia calzante con Peter. I disturbi psicomatici si manifestano in mille modi diversi, ma quando somigliano a qualcosa di brutto ci ricordiamo che non siamo “Æsir che vivono cinquemila anni più o meno”, (citazione d’obbligo <3) ma comuni mortali, anche se nel caso di Peter c’è una super forza che non viene mai meno e una fierezza che raramente si legge altrove. E che è maledettamente canonica, ché Parker è il protagonista indiscusso di una testata tra le più note e fortunate al mondo, globalmente conosciuta da chiunque ben prima che nascesse il carrozzone dell’MCU che ci ha rovinato la vita. Quindi grazie per la dignità che gli regali ogni volta, ma anche per il voler indagare su quei cinque anni di buco che per lui forse sono stati un istante, ma che comunque hanno reso ogni cosa diversa al suo ritorno. Dice bene Tony, bisogna vivere al 100% non pensando alla morte perché, come diceva il buon Epicuro che non credeva in niente, quando c’è lei non ci siamo noi. Eppure Peter che l’ha vista non riesce a non pensare che non riuscirebbe a riperdere nuovamente tutto e allora ecco che anche il vivere provoca stress perché anche Tony potrebbe essere effimero (e si consuma, come la nonna. Poi te la spiego). Ora, che Peter nasconda il disturbo, che abbia paura del risultato, che debba litigare per smorzare la tensione, che venga tradito dai suoi sensi che permettono a Tony di sgamarlo… è tutto perfetto. È in linea con la sua doppia natura di ragazzo del Queens e di giustiziere, si lega benissimo al suo essere un giovane indipendente con grandi responsabilità. Allo stesso modo sono resi benissimo Banner e Tony.

Il primo mi ha fatto pensare a tutti quei medici che ogni giorno si trovano a dire cose simili, ma che devono dare cattive notizie. Il secondo è irrequieto e viola le regole perché non può accettare che a un ragazzo succeda qualcosa di terribile e non può pensare che stia davvero accadendo a Peter perché saprebbe di inevitabile. Scoprire però che il male di Parker è psicosomatico non aiuta, in fondo. È come se Spider Man fosse rimasto nel limbo, come se Tony non lo avesse mai tirato fuori e tutta questa introspezione è presente nella storia. Una storia che ho amato è che è angst fin dalle primissime righe, ma attenzione: non c’è nulla di smielato ed esagerato e anche il romanticismo è dosatissimo e, per questo, più prezioso. Non ci sono grandi discorsi sulla vita o sulla morte, ma un ragazzo con un sintomo che è una condanna che suona come un campanello d’allarme nella sua testa e un uomo che ha sempre cambiato il destino con una saldatrice in mano, quindi figuriamoci se è in grado di accettare un’eventuale diagnosi che non gli piace. È bellissima, cosa mia. Che il tuo 2020 sia sereno, pieno di soddisfazioni e di scrittura e di pistacchi e di divertimento.
Un abbraccio e a presto,
Cosa lì, Shilyss tua :*

Nuovo recensore
02/01/20, ore 13:07

Carissima miryel,
sei la mia prima storia dell'anno anche se arrivo con un immenso ritardo solo che queste feste mi hanno preso molto tempo, tra studio e preparativi e tra poco ricomincia la routine universitaria, così ho deciso di dedicare gli ultimi giorni di riposo a recuperare un po' di cose (ho visto che hai pubblicato anche una minilong su Harley e Peter, recupererò anche quella, con i miei tempi).
Ho letto nelle note che è un po' autobiografica questa storia. Spero nulla di grave, ma in ogni caso ti auguro in bocca al lupo per tutto. Ma passiamo a loro: meraviglia. Ho inteso che appunto c'è qualcosa di tuo qui, ma l'abilità di uno scritto è proprio quella di plasmare a proprio piacimento le proprie esperienze di vita, no? Tutto è potenzialmente un qualcosa da raccontare, anche certe cose, e trovo geniale che tu abbia deciso di inserire un male che hai vissuto (su di te o su qualcun altro) in un contesto come questo, dove ci sta. Perché il grande cruccio di Peter è il fatto di essere tornato dalla morte, non il fatto di essere morto. C'è una frase di Pirati dei Caraibi che mi è venuta in mente,leggendo questa storia. Te la cito:
“È il giorno della morte che dà alla vita il suo valore.”
Barbossa è un personaggio che ho sempre amato, di questa saga e anche lui, come Peter, è tornato complessato dal ritorno e non dalla morte stessa. Se il giorno della morte dà valore a una vita, se si ritorna da questa ormai la vita ha un senso diverso. Ed è quello che accade a Peter, no? Eppure la bellezza di questo concetto sta nel fatto che è vero che sta combattendo contro i suoi demoni e che questi non lo lasciano in pace. Il fatto che sia metà qui e metà su Titano rende il tutto ancora più complesso nella sua vita, perché è comunque un adolescente, che somatizza e il corpo ne risente. Immagino poi che il suo essere Spider-Man non aiuti affatto, perché i suoi sensi sono comunque più sviluppati e il suo modo di percepire certe cose penso sia amplificato. Poi dimmi se ho detto una stupidaggine, ovviamente. Sono solo mie supposizioni, tutto qui ;)
Hai anche detto, nelle note, che per risolvere un problema psicosomatico ci vuole una soluzione, ovvero trovare il problema alla base, cercare di risolverlo e andare avanti. Poi hai anche detto che la cura di Peter è Tony. Non è un concetto campato per aria, è così che è andata. Non solo Tony ha cercato subito di capire cosa aveva, lo ha spinto ad andare a farsi vedere e ha preteso di sapere subito i risultati, ma ha anche cercato poi di capire dove fosse il vero problema da estirpare. Perché è più facile curare un male che si conosce, ma quel "non hai niente" ha un peso indefinibile perché appunto c'è qualcosa di più che va risolto e Tony ci ha pensato a cosa poteva essere e, come sempre, ha capito. Perché se c'è una cosa che si capisce in questa storia (molto più di altre. Niente da togliere ai tuoi scritti sempre molto belli, ma qui siamo su un piano diverso), è quanto Tony ami Peter. Lo si capisce dai gesti, dal fatto che si sieda accanto a lui quando è caduto a terra, che gli stringe la mano, il bacio finale e l'arroganza di volerlo salvare. Tutte quelle cose che sono così da Tony. I suoi "non detti" che ho imparato a conoscere da quando ti leggo. Ho adorato poi il passaggio dove Peter spiega che se è rimasto su Titano è perché "qui ha tutto da perdere" e la paura di perdere tutto lo tiene con due piedi in due staffe. Molto da lui e, per citarti, sono davvero un orgoglioso e un insicuro.
In sostanza l'ho trovata una shot molto matura (ripeto, non che le altre non lo siano, ma questa affronta un tema diverso che sei riuscita a descrivere molto bene), che pur ritrovando Tony vivo (e sia lodato il tuo voler scrivere dei whatif? dove lo hai salvato) ci sono comunque delle problematiche che vanno affrontare, cosa che in FFH non ho visto affrontate a dovere ma che ritrovo sempre tra le tue righe e in un certo senso salvano il mio bisogno di riscattare questo fandom e questi film, che un po' di smalto lo hanno perso con le ultime produzioni.
Cara Miryel, come sempre un colpo uno strike. Leggerti non è solo piacevole, ma lascia sempre qualcosa su cui riflettere.
Buon anno e buon inizio.
Bau

Recensore Veterano
30/12/19, ore 19:02

Ciao tesoro mio!
Non sai con quale piacere torno a leggere qualcosa scritto da te.
Penso che questa sarà una recensione un po’ diversa da quelle che ti ho lasciato in precedenza, ma questo perché questa storia mi ha toccato nel profondo e mi ha rievocato un momento del mio passato. Devi sapere che la mattina del 12 febbraio di sette anni fa mi sono svegliata e, appena facevo qualche passo, avevo un gran fiatone, come se stessi facendo la maratona. Con il passare dei giorni le cose peggioravano e i numeri di passi che riuscivo a fare prima di dovermi fermare a prendere fiato erano sempre meno. Ho iniziato a preoccuparmi quando la gente per strada si fermava per chiedermi se stessi bene, perché il mio viso era diventato di un colore bianco cadaverico. Sono andata a farmi le analisi del sangue e dopo un paio di ore mi hanno chiamata a casa per dirmi di correre urgentemente al pronto soccorso perché avevo bisogno di tre trasfusioni di sangue visto che i livelli dei valori del sangue erano nettamente sotto ai livelli minimi stabiliti per garantire la vita di una persona. Qualche giorno dopo ho fatto un’analisi del midollo osseo per scongiurare che fosse leucemia fulminante o un tumore del sangue.
Ti ho voluto raccontare questa storia perché mi sono rivista tantissimo in Peter. Sì, magari io non sono scomparsa per cinque anni e non ho dovuto metabolizzare il mio ritorno alla vita, ma mi sono sentita come lui dall’inizio alla fine: il voler minimizzare in un primo momento la cosa, al aver paura che i tuoi timori abbiano una conferma e la paura di dare un dolore alle persone che ti sono accanto. Perché è vero, quando si pensa di poter stare tanto male – un male incurabile – è automatico pensare alle persone care, al dolore e la fatica che gli causeremo e il volergli quasi chiedere scusa per quello che gli faremo passare.
Tony mi ha ricordato tanto le persone che mi sono state accanto, come i miei genitori e l’amica che mi ha stretto la mano mentre mi facevano il prelievo del midollo osseo, il loro voler stare vicini e la paura di quello che potrebbe essere il risultato.
Fortunatamente per Peter, non ha nulla di incurabile, ma un disturbo psicosomatico; questo non significa certo che sta bene, ma solo che i suoi problemi sono di un'altra natura. La cosa è più che comprensibile dopo quello che ha passato, soprattutto la paura di poter perdere quello che si è costruito da quando è tornato. Ho veramente adorato l’ultima parte, dove Peter e Tony riescono finalmente ad aprirsi e parlare liberamente delle proprie paura, del potersi perdere l’un l’altro e perdere la felicità che hanno costruito. È bellissimo vedere come cercano di confortarsi, del ricordarsi che ci saranno sempre. E’ proprio vero che “non ci si salva da soli”, ma che abbiamo bisogno degli altri.
Dopo quanto detto, non posso che farti i miei complimenti. Sei riuscita a descrivere benissimo tutta la situazione e renderla veramente verosimile. Si vede anche lo ricercatezza con cui hai parlato della parestesia, sia nella storia sia nelle note autore.
Non posso negare che questa storia mi ha veramente commossa e che, mentre scrivo, qualche lacrima impertinente cerca di scappare dai miei occhi.
Penso di avertelo detto già mille volte, ma te lo ripeterò fino alla nausea: continua a scrivere perché hai un vero talento e fino ad adesso non ho letto nulla scritto da te che non fosse perfetto in ogni piccolo particolare.
Quindi, sarò sempre qui a leggere qualsiasi cosa vorrai propormi.
A presto tesoro
(Recensione modificata il 30/12/2019 - 07:05 pm)

Recensore Junior
30/12/19, ore 18:50

Ciao, cara! Sono molto felice di leggere di nuovo qualcosa di tuo! Inizio con il dirti che questa One Shot è bellissima. Ho molto apprezzato i sentimenti di dolcezza e speranza che spezzano l'atmosfera " pesante" della storia. È stata davvero dura vedere Peter così fragile e impaurito. Tony lo sostiene: lo accompagna a fare degli esami e poi gli parla con grande dolcezza e dignità. Alla fine si scopre che Peter non ha una malattia mortale, ma purtroppo è la sua psiche che ha generato tutto. Hai reso molto bene il fatto che entrambi abbiano bisogno l'uno dell'altro, lo hai fatto in modo realistico e credibile. La morale di questa oneshot, secondo me, è che anche nei momenti difficili, chi ci ama davvero può salvarci la vita e farci sperare in un futuro migliore. Ottimo lavoro, sei davvero molto brava! Mary.

Recensore Master
30/12/19, ore 17:29

Ciao, cara!
All'inizio non sapevo che pensare nel vedere Peter in quello stato.
Mi sono fermata un attimo ed ho pensato: Perché si trova a terra? Sta male? avevo pensato le peggiori catastrofi in quel momento. Peter si sa non vuole dar fastidio a nessuno, ma alla fine a dovuto dire tutto a Tony che gli ha consigliato di farsi visitare e cosi fa
Tony è il primo che vuole sapere cosa succede e sa subito la verità e si scopre che il suo disturbo è psicologico da quello che ho capito leggendo.
Lui vuole cercare di risolvere i suoi problemi da solo da non capire che sarebbe solo peggiorato, ma la realtà è ben diversa, lui ha bisogno di Tony come quest'ultimo ha bisogno di lui.
Ti faccio tantissimi complimenti cara e ti auguro un Buon Anno.
Alla prossima :)