Ciao, ti ho già riassuntivamente detto quello che penso di questo capitolo su Facebook, ma come al solito occorre un'analisi leggermente più complessa di "che co..." e mi fermo qui perché non voglio dire parolacce! Come sempre, vorrei passare nell'immediato, ma in questi giorni come sai ho approfittato dello stare a casa forzata per mettermi a scrivere e ho prodotto fulmineamente. Però ci tenevo a passare e quindi eccomi qui.
Per prima cosa, amo il capitolo e amo da morire la storia. Tu non puoi capire l'hype che mi mette l'attesa. Lo aspetto spasmodicamente e quando arriva non è mai una delusione. Non lo è stato di certo in questo caso e non lo sarà neppure in futuro, ne sono sicura. Secondo punto, rimarco di nuovo i miei complimenti sullo stile. So che ogni tanto hai dei dubbi e non sei prettamente sicura, che ami ricevere pareri anche per capire in che direzione stai andando o se ciò che scrivi viene compreso come desideri venga compreso. Lo so perché me lo hai detto, ma anche perché su certi aspetti siamo molto simili nel rapporto con la scrittura. Io sono della politica che un autore non vada convinto di nulla, deve essere lui l'unico convinto di quanto sta facendo, sicuro dei propri mezzi. Posso dirti cosa ne penso, ma niente farei mai per convincere un autore della validità o meno del suo testo. Ciò detto, io amo profondamente questa storia e lo stile che stai utilizzando. Rinnovo i miei complimenti per l'uso della prima persona. Come già ti avevo accennato, aiuta ad approfondire l'introspezione sul personaggio, permette a te di metterti anche in primo piano (in maniere che solo tu o chi ti sta vicino nella vita può capire e che certamente a noi lettori comuni sfuggono), ma soprattutto permette a noi di entrare dentro il personaggio e di amarlo alla follia. Almeno, nel mio caso è così. E voglio sottolineare un punto che nelle precedenti recensioni non avevo elencato. Ovvero il lessico. Che in questo caso è il linguaggio del personaggio, siamo dentro la sua testa. I pensieri di John sono qui in primo piano e sono coerenti con il personaggio. Stiamo parlando di un uomo di una certa età, non vecchio ma adulto. Un uomo che nell'intimità dei propri pensieri, come tutti, non si deve frenare dall'essere anche un po' colorito. E perché dovrebbe? Il lessico che usi ha molto senso, e contestualizza John in questo specifico stato emotivo e periodo storico. L'ho trovato adeguato e mai volgare, quindi brava anche in questo perché non è affatto facile usare certi termini e apparire comunque molto delicati. In questo capitolo poi John offre certe immagini al lettore davvero esplicite, che giustificano anche il rating tra l'altro, che ha senso pensare che abbia pensato. Quindi complimenti per tutto, ma in special modo per questo aspetto della storia. Avrei voluto sottolinearlo prima, ma le cose mi vengono in mente un tanto al pezzo e allora...
Detto questo, già avevamo accennato in una conversazione che John è chiaramente in una certa fase specifica che sta un po' in mezzo a ciò che era e a quello che sarà. In realtà leggendo ho la sensazione molto forte che il suo tempo non è ancora del tutto arrivato. La crescita che sta avvenendo è esponenziale, John ha cambiato radicalmente il proprio modo di pensare. E soprattutto arriva da una situazione familiare anche pesante. Non dimentichiamoci che fa questi pensieri non troppo tempo dopo la morte di Mary, con la quale diciamo che il matrimonio era già bello che finito. Ma John ha comunque sofferto per la sua morte e soprattutto ha avuto con Sherlock stesso un rapporto burrascoso. Anzi, dire burrascoso è limitativo... diciamo che c'è stato un brusco allontanamento. E da quello arrivare a questo... capisco tutto, in realtà ogni riga è necessaria. Anzi direi che è fondamentale per la sua crescita, per l'acquisizione della sua consapevolezza. Si è innamorato e ormai lo ha ammesso e qui è in una fase di esplorazione che non è mai facile, ma in questo caso lo è ancora di più. Sherlock è confuso a mio parere, te l'ho già detto, non sa che cavolo sta succedendo e con ogni probabilità la logica delle sue deduzioni gli suggerisce una cosa mentre il cuore un'altra, un cuore che non riesce a convincersi che ciò che è invece palese, sia vero. E quindi Sherlock un po' si tira indietro, diventa più freddo e scostante. Si convince che John vuole uscire con quella Beth, chiede insistentemente, praticamente ogni sera se uscirà ancora con lei e John fraintende per la maggior parte delle volte. John non capisce cosa vorrebbe Sherlock, davanti ha un muro che sembra freddo e distante, un uomo che alle prime parrebbe disinteressato a lui. Un qualcuno che in apparenza vorrebbe spingerlo verso un'altra donna, ma che nella realtà dei fatti desidera tutt'altro. Sherlock è un po' perso, forse sta tentando di "testare" John, di capire cosa è successo a quell'appuntamento ma senz'altro non sta cercando di spingere John verso quella Beth. E quindi va per tentativi, forse è incredulo di quanto sta succedendo. La sua deduzione non è sbagliata, John ha un interesse per qualcuno, ma se non è quella tizia, Beth, allora chi può essere? Io trovo molto tenero il modo in cui Sherlock sia convinto che non possa trattarsi di lui stesso, e come potrebbe? Sherlock ha evitato di affrontare certi argomenti con forza e per anni, come la questione di Irene Adler (che anche qui è tornata, anche se con un po' meno forza rispetto all'altra tua long, dove se lo sono trascinati per svariati capitoli) o la propria sessualità, ma John ha fatto altrettanto. Ha ragione Mrs Hudson, che in una frase ha racchiuso buona parte del rapporto tra i due nella serie. Non si parlano mai a cuore aperto, non su faccende serie. Perdono tempo a farsi del male, a parlare di sciocchezze ma le cose importanti le evitano e se le trascineranno nella tomba se non si decidono. Mrs Hudson è quel tocco di saggezza popolare che ci voleva, che mette John davanti a una realtà più dura. Che lo ferisce e meno male che lo fa! Che tira fuori la sua coscienza e lo colpisce al cuore. Credo che il primo passo, quello che John vorrebbe fare ma che non fa e anche alla fine al contrario fa a ritroso, sia proprio questo. Partire da una cosa piccola in apparenza, ma grande come delle scuse, o come un "mi piaci" e poi vedere quello che succede. Ma basterebbe davvero pochissimo, anche già solo affrontare la questione sul pestaggio o sulla non colpevolezza di Sherlock riguardo la morte di Mary. E poi tutto il resto verrebbe da sé. D'altro canto mi rendo anche conto che sia John che Sherlock sono sul ciglio di un burrone. Il salto è gigantesco ed è praticamente nel vuoto. Certo noi sappiamo che l'altro ricambia, ma lo sappiamo noi. Come dici anche tu stessa nelle note finali è un salto nel buio, per il quale occorre certamente coraggio, ma per il quale bisogna anche considerare tutto quello che c'è dietro. In questo caso, Sherlock non è uno sconosciuto incontrato per caso e rimorchiato una sera da ubriachi, è la persona più importante nella vita di John oltre Rosie. Se anche lui lo abbandona John rimarrebbe solo e non penso sia pronto ad accettare un destino simile. Quindi che si sbrighino a parlarsi, ma capisco ogni cosa. Ogni riga, come ho detto è una crescita costante. Anche se alla fine il primo passo non lo fa e si tira indietro sono sicura che arriverà prestissimo.
Una nota su Lestrade, il mio amato Lestrade. Già nominato qualche capitolo fa e ora che compare, diventando protagonista di un anche divertente dialogo tra amici. Greg non sa, perché John non è pronto a parlare e questo è chiarissimo. Se sapesse credo urlerebbe, come dice Rupert Graves, Lestrade è il primo vero sostenitore di John e Sherlock. Ne sarebbe felicissimo, ma è un bene che non gli abbia detto che si tratta di Sherlock. Credo che conoscendo la loro storia, alla luce di un sentimento simile, Greg avrebbe dato a John un consiglio molto diverso e forse John si sarebbe ritrovato con più dubbi. Così invece sa che basta poco, un piccolo passo per rotolare giù dal piano inclinato. Come sempre la parte più figurativa della tua narrazione la trovo d'effetto, dalla filosofia del seitan che poi gli rimane sullo stomaco, fino a questa birra con Greg, presa al pub con tutta la gestualità che c'è tra loro, anche quella un po' grezza, sino al piano inclinato, un'ottima immagine per descrivere lo stato in cui si trova John e i rischi che corre. Una volta iniziato a rotolare, poi non puoi più tornare in cima.
E niente... aspetto il prossimo capitolo come sempre. Alla prossima.
Koa |