Valutazione del contest Citazioni in cerca d'autore (Oscar edition)! – II edizione
Grammatica: 8.8/10
Molto buona, solo qualche svista:
«“E-esatto” balbetta»: -0.20; manca la virgola dopo «“esatto”» (in coerenza all’uso che fai della punteggiatura nei dialoghi).
“il caleidoscopio d’emozioni con cui ha imparato a convivere, le fa sbirciare”: -0.50; la virgola separa il soggetto “il caleidoscopio d’emozioni” dal verbo “fa sbirciare”, quindi va omessa oppure ne va aggiunta una prima di “con cui” per creare l’inciso.
“sugellato”: -0.50; “suggellato” anziché “sugellato.”
Stile e lessico: 8/10
Ho trovato lo stile di questa storia molto strutturato: è evidente che tu abbia ragionato su come srotolare la trama e affrontare il problema oggettivo delle poche parole a disposizione per coprire un arco narrativo ampio. Trovo che abbia gestito tutto molto bene: il testo risulta coerente e coeso, articolato com’è in frazioni temporali via via sempre più brevi, quasi a simboleggiare che la fine è vicina e non c’è più molto da dire – un equilibrio che ho apprezzato molto e che trovo adatto a scandire i momenti del tuo racconto.
Ho trovato molto particolare, ma efficace come escamotage, il passaggio dal tempo presente al tempo passato in conclusione di racconto. La storia è tutta narrata al presente e in terza persona, una scelta che “attualizza” ogni passaggio e ben si sposa con il concetto di adesso che i personaggi vivono minuto dopo minuto – impegnati come sono ad allontanare il domani da loro –, eppure la conclusione accantona il presente e dà voce al passato, riuscendo letteralmente a “distaccarsi” da tutto ciò che l’ha preceduta, a collocarsi in un altro tempo, che pur essendo futuro è già passato, perché per adesso non c’è più spazio con la morte di Fred. Non so se tu avessi in mente proprio questo tipo di distacco quando hai scelto di osare cambiando tempo verbale, ma l’effetto è vincente e scaraventa il lettore lontano dagli echi speranzosi di tutto ciò che ha preceduto la conclusione.
Dal punto di vista sintattico, ho apprezzato le simmetrie tra periodi, organizzati con punteggiatura speculare (ad esempio, il ricorso al punto e virgola quasi in funzione di lineetta).
Un elemento che invece mi è parso un po’ eccedere è l’uso del corsivo associato al concetto di destino: come concetto è già molto presente, la storia insiste tanto su questo punto, al punto che i dialoghi dei personaggi ruotano esclusivamente attorno a esso, rimarcarlo così tanto anche con il corsivo rischia di essere un po’ troppo. Il corsivo serve a dare enfasi, quindi è preferibile non utilizzarlo su un concetto già enfatizzato dalla struttura stessa della storia.
Ti riporto poi una situazione isolata:
• “Beatamente ignara”: questa frase nominale è enfatizzata dal corsivo e dall’allineamento al centro e segna il punto di non ritorno: ritroveremo i personaggi in quel futuro-passato senza più speranza. A mio parere, nel contesto della tuo tessuto stilistico, quest’espressione più che aggiungere enfasi, spezza il ritmo scandito dalla frammentarietà dei momenti. Il momento che introduce ha già la sua frase enfatica (“Affronteremo insieme il nostro destino.”) e il suo punto di rottura sottolineato dal tempo passato, quindi non ha davvero bisogno di essere “annunciato”. Inoltre, l’unica altra frase centrata è quella conclusiva – tra l’altro molto bella! – che rispetto a questa ha una grande forza emotiva, e stranisce che le due siano “collocate” nello stesso spazio.
Arrivando al lessico, come sempre fai uso di un registro medio-alto, che si serve di immagini tese a suscitare atmosfere ed emozioni. È tutto ben gestito, il testo risulta coeso anche dal punto di vista lessicale e ogni termine è utilizzato nel modo giusto. Ho solo due piccoli aspetti da farti notare.
Uno è relativo a “le dita callose sono calde sulla pelle di Hermione, infiammandola”, dove trovo la parola in grassetto una ripetizione a livello contenutistico poco utile, le dita di Fred sono già “calde” sulla pelle di Hermione.
L’altro è legato a un dialogo in particolare, dove Fred dice “il destino a cui devo adempiere”, che calato nella cornice narrativa è sin troppo “aulico” e solenne come espressione – il registro linguistico dei dialoghi deve essere sempre coerente al personaggio che parla.
Concludendo, al di là di quei punti a mio parere meno efficaci messi in evidenza, lessico e stile sono molto buoni, trovo sia stata brava in questo parametro, quindi sintetizzando il discorso fatto in punteggio ho assegnato 8/10.
Titolo: 4/5
Brandelli di futuro è un titolo a mio parere evocativo, dal sapore un po’ disarmonico nel suo associare in maniera inedita “brandelli” e “futuro”. Trovo che possa essere in grado di calamitare l’attenzione dei lettori, spingere a chiedersi come sia possibile possedere brandelli di futuro e non di passato. Anche a livello di legame col contenuto del racconto è un titolo abbastanza riuscito, perché ne riprende uno dei temi portanti, che è quello di questo futuro agognato, di cui alla fine non restano che brandelli sparsi.
Il motivo per cui non ho assegnato il punteggio superiore a 4/5 è che al titolo, pur nei suoi pregi, manca il legame con il tema principale del racconto: il destino. La tua storia è interamente focalizzata sul concetto di destino – i “brandelli di futuro” ne sono una conseguenza –, un tema che riprendi dall’inizio alla fine e che spazia sia nelle parole che nei pensieri che nelle azioni dei personaggi, di conseguenza non posso non notare che un titolo cucito su misura per questa storia avrebbe dovuto sintetizzare anche questo aspetto, il più pressante, del racconto. Trattandosi comunque di un dettaglio, ho reputato giusto che non pesasse granché sul punteggio, che resta alto!
Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino e lo hai sviluppato dalla prima all’ultima parola del testo, abbracciando un arco temporale anche abbastanza ampio considerando il limite di cinquecento parole.
La citazione scelta è indubbiamente il filo conduttore del racconto, il suo motore ispiratore, la ragione su cui sembra fondarsi il rapporto stesso tra i due protagonisti. È un continuo sfidare il destino, questa storia, un tentare di ingannarlo vivendo, vivendo a oltranza, anche se il destino in questione ha stabilito la morte. E i tuoi personaggi sono indubbiamente degli illusi, che pur nel tremare dentro si impongono di andare avanti, ignorare qualsiasi presagio, sfruttare tutto il tempo a disposizione e raccontarsi che la fine non è detto debba arrivare.
Ma poi la fine arriva, e con essa il prompt prende letteralmente vita e si sgretola tra le mani di Hermione, la sopravvissuta, costretta a fare i conti con la propria illusoria pretesa di poter ingannare il destino. Bravissima, 10/10.
Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10
Premetto che non è semplice valutare con oggettività questa coppia, ragione per cui la tua storia è tra quelle che ho riletto di più al fine di mettere da parte quanta più soggettività possibile, e credo alla fine di esserci riuscita.
Iniziando da Hermione, è caratterizzata molto bene, con il suo animo cerebrale, la sua razionalità e la sua forte personalità. La tua Hermione ha tutti i tratti della sua controparte cartacea: negli scontri verbali con Fred è una degna rivale, non china mai il capo, e sino alla fine – nonostante sia innamorata – sceglie di non lasciarsi vincere da presagi o istinto, ma di affidarsi alla ragione, la sua arma più potente. In ragione di tutto questo, è coerente il crollo che la vede protagonista nella conclusione, dove le sue certezze vanno in brandelli assieme alla vita di Fred e al futuro che non avranno mai. Ciò che le manca per essere caratterizzata a tutto tondo è il motivo che l’ha condotta tra le braccia di Fred: la storia non si preoccupa di rispondere a questa domanda, parte dal presupposto che tra i due ci sia attrazione – e se nel caso di Fred è più plausibile (perché è un istintivo, perché la saga non ci dà notizia di sue relazioni importanti), nel caso di Hermione può essere un nodo problematico, sia perché è una creatura razionale, sia per il fattore Ron.
Arrivando a Fred, devo dire che è il personaggio che mi ha convinta meno. Della sua controparte cartacea ha sicuramente l’innata ironia e la vitalità che lo induce a sfidare tutto e tutti pur di vivere, di esserci, di non lasciarsi condizionare da niente. Ed è spregiudicato in quella maniera tutta sua quando reclama le attenzioni di Hermione e le invade letteralmente la vita.
Il problema è che non sono questi i tratti più caratterizzanti del tuo Fred, a esserlo è la questione del destino: il Fred della tua storia sembra essere “perseguitato” dalla profezia della Cooman, cui ha dato così tanto credito da vivere in sua funzione. Fred è un personaggio fatto di istinto, scanzonato, che non si prende mai sul serio, uno di quelli che agisce mentre gli altri pensano, uno che dà peso a pochissime cose (per vederlo esternare una debolezza abbiamo dovuto aspettare di avere George quasi in fin di vita), e che tra queste pochissime cose possa esserci un presagio della Cooman – che, citando la McGranitt, prevede la morte di uno studente all’anno – non convince molto. Inoltre, le frasi con cui parla a Hermione di questo presagio sono un po’ troppo “solenni” per immaginarle dette da lui: “Il destino a cui devo adempiere mi toglie il sonno…” e “La Cooman mi lesse il palmo, stupendosi di quanto fosse breve la mia linea della vita, potrei non avere molto tempo…”. Nel primo caso, l’uso del verbo “adempiere” è un po’ troppo, ricorda un po’ i toni epici nell’insieme, e stona se detto seriamente da Fred; nel secondo caso abbiamo l’uso del passato remoto che fa risalire la predizione al passato – sembra che Fred conviva con questo fardello da anni. Sono espressioni che Fred avrebbe potuto dire solo con ironia e senza crederci sul serio.
L’idea di Fred “segnato” dalla morte è interessante, ma il Fred della Rowling con molte probabilità avrebbe riso in faccia al presagio e alla morte, mentre quello del tuo racconto ha bisogno che sia Hermione a spronarlo e a supportarlo – e malgrado lui dica di voler sfidare il destino, ogni sua parola grida il contrario, cioè che ci crede fin troppo per godersi la vita (se così non fosse, le sue battute più ricorrenti non ruoterebbero attorno al destino).
Fatto tutto questo discorso, ho comunque apprezzato il fatto che tu abbia sviluppato una coppia fanon complicata – perché coinvolge la protagonista femminile della saga, quella che conosciamo di più – in sole cinquecento parole, abbracciando un arco temporale ampio, veicolando un’idea precisa (la sfida al destino) e sviluppando caratterizzazioni in linea, salvo le sfumature dette, con le controparti cartacee. Motivo per cui ho optato per 7/10 in questo parametro.
Totale: 37.8/45 |