Eccomi qua! Ho scelto questo racconto perché, oltre ad essere freschissimo di pubblicazione, ho voluto cimentarmi in questa coppia che mi è nuova, quasi estranea direi. Ci ho messo un attimo, infatti, a visionare nella mia testa questa specie di "cambio di presupposti" che permette a questa ship di esistere e a vedere di fronte a come il concretizzarsi del contesto di cui sono protagonisti, il quale fa sì che loro due, insieme, possano avere perfettamente senso.
(mi rendo conto che forse, ai tuoi occhi, questa affermazione potrebbe non avere senso, MA ci arrivo con calma e da qui al termine della recensione spero di aver fatto comprendere quello che intendo ahaha)
In ogni caso, una volta compiuta quest'azione, il risultato è stato piacevolmente e gradevolmente apprezzato.
Innanzitutto, mi è piaciuto moltissimo l'uso di questa sorta di leitmotiv (il "non sono un eroe") che funge da forza motrice al diradarsi delle diverse situazioni e ci consente di seguire le diverse situazioni in cui sono inseriti i protagonisti. Mi è piaciuto, poiché ci accompagna nell'evoluzione del loro rapporto come una sorta di promemoria di quello entrambi, in fondo sentono di essere - o non essere, per meglio dire.
Inoltre, devo ammettere che la scelta della flash-fic - e quindi dell'utilizzare delle brevi descrizioni per narrare questi frangenti - l'ho trovata estremamente calzante, permettendo al lettore di calarsi lui stesso all'interno dell'evoluzione che li caratterizza, quasi ritrovandosi catapultato lì, e vedere - almeno: a me è successo - il susseguirsi delle diverse scene come se accadessero esattamente nel momento in cui venivano lette.
Entrando nel merito, dunque, la domanda retorica iniziale, per cui Narcissa non sa, di preciso, per quale quesito lo abbia implorato e al contempo cosa egli abbia promesso di fare, mi ha fatto sorridere quasi amaramente. E' una situazione, quella, in cui come individui ci ritroviamo spesso, l'essere di fronte all'ambiguità dei "detti", in virtù di (o per colpa di) quelli che invece sono i "non-detti".
Ma la risposta presto giunge e porta chiarezza rispetto alla situazione che sta andando creandosi, un po' meno, invece, per quelli che sono gli stati d'animo dei due protagonisti. A questo punto ci troviamo di fronte ad un Piton che "si sente il vero traditore" benché non sia lui ad essere sposato, ma dall'altra parte vediamo lo stesso Piton alle prese col suo dolore e la sua solitudine ("Un amore che sfiorisce lentamente non può essere paragonato all'idealizzazione di un amore mai fiorito", questa frase mi è malinconicamente fatto impazzire).
D'altronde, come è sottolineato proprio in questa parte - ed è proprio in questa esplicazione che mi sono mentalmente detta "ok, riesco visionarli, percepirli e crederli reali" - la solitudine, sia quando si è soli di fatto, sia quando soli ci si sente, può portare due anime un po' spezzate ad avvicinarsi e a trovare una loro sintonia e affinità. Diciamo che questo passaggio mi è piaciuto proprio tutto, insomma.
Narcissa, dal canto suo, di nulla a bisogno se non di sicurezza, della certezza di poter garantire la vita al figlio, al quale, in fondo, è rivolto il suo vero amore. Un amore che la spinge a mettere in discussione la suo posizione, a renderla friabile e oscillante, perché altro non vuole che salvarlo; ed è proprio in virtù di ciò, che in fondo, non le interessa Piton in quale punto del continuum "Voldemort - Harry" si colloca: lui è il suo eroe, anche se eroe non è. Qui finalmente vediamo anche da dove proviene l'affermazione che dà il titolo a questo scritto: non avrei saputo dirlo meglio.
Ecco, una volta che ero perfettamente calata all'interno di questo amore che fuori esce dai confini del canonico - dove per canonico non intendo ciò che è inerente i fandom o le fanfiction in generale, bensì, molto più in generale, la vita - e là trova la sua perfezione, mi sono un po' spezzata anche io nel leggere quelle parole. C'è sempre stata Lily per Piton, e sempre ci sarà; sicuramente si è affezionato, almeno un poco, ma non è quello il momento. Peccato che, quel momento non potrà esserci mai. Ed allora Narcissa ingoia il colpo e quel "ti amo" che avrebbe voluto rivolgergli semplicemente sfuma. Perché, in fondo, "Comunque viene prima Draco. Comunque viene prima Harry.", citandoti come in precedenza.
E si giunge così al termine, ponendoci noi lettori, esattamente come Narcissa, di fronte alla consapevolezza dell'uomo oltre la maschera, così come de "l'eroe dietro la spia". E' un finale dolceamaro, che strappa un sorriso rammaricato, ma che dà anche speranza. Forse non gli sarebbe piaciuto, quel titolo, eppure va reso conto del sacrificio che per anni Severus ha portato sulle sue spalle stanche e grazie al quale un dopo c'è potuto esser stato.
Molto contenta di esser passata di qua,
Bongi |