Recensioni per
Brevi indugi in malinconie inessenziali
di Lisbeth Salander
Allora, quando ho cominciato a leggere questa storia, ho pensato: mi ricorda qualcosa. Grazie per avermi rischiarato la mente nelle note con quel riferimento a Footprints! È proprio la stessa sensazione che mi ha assalita mentre leggevo quella storia che mi ha nuovamente assalita ora, e ho trovato questo parallelismo molto bello ♥︎ Tornando un attimo sul discorso kidfic che facevamo ieri sera in chat, tu volevi mettere alla prova la mia resistenza, ammettilo. Ebbene, SAI che non è assolutamente la stessa cosa, nel senso che HAI CAPITO, non c'è bisogno che faccia nomi, no? Ecco. Insomma, qui hai tratteggiato una storia semplice ma diretta, c'è un rapporto madre-figlia molto profondo, un tenersi per mano che non si limita a questa situazione, ma che continuerà nel tempo, e nel corso della vita di Rose, perché se c'è un genitore che immagino accanto ai figli sempre, è proprio Hermione - e a volte addirittura in modo eccessivo, tipo mastino, ecco XD Qui troviamo un tema anche piuttosto delicato, che è quello della maternità, ma che tu sfiori piano, pianissimo. Come giustamente hai specificato, non avendo esperienze con l'essere madre (e neanche io), hai voluto parlarne in modo cauto, e hai voluto darci quella che è la tua personale visione di Hermione come madre, un'Hermione maniacalmente controllata, pianificatrice, che ora vede la sua vita sconvolta, e tutto grazie alla presenza di Rose. Tra queste righe, grazie al simbolismo del contare, ci fai capire come Rose sovverta tutte le naturali inclinazioni e le ferree regole di sua madre, sconvolgendo il suo mondo per intero. "Deve improvvisare ed improvvisare non è mai stato facile per Hermione, perennemente abituata a tenere il conto e cui la vita ha dato in sorte una figlia che i conti li detesta": qui secondo me riassumi magistralmente il rapporto madre-figlia, in poche, semplici parole, non aggiungo altro ♥︎ |
Sono ormai succube della tua scrittura. Hai la capacità di entrarmi dentro come lo fa una montagna intera mentre bevo l'acqua di fonte. Non so davvero cosa dirti, rimango senza parole e mi sento un po', come dire, un po' ingombrante. |
Sono follemente innamorata di questo capitolo, mi costringe a inserire la storia tra le preferite nella speranza di non perdermi il prossimo aggiornamento. Dov'ero io, quando tu pubblicavi questo? Stavo perdendo tempo, se no non me lo spiego. |
Cerco di fare il più in fretta possibile, perdonami se ti tartasserò di parole una dietro l'altra senza sosta. |
Cucù, eccomi qui! |
Ciao, cara la mia Sensitiva! |
Fedeeeeeee 🖤 ma che bella questa storia 😍😍 hai scritto di nutrire qualche dubbio in merito ma ti voglio rassicurare perché secondo me è bellissima! Posso immaginare e dedurre che forse avresti scritto di più ed esplorato di più la cosa, ma il limite della flashfic restringe di parecchio il campo... almeno, per me è stato così, ovviamente se ho preso un abbaglio dimmelo, io sono andata a sensazione in base alla mia esperienza. In ogni caso, trovo che tu abbia scritto una storia piacevole, seppur breve, e intensa. In poche, evocative parole sei riuscita a dipingere Remus, dalle occhiaie al maglione sdrucito, dal pallore alle rughe. È un Remus stanchissimo che si sente addosso un fardello enorme e che non pensa (anzi, lo sa) di meritare Tonks, che è permeata dal classico e quasi ingombrante ardore dei vent’anni, con i capelli rosa e la felpa di una band (credo che la nostra idea di Dora sia piuttosto simile, sai?) e tutta la vita davanti. È bello leggere di un Remus confuso da ciò che prova e sente e che non vuole - e non può - cedere a quegli istinti che lo sospingono inevitabilmente verso di lei. Ovviamente Dora non lo vede per quel che è, ma lo vede per com’è stato, vede in lui il ragazzino che ormai si è perso, ma che lui forse crede perduto, ma che lei si ostina ad amare, nonostante tutto. Insomma, secondo me hai scritto una piccola perla e hai interpretato alla grande il prompt ❤️ |
Ciao, Fede ♥︎ |
Cara Lisbeth, |
Ciao :-) |
Ciao Fede, sono qui così ed è strano trovarsi a leggere questa raccolta di flash o one-shot su Sirius. Non me l'aspettavo, sei tra gli autori preferiti, ho visto che hai aggiornato qualcosa e sono venuta a leggere senza sapere cosa avrei trovato. Credevo fossero le drabble a sorpresa, per dire. Invece mi trovo questo raccolto commovente di Sirius e Harry, del loro riconoscersi. Sono d'accordo con la tua ricostruzione e credo che Sirius sapesse bene che Harry non era James. Come poteva confondere il suo migliore amico con il figlio? Tuttavia, credo anche che lo amasse perché in Harry c'era tanto di James e il voler assistere alla partita di Quidditch ne è un esempio. |
Ciao :-) |
ciao Lisbeth! |
Ciao Fede ^^ |
Questa storia io l'avevo amata quando la lessi e l'ho amata con la stessa intensità ora che l'ho riletta (più di una volta, tra l'altro). Ti ho già detto quanto mi incuriosisca la figura di Petunia, soprattutto (e inevitabilmente) in relazione a Lily. Le sorelle Evans, come i (cari) fratelli Black, si trascinano dietro un potenziale Angst non indifferente, Angst che qui ho trovato perfettamente e magnificamente in atto (le tue raccolte sono micidiali, dal punto di vista dell'Angst). È un brano breve, questo, eppure capace di restituire il dramma di Petunia - che meraviglia di sintesi che hai usato, per condensare la tragica banalità della sua esistenza: "una condanna inappellabile ad una banale normalità". Spesso te ne esci con frasi come questa, così dense , semplici manciate di parole in cui riesci davvero a racchiudere l'essenza e l'esistenza di un personaggio e che mi colpiscono sempre. Per quanto il personaggio di Petunia sia spiacevole e, anzi, proprio per questo, durante la lettura dei libri è raro che ci si soffermi su di lei, sul suo dramma che si consuma in silenzio nelle primissime pagine. Mentre noi accompagniamo Harry e tutti coloro che non sono condannati alla normalità, Petunia è proprio l'emblema dell'esclusione, di quella porzione di umanità che non ignora la magia ma che, crudelmente, non ne risulta toccata. Lei resta perennemente "sulla soglia" di quel mondo alternativo, con la consapevolezza (ed è quello che ferisce di più, l'esserne coscienti) di essere banale. Lei non è speciale, anche se vorrebbe esserlo ("vorrebbe sentirsi speciale anche lei, come Lily che incanta tutti facendo muovere fiori" - altra frase che ho amato). Tramite Harry, noi tendiamo a vedere dall'esterno l'inasprimento di Petunia, quindi - in un senso - è come se, da lettori, mantenessimo sempre la prospettiva "di Lily"; Harry parte e, tornando, si ritrova davanti a quel che la stessa Lily ritrovava, tornando a casa: una persona - bambina e poi donna - sempre più amareggiata, rancorosa e scontrosa. Invece, qui, tu sei stata proprio brava a descrivere "l'altro lato della medaglia". Cosa provava Petunia, quando Lily tornava? "Ad ogni ritorno Lily è sempre diversa, sempre più lontana." Ecco, proprio qui, ho avvertito tutta l'impotenza dell'escluso, di chi resta indietro e non può far altro che assistere inerme ad un cambiamento in cui non ha alcun ruolo. Petunia e Lily viaggiano a velocità diverse, asincrone. Petunia è costretta all'immobilismo dall'esclusione, costretta ad arrancare dietro a quella sorella speciale che ritorna a casa sempre più mutata, e quando ci si stanca di arrancare, di tenere il passo, cosa resta da fare, se non - appunto - innalzare un muro? È molto potente il parallelismo che hai evocato tra le due barriere: quella fisica, concreta di King's Cross dietro cui Petunia si ritrova ogni anno e quella "invisibile" che gradualmente costruisce tra sé e Lily. Ecco, tu hai reso perfettamente il senso di isolamento e di esclusione di Petunia, hai saputo trasmettere cosa si provi nel vedere le proprie speranze continuamente infrante, ad assistere impotenti alla brutale riconferma della propria banalità - ogni anno, ogni volta -. Credo che questo basti ad indurire una persona, ad infiammarle una buona dose di inestinguibile rancore nel petto. Hai reso visibile la barriera , tanto che mi sono sentita anche io intrappolata dietro ad un muro, per tutto il tempo. Direi che sia indice della riuscita del brano, no? Che dire di più: di qualsiasi personaggio tu scriva, non c'è nulla da fare, viene fuori un capolavoro. ♡ |