Recensioni per
The Sweet Song From the Devil
di Miryel

Questa storia ha ottenuto 41 recensioni.
Positive : 41
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
30/10/20, ore 21:02
Cap. 7:

Sai che il senso di un titolo come "Il diavolo tutto il tempo" continuava a sfuggirmi? Ho dovuto leggere questa tua storia per fare il collegamento che, in effetti era palese e che intuivo, ma non razionalizzavo.
Mi ha colpita molto, in questo capitolo, il "sentirsi Dio" di Arvin. Il disporre della vita e della morte, non pensavo che su di lui avesse questo tipo di valore.
In compenso, la perdita di fece in Dio la comprendo benissimo, dato il suo trascorso, e ho davvero apprezzato tantissimo tutta la sua introspezione, le considerazioni sui personaggi che hanno fatto parte della sua vita.
Quando lo hai fatto pensare a Lenora mi sono sorpresa ancora di più: avrebbe davvero cresciuto suo figlio? Avrebbe fatto da padre al bambino e... avrebbe sposato lei? Era consapevole che Lenora lo amava?
Questa parte è totalmente mancante dal film e la trovo interessantissima. Questo è un Arvin diverso dal precedente: ha immaginato un futuro, un futuro "positivo", e non me lo aspettavo.
È stata una vera scoperta e mi ha portata a chiedermi che genere di futuro possa avere questo personaggio. Come sarà la vita di Arvin? Si arruolerà davvero? Che tipo di uomo diventerà?
Per la prima volta ho trovato uno spiraglio in questa storia che mi ha fatto venire voglia di sbirciare le (ultime) pagine del romanzo. ^^'
Amo i finali che, in sostanza, sono nuovi inizi, e qui ho avuto l'impressione che la nuova vita di Arvin sia appena cominciata.
Sono davvero contenta di aver letto questa tua piccola raccolta e aver potuto vedere altri aspetti di questi personaggi. Grazie. ^^

E prima di lasciarti, ti segnalo che ti sono sfuggite due cosine:
"Se quel Dio maledetto esistesse," -> fosse esistito, perché la storia è narrata al passato.

"corpi esamini" -> esanimi

Recensore Master
28/10/20, ore 18:46
Cap. 6:

Cara Mirycosa Pistacchiosa,
Il punto è che mi sono commossa. Mi sono scesi i lacrimoni perché l’ho letta subito dopo il capitolo dedicato a Willard. Charlotte dimostra la fragilità dell’essere umano di fronte alla morte e questo capitolo è struggente, vediamo se riesco a mettere in fila due parole di senso compiuto e a ricacciare indietro l’emozione. Sa che morirà. E sa che non vedrà Arvin diventare grande. E riconosce, in lui, tracce di suo marito – nella somiglianza fisica.

Ma Arvin bambino fa una tenerezza incredibile, perché, come dici tu, sa che la sua mamma sta morendo e vorrebbe farsi vedere forte, eppure vorrebbe unicamente stare con lei. Ha un’età in cui l’abbraccio della mamma può davvero farlo sentire al sicuro da ogni male del mondo. Ma a essere struggente è anche altro. Come dici nelle note, Charlotte è una donna intelligente, equilibrata. Una che riusciva a far filare dritto e ad amare un uomo complicato e spezzato come Willard. Era (è) il pilastro della famiglia, che, difatti, senza di lei cesserà di esistere. Nella sua morte padre e figlio avrebbero potuto stringersi, ma così non è andata – ecco che succede a essere soulmate. E lei, che si rende conto di tutto nonostante sia terminale, si fa questa domanda ancora più brutta perché ce la faremo tutti e perché, personalmente, io sono piuttosto scettica. Charlotte sta abbandonando la vita senza la certezza di un paradiso dove ritrovare figlio e marito.

Teme di abbandonarli e basta. E credo sia anche per questo, che le fa così male vedere il viso del figlio che non vedrà mai diventare adulto, fatto con l’uomo di cui si è innamorata al primo sguardo. Ed è terribile che questa poesia, questo loro piccolo romanzo personale, si sia scontrato con l’amarezza e la brutalità del caso, dell’esistenza o col disegno divino non positivo nei loro riguardi. Adesso, vado a singhiozzare in un angolino col cuoricino spezzato <3
Bravissima, cosetta <3
Shilyss tua
(Recensione modificata il 28/10/2020 - 06:46 pm)

Recensore Master
28/10/20, ore 18:31
Cap. 5:

Cara Mirycosa Pistacchiosa,

Sono sempre affascinata dai personaggi di Pollock che grazie a te ho conosciuto e sto conoscendo. Li ho trovati ben fatti e ben resi nella trasposizione cinematografica e nelle tue storie trovo un’interpretazione più profonda, che dimostra come ami l’opera da cui sono tratti e che, soprattutto, consente a me di capirli ancora meglio. La shot su Willard a mio parere non era semplice da scrivere e l’ho trovata dolorosamente bellissima. È un personaggio che oscilla, nelle tue parole, tra l’amore per la sua famiglia e l’odio. È un personaggio complesso, indefinibile: ha questo trauma dovuto alla visione del suo superiore spellato e crocefisso, che torna nei suoi rituali, insuperato, che in fondo nemmeno l’amore per Charlotte ha guarito – e come poteva, del resto?

Willard avrebbe dovuto intraprendere un percorso psicologico e riabilitativo, capire il suo male e dargli voce e temo che la sindrome da stress post traumatico si sia consolidata dopo il Vietnam. Willard, dicevo, è un uomo spezzato che ha tentato di trovare una sua serenità domestica, ma che nel paesello dove vive è visto come lo strano. Beve ed è isolato da tutti, tanto che alla morte della moglie solo una torta compare sul suo patio. La comunità lo tiene alla lontana, come farà con Arvin e come dici anche tu in un’efficace frase. La perdita di Charlotte è centrale nella shot e non potrebbe essere altrimenti. Se per molti avere un figlio con la donna amata equivale a una prosecuzione di lei, nel caso di Willard Arvin non compensa Charlotte, anzi: lo vede come responsabile della sua morte, come un anello che non riesce a legarli ancora ed è fallace. E qui si inserisce l’altro macro tema affrontato nella shot.

L’altro elemento, dicevo, è la concezione primitiva e tribale della religione. Per Willard, Dio è uno con cui si può contrattare. In questa accezione scompare del tutto l’idea del vuolsi così come si vuole là dove si puote dantesco, dove Dio è artefice di un disegno imperscrutabile e la sua bontà non è mai messa in dubbio. Qui appare come un negoziante o come una divinità crudele e invidiosa, panteistica. Potrebbe placarsi e restituire o salvare la vittima, Charlotte, a patto che si preghi fervidamente o si offra qualcosa di pari valore. Quindi, la morte di Charlotte è intesa come uno scambio che non si realizza perché Willard e Arvin non hanno offerto sull’altare della divinità qualcosa di bastante. Per Willard, che conosce la morte, la decomposizione e la guerra nella sua visione più cruda e crudele, la morte di Charlotte è ancora più ingiusta e priva di ogni successiva grazia: non esiste un aldilà, ma solamente una tomba sporcata di guano. I sentimenti nei confronti del piccolo Arvin sono di amore e di odio. Da un lato, Willard vorrebbe essere migliore e offrirgli, ma dall’altro, divide la propria presunta responsabilità circa la morte di Charlotte con lui, quasi lui fosse una proiezione delle proprie mancanze – e questa mia ipotesi forse trova un raffronto nella somiglianza di carattere e d’intenti di Arvin adulto, segnato dalle follie pseudo religiose del padre, dalle sue botte, ma anche dal suo insegnamento circa il difendersi.

E insomma, Cosetta, mi sono fatta attendere, ma piano piano recupero ognuna delle tue perle. <3
Un abbraccio pistacchioso,
Shilyss tua

Recensore Master
24/10/20, ore 17:05
Cap. 4:

Mamma mia, che dolore questa storia.
Lenora è proprio una ferita aperta, ed è uno di quei personaggi che mi spinge a voler leggere il libro (che ho ordinato in biblioteca, ma a quanto pare nel mio sistema ne esiste una sola copia e l'utente in coda prima di me ha deciso di fuggire alle Bahamas in compagnia di Arvin, dal momento che il libro è fermo da mesi XD) per poterla conoscere meglio.
Mi fa una tenerezza infinita, e il modo così sciocco e ingiusto in cui perde la vita mi ha fatto una rabbia tremenda: è proprio un destino beffardo e crudele, un destino che sembra proprio prenderti in giro e riderti in faccia nei tuoi ultimi istanti di coscienza, porca miseria.
Mi ha fatto tanta tenerezza la sua solitudine e quella fede enorme, che in un certo senso la soffoca e non le lascia spazio per respirare. E ho amato immensamente il suo rapporto con Arvin: il modo in cui lui si prende cura di lei è davvero straziante, anche se devo ammettere che dal film io non avevo colto questa sfumatura che la vede innamorata di lui (ma mi hai incuriosita ancora di più, quindi spero davvero di poter leggere presto anche la OS di cui parli!).
È terribile il modo in cui qui descrivi il suo lasciarsi andare a Preston: non so, il fatto che in realtà lei fosse per tutto il tempo consapevole di essere innamorata di un altro, qualcun altro che nemmeno la vedeva, ma che comunque non l'avrebbe mai trattata così mi riempie il cuore di tristezza. Non ho idea di quanto debba essersi sentita vuota e sola, e davvero, è straziante pensare a lei.
Questo vuoto, questa terribile solitudine che lei cerca di arredare con le sue fantasie distorte emergono benissimo in questa storia: è un racconto breve, ma tu sei davvero riuscita a catturare in maniera vividissima il personaggio e le sue motivazioni.
La scena finale è straziante: c'è una dolcezza incredibile nell'attenzione con cui lei guarda Arvin, con cui avverte ogni dettaglio che lo riguarda. E poi c'è il gesto di lui, che nonostante tutto spazza via ogni cosa, e riesce a spezzarle il cuore. Che dolore, santo cielo.

Io come sempre passo di qui in ritardo e con parole sin troppo frettolose, ma giuro che questa raccolta mi sta piacendo veramente tantissimo, e sono felicissima di aver finalmente potuto cominciare a leggerti.

A presto!

Recensore Master
23/10/20, ore 16:32
Cap. 6:

Sia in questo scritto che nel film ho percepito Lenora e Charlotte, come Luce e Purezza, come le uniche in grado di salvare i cari dai propri fantasmi e demoni. La sintesi di questa introspezione si può altresi definire fallimento, resa, impotenza; Charlotte non so è fin troppo consapevole del cancro che avanza; ma anche dalla vacuità di un Dio in cui lei non ha risposto mai troppi pensieri (dato che non si aspetta nulla dopo la morte), di un Dio a cui il marito rivolge pregherei sperando di salvarla; di marito ormai perso;: un marito che vorrebbe accanto e invece ne trova solo il riflesso nel figlio; nella consapevolezza che una volta morta, tutto precipiterà a cominciare proprio dalle persone più care.
Così Charlotte non può far a meno che aggrapparsi al figlio; a donargli amore per il poco tempo che le rimane. Poiché dopo di lei ci sarà solo un vuoto; nuove ombre si allungheranno su Arvin, mentre altre riemergeranno in Willard.
Il tutto contito da questa atmosfere così quotidiana; i popcorn, la cucina, l'abbraccio... così forti da spezzarmi il cuore.
E come sempre mi lasci col fiato sulle spine, mannaggia! Chi sarà l'ultimo personaggio?
Lo scoprirò a breve <3
Un abbraccio cara
Elgas

Recensore Master
22/10/20, ore 15:04
Cap. 5:

Wllard... confesso di averlo sempre ammirato. Di averlo ammirato come ho ammirato in particolar modo la prima parte del film; non che la seconda fosse male, andando avanti l'ho trovato un po' ripetevo in certi punti, per poi riprendersi nel finale. Detto questo Willard mi è piaciuto, forse più di tanti altri personaggi come Sandy o Lenora; nel suo piccolo l'arco narrativo che lo vede protagonista, qui ben sintetizzato, si respira una potenza molto molto forte. La caduta di uomo che ripone fede in Dio, che si dona a quello stesso Dio pur di salvare la moglie; che si ritrova infine nel caos e nella follia: tradito dal suo stesso Dio a cui sacrifica il cane del figlio; tradito dal mondo, dal figlio e soprattutto da se stesso. In questa tua retrospettiva ho amato in particolar modo il finale, dove ben si esplorare il legame tra lui e il figlio: un legame di odio e amore, il figlio visto come la salvezza e come il diavolo; ma in cui sopravvive ancora un semi di Luce e bontà. Willard si rende conto del male che alberga dentro di lui e l'unico modo di salvare il figlio è ponendo fine alla sua esistenza.
Alla prossima
Elgas

Recensore Master
22/10/20, ore 13:39
Cap. 6:

Charlotte è un personaggio che ho considerato poco, forse per nulla. È uscita di scena troppo presto e, con la sua morte, ha innescato una catena di eventi funesti.
Era un personaggio positivo, sì, e sicuramente Arvin sarebbe stato una persona diversa se avesse avuto la madre ha controbilanciare il padre.
Nel film mi aveva colpita la sua fiducia verso Willard, sin dall'inizio. Troppo rapida, troppo assoluta. Esigenze di regia probabilmente, ma poi mi sono anche detta che quella era un'altra epoca e forse ci si fidava di più in generale.
Mi aveva colpita anche la prima visita alla catapecchia che poi è diventata la loro casa, dal momento che lungi dal sorridere felice e contenta, io sarei scappata a gambe levate ma, appunto, era un'altra vita. Altri tempi, altra società, altre abitudini e aspettative.
Nel complesso mi ha fatto un po' di tenerezza, ma l'ho percepita "agnello sacrificale" fin dall'inizio.
Aveva del potenziale, ma non è vissuta abbastanza. Credo sia quello che si evince anche dalla tua introspezione, in cui emerge il suo amore di madre, la preoccupazione per quel figlio che dovrà salutare troppo presto, ma non ho avvertito disperazione, rabbia per un destino ingiusto... Mi verrebbe da dire che sta accettando la morte con la stessa semplicità (ingenuità? Fiducia?) con cui ha vissuto. Del tutto ignara di come le ombre che è riuscita a scacciare dalla mente del marito torneranno non appena lei non ci sarà più e come si abbatteranno anche su suo figlio.

Ti segnalo "la vita gli sta dando" -> "le" sta dando, a Charlotte.

Alla prossima. ^^

Recensore Master
21/10/20, ore 21:20
Cap. 1:

"Infinito."
"Cosa?"
"Il tempo che ci ho messo ad arrivare qui."
Eh, cara Cosetta Cosettosa mia, proprio così, sono arrivata! *tono da "Wendyyyyy"* Non credevi forse di poterla passare liscia, spero! È troppo tempo che non ti amputo falangi, e ciò è male, poi mi diventi audace e pensi di potermi sfuggire, stolta **
Allora comunque ORSU', tu sai già quanto io abbia amato in modo viscerale il libro (certo che lo sai, ci siamo rotte la balle a vicenda per MESI **), quindi approcciarmi a questa raccolta è un po' come scoprire delle pagine perdute scritte da Pollock. O quasi. Perché è molto bello dire "scrivi proprio come autore X!"... ma a parte dover essere per forza di cose una parziale bugia, credo che l'obbiettivo di uno scrittore sia quello di essere riconosciuto, in primis, e poi associato ad altri. E tu qui ci sei riuscita benissimo: lo stile crudo è quello di Pollock, indubbiamente, ma le introspezioni sono altrettanto indubbiamente le tue, così come l'impronta generale, il modo in cui costruisci le frasi e crei metafore e situazioni... sei tu, Co', non potresti essere confusa con nessun altro ed è sempre una sorpresa riconoscerti in nuove vesti ♥

Passando ad Arvin, che in teoria è lui la star, mica tu! u.u Ricordo di averti fatto una sorta di commento di senso compiuto su di lui, all'epoca, ma Wattpad se l'è mangiato e quindi niente, vado a braccio sapendo che non c'è speranza di ripetere anche solo lontanamente ciò che ti avevo scritto **
Il bello di Arvin è che è un concentrato di rabbia e acredine per la maggior parte del libro, e lo si percepisce non dai suoi pensieri, ma dalle sue azioni. Picchia, agisce, risponde o meglio tace. Avanza nella desolazione di Knockemstiff col passo di chi vorrebbe veder quel posto bruciare, ma non così tanto da appiccare lui stesso il fuoco. Gli incendi che ha intesta rimangono lì, nella sua testa. È qui che entri in gioco tu: Pollock ci mostra in modo asettico una schiera di personaggi usciti direttamente da un girone infernale, e tu però li indaghi, dipani di fronte ai nostri occhi i loro pensieri più reconditi. Ci offri un punto di vista che è più interno e vicino di quello di Pollock, e per questo lo completa combaciandovi in modo esatto, senza snaturare nulla di ciò che ha scritto.

Arvin è senza dubbio un personaggio complesso da affrontare, anche se mi viene da dire che non sia il più difficile, e non lo dico per sminuire il tuo lavoro, ma per avviare un discorso più generale. Arvin, per quanto deviata e sregolata sia la sua vita, è comunque il "buono", o almeno così lo percepiamo grazie al contesto (tradotto: er più pulito c'ha la rogna). Dovrebbe come minimo essere in riformatorio, ma nel contesto della storia sembra comunque prendere il ruolo di bussola morale; anche più di Lenora che, pur essendo la vera buona e innocente di tutto il libro, ha a minarla una cecità dettata dalla fede che le rende impossibile agire e diventare il modello da seguire. Lei consiglia e cerca di frenare Arvin, ma rimane vittima lei stessa Ma su lei tornerò in altra sede, che sennò perdo il miocardio ♥
Quindi, Arvin è un antieroe costretto a diventarlo. I cattivi, i veri cattivi, sono altri, e nella loro testa è ben più difficile entrare. Perché non si tratta del classico antagonista affascinante che, comunque, un minimo di presa sul pubblico ce l'ha... no, qui andiamo a toccare la feccia dell'umanità, quelle persone di cui non vorresti mai intravedere nemmeno di sfuggita i pensieri. Tu invece ti ci sei tuffata a capofitto, con ognuno di loro, e ci prepari all'immersione partendo da chi il diavolo se lo porta dentro, ma non l'ha mai (ancora) accettato attivamente. Arvin è vittima, è carnefice, è giudice e giuria, è spettatore e attore di se stesso, e tutto ciò emerge da un'introspezione su un semplice mal di testa. Racchiudi tutto, dai suoi legami familiari contorti e storpiati da una fede che ormai ha perso, allo smarrimento di chi sul suo orizzonte vede solo Knockemstiff e le anime perdute che la infestano come spettri (trova il cross-over multiplo in questa frase ♥). C'è molto pessimismo in lui, e nessuna via d'uscita visibile, se non quella di distruggere tutto e ricominciare da capo. Che è poi quello che fa nel libro, in effetti, anche se metaforicamente, e Pollock ci conferma che tutto ricomincerà davvero da capo, in un cerchio, anzi girone, infinito.

Nun c'è niente da fa', Cosetti': la devono ancora inventare la storia che non sai scrivere ♥
Io come al solito mi autocensuro, che sennò mi mandano la polizia di EFP sotto casa per eccesso di parole, ma sappi che ho detto più o meno il 15% di ciò che avevo in testa, ma sono pronta ad assillarti in privato **
Ti mando una carrellata mista di supplì e brownies, sperando di riuscire a bombardarti di nuovo presto :D
*poc* *fugge come un pappagallino*

-MandaLight-

Recensore Master
21/10/20, ore 11:02
Cap. 4:

Lenora, Lenora... uno dei personaggi più tristi a mio avviso. Un personaggio di cui ho amato tutto nel sua estrema estrema fragilità; un personaggio che rappresenta l'estremo opposto di Arvin; una Luce e l'altro Tenebra (per usare una dicotomia alla Kingdom Hearts); ho amato come hai insistito sul sentimento inconfessabili che lega la ragazza al fratello adottivo, sentimento che a mio avviso andava più calcato all'interno del film, s'intuisce ma... è appena accennato. Lenora è la perfetta rappresentazione del suo tempo; una ragazza cresciuta in una gabbia d'orata, timbrata di Dio e delle sue azioni; gabbia in cui non riesce più a distinguere il confine reale tra bene e male; la dove Preston riesce nel suo intento sfruttando la sua debolezza; là dove Lenora spera, nonostante tutto di ricervere quel tipo di attenzioni (anche minime) da parte di ragazzo; là dove ogni gesto brilla di significati dolci e intensi (come in ultimo il poggiarlela giacca per proteggerla dal freddo); ma nonostantet tutto Arvin rimane lontano. Un cerchio perfetto che si viene a chiedere; ho apprezzato la scelta dell'introspezione di un momento così intimo e dolce; il come amerga con forza la complessità di questa fanciulla.
Complimenti e un abbraccio forte <3
Elgas

Recensore Master
20/10/20, ore 10:30
Cap. 3:

Ogni giorno una recensione cara,
Inizio subito con l'unica piccola critica che mi sento di dare a questa OS . Ovvero il momento che hai scelto di ritrarre; la morte di Preston per mano di Arvin; qui si ripete quindi la dinamica (specie nel finale, di quanto visto nel capitolo precedente con Sandy; con il ragazzo dipinto come il punitore/il diavolo e particolare attenzione alla pistola. Forse avrei preferito leggere questo capitolo dopo altri, giusto per scattare; o forse ritrarre un altro momento, come l'arrivo di Preston nel paese. Per il resto ottimo lavoro; in certi punti hai usato anche un linguaggio forte che ben sottolinea la bassezza e la depravazione del prete (nel libro so questi dettagli vengono enfatizzati dal suo stesso aspetto, un po' banale e viscido, per cui molti non hanno gradito la scelta di Pattison, e neanch'io totalmente... pur non avendo letto il romanzo); depravazione che prende forma tramite potere divino di cui lui si fa voce; contornato dalla povera ignoranza che alberga tra le giovani di questi paesini sperduti. Oltre elemento fondamentale del personaggio è la menzogna; un menzogna per coprire la sua anima e il suo cuore, che agli occhi del mondo e degli altri deve apparire sempre pio e giusto.
E con questo chiudo anche questa recensione carissima,
A domani, un abbraccio forte
Elgas

Recensore Master
19/10/20, ore 20:51
Cap. 2:

Ciao Miryel cara,
ho deciso di finire questa raccolta prima di passare alla tua nuova Peter x Tony. Un passetto alla volta che mi permette di assaporare maggiormente ogni OS. Sandy e Carl dunque; Sandy, direi il secondo personaggio preferito dopo Arvin. E in particolare l'ho adorata nel finale; quando per un istante sembra potersi redimere, fuggire da tutto, da solo, o con quello strano ragazzo sconosciuto che doveva essere l'ennesima vittima, invece si rivela il loro carnefice, il loro angelo della morte. Mi ha colpito in particolare modo il come tu sia riuscita a instillare in lei il rimpianto; il rimpianto per aver perduto se stessa in troppi momenti della sua vita; di come la vecchia Sandy sia morta, quando ha incontrato Carl in quel bar (e dire che all'inizio parevano così teneri); quando il padre ha abbandonato lei e la famiglia; oppure ancora peggio, alla deriva in cui l'ha fata sprofondare il fratello. In questo quadro non certo allegro; si lega tutta la dinamica legate alla perversione e alle foto; forse Sandy ci ha provato gusto; all'inizio forse, ma anche lì il tutto si è ridotto infine a un circolo vizioso e senza fine. Ma ecco che la scintilla ci accende infine con Arvin, dipinto come il modello perfetto; ottimo qui l'attenzione al suo sguardo e alle dita sulla pistola; l'angelo della morte venuto o punirli per i loro peccati. Bellissimo capitolo introduttivo, cavalcherò presto tutte le altre onde.!
A presto
Elgas

Recensore Master
19/10/20, ore 14:05
Cap. 3:

Ciao!
Finalmente riesco a passre anche di qui: questa storia è una meraviglia, perché sei riuscita a calarti alla perfezione nei panni del personaggio più detestabile di tutta la storia. La maggior parte degli altri personggi, anche quando sbagliano, anche quando fanno cose ignobili, mantengono sempre un certo grado di umanità. Ho empatizzato e provato pietà per tutti, tranne che per lui. Lui che da subito si dimostra una persona orribile, viscida, capace di calpestare e umiliare i sentimenti altrui senza il minimo riguardo. E con il proseguire della storia non ho potuto fare altro che odiarlo ancora di più, perché il suo atteggiamento, quel suo sfruttare la prorpia posizione per distruggere la vita delle ragazze più ingenue, più sole e più fragili è disgustoso. Sarebbe stato disgustoso anche se non fosse arrivato a fare quello che ha fatto: non si è mai preso la resonsabilità di niente, ha negato tutto, ma la cosa peggiore è, e tu qui lo mostri bene, che quella responsabilità non se l'è mai presa nemmeno con sé stesso. Non parlo di pentimento, ma almeno di una presa di coscienza delle conseguenze delle prorpie azioni: no, a lui non importa nulla, ed è talmente disgustosa l'indifferenza con cui guarda il mondo crollare attorno a lui che avrei voglia di urlare.
Tu qui sei riuscita a fare un lavoro non da poco, perché sei entrata nella mente di un uomo del genere e sei riuscita a mostrare perfettametne le sue motivazioni e il suo modo di agire, la sua incuranza, l'accettazione con cui accoglie il suo destino fra le fiamme dell'inferno. Insomma, non è facile entrare in sintonia con una mente del genere, e tu lo hai fatto.
Peraltro, non credo di avertelo mai detto, ma adoro alla follia tutta la cura che metti anche nella parte grafica delle tue storie: l'impaginazione è stupenda, e insomma, leggerti è davvero una soddisfazione per l'anima.
Complimenti davvero!
A presto!

Recensore Master
17/10/20, ore 19:44
Cap. 4:

Cara Mirycosa pistacchiosa come un muffin gluten free!
Certo che voglio una Arvin/Lenora, perché li adoro. Lenora è una figura femminile estremamente fragile e potente. La sua vicenda personale innesca il diavolo Arvin – ma non dimentichiamoci che il diavolo è il primo degli angeli, e io non riesco a concepire davvero Arvin come un demonio, sebbene nelle shot si rincorra questa analogia (penso al capitolo su Sandy e a quello su Preston, alla difesa personale e alla vendetta) – e se è vero che l’errore della sua morte è un tragico malinteso, è anche vero che Lenora, pur nell’ambiente ristretto, bigotto, povero e provinciale in cui vive, trova la forza di pensare che il suo bambino non è peccato, che si è lasciata sedurre da un prete mascalzone, ma che tutto andrà bene. Poi purtroppo inciampa, lo sappiamo, ma quella scintilla di rivalsa lei ce l’ha. E non è mai così viva e affermata come individuo se non su quella scala, quando decide di non morire.

L’analisi del suo non rapporto col prete e del suo desiderio incarnato in Arvin, uno che la protegge a costo di farsi fracassare la faccia e che la considera come una sorella pur non avendo, con lei, alcun legame di parentela, è ben reso e straziante. Sentiamo il cuore palpitante della ragazza, vediamo Arvin con tutta la sua fredda bellezza e la sua asperità caratteriale mentre fuma su questa sedia tarlata e sbilenca come lui e ci rendiamo conto come lo ama senza idealizzazione, perché è lui è basta. Lenora è lucida, viva, e forse è il solo personaggio positivo di tutto il film. Leggendo la shot ho pensato anche al tema della religiosità, così forte nel film. Entro in punta di piedi nel merito, perché sennò viene una tesi di laurea, ma è un leitmotiv che si rincorre attraverso gli anni. Lenora è erede dei suoi genitori quanto a fanatismo, ma è stata cresciuta dalla nonna di Arvin ben prima che il ragazzino fosse costretto a raggiungerla.

E la nonna di Arvin aveva promesso a dio che suo figlio avrebbe sposato la madre di Lenora. Arvin e Lenora sono anime gemelle in una maniera distorta; avrebbero dovuto essere una sola persona, o fratelli. Oppure, raddrizzare la promessa non mantenuta, unendosi loro e spostando di una generazione la promessa incauta della nonna. Sempre sul tema della fede quasi disperata di Lenora, che la porta a lasciarsi incantare da un uomo subdolo come Preston, essa non è solamente un modo per consolarsi di vivere in un simile postaccio pensando che da morti in Paradiso si sta meglio; è anche un legame con una madre mai conosciuta. Una fede che ha un prezzo altissimo, come ascoltare le prediche di un uomo meschino che si fa gioco della povertà della famiglia di Arvin e Lenora (penso alla scena dei fegatini). Insomma, è emozionante. E apprezzo che tu non abbia scelto il momento della morte di Lenora, in cui il film già dice l’essenziale con la voce fuori campo di Pollock che spiega e racconta, ma ti sia soffermata su qualcosa che era assolutamente percepibile anche nel film e che rende la complessità di un personaggio femminile luminoso e splendente. Bellissimo co, come sempre <3 (e sono felice di stare rimanendo indietro con gli aggiornamenti, perché più scrivi più il mondo diventa un posto migliore).
Un abbraccio forte forte,
Shirycosa

Recensore Master
15/10/20, ore 23:38
Cap. 5:

Ho provato sentimenti contrastanti per Willard. L'esperienza della guerra è stata tremenda, traumatica, eppure sembrava esserne uscito "bene". L'amore per Charlotte lo aveva ancorato alla vita, alla realtà... per quanto ovunque io senta puzza di chiesa rozzo le orecchie. E infatti, quando si porta dietro Arvin, il suo esempio, la sue educazione sono tutt'altro che positivi. Sono il riflesso del trauma mai curato della guerra, forse, ma di certo non si può dire che stesse tirando su bene suo figlio.
L'ho odiato ferocemente quando ha ucciso il cane. Al di là della blasfemia del sacrificio, era chiaro che il suo equilibrio fosse del tutto compromesso, che la crudeltà verso l'animale e il figlio che gli era affezionato fosse il sintomo di qualcosa di malato e pericoloso, e quindi sì, per Arvin è stato un bene perdere un padre del genere.
Peccato che i danni ormai li avesse fatti.
(La cosa che mi ha commosso di più del film è stata proprio che Arvin sia tornato per seppellire il suo cane ç_ç).

Venendo al tuo testo, come sempre penso che tu abbia centrato bene la caratterizzazione del personaggio, anche se io non riesco a provare nessuna empatia, nessuna pena per lui, gli va riconosciuto di aver amato per davvero sua moglie (e le parole più belle per descriverlo le hai spese nella prima OS di questa raccolta). Era un uomo sbagliato, lo hai descritto attraverso pensieri violenti, parole forti, dirette, e ritengo tu abbia fatto la scelta giusta.
Hai reso bene l'uomo che era diventato.

Ho solo un dubbio sulla frase "non ha nulla da ringraziargli" che credo starebbe meglio "non ha nulla di cui essergli grato", ma a parte questo, è un pezzo molto efficace, che colpisce il lettore.
Alla prossima. ^^

Recensore Master
08/10/20, ore 20:47
Cap. 4:

Lenora innamorata di Arvin?? Questa volta mi hai sorpresa, nel senso che non avevo colto questa sfumatura del suo affetto verso quello che, per me, era solo suo fratello adottivo.
Immagino ci possa stare in effetti e, alla luce del tuo racconto, ho sperato che Arvin fingesse solo di non notarla.
Questa ragazzina mi ha fatto tanta tenerezza. È forte, nonostante sia così giovane e ingenua, aveva del potenziale per la vita.
Mi è dispiaciuto vedere come la religiosità abbia attraversato e devastato al sua vita, a partire dal modo in cui suo padre ha ucciso sua madre (eppure in quel momento, nella totale follia di suo padre, ho visto una sorta di amore sincero: nel suo delirio, ha sacrificato ciò che gli era più caro e, se l'avesse resuscitata come credeva di poter fare, lei sarebbe stata un miracolo vivente, qualcosa che tutti i fedeli avrebbero adorato), a finire con Preston, su cui non aggiungo altro a quanto detto nello scorso capitolo.
Sebbene nel momento in cui lei ha deciso di non suicidarsi, mi sia aspettata esattamente la scena successiva, ci sono rimasta male comunque per la sua morte. ^^'
Alla prossima.