Recensioni per
The Sweet Song From the Devil
di Miryel

Questa storia ha ottenuto 41 recensioni.
Positive : 41
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
[Precedente] 1 2 3 [Prossimo]
Recensore Master
08/10/20, ore 17:13
Cap. 3:

Cara la mia Mirycosa!
Oggi doppia razione dei deliri recensori di Shilys, sei contenta? Sì? No? Nì? Vabbé. Preston è un personaggio detestabile, ma ho apprezzato come ti sei calata nella sua mente. Ho letto la shot con la voce di Pattinson, di cui peraltro riconosco la bravura nel film. I dettagli che hai messo nelle note contribuiscono a inquadrarlo ancora meglio e rendono la lettura preziosa; per Preston la fede è solamente un modo per avere la pancia piena e un gregge di agnelli da divorare non appena i contadini ignoranti volgono gli occhi e tu hai reso tutto ciò benissimo. Le tue shot sono accomunate da una presa di coscienza dei personaggi circa la propria natura che fa assomigliare il progetto/raccolta all’Antologia di Spoon River.

Preston è reso magnificamente nella sua feroce misoginia e nel suo cinismo bieco perché non si pente, anzi: abbraccia l’arrivo all’Inferno come se fosse un demone rientrato nei ranghi dopo un periodo di prova sulla Terra. Non che affronti la morte col coraggio di un eroe, beninteso, ma lo fa con la consapevolezza di non avere scampo. Finché può sperare di salvarsi lo fa (e nel film mi pare supplichi e menta, scrollandosi di dosso ogni colpa, come ammette qui), ma quando guarda negli occhi il Diavolo – che, per inciso, è l’unico che vuole ristabilire una qualche giustizia e che, se uccide, lo fa per difendersi o difendere e mai per sadico piacere, capisce che il suo tempo è arrivato.

C’è qualcosa di sacrilego e folle nell’obbligare le donne a recitare passi del testo sacro nel momento dell’amplesso, ma più di questo è tragicamente doloroso il disinteresse che Preston prova per le comunità contadine presso cui lavora, per le ragazzine deboli, sole e fragili che sceglie, per il modo subdolo con cui, dopo averle circuite, le abbandona raccontando talmente tante idiozie da far credere loro di essere colpevoli e folli. E su questa crudeltà di Preston nei confronti delle donne potrei andare avanti per pagine, perché se era resa benissimo nel film, tu l’hai esaltata ancora di più qui. Nel film, a proposito, provai un sincero disgusto nel vedere che la ragazzina che sostituisce Lenora è davvero piccola, quindi il Diavolo Arvin fa veramente una cosa buona e giusta seccandolo. Per quanto concerne lo stile, sto amando questa tua deriva che si adatta tanto bene alla crudezza del mondo di Pollock. I termini forti colpiscono, le costruzioni si adattano ai personaggi e il risultato è che dimostri di essere un’Autrice versatile, capace di ascoltare anche le voci più turpi dei tuoi personaggi senza sclerotizzarti. Adesso purtroppo debbo tornare alla real life, ma sappi che recupererò ben presto anche Rewrite, che attendevo da MESI, e non solo :P. Un abbraccio forte forte forte, mia muffin al pistacchio e cacao,
Shilyss

Recensore Master
08/10/20, ore 16:57
Cap. 2:

Cara la mia Mirycosa!

Giungo a te in estremo e folle ritardo, ma eccomi qui e noto con piacere che ho tante cose da leggere **. Questa shot su Sandy mi è piaciuta moltissimo, perché tira fuori la consapevolezza della situazione che avvolge questa donna bellissima – perché è bellissima – sciupata da una vita povera e che l’ha fatta sfiorire. Che Sandy sia stanca lo rivelano tanti fattori; ha un rimorso di coscienza quando chiama il soldato, guarda le foto, è insofferente. È entrata in una spirale in cui è perfettamente cosciente di far parte di un gioco folle e non ci vuole più giocare. Non ama Carl (non più, almeno) e questa relazione non l’ha migliorata. È la modella di un set in cui l’occhio nemmeno si posa su di lei, ma sui cadaveri scempiati, i modelli perfetti, ma meschini, perché nemmeno loro sono del tutto salvabili, in questo film/romanzo che colpisce per la crudezza con cui è raccontata la vita umana in generale, la vita della provincia più fonda degli States in particolare. Sandy dice che nessuno dei modelli si è tirato indietro dal farle le avances, ricordando in tal modo i bambini golosi che mangiano la casetta di marzapane, evidente trappola della strega golosa in cui, purtuttavia, tutti cadono.

L’altro tema molto bello e che hai descritto bene è sull’opportunità. Sandy è diventata prostituta e si è adeguata alle fantasie morbose di Carl perché vive in un ambiente in cui, dalla fuga di suo padre, tutto si è degradato. Lei riconosce che ha avuto meno probabilità di suo fratello Lee, ma riconosce anche che la presunta superiorità sociale del poliziotto è stata pagata con l’omertà, con la corruzione e con l’abuso di alcool. Lee non è migliore di lei. Piuttosto, Sandy è l’esempio di una profezia avveratasi: poiché tutti la vedevano finire a fare la prostituta, alla fine lo è diventata, degradandosi ancora di più e lasciando corrompere la sua bellezza, che tu hai reso sciupata con quell’unica nota, perfettamente inserita, sui denti gialli di lei.

Il diavolo in questo senso è il ragazzo, Arvin. Il modello perfetto con questi occhi fiammeggianti, che non ci sta a crepare per esaudire le perversioni di un fotografo fallito e si difende. Ed effettivamente nel film c’è un momento di esitazione, da parte di entrambi, sullo sparare, ma il gesto si rivela necessario. Arvin non può lasciare testimoni e nemmeno Sandy può permettersi che lui le sopravviva. Le strade del diavolo non sono solamente quelle che si inoltrano nelle sperdute e disagiate campagne americane, ma anche il tragico intreccio di destini che non lascia alcuno scampo, anche le scelte fatte dai personaggi (penso alla Sandy ancora cameriera che, in un breve momento del film, incontra Carl, lusingata dai suoi complimenti). Di tutt’altro genere sono i miei complimenti, tesi a prometterti che avrai a breve mie notizie e che recuperò tutto come ‘na catapulta. È un bellissimo momento introspettivo, Cosetta mia <3
Un abbraccio,

Shilyss e che il Pistacchio sia con te <3

Recensore Master
05/10/20, ore 21:43
Cap. 2:

Ciao!
Sempre con i miei tempi da lumachina, torno in questi lidi. Sono davvero contenta che tu abbia dedicato un capitolo anche a Sandy: prima o poi ho intenzione di recuperare anche il libro, ma per ora mi baso solo sul film, e devo dire che lei è uno di quei personaggi che mi ha lasciato con la voglia di saperne di più. Si intuisce che il personaggio ha una caratterizzazione molto solida e delle fondamenta sfaccettate, ma nel film tutto ciò emerge un po' poco (comprensibilmente, perché altrimenti ne sarebbe uscita una cosa lunghissima XD).
Insomma, mi ha fatto davvero tanto piacere entrare nella sua testa, qui.
Credo tu ne abbia reso un ritratto estremamente vivido e veritiero: lo stile diretto, deciso, forte come un pugno allo stomaco e che non fa mai sconti è perfetto per lei, dà proprio la misura del personaggio. Al tempo stesso, in mezzo a questo cinismo e a questa disillusione, emerge anche un ritratto estremamente umano di una persona che, in fondo, non ha mai avuto opportunità o scelta. E c'è un'amarezza, un anelare a qualcosa di diverso che in realtà non è mai una possibilità concreta che davvero mi spezza il cuore.
La posizione di Sandy è complessissima, perché per anni è stata complice di qualcosa di terribile, e in un certo senso non ci sono scusanti per ciò che ha contribuito a fare, ma pensare di giudicare in maniera assoluta un personaggio del genere sarebbe decisamente riduttivo, e rischierebbe di andare a sminuire tutta la tragedia della sua vita.
Quel che più mi ha straziata, però, è stato quell'istante di speranza, quel brillare di un cambiamento che improvvisamente sembra possibile - a cui forse Sandy crede - perché per un istante, uno solo, ci avevo sperato anche io. Per un istante avevo sperato davvero che lei abbassasse la pistola e che Arvin non sparasse, perché forse avrebbero avuto l'opportunità di inseguire una vita diversa. Ma non sarebbe stato questo film, probabilmente. E insomma, vedere con tanta chiarezza la sua speranza e la sua vana illusione, sapendo perfettamente come tutto non avrebbe fatto altro che infrangersi, è stato del tutto straziante.
È davvero bellissimo vedere come tu sia riuscita a dare concretezza a questo personaggio.
Ancora tanti complimenti!

Recensore Master
01/10/20, ore 22:02
Cap. 3:

Nel libro è ancora più odioso? :S L'ho odiato sin dalla prima scena!
Il modo in cui ha umiliato la nonna di Arvin... che rabbia! Povera donna!
E poi, quando il nattatore ha spiegato che era diventato predicatore per volere della madre, ho capito subito che sarebbe stato un personaggio negativo. Ci sono rimasta malissimo per Lenora e ho esultato per la sua morte.
Venendo alla tua OS, adesso, devo dire che l'ho trovata dura nei termini e supponente nel tono, esattamente come mi sarei aspettata un pov di questo personaggio ignobile. Hai reso bene il suo disprezzo per gli altri, per chi pendeva letteralmente dalle sue labbra. Lui ha approfittato di gente ingenua, l'ha disprezzata, usata... e nel suo sentirsi superiore credo che, fino alla fine, si sia sentito intoccabile.
Tu però gli dai la consapevolezza di meritare il castigo, di meritare l'inferno... Non so se sono del tutto d'accordo: un simile individuo conosce la differenza tra bene e male? O si sente superiore?
In ogni caso, anche con questa OS hai fatto un ottimo lavoro e un'introspezione accurata.
C'è un'inica frase che non mi ha convinta: "Le ha fatto promettere che nulla fosse successo tra loro". So che in inglese "promise" viene usato in frasi in cui, in italiano, c'entra come i cavoli a merenda e che, purtroppo, viene spesso tradotto in modo letterale, ma ecco, le può aver fatto promettere di non dire nulla, o garantirle che non fosse successo nulla... "Promettere" indica sempre un impegno per il futuro. :/ Quest'uso "all'inglese" mi fa rizzare un po' i capelli in testa. ^^'
Alla prossima. ^^

Recensore Master
24/09/20, ore 18:53
Cap. 1:

Amore mio adorato eccomi finalmente da te, e perdonami davvero per il ritardo, ma dopo sette mesi a casa in cui non ha starnutito nemmeno una volta, il Piccolo Padawan non è riuscito a farsi nemmeno due settimane di asilo senza riempirsi di muco dalla testa ai piedi. Ebbene sì, ha di nuovo l’influenza – ma sto decisamente divagando, perdonami.
La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo questa storia – e facendomi un’idea abbastanza precisa del contesto – è una considerazione che mi venne di fare all’epoca dell’elezione di Trump (e speriamo che questo 2020 non si dimostri bastardo fino all’ultimo): l’America è grande, immensa, non è solo New York e Los Angeles e San Francisco e compagnia cantante. In mezzo ci sono lande desolate fatte di realtà che con il mondo sfavillante e patinato – e spesso completamente falsato (quello che noi, dall’altra parte dell’oceano, abbiamo imparato a conoscere attraverso film e serie tv), non ha assolutamente niente a che fare. Questo piccolo scorcio di quella che ho intuito essere una vita ai margini, rinchiusa in una comunità piccola e dispersa in chissà quale angolo dimenticato da Dio (come del resto suggerisce il titolo), da cui è impossibile uscire, mi ha ricordato i romanzi di Kent Haruf, ambientati in un piccolo paese inventato del Colorado, dove un’umanità spesso crudele e impastata d’ignoranza cerca di barcamenarsi in qualche modo, la maggior parte delle volte fallendo miseramente. Eppure c’è sempre una luce in fondo a questi tunnel bui e viscidi, e il personaggio di Arvin mi ha dato proprio questo tipo d’impressione: un ragazzo buono, che tuttavia il destino ha già provveduto a schiacciare e privare di qualsiasi prospettiva futura. C’è lo spettro di un grande amore, quello fra i suoi genitori, che però si è lasciato indietro solo cocci, perché alla prematura scomparsa della madre è seguito anche il suicidio del padre, non prima però che quest’ultimo scaricasse addosso tutto il suo odio su un bambino la cui unica colpa è stata quella di ricordargli la donna amata.
Alla fine di questa introspezione cruda e al contempo fragile, delicatissima, Arvin parla anche di peccato, e questo mi ha suggerito che nella sua vita la religione – nel suo aspetto più oppressivo e cupo – giochi un ruolo importante. Sembra che Arvin sia convinto di dover assolutamente espiare qualcosa, come se andasse in giro da sempre con un cappio attaccato al collo che gli impedisce di respirare ma di cui non può – o forse non vuole – liberarsi.
Mi hai incuriosita tantissimo, il libro è già nella mia wishlist e spero di recuperarlo quanto prima (per il film temo che ci vorrà ancora un po’, ma di certo la lettura mi sarà facilitata dall’immaginare Arvin con le fattezze di Tom – che, da quanto mi dici, e di te mi fido, ha dato un’interpretazione più che mai fedele al personaggio).
Mi spiace di non poter dare un parere più approfondito, ma ci tenevo comunque a lasciarti un segno della mia presenza. In qualsiasi caso, tu sei una garanzia, e anche questa lettura si è rivelata incredibilmente emozionante.
Un bacione grande, my love, e a presto :*
La tua devotissima

padme

Recensore Master
24/09/20, ore 17:52
Cap. 1:

Ciao!
Finalmente, finalmente posso finire sul tuo profilo e riuscire a leggere qualcosa conoscendo il fandom (e quindi sentendomi in grado di lasciarti qualche parola di commento): prima o poi m metterò in pari anche con l'universo Marvel, ma intanto ho recuperato questo film, e la prima cosa che ho fatto dopo aver finito di vederlo è stata precipitarmi qui.
E, ecco, evviva. Sono contentissima di aver visto il film perché mi è molto piaciuto (e ho aggiunto alla mia ormai infinita TBR anche il libro), e sono contentissima di averlo visto perché questa raccolta merita assolutamente di essere letta.
Mi è piaciuto davvero tanto il tuo stile, e il modo diretto ed essenziale con cui sei riuscita a ritrarre un personaggio complesso come Arvin, e assieme a lui tutti i legami spezzati che si porta dietro. Arvin è probabilmente il personaggio che più mi sta a cuore di tutto il film, perché la sua vita è stata così tanto un accanirsi del destino e del dolore su di lui che, davvero, avrei potuto avere la forza di entrare nel film e abbracciarlo.
Perché, davvero, non ha mai avuto alternative: sembra davvero che ogni giorno della sua vita sia stato scritto da qualcuno affinché arrivasse a fare tutto ciò che ha fatto, e mi ha proprio fatto una tenerezza infinita.
Il rapporto con suo padre, poi, mi ha proprio straziato il cuore, e il modo in cui il tuo Arvin ne parla qui me lo ha straziato ancora di più. Perché quasi non c'è più risentimento, ma c'è solo rassegnazione. E il momento in cui capisce di non essere stato amato abbastanza perché suo padre lo considerasse un bambino da proteggere mi ha assolutamente commossa. È un concetto dolorosissimo, ed è espresso in una maniera così semplice e diretta che mi hai lasciato per un po' senza fiato.
Ho amato moltissimo anche i dialoghi, che davvero sono riusciti a rendere alla perfezione il modo di fare e di parlare dei personaggi: con poche pennellate hai costruito un affresco estremamente vivido, e davvero, non è affatto un'impresa facile.
Insomma, vorrei davvero avere il tempo di lasciarti una recensione più corposa e significativa, ma in questi giorni questo è il massimo che riesco a fare.
Spero davvero di arrivare presto al prossimo capitolo!

Recensore Master
24/09/20, ore 15:32
Cap. 2:

Eccomi!
Mentre guardavo il film ho sentito la mancanza di qualche scena di più dedicata a questo personaggio. Sandy non era tutta lì, c'era qualcosa di più che si percepiva, e tu con la tua introspezione del personaggio me ne hai dato la conferma.
Ho anche pensato che Arvin avrebbe potuto risparmiarla!
Mi tocca dire che, se sono riusciti a darmi queste impressioni, nonostante io non abbia letto il libro, abbiano davvero fatto un buon lavoro col film.
Sandy è un personaggio che mi ha fatto un po' pena, perché chiaramente è stata trascinata in una spirale di eventi e scelte sbagliate dal contesto sociale, dalla mancanza di possibilità, ma quando ha telefonato per avvisare che il soldato che avevano ucciso non era un disertore e far sapere dove avrebbero trovato il suo corpo... ho pensato che per lei ci potesse essere un riscatto. Ho sperato che avesse la forza di fare qualcosa di più, di chiamare la polizia, di chiedere aiuto... persino a suo fratello, che non era un santo, ma pareva tenerci, più o meno, a lei. Se non altro per il suo ruolo nella sua immagine pubblica.
Mi è piaciuto come l'hai resa. L'amarezza della sua consapevolezza, dell'ingiustizia subita dalla vita che non le ha dato abbastanza possibilità, nemmeno quella di sviluppare un carattere abbastanza forte.
È chiaro che Carl sia riuscito a sedurla perché lei non aveva prospettive, non poteva scegliere, e sicuramente si è sentita fortunata che quell'uomo sicuro e indipendente avesse scelto proprio lei.
La sua morte è la conclusione più logica, la più coerente col contesto, ma una possibilità, forse, lei l'avrebbe meritata, e forse Arvin avrebbe potuto dargliela.
Sono curiosa di sapere cosa avesse pensato lui e perché, alla fine, ha scelto di premere il grilletto. Se ci tornerai, quindi, sarà sicuramente interessante (perché no, davvero, non leggerò mai questo libro ^^''''').
Alla prossima. ^^

Recensore Master
23/09/20, ore 22:26
Cap. 1:

Carissima,

ne approfitto per ringraziarti della tua recensione, ti giuro, l'ho intravista ieri col 19 e poi puff! il computer si è spento e sono corsa a leggerlo sul cellulare, appena riesco ti rispondo per bene. Ma ora passiamo a questa storia, a questa prima OS dedicata al nostro Arvin, alias Tom Holland... di cui ho apprezzato molto la sua interpretazione; il non vederlo nei panni del nostro adorabile Spider/Man di quartiere mi ho scosso e intrigato al tempo stesso, a mio avviso una prova attoriale che denota un grande talento, un giovane attore in grado di staccarsi anche al suo personaggio principale e non diventare solo... quel personaggio o quel prototipo di personaggio (come è successo con Johnny Deep o un pochino anche con Tom/Loki per intenderci). Qui sei riuscita a cogliere l'essenza del giovane Arvin; un ragazzo tormentato dal suo passato, un passato che non lo molla mai, che lo condiziona anche nei momenti che dovrebbero essere calmi e spensierati, come osservare il tramonto con la sua nuova famiglia.
Leggendola poi mi sono soffermata su un altro dettaglio, un dettaglio che nel film forse passa un po' in secondo piano (se non verso la fine quando la nonna sta male e Arvin andando a tutti dopo aver ucciso il parroco), ovvero l'anaffettività del ragazzo verso tutti (tranne Emma), persino verso coloro che l'hanno cresciuto. Poiché l'affetto è rimasto nel suo passato, nella morte della madre, nella follia del padre che uccide il suo amato cane e poi si suicida. L'amore, l'amore per Arwin non esiste, e nemmeno lui si considera un prodotto dell'amore, di qualcosa che ai suoi occhi risulta ora impossibile da provare e aspirare, come racchiuso nelle battute finali.

Arvin troverà pace solo tornando indietro... ma questo ancora lui non lo sa. Quindi che dire... concludo la recensione rinnovando i miei complimenti. Si vede che il film ti ha appassionato; certe piccole frasi, certi piccoli momenti, ricalcano alla perfezione il ritmo del film, dove la tenerezza si alterna ai dolori dell'anima.

Un saluto e alla prossima

Elgas
(Recensione modificata il 23/09/2020 - 10:27 pm)
(Recensione modificata il 23/09/2020 - 10:27 pm)
(Recensione modificata il 23/09/2020 - 10:27 pm)

Recensore Master
19/09/20, ore 19:04
Cap. 1:

Cara Miricosetta pistacchiosa mia!
Ieri sera era venerdì e il venerdì si guardano i film e io mi sono vista The Devil All The Time. E mi è piaciuto così come mi è piaciuta moltissimo anche questa prima shot che spiega molto bene il personaggio di Arvin – sebbene, avendo visto solo il film, io mi debba attenere unicamente a questo, per ora. Ma andiamo con ordine. TDATT fotografa una realtà rurale americana dura, fatta di comunità piccole e piccolissime che vivono lontane dai grandi centri o che non si allontanano mai dalle lunghe strade su cui sorgono le loro minuscole comunità. Una realtà con prospettive limitate, dove Dio entra, talvolta, per bocca di predicatori più interessati al loro successo personale o a espiare i propri deliri che seguendo le scritture. E queste scritture rimangono ostiche, lontane, avulse da una realtà fatta di terra, lavoro, sudore, armi e un tramonto da ammirare da una veranda. Arvin, sebbene giovanissimo, ha già in sé un cinismo che respira fin da bambino.

La tragedia che vede Charlotte morire giovanissima e il padre suicidarsi appresso a lei è una macchia che ha spento ogni luce o redenzione – comunque non cercata. La poesia di due anime che si sono amate al punto di non voler vivere l’una senza l’altra diventa, nel pragmatismo contadinesco e quasi verista dello zio di Arvin, un atto naturale e ripetitivo, la messa al mondo di un bambino nel dolore e nel sangue, così come avverrebbe e avviene per un agnello o un vitellino. Bella l’immagine della nonna, che vede nel nipote le vestigia del figlio, bello Arvin, che con le sue poche parole racchiude un mondo di cui hai colto l’essenza. Perché è di poche parole, fa a botte, beve, ma si interroga sempre su quel padre che non sapeva o poteva amarlo come necessitava e la sua tragedia – la loro tragedia collettiva, di famiglia – gli è rimasta appiccicata addosso. Poi c’è il diavolo, quel destino che sembra condannare chi è povero e infelice a rimanere tale e che parla di altro. Di anime che pur abbrutite da un’esistenza nella polvere, si rialzano. L’anima di Arvin sono i pensieri di un ragazzo che nelle brutture del mondo si interroga sull’amore, sull’eredità dello stesso, sul genere umano che nella sua bruttezza vanta, comunque, qualcosa da salvare, nella terra che, come diceva Pascoli, è un atomo opaco di male. E niente co, so stata un po’ poetica e sconclusionata e spero di non aver scritto troppe ca**te, ma trovo che questa shot sia profonda e dia giustizia a un personaggio complesso, di cui potrei parlare per ore.
Un abbraccio,
Shilyss

Recensore Master
17/09/20, ore 13:44
Cap. 1:

Se tutto va bene, vedrò il film in settimana, ma intanto sono passata da qui, e direi di aver fatto bene, così inizio a familiarizzare coi personaggi. ^^
La condizione di Arvin sembra rispecchiare un profondo disagio psicologico; il ragazzo non sembra cresciuto in un ambiente particolarmente degradato (salvo per lo zio alcolizzato), ma il trauma dell'abbandono da parte dei genitori morti lo ha segnato, "condannandolo" a percorrere una certa via, o almeno così mi pare di capire.
L'introspezione è interessante. Ammetto di aver apprezzato particolarmente i pensieri su concepimento e parto, che trovo realistici, una volta tanto spogliati dalle str***ate... beh, del resto lui stesso le definisce in questo modo.
Anche l'espressione "C'è il Diavolo, incastrato nella sua carotide" è molto bella.
Lo stile è confidenziale, più adatto all'orale che allo scritto, e non mi dispiace. Credo sia adatto al contesto, almeno per l'idea che me ne sono fatta guardando il traieler.
Sono un po' perplessa da quel "ogni cosa di bello": non sarebbe più corretto "cosa bella"?
Dal prossimo capitolo spero di poterti dire anche se ho trovato la caratterizzazione IC. Devo convincere il mio compare di "cinema" a guardarlo presto. ^^'
Alla prossima.

Recensore Master
17/09/20, ore 13:33
Cap. 1:

Miryyyyy ❤

Ricordi quando ti ho detto che avrei conosciuto personaggi e trama attraverso le tue storie? Voilà, profezia avverata! **
Trapelano subito il carattere chiuso e irascibile di Arvin insieme alle sue pessime abitudini. Entrano in scena due figure, la nonna e lo zio, ma tu ti soffermi soprattutto sulla figura femminile, la cui descrizione ci apre gli orizzonti anche sul vissuto di Arvin: lui è legato a questa donna, è stata una madre per lui (mi fai intuire da subito che il suo passato non è stato semplice e forse i pensieri nefasti sul genere umano sono dovuti proprio a questo). Anche il presente di Arvin non è semplice e questa donna si preoccupa per lui, per le sue frequentazioni, dimostra di volergli bene preoccupandosi. Entrambe le figure adulte si sono occupate di lui, ma sembra che, specie lo zio, gli faccia compagnia nelle pessime abitudini.
Fai un affondo su questo passato difficile, direi quasi una combinazione di sciagure che lo hanno portato a vivere una vita così. Un passato che rompe tutta la magia del suo cuore, sorge in lui persino la disillusione dell'amore ed è un po' come toccare davvero il fondo per un uomo, anche se ancora giovane. La mancanza di amore porta dietro di sé l'insicurezza, la paura di non meritare amore, di non meritare un futuro di luce davanti a sé (diciamo che per metà del mio patrimonio genetico, per restare in tema, mi ci ritrovo eccome) e così si arrende, cede alla disillusione, come se la sua vita sia già terminata.
Lasciami spendere due parole anche sul contesto ambientale. Di per sé è una shot che racchiude temi intensi e sentimenti cupi, quindi trovo che la descrizione ambientale (oltre alla presenza accanto a lui di questa sorta di seconda mamma) ti abbia aiutato ad infondere anche una certa dose di dolcezza. Sia la stagione che il momento della giornata da te scelti si sentono attraverso la pelle e gli occhi anche per noi lettori, sembra di essere lì in compagnia dei personaggi.
Le ultime tre righe racchiudono i sentimenti più profondi di Arvin che sicuramente non riesce a confessare (come il resto dei sentimenti, a partire da quelli di gratitudine, e la situazione peggiora sempre di più, invece di migliorare) e rappresentano la mia parte preferita. ❤

Dopo aver fatto la psicanalisi ai tuoi personaggi xD, ti faccio tantissimi complimenti, con me hai raggiunto sempre il solito spettacolare obiettivo: farmi apprezzare personaggi che non conosco come in questo caso o che conosco poco poco ❤

A presto, tesoro!
Un abbraccio grande
-Vale (sempre tua fan)


PS accidenti a me, devo leggere a ritroso il tuo profilo, ma prima o poi ci riuscirò, intanto non lascio più nulla indietro ❤

Pss c'è da dire che i personaggi che interpreta Tom sono sempre molto fortunati. ^^" È un grande attore, c'è poco da fare❤

[Precedente] 1 2 3 [Prossimo]