Ciao!
Ho letto questa storia ancora in settimana, appena ho visto che avevi scritto una storia su Harry Potter! Insomma, ci siamo conosciute ai contest e non sono mai riuscita a leggerti per i diversi fandom – in realtà da qualche era geologica ho adocchiato una tua storia sempre in questo fandom, ma sono la persona più lenta del mondo a recensire, per cui passerò tra qualche altra era geologica XD –, così appena ho visto il post in cui parlavi di questa mi sono precipitata a leggere, curiosa di conoscerti anche come autrice! E ho subito adorato e listato questa fic, perché è proprio dolce, malinconica e delicatissima. Ora ho tutto il tempo per dedicarle un commento come si deve. <3
La morte di Fred tramite gli occhi di George credo sia uno dei temi più toccanti e difficili da sviscerare, perché entrare nel cuore di un legame tanto viscerale come il loro e raccontarlo nel momento in cui si spezza così brutalmente è tanto difficile da comprendere e rendere su carta. Ma tu sei riuscita ad avvicinarti con una delicatezza estrema a questo George spezzato, a raccontare il suo dolore con rispetto e una storia che stringe il cuore in una morsa dolceamara. Davvero, sei stata bravissima!
Credo che la cosa che più ho amato (ho amato tutto, ma trovo questo dettaglio meraviglioso) sia stato definire il dolore di George paragonandolo alla sindrome dell’arto fantasma: è davvero così, usare quest’immagine è di una precisione unica, perché è proprio come mi immagino George, soprattutto nei primi tempi. Sa che quel pezzo di lui – perché Fred era letteralmente una parte di lui, come un braccio (e lo è ancora, direbbe Sirius, perché quelli che abbiamo amato non ci lasciano mai del tutto e restano nel cuore) – non c’è più, eppure ne avverte sempre la presenza, posso immaginarlo girarsi per dirgli una battuta, strizzargli l’occhio per mettere in atto l’ennesimo scherzo, e rendersi conto che in realtà al suo fianco non c’è più Fred. E deve essere un dolore immenso, il suo, perché non ha mai conosciuto momenti in cui Fred non ci fosse, condividendo proprio tutto: una perdita che ti lascia ancora più senza bussola e svuotato.
Davvero bella è anche l’immagine di un George sceso a patti con il suo dolore, che impara a convivere con una ferita che non potrà più dilaniarsi, ma finché la sente è segno che ha ancora un cuore che batte, che prova sentimenti, non si è inaridito per il dolore, e quindi che Fred è ancora lì con lui.
Mi è piaciuto anche come hai inserito nella storia Angelina e la sua relazione con George (credimi, George nel post guerra mi ha sempre affascinato come personaggio su cui leggere, ma mi cadono sempre le braccia quando lui si mette con Angelina perché è quella andata al ballo col fratello e lei con lui perché le ricorda Fred, e non perché sinceramente innamorata di George). Nel tuo caso Angelina è per lui il modo per tornare ad amare e vivere dopo aver fatto pace con quel dolore, Angelina è il segno di una vita che rinasce, e lo fa anche tramite quel bambino che vede la luce e porterà il nome dello zio.
Tenerissima è anche la chiusura, quel benvenuto che ha quasi il sapore di bentornato (mi è piaciuta molto quest’espressione, quasi a segnare un cerchio che si chiude, sia a livello di trama che proprio di struttura della storia).
È stato davvero un piacere poterti conoscere da autrice, ti faccio tanti tanti complimenti! E grazie per queste tre drabble che mi hanno scaldato il cuore.
Un abbraccio e a presto,
Maqry! |