Ciao, Fuuma!
Io ti avviso in partenza, questa recensione credo che finirà male e potrebbe tranquillamente essere riassunta in una metà di me che si entusiasma più del dovuto per la trama o nell’altra che lo fa per lo stile, che è anche il motivo per cui l’ho rimandata alla ricerca di parole più dignitose che in realtà meritereste. Però, insomma, spero che accetterai i miei scleri poco sensati così come vengono (anche se mi sa che la dignità l’ho persa con la recensione scorsa, ti sarai chiesta sotto che allucinogeni era stata scritta).
Anyway, io ancora una volta parto dallo stile, e scusa se tu non ne potrai più, però io sento il dovere morale di dirti ancora una volta quanto ami il modo in cui scrivi. E so che purtroppo mi faccio poco viva qui per dimostrarlo, e ti assicuro che non è un complimento tanto per, che non avrebbe nemmeno molto senso fare, penso, ma credo tu abbia davvero una delle scritture più equilibrate e “preziose” che io abbia avuto il piacere di incontrare sul sito e di cui mi sia innamorata. Sia perché sa cucirsi perfettamente addosso a ciascun personaggio che prende la parola nella storia, parlando con la sua voce, muovendosi sullo schermo con la sua corporalità. Ok, adesso sentiti libera di prendermi per matta, anche perché non saprò spiegarmi, ma la stessa costruzione e realizzazione delle frasi in un pov di Napoleon trasuda la sicurezza con cui sa solo lui muoversi per una stanza con una giacca elegante ormai ridotta a straccio e altissime possibilità di rimanerci secco senza mai perdere quel suo sorriso provocatorio, oppure quelle nelle parti di Illya rendono i movimenti di questa immensa macchina umana, la freddezza di certi atteggiamenti e pensieri, l’apprensione che cerca di nascondere sempre meno per le sorti dei compagni. Si tratta di una combinazione di tono espressivo, di come le parole si srotolano e intrecciano, di incisi che anche solo nel dire un numero di ore e minuti trasudano tutta l’irritazione per una giacca ormai da buttare da ogni lettera, le sequenze di ripetizioni nei pov di Illya che rendono (almeno nella mia testa) l’idea di quei momenti in cui ha i tic, deve controllarsi, e allora si ripete lo stresso concetto/frase – vuoi per calmarsi, vuoi perché è il pensiero ossessivo che lo opprime in quel momento (il Gloria, quell’ Era stato debole. | Era stato stupido. | Era stato un errore., o il Baci. Peccato. Vergogna. che sembra proprio lo scatto della mano che si stringe attorno alla tenda e uno a uno stacca gli anelli; cioè, davvero, ogni parola, leggendomela nella testa con la dovuta pausa, aveva lo stesso suono secco – ovviamente l’effetto amplifica anche il significato profondo e la lotta interiore di Illya in quel momento, e il tutto combinato è stupendo). Insomma, sai equilibrare personaggio e stile, sai equilibrare i personaggi tra di loro (io ci credo che sia stato un lavoraccio per te passare da uno all’altro, ma la percezione è di una fluidità e precisone perfetta nello scambio), equilibrare azione e introspezione, fonderle una nell’altra finché si uniscono ed è solo un muoversi tridimensionale di personaggi (e ora: svelami il tuo segreto. Quanto vuoi per essere corrotta e rivelarmelo?), equilibrare le giuste parole e farle risplendere perché non c’è nulla in eccesso (credevi che non te l’avrei ripetuto anche questa volta? Ah, illusa, ne avrai fino alla nausea!).
E poi, la preziosità di certe immagini. Cioè, se non fosse un’ora indecente e non temessi di annoiarti, te le elencherei tutte, ma mettiamola così, ti cito solo la mia preferita e ci piango ancora un pochino sopra tanto è bella.
Il fascino militare di Dmitriy, in lei, era quasi una presa in giro: una parodia dell’agente che era stato e che penzolava come un impiccato tra i tratti troppo spigolosi del volto scavato di Angelìka.
Per me potremmo anche aprire e chiudere qui, credo di non essere rimasta tanto affascinata da molte altre metafore incontrate qui (e anche altrove). E non c’è nemmeno un motivo preciso per cui l’ho amata tanto – cioè, è geniale come pensata, e in grado di rendere con precisione chirurgica quello che intendi, ma non è la sola –, però mi ha colpito tantissimo a prima lettura e ci sono ritornata più volte leggendo. Oh, ecco, altro momento delirio: generalmente le metafore mi lasciano una sensazione, creano un’atmosfera, mi fanno “allargare” l’orizzonte da cui guardare alla scena, facendole perdere i contorni e sfumandoli in altro. Ma con queste non ho mai una sensazione sfumata, in qualche modo che non ti so spiegare bene è un allargare gli orizzonti che però mi rimanda indietro un’immagine precisissima, mi “illumina” rispetto a quello che volevi dire e mi aiuta tantissimo a visualizzare (e una persona con del cervello mi chiederà perché l’immagine di un impiccato dovrebbe essere così chiarificatrice per immaginarmi un viso e una somiglianza, più che altre similitudini, ma facciamo che queste domande non ce le poniamo, prendi il dato di fatto e il complimento e via).
E arrivo alla trama. Ahh, io mi sa che rischio di nuovo di scriverti solo un fiume di cose sconnesse. Comunque, tagli o non tagli di cui parli nelle note, io ho apprezzato tantissimo come l’hai costruita in questa versione definitiva, e tornando all’alternarsi delle voci io credo che tu abbia dato un taglio ideale per avere la visione completa delle varie parti della missione. Ammetto che come la polla che sono io nemmeno avevo immaginato che Dmitry fosse davvero morto, e al dettaglio della donna che avevi inserito già nel capitolo scorso avevo dato non solo scarsa importanza, cioè, io pensavo fosse tipo un riferimento al fatto che fino a poco prima pensava a Dmitry e gli fosse rimasta quell’immagine davanti agli occhi, non so, avevo credo interpretato così. E invece ci nascondevi tutto in bella vista, e quando i pezzi si sono ricomposti in quella stradina mi sono data un po’ della bella addormentata, anche se poi avevo altro a cui pensare. Tipo Illya con un coltello nel petto, sai (cioè, ero tutta contenta all’inizio per lui a terra solo perché si era lasciato cadere e con il proiettile che lo aveva solo sfiorato, e poi niente, in ginocchio nella neve con un coltello). Ma, insomma, quella ferita e Angelika hanno portato in un appartamento di Volgograd, e poi in un bagnetto di Volgograd, e poi a un bacio in quel bagno di Volgograd, e io credo di essere più che contenta che sia andata così. All’inizio mi aspettavo qualche cazzotto come teme Napoleon, ma poi il suo Peril lo bacia e io saltellavo tutta contenta per casa! E, insomma, non è la cosa più importante? Questo e la fine, ovvio, quell’appoggiarsi di fronti, quel voler essere l’unica persona che può far fuori l’altro (mi pare ovvio che sia la dichiarazione più bella del mondo, no? ^^). E, non so, Illya che finalmente riesce a vincere la battaglia interiore contro l’attrazione per Solo. Sì, ecco, io mi sono persa in scemenze in queste recensioni, però ho apprezzato moltissimo come hai saputo ricostruire tutta l’impalcatura di preconcetti e fobie interiorizzate per colpa della sua educazione e del luogo e tempo in cui è cresciuto, e le hai smantellate poco per volta, in modo credibile, senza banalizzare mai la sua lotta e questo lento conquistarsi la propria libertà di espressione – nei sentimenti, che sono la cosa di cui più di tutte hanno cercato di spogliare Illya.
Menzione d’onore al tocco di classe di Gaby che salva la situazione facendo partire il fuoristrada e mandandolo a schiantare contro Ivanon – più o meno, ma insomma, quei due non sarebbero quei due se non si salvassero la vita a vicenda rimettendoci qualche arto/osso/ferita, quindi va bene che Ivanov si sia rialzato (mi sa che sono traviata dalla tua prima fic che ho letto, comunque credo sia in ogni caso canon che diano il meglio di sé nell’hurt-confort).
E comunque Gaby che rimette ordine nel loro gioco di pugi e minacce e litigi è meravigliosa, merita qualsiasi cosa quella ragazza: senza di lei e le sue frecciatine magari avrebbero capito di meno.
Insomma, io ho paura di aver corso troppo in alcuni punti e detto solo fuffa in altri e averti annoiata, ma se non si era capito ho amato anche questo capitolo e non vedo l’ora che arrivi il prossimo.
Grazie dell’immensa pazienza per sopportare fin qui, per aver scritto questa storia e chiedo perdono per gli eventuali pezzi che ho perso per strada e dimenticato di commentare (ho una memoria pessima, l’orario complica la situazione).
Ci vediamo alla prossima!
Un abbraccio,
Maqry (Recensione modificata il 24/03/2021 - 05:20 am) |