Ciao Cius,
credo che questo capitolo si potrebbe riassumere in: "attenta a cosa desideri ragazzina, perché quando si realizzerà potrà non piacerti".
Ma andiamo con ordine. La geografia del mondo che hai creato comincia a delinearsi sempre più. Da ciò che mi è parso di capire, in questo arcipelago, l'isola esprime anche la condizione sociale e, se ho bene inteso, quelli dell'Isola degli Stracci, è in fondo alle gerarchie sociali di Pentidad (giusto). Ma, c'è chi sta peggio, no? Puoi sempre finire ad Avern, che sembrerebbe quasi un'isola-prigione.
Ma veniamo al dunque, è ancora la notte dei festeggiamenti, notte degli eccessi per eccellenza, dove l'ordine sociale per un momento viene messo da parte, dove ogni inibizione viene meno e ci si può divertite senza nessun pensiero per la testa (la descrizione che fornisci della festa strizza molto l'occhio ai saturnalia, quello sì che era un Natale con i fiocchi!), con ovvia eccezione per le donne, loro sono ancora più sotto nella gerarchia sociale. Tutti si divertono tranne uno: il Santero. Lui è sempre li, fedele alla sua rigida disciplina. Questo suo atteggiamento non permette di far divertire sua figlia Izar.
Per fortuna c'è Gabre che la strappa del quel cipiglio costantemente severo del padre. Inutile girarci intorno, tra i due c'è intesa, c'è alchimia, nonostante la giovanissima età. Le sensazioni che prova Izar, sono del tutto nuove per una ragazzina di dodici anni, ma proprio per questo sono ancora più forti e incontrollabili. Gabre, la fa sentire strana e al sicuro, spaventata e tranquilla allo stesso tempo. Gabre che le ricorda che è ancora una ragazzina di dodici anni e che ha tutto il diritto di divertirsi, nonostante suo padre non sia delle stesso avviso. Sempre lo stesso Gabre che è stato l'unico nel fargli assaporare cosa sia un po' la vita.
Ma non tutti sono Gabre, non tutti riescono a discernere la sua figura da quella di suo padre. E si sa, i ragazzini sanno essere molto cattivi quando vogliono, Santiago ne è la prova. Ma pagherà a caro prezzo questa sua incapacità. Offende deliberatamente e pesantemente Izar, la quale è incapace di reagire fisicamente, ma se i suoi pensieri potessero prendere forma...e la prendono. Forse non ricorda che ora è consacrata ad una divinità...che sia stata quest'ultima a causare "l'incidente", personalmente non credo nella casualità, ma nella causalità si e qui di cause ce ne sono, molte.
Un capitolo ancora introduttivo, che non dice moltissimo sul proseguo della storia, ma che fa capire che queste divinità ci sono e che possono manifestarsi in mille modi diversi per proteggere i loro adepti.
Come sempre il capitolo è scritto benissimo, ricco di dettagli e particolari.
Ci vediamo molto presto.
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