Eccomi qui!
Ho letto questa seconda parte appena hai pubblicato, ma riesco solo ora a recensire – e di certo non avrei mai potuto non recensire!
Neanche questa volta so come iniziare, temo sia sempre così quando un racconto mi emoziona tanto, quindi temporeggio chiamando in causa la risposta all'altra recensione per dirti che a mio parere hai fatto benissimo a non inserire la nota OOC, perché questo Gilderoy è il Gilderoy della saga, ma lo è oltre le apparenze. Se nei libri siamo vincolati al punto di vista di Harry e dunque di tanti personaggi non vediamo che la facciata, qui il punto di vista privilegiato su Gildeory ti ha permesso di andare al di là, di interrogarti su questa figura di mago bugiardo che trascorre la vita a mentire a tutti – la sua stessa vita è una grande menzogna – e che di conseguenza non può avere affetti, non può avere una vera vita. Su uno sfondo simile, concordo che di lui non può che emergere la profonda solitudine. Insomma, tutto questo giro di parole per ribadire quanto apprezzi il lavoro che hai fatto sulla caratterizzazione e sull'introspezione del tuo protagonista, che resta in piedi dall'inizio alla fine, credibile e coerente alla sua controparte cartacea – perché se è vero che tendi a redimere (!) il personaggio negativo scrivendone, è anche vero che non cedi mai totalmente la presa e i difetti e le scelte moralmente discutibili di Gilderoy non vengono mai minimizzati né banalizzati.
Ecco, ora devo parlare di loro, di questa coppia di cui scrivi con tanta naturalezza da convincermi che sia canon, che un incontro tra questi due uomini così diversi, nel carattere e nelle scelte di vita, sia davvero avvenuto.
Sino ad ora ho parlato solo di Gilderoy, ma io amo tantissimo anche il tuo Kingsley, che è sempre tremendamente saldo e deciso nel modo di porsi che non posso fare a meno di trovarlo identico a quello cartaceo. Il tuo è un Kingsley giovane e con una carriera avviata da poco, ma nel suo sguardo fermo, nelle sue parole sicure, nella sua calma tipica di chi sa esattamente cosa vuole e come ottenerlo ci sono già i semi dell'uomo che abbiamo conosciuto nella saga – un uomo abituato a essere padrone della situazione, a comprendere in silenzio, a non forzare niente e nessuno.
Ho amato tanto il secondo incontro tra i due, il modo in cui Gilderoy perde la presa sulla bacchetta, il modo in cui Kingsley lo rassicura e dà voce ai desideri di entrambi. E lo sapevo, lo sapevo!, che neanche questa volta avrei dovuto affezionarmi, perché l'epilogo per questi due non può che essere quello che scrivi, ma questa volta ha fatto un po' più male. Perché Gilderoy era presente a se stesso e ha vacillato tantissimo, così tanto da lasciargli ombre di se stesso nella mente e da fingere una promessa in cui era il primo a voler credere.
Però questa non è una favola, non lo è mai stata, e allora piombano come fardelli le scelte compiute dal tuo protagonista nell'arco di tutta la sua vita, la società ingiusta in cui tutto deve avere un prezzo e la diversità non è tollerata, le festività trascorse in solitudine perché se vivi una menzogna non puoi permetterti il lusso di avere affetti, gli scrupoli per aver fatto un'eccezione e aver vissuto un momento con l'uomo capace di farlo barcollare. Sono piombate sul racconto e su Gilderoy tutte le premesse di questa trama e la meravigliosa introspezione di una vita costretta nell'ombra – e l'ho capito prima che pronunciasse l'incantesimo, che anche questa volta sarebbe fuggito, che non avrebbe messo in discussione la fama guadagnata né avrebbe scelto di avere una vera vita.
C'è tanta amerezza in queste pagine, e se c'è è perché tu hai scritto ancora una volta un racconto vivido e capace di emozionare.
Sono ripetitiva, ma tu sei sempre bravissima.
Un abbraccio! |