Recensioni per
Graecia capta
di Octave

Questa storia ha ottenuto 74 recensioni.
Positive : 74
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
15/04/22, ore 07:16

Octave, questo capitolo è travolgente! Lucidamente travolgente: tutti i pezzi vanno al loro posto, come su una scacchiera, e quello sguardo sulla scalinata diventa l'epicentro di un terremoto che non si vede ma c'è.

Ed è strepitosa la consapevolezza di Oscar e di André, una consapevolezza che però non si rivela a parole perché non può prendere forma in un suono o in una frase pronunciata quello che non deve prendere forma nella realtà.

E allora lasciamo pure che Oscar balli con Fersen, non è quello ciò che conta. Non è quello . "Non gli importava cosa stesse accadendo o fosse già accaduto. E non gli importava neanche di chi, quella sera, non avrebbe capito."

Octave, mi piace tantissimo la tua Graecia capta, tantissimo. Molto merito poi, aggiungo ammirata, va al tuo stile così limpido, preciso, non una parola di troppo, niente di esornativo. Tutto teso ed essenziale. E proprio questo consente, almeno nel mio sentire, di esprimere senza fronzoli la nuda potenza dei sentimenti.

Complimenti, Octave, complimenti,
Sett.

Recensore Veterano
14/04/22, ore 21:57

Carissimo  Octave,
Attendevo con ansia il tuo aggiornamento, perché immaginavo che il protagonista del nuovo capitolo, con il suo punto di vista, sarebbe stato Andre’… e non potevi regalarci un capitolo più bello di questo: decisamente sublime! Non ti smentisci mai.
Sei riuscito a rendere perfettamente il turbinio di sentimenti contrastanti (euforia, agitazione, gelosia, dolore…) che hanno agitato l’animo di Andre’ in quella particolare sera e che, nonostante la sua esperienza di perfetto dissimulatore, avranno la meglio quando Oscar scenderà le scale e lo guarderà negli occhi (e grazie per averci regalato questo particolare che l’anime ci fa solo sognare). 
Il tuo Andre’, oltre a quello dell’anime, mi ha ricordato tanto anche quello del manga, quello che, quando vede la sua amata vestita da donna per un altro uomo, non può fare ameno di pensare con  infinita tenerezza: “la mia Oscar”, perché sa che quell’iniziativa la farà soffrire intensamente e irrimediabilmente. 
Come ho già detto l’ultima volta adoro le tue metafore di carattere strategico, ma anche con gli scacchi non scherzi mica (divino!!!).
Perciò ho adorato questa parte:
“Quella sera Oscar gli aveva aperto quella porta dall’interno. Facendo saltare tutti gli equilibri, tutte le strategie. Palizzate, torri, bastioni, fossati, terrapieni e l’intero quartier generale. Sbaragliando in un attimo tutte le sue difese. Che non erano difese di fortuna, ma mura ciclopiche, tirate su negli anni a fatica, con il cemento di un rigore che a volte gli faceva persino paura ed era lo stesso con cui Oscar aveva rifinito le mura dalla sua parte, con rinzaffi precisi, energici ed irosi. Sempre più energici ed irosi.  Sempre più disperati.
Fino a quando non aveva più potuto. Si era trovata in scacco, la sua Oscar, e aveva dovuto fare una mossa”.
Bravo, bravissimo!!! E grazie di cuore per questa magnifica perla! 
Sono molto curiosa di scoprire chi sarà il protagonista del prossimo capitolo.
Colgo l’occasione per augurarti una buonissima Pasqua!
Un caloroso abbraccio e a presto, G.

Recensore Master
14/04/22, ore 21:05

Tutto lo strazio del povero André la sera del ballo.. vicino e al tempo stesso lontanissimo, a quello di Oscar! Già, ma lui cosa potrebbe fare per non farla andare? Proprio niente!

Recensore Master
14/04/22, ore 20:17

Caro Octave, aspettavo la tessera mancante del mosaico che stavi componendo con somma maestria, e ho trovato questo tuo aggiornamento meraviglioso. Qui, in particolare:

"Stai attento André: ci sono tre modi per uscire da una situazione di scacco. Si può sottrarre il re allo scacco togliendolo dalla sua posizione, ma questo solo se il re può muoversi; oppure si può eliminare il pezzo che lo tiene sotto scacco, se sei capace di farlo; oppure, se non è possibile fare le prime due cose, si può frapporre un altro pezzo tra quello che lo tiene sotto scacco e il re. Hai capito, André?”

Fersen come pezzo frapposto, e Oscar come re, non come Regina (che ha più mobilità, ed è molto più libera del re): è geniale.
E poi mi è piaciuto tantissimo, (oltre alla annotazione per cui, finalmente, Oscar guarda André in viso, direttamente, non gli parla dandogli le spalle), questo:

Una porta chiusa è una porta chiusa, se non ne possiedi la chiave. Se non sei neanche certo che esista una chiave. E la si può contemplare dall’esterno, si può fantasticare su cosa può esserci oltre la porta, si può sbirciare dalle finestre, si può fare il giro dell’edificio o guardarlo da angolazioni diverse e si può coltivare la speranza folle di trovare, un giorno, quella chiave, di girarla nella toppa e avere accesso alla completa felicità che quel luogo, certamente, custodisce.

Quella sera Oscar gli ha aperto quella porta dall’interno"

SUBLIME! Ouesta klimax ascendente, questo triduo, che completi sotto Pasqua, mi lascia con la sensazione magica - propiziata dalla tua scrittura, sobria, sorvegliata, senza una sbavatura, dietro cui si intuisce molto più di quello che la superficie lascia intuire - di essere meglio entrata nel mistero dei Nostri: solo tu sai tessere discorsi così ardui con apparente semplicità; ma sotto questa superficie polita e levigata, quanto lavoro si intravede!

Bello, bello, bello.
Con entusiastica ammirazione,
D

Recensore Master
31/03/22, ore 00:05

Ciao Octave! Ma sai che aveva capito che la tua Graecia Capta fosse una OS?
E devo confessarti che avevo letto la prima parte, quella di Fersen, senza capirla fino in fondo...
La tua lettura della scelta di Oscar di vestirsi da donna ed andare al ballo è degna di Freud: nella mia ingenua e giovanile visione di quel episodio dell'anime (mi riferisco a quando l'ho visto 40 anni fa) non pensavo che Oscar volesse sedurre Fersen e provare a "portarlo via" alla regina. Lui le ha già detto che tornerà da Maria Antonietta, che l'ama ancora e le resterà sempre accanto. Oscar lo ammira per questo. Ma che semplicemente, prima di imboccare una strada che potesse permetterle di cancellarlo dal suo cuore (cioè allontanarsi da entrambi lasciando il suo incarico a Versailles...questo secondo me già iniziava a meditarlo), volesse sapere e provare cosa significasse stare con lui non come Oscar, a duellare o bere liquori, concedersi un ballo per stare tra le sue braccia ed essere "guardata" come donna. Chi di noi non ha mai fatto qualcosa di simile, anche per cose più banali? Forse non pensava che lui le avrebbe parlato di lei in versione "uomo in divisa": credo che quelle parole siano state una vera mazzata! Io credo che abbia deciso di andare al ballo proprio come ultimo atto prima di chiudere, con un moto di assoluta razionalità, questo amore (profondo, superficiale...ma credo che Oscar sia stata innamorata di Fersen).
Nella tua fic c'è il G.A. (Grande Assente=Grandier Andrè). Sono molto interessata a seguire il tuo pensiero, perchè immagino che a questo punto anche la sua versione della faccenda ballo possa essere diversa  da come appare :-)
Alla prossima!

Recensore Veterano
30/03/22, ore 18:46

Che inaspettato e gradito regalo questo seguito, Octave! Una diversa "versione" basata sui dialoghi originali, decisamente alterati dalla traduzione italiana che poco hanno tenuto conto delle caratteristiche del personaggio Oscar. Una donna fuori dagli schemi, leale, onesta fino al midollo, pronta a morire per la giustizia, può presentarsi in ghingheri per "soffiare" l'uomo di un'altra? Quando per l'altra prova profonda stima e affetto e l'uomo in questione, all'altra ha consacrato la vita? No, decisamente no. Cosa poteva aspettarsi Oscar da una serata del genere? Niente.
Ma tutto ciò che stava montando dentro di lei, pronto ad esondare, è stato indirizzato dove poteva fare meno danni. Mica in completa coscienza, ci mancherebbe. Fersen è l'uomo che lei "potrebbe permettersi di amare" se...
Magari ci avrà pure fantasticato sul suo magnifico modo di amare, chiedendosi come avrebbe potuto essere. Ma se all'esperimento manca l'ingrediente-chiave, quello è destinato a fallire. E tutto quello che avrebbe potuto essere...non era quello.
Quello è qualcosa che galleggia nel subconscio che quando la musica finisce e si spengono le luci, continua a risplendere da lontano. E che, forse, è meglio non cercare di avvicinare troppo perchè potrebbe abbagliare.
Complimenti Octave! Aspetto il seguito.
A presto!

Recensore Master
30/03/22, ore 15:03

Ciao Octave. Mi fa piacere abbia deciso di continuare questa storia. Ho letto con interesse quanto scritto riguaardo Oscar, non deve essere stato facile e ho riflettuto attraverso le tue parole. Ogni scena che ben conosciamo puó avere un sapore diverso in base al sentire dei diversi autori ed é questo il bello. Il fatto che ci sia il what if mi rende piú curiosa di sapere come continuerá questa tua storia. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 30/03/2022 - 03:06 pm)

Recensore Junior
30/03/22, ore 12:25

Carissima Octave,
Hai proprio ragione quando nella prefazione ci dici che non si tratta di un missing moment ma di un what if. E che what if!
Pur nella inestricabile complessità dei personaggi che stanno palesando i propri pensieri, ora è tutto chiaro e limpido.
Sono sincera, senza questo secondo capitolo non sarei riuscita ad inquadrare il primo. Perché la percezione di Fersen di essersi meritato quello sguardo che va oltre, di sentire che nel profondo non è lui l’oggetto dei più segreti e sconosciuti desideri di quella dama, non avrebbe avuto molto senso senza questa Oscar.
Che l’amore per Andre’ possa essersi celato da sempre nel cuore di Oscar, può essere una chiave di lettura della storia originale. Che il percorso di consapevolezza di Oscar nasca in questo punto della storia, pur accennato solo come sensazione inconscia, è invece un tuo meraviglioso regalo. Riuscito e vero. Senza forzature ne stravolgimenti nell’indole e nello spirito dei personaggi.
Pur nella loro brevità i due capitoli sono ricchi di sfumature da cogliere e lasciano il segno. Dote davvero non comune. Complimenti.

Recensore Master
29/03/22, ore 22:25

Veramente bello questo capitolo. Perché dà dignità ad Oscar.
Mi sembra molto più ovvia la "spiegazione" che ci dai tu di questa sua strana scelta di vestirsi da donna e andare al ballo. Anzi questa versione sta in piedi mentre pensare che Oscar avesse perso la testa e volesse rubare Fersen alla regina proprio non ci sta.
Ho trovato poi azzeccatissimo il tribunale inappellabile della sua coscienza.
Fin da bambina uno degli aspetti che amavo di lei era la sua severità, soprattutto verso se stessa, il suo essere integerrima, incorruttibile, tremendamente seria.
Sono convinta che ci siano persone così, che non sono autoindulgenti, a rischio persino di diventare un po' troppo rigide e ossessive.
Ma questa è lei.
Lo sguardo di Fersen le ha dimostrato che se volesse potrebbe ma non l'ha emozionata.
Lo sguardo di André forse è invece un'altra storia...
Complimenti e grazie per questo prezioso regalo
(Recensione modificata il 29/03/2022 - 10:31 pm)
(Recensione modificata il 29/03/2022 - 10:33 pm)

Recensore Veterano
29/03/22, ore 22:02

Dunque cosa andava cercando la nostra Oscar? Voleva capire se fosse veramente amore quello che provava per Fersen? Perché se lo scopo era quello, allora la missione è compiuta: " Perché era come se i tuoi sensi lo sapessero cosa significa perdersi, che non era quello. Come se sapessero cosa vuol dire sentirsi sopraffare dal desiderio, che non era quello. E sentirsi venir meno dalla dolcezza, che non era quello. Come se conoscessero l’amore. Che non era quello.".
Amore, per Fersen? No, non era quello.
La consapevolezza di conoscere l'amore, quello vero, sta affiorando, bisogna solo darle tempo, sperando che non ceda alla tentazione di sottrarsi all'ultimo testimone rimasto ..
Octave, hai conquistato tutti, non solo la Grecia.
Un caro saluto.
 
(Recensione modificata il 30/03/2022 - 07:25 am)

Recensore Veterano
29/03/22, ore 21:51

Carissimo Octave,
È stata una vera emozione ritrovarti con questo aggiornamento di “Graecia capta” che, a mio avviso, avrebbe potuto benissimo intitolarsi “Ragione e sentimento”, visto che è il conflitto interiore di Oscar a essere il vero protagonista di questo secondo capitolo.
Ho semplicemente adorato la tua rappresentazione di Oscar in questo lungo processo senza possibilità d’appello contro se’ stessa: la nostra eroina risalta quale splendida regina della razionalizzazione, con un pensiero tattico da far invidia al migliore stratega. 
Anche io ho sempre pensato che Oscar in abito da sera avesse voluto togliersi uno sfizio, spuntare la casella delle esperienze da fare in prima persona almeno una volta nella vita, provare, per una volta, che cosa significasse abbandonarsi all’istinto, lasciando che quest’ultimo prevalesse sulla ragione, costante padrona della sua vita.
Fin dal principio Oscar si reca al ballo con la certezza che non sarebbe andata fino in fondo: trattasi di un esperimento innocente, di “una prova sul campo”, di “una fortezza che non avrebbe mai voluto espugnare” (anche perché io non ce la vedo ad amoreggiare con l’amante della sua più cara amica).
Questa prova è stata un modo per testare “l’efficacia delle sue armi”, per dimostrare a se’ stessa quanto la sua  femminilità e il suo potere di seduzione fossero incontrovertibili, anche se sotto naftalina da una vita (“Oscar François de Jarjayes potrebbe, se volesse”). Sublime!
La serata sperimentale per Oscar è stata una sorta di primo passo sulla lunga strada dell’autoconsapevolezza e la “ha aperto le porte di stanze che non immaginava” perché l’amore, specie quelli immaginato, rimanda comunque a una realtà, una quotidianità in cui lei ha sempre cercato di reprimersi (con un certo successo finora), ma che d’ora in poi emergerà prepotentemente e inesorabilmente: “di sensazioni e di suggestioni che ti risuonano dentro e che riconosci così bene da avvertirne il suono e l’odore”. Perché anche il suo corpo e i suoi sensi in primis le hanno detto che così, con Fersen, non avrebbe potuto essere:
“E quella scena, che era finta - perché nessuno, nessuno doveva farsi male! - ti parlava di gesti veri e di sguardi veri e di uno smarrimento che non sei riuscita a dominare. Perché era come se i tuoi sensi lo sapessero cosa significa perdersi, che non era quello. Come se sapessero cosa vuol dire sentirsi sopraffare dal desiderio, che non era quello. E sentirsi venir meno dalla dolcezza, che non era quello. Come se conoscessero l’amore. Che non era quello”. Divino!!!
Per ultimo, ma non meno importante: adoro il fatto che André sia presente in tutte le righe, specie nella seconda parte, anche senza mai essere nominato apertamente (il testimone silenzioso volutamente ignorato). 
Penso sia evidente che ho letteralmente amato questo capito dalla prima all’ultima parola.
Non vedo l’ora di leggere il prossimo aggiornamento, ma intanto ti ringrazio di cuore per aver condiviso.
Un abbraccio e una buona serata, G.
(Recensione modificata il 29/03/2022 - 10:02 pm)

Recensore Veterano
29/03/22, ore 21:46

Buonasera Octave,
era una impresa ardua leggere i sentimenti di Fersen. Di un Fersen  che per di più intuisce e comprende le emozioni profonde che agitano la misteriosa contessa straniera e che perfettamente le definisce "Questo stupore incontaminato si legava e si fondeva, tuttavia, allo struggimento di chi avverte che la prima volta  è anche l’ultima, e non ci saranno altre  occasioni. Da togliere il fiato".
Da togliere il fiato ...sì davvero, per la bravura della tua scrittura!
Che poi, ragionando sulla storia, che male ha mai fatto Fersen ad Oscar? Di sicuro non l'ha mai illusa. Gli si può certo rimproverare di essere stato indelicato, decisamente gaffeur e ....  assai poco fisionomista.
Però salva o contribuisce a salvare Oscar e André in almeno tre occasioni.
Il tormento che gli attribuisci "Lo sapeva bene, lui cosa vuol dire nascondere un sentimento e reprimerlo fino ad illudersi di averlo cancellato, fino a fingere che non sia mai esistito." non è dissimile da quello di Andrè. Eppure noi fan di Oscar e André non ci siamo mai chiesti (tranne rare eccezioni, eh!) cosa provasse veramente lui e quali angosce albergassero nel suo cuore ...

(Povero Fersen, mi ricorda Calimero)
 

Recensore Junior
29/03/22, ore 21:07

Molto interessante questa nuova visione della serata al ballo vestita da donna. Tutte l'abbiamo sempre interpretata come una scelta impulsiva dettata dal sentimento per Fersen, dalla voglia di sondare il terreno anche se molte volte mi sono chiesta perché ha fatto quella scelta sapendo che lui era anima e corpo della Regina. Qui ce la presenti sotto un un altro aspetto e cioè mossa da altre ragioni, dalla voglia di provare almeno una volta cosa significa essere donna e vedere se avrebbe potuto colpire un uomo come Fersen. Ovviamente ne è rimasta colpita ma ho la sensazione che la sua tristezza e le sue lacrime non siano legate alla serata in particolare, c'è qualcosa che la turba e non è il bel conte secondo me. Mi piace molto il tuo modo di scrivere, complimenti e al prossimo capitolo.

Recensore Master
29/03/22, ore 18:56

Ciao Octave, questo secondo capitolo mi lascia un po' sospesa a metà fra l' ammirazione e lo sbalordimento. In questa meraviglia c'è anche perplessità e forse un po' di confusione ( mia) nell'esatta interpretazione del testo. Da tutto ciò deriva una Oscar molto analitica e introspettiva dato che non riscontro nel personaggio che conosciamo. Hai ragione nell' affermare che lei organizzò un piano per conquistare Fersen e agi' lucidamente poiché per una volta avrebbe voluto sentirsi donna , desiderata e guardata come tale ma la sua non era una " finzione" lei ci è stata male veramente! A Fersen durante l' incontro chiarificatore in cui gli dice addio dichiara " Ho già cancellato certi sentimenti dal mio cuore". Più tardi( nel post strappo) lei congelando André dice : Non ce l' ho con te per quello che è accaduto, preferisco dimenticare. In entrambi i casi Oscar mente tanto si allontana sia da Fersen sia da M.Antonietta sia da André. Alla fine ( notte delle lucciole) nella sua confessione dirà all' uomo che ama " Sono stata innamorata di Fersen.....eccetera ". Dunque no, certamente Oscar ci ha creduto e non credo fosse così brava da analizzare con puntiglio il suo inconscio, magari trovando ciò che tu scrivi, penso siano dei passaggi successivi che non riguardano il suo ritorno in carrozza. In questa tua storia, il grande assente è André però la sua presenza è palpabile e forse è quella che avverte anche Oscar prima di essere avvolta dalle tenebre della notte , prima di essere avvinta da un sonno liberatorio. Convengo con Lenovo, la tua scrittura è potente! Lascia sempre un segno

Recensore Veterano
29/03/22, ore 17:49

Octave,
intanto ti ringrazio per avermi citata (per così poco!) e sono tanto, tanto contenta che tu abbia deciso di proseguire la tua storia con questo nuovo capitolo, che, te lo dico subito, mi ha davvero conquistata.

Il fatto che Oscar veda con lucidità spietata dentro di sè non toglie alla tua ricostruzione della serata del ballo nemmeno un grammo di quella struggente sofferenza che l'episodio (la musica, di quelle scene!) porta con sè.

Mi commuove pensare a questa Oscar che analizza con precisione il movente della sua serata al ballo: "Sentire cosa si prova a sentirsi perduti e a non curarsene, a cedere ad una forza più potente della volontà e della ragione, dirompente, irrefrenabile, sprezzante di ogni rischio, dimentica di ogni divieto, incurante di ogni ruolo. Per una sera i suoi occhi, le sue braccia, le sue mani, la sua pelle avrebbero sentito quello a cui la sua testa aveva deciso di rinunciare". Pare un grido di liberazione questo passaggio!

Eppure le cose non vanno come lei ha pianificato. Perché i sentimenti non si pianificano, le epifanie ci trafiggono, la speranze deluse non si sanano con un colpo di ventaglio.
"Ed è chiaro ed evidente, dunque, signori - ed è dimostrato dai fatti- che Oscar François de Jarjayes potrebbe, se volesse. E adesso quindi può rassegnarsi. Può lasciar perdere.": fantastico" potrebbe, SE volesse! Ma vuole? Pare proprio di no, lei NON vuole.

"E quella scena, che era finta - perché nessuno, nessuno doveva farsi male! - ti parlava di gesti veri e di sguardi veri e di uno smarrimento che non sei riuscita a dominare. Perché era come se i tuoi sensi lo sapessero cosa significa perdersi, che non era quello.": e poi via a martellare con grande efficacia, "non era quello"!
E che cos'era allora?
Forse per la risposta è ancora presto.
Io resto avvinta e desiderosissima di leggere il prossimo capitolo, Octave.

E infine ti faccio i complimenti per la compattezza di questa pagina così densa, così precisa, così tagliente e allo stesso tempo così piena di comprensione e di amore per la nostra amata madamigella.

Davvero tanti complimenti,
Sett.