Recensioni per
Graecia capta
di Octave
Cara/o Octave |
Ben ritrovata Octave, accogliendo le richieste di proseguire la tua one shot precedente, al fine di scavare a fondo nell’animo dei vari protagonisti coinvolti nelle vicende del ballo e anche successivamente. Questo brano introspettivo è molto potente, nel quale Oscar fa una disamina di quanto accaduto per suo volere e non si permette nessuno sconto. |
Oscar ha capito di essersi fatta del male, col suo gesto avventato, e adesso deve pianificare una strategia di riparazione. |
Caro Octave, ho apprezzato enormemente questa one shot che ci presenta i pensieri di Oscar dopo il ballo, soprattutto perché smonta, con una analisi certosina, profonda e coerente con il carattere del personaggio, lo stereotipo di "Cenerentola al ballo" che, quando eravamo bambini, l'adattamento italiano dell'anime ci ha propinato. Sarebbe ben difficile immaginare una Oscar fiera e limpida, cristallina come abbiamo imparato ad amarla e intransigente come la conosciamo, mettersi in ghingheri per andare, in un empito di disperazione sentimentale, a provare a sedurre l'uomo il quale ama, riamato, la sua Regina, per cui Oscar nutre devozione e amicizia. No, no e poi no: la questione è infinitamente più complessa, e la versione inglese già ci mette sul chi va là, facendo dire a Oscar alla fontana che ora "PUÒ lasciar perdere", non che "DEVE rinunciare a lui": due cose ben diverse. La tua Oscar è molto IC: è la Oscar per cui tutto deve essere assolutamente, indubitabilmente chiaro, netto, razionalmente sviscerato. E quella del ballo è una "prima volta" in veste femminile, deludente, come a volte sono le prime volte quando con noi non c'è la persona giusta. Ma l'immagine "vivida e insolente" che le attraversa la mente in un lampo, mentre è immersa in una veglia infinita e inquieta, ci suggerisce che quella catastrofe annunciata che è stata la sua serata al ballo, forse, le ha consentito di fare un passo in più, un passo importante, sulla strada della autoconsapevolezza, che non è solo cognizione astratta, ma è sentirsi dentro, per esperienza diretta, una nuova certezza. Con infiniti complimenti per l'acutezza persino dolorosa di questo tuo nuovo, inaspettato regalo, a presto, D. |
E così in questo momento Oscar balla con Fersen ma in realtà cerca nei suoi occhi André? Magari senza ancora rendersi conto? Un bello stravolgimento! |
Ciao Octave. Mi fa piacere tornare a commentare un tuo scritto. Mi sono immersa nell'atmosfera attraverso le tue parole in quello che potrebbe aver provato il Conte di Fersen in questo frangente. Fersen é affascinato da quella creatura misteriosa in questo viaggio nella sua anima. Un Fersen con i suoi pensieri attraverso il tuo sentire che ho letto con interesse. Uno scritto introspettivo che mi ha fatto riflettere. Un caro saluto. |
Buongiorno Octave, è sempre, per me lettrice, estremamente interessante leggere come, attraverso le parole di voi Autori, possa venire percepito un determinato personaggio, magari estrapolandolo da una situazione o osservandolo in un particolare contesto, nel quale può aver fatto o non fatto cose, o può aver detto o non detto parole, in quanto tutto sta nella sensibilità che ognuno di voi riesce a trasfondere nelle parole che fanno da corollario ad un pensiero che lo riguarda. |
"Il suo modo di incedere, i suoi gesti, i suoi sguardi, stregavano perché erano pieni della meraviglia, cauta ed intatta di chi assaggia per la prima volta, di chi guarda per la prima volta, e vuole riempirsi gli occhi e i sensi." |
Carissimo Octave, |
Caro Octave, che dire? Riuscire nel miracolo di dare profondità e pensieri meditabondi al nostro Ottusangolo Svedese preferito è una grande impresa: e tu ci riesci! Il tuo Fersen, ferus victor in fabula, diciamo così, ha qualcosa che mi ricorda l'Achille omerico: non è vero, scherzi a parte, che manchi di profondità; ma la sua capacità di mettersi nei panni dell'altro è subordinata al fatto che l'interlocutore deve toccare ed evocare, almeno per qualche verso la sua condizione personale. Così Achille si dimostra pietoso con Priamo solo perché pensa, a parti invertite, che cosa potrebbe accadere al suo vecchio padre Peleo a Ftia; e così Fersen riesce a comprendere, forse, in parte, la Dama biancovestita con cui ha danzato solo perché nel suo sguardo vede le tracce del l'attitudine alla rinuncia, con il dolore che comporta, il rigore di un severo autocontrollo, come pure intuisce che quel ballo è un hapax per la donna bionda e misteriosa, un momento irripetibile, da cogliere subito....ecco, caro Octave: grazie per questo meraviglioso racconto a metà fra soliloquio e saggistica, che solo tu potevi darci. A presto, e grazie! D. |
Cara Octave, |
Graecia capta Fersen victorem cepit, direi. |
Buona serata Octave. Che dire?? Certamente, sia il titolo che il soggetto scelto sono quanto mai interessanti e destano curiosità nella lettura. Questo Fersen e' incredulo , spaesato e confuso interprete di se stesso attraverso un soliloquio amaro, senza fronzoli , senza indugi. Hans si mette a nudo con le sue debolezze di uomo, un po' vanesio, molto egocentrico. Parla di donne, belle donne di cui si sente superficialmente attratto. Poi a Versailles arriva lei, la misteriosa contessa straniera di cui tutti vociferavano. Fersen crede, è quasi certo di averla riconosciuta ma, ancora una volta, perennemente indeciso, disorientato da inconcludenti, incoerenti sensazioni, decide di annegare ogni pensiero o sentimento dentro una buon bicchiere di alcolico. Mi è piaciuto ma credo il personaggio sia vagamente ooc( giudico manga ed anime, il vero conte di Fersen era un libertino) perché , a parte la profondità di autoanalisi, mi è sembrato pure molto strano che non evochi mai la sua amata regina.... |
Fersen ha riconosciuto Oscar con stupore misto ad incredulità.. ora non sa come comportarsi. |