Recensioni per
Graecia capta
di Octave

Questa storia ha ottenuto 74 recensioni.
Positive : 74
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
29/03/22, ore 15:42

Cara/o Octave

Io ammiro, "stra-ammiro" e ammiro ancora una scrittura portentosa come la tua, che tale la considero e che, sinceramente, farei mia, magari rubandola e volentieri e senza patema d' animo alcuno, tanta è la sua precisione e limpidezza e... ironia e intelligenza e, perfino, un sacco di altre cose.
Ma nemmeno al cospetto di doti così preziose e belle posso scegliere di rimanere in silenzio e di non commentare che l' introspezione presentata su questo capitolo non ha nulla di umanamente possibile. Non esistono, né nel mondo reale e nemmeno in quello fantastico, giovani donne tanto "prese e perse" nelle loro facoltà raziocinanti quanto quella da te qui rappresentata. Aggiungo anche che è troppo narrativamente semplice l' optare per l' adozione di questa particolare tipologia di vita interiore per il personaggio Oscar.
Un personaggio in realtà infinitamente più complesso.
No, non è affatto sufficiente il limitarsi al regalare distacco a lei e, all' occorrenza, calcare invece la penna sulle doti di Andrè. Troppo facile davvero e, purtroppo, insufficiente.

Mille grazie per i tuoi racconti, Octave car...(questa vocale è un mistero per me)
Un caro saluto
L MMXV

Recensore Master
29/03/22, ore 11:54

Ben ritrovata Octave, accogliendo le richieste di proseguire la tua one shot precedente, al fine di scavare a fondo nell’animo dei vari protagonisti coinvolti nelle vicende del ballo e anche successivamente. Questo brano introspettivo è molto potente, nel quale Oscar fa una disamina di quanto accaduto per suo volere e non si permette nessuno sconto.
Geniale quel rappresentarla come se si trovasse di fronte a una giuria, davanti alla quale aveva giurato di dire solo la verità, nient’altro che la verità, per pur dolorosa e avvilente fosse stata.
Ripercorre i passi fatti, ormai lontani e non più modificabili, mentre si ritrova in lacrime presso la Fontana di Latona. Forse scorge il riflesso di colei che avrebbe voluto essere, per poter saggiare determinate cose, certe situazioni, tastare delle emozioni direttamente sulla propria pelle, lasciarsi andare, accantonare i pensieri, sentirsi donna, per la prima volta nella vita. Ma niente di quanto è successo era come si aspettava: una delusione su tutta la linea. Si era accorta di aver solamente fantasticato di volere provare qualcosa che poi, all’atto pratico, era stato amaro. Tutti i suoi sogni infranti, poiché non era quello che si aspettava: tutta una serie di desideri, pulsioni, carezze, dolcezze, che avrebbe ambito provare nel suo intimo, diversamente le erano sopraggiunte come un fulmine a ciel sereno, come se lei conoscesse molto bene ciò che voleva e fosse da tutt’altra parte, le fosse sempre stato accanto, presente, silenzioso ma quanto mai pregnante, tanto da farle intendere che, ciò che il suo cuore e la sua mente desideravano, fosse ben altro. Ma lei è impietosa e rigida, determinata come sempre, anche con se stessa: nulla di irreparabile è accaduto, poiché nessun testimone ha assistito al suo tentativo di provare ad essere ciò che non era.
Ecco allora il ritorno a casa, l’aiuto silenzioso della nonna, la quale non fa domande, ma capisce che la sua “bambina” stia attraversando un momento di crisi profonda. Silenzio ovunque, fuorché nella mente che ha già calcolato le mosse successive a quel cambio di direzione preso per un’unica sera. Nessun testimone: ma davvero proprio nessuno? E perché non riesce a dormire e in lei serperggia la sensazione di occhi che la avevano osservata, financo accarezzata? Ora tutto sembra fondersi e confondersi. Meglio, quindi, non dormire, per permettere alla realtà di tornare viva e pulsante nella sua vita, ridefinendo i contorni entro cui potersi muovere.
Come sempre sei in grado di dare ulteriore spessore ai personaggi, facendoli anche passare attraverso personalissime forche caudine, per favorire riflessioni che si riverbereranno nel futuro prossimo.
Complimenti sempre e un affettuoso saluto.

Recensore Master
29/03/22, ore 08:56

Oscar ha capito di essersi fatta del male, col suo gesto avventato, e adesso deve pianificare una strategia di riparazione.

Recensore Master
29/03/22, ore 02:57

Caro Octave, ho apprezzato enormemente questa one shot che ci presenta i pensieri di Oscar dopo il ballo, soprattutto perché smonta, con una analisi certosina, profonda e coerente con il carattere del personaggio, lo stereotipo di "Cenerentola al ballo" che, quando eravamo bambini, l'adattamento italiano dell'anime ci ha propinato. Sarebbe ben difficile immaginare una Oscar fiera e limpida, cristallina come abbiamo imparato ad amarla e intransigente come la conosciamo, mettersi in ghingheri per andare, in un empito di disperazione sentimentale, a provare a sedurre l'uomo il quale ama, riamato, la sua Regina, per cui Oscar nutre devozione e amicizia. No, no e poi no: la questione è infinitamente più complessa, e la versione inglese già ci mette sul chi va là, facendo dire a Oscar alla fontana che ora "PUÒ lasciar perdere", non che "DEVE rinunciare a lui": due cose ben diverse. La tua Oscar è molto IC: è la Oscar per cui tutto deve essere assolutamente, indubitabilmente chiaro, netto, razionalmente sviscerato. E quella del ballo è una "prima volta" in veste femminile, deludente, come a volte sono le prime volte quando con noi non c'è la persona giusta. Ma l'immagine "vivida e insolente" che le attraversa la mente in un lampo, mentre è immersa in una veglia infinita e inquieta, ci suggerisce che quella catastrofe annunciata che è stata la sua serata al ballo, forse, le ha consentito di fare un passo in più, un passo importante, sulla strada della autoconsapevolezza, che non è solo cognizione astratta, ma è sentirsi dentro, per esperienza diretta, una nuova certezza. Con infiniti complimenti per l'acutezza persino dolorosa di questo tuo nuovo, inaspettato regalo, a presto, D.
(Recensione modificata il 29/03/2022 - 03:00 am)
(Recensione modificata il 29/03/2022 - 03:01 am)
(Recensione modificata il 29/03/2022 - 05:56 pm)

Recensore Junior
09/03/22, ore 00:12

E così in questo momento Oscar balla con Fersen ma in realtà cerca nei suoi occhi André? Magari senza ancora rendersi conto? Un bello stravolgimento! 
L'anime lascia spazio alla fantasia, il manga è molto più preciso perchè Oscar pianifica il ballo da una settimana e spiega bene i propri sentimenti. Ci va per poter finalmente rinunciare a lui, dopo essersi sentita stretta, desiderata e guardata da Fersen finalmente può dirgli addio, del resto anche Fersen è molto più acuto e sensibile di com'è nel cartone e non direbbe mai certi strafalcioni come le frasi che gli appioppano.. 
Però bellissimo il racconto, scritto bene, si entra subito nel personaggio di questo Fersen con tutte le sue malinconie, buona notte!

Recensore Master
07/03/22, ore 15:36

Ciao Octave. Mi fa piacere tornare a commentare un tuo scritto. Mi sono immersa nell'atmosfera attraverso le tue parole in quello che potrebbe aver provato il Conte di Fersen in questo frangente. Fersen é affascinato da quella creatura misteriosa in questo viaggio nella sua anima. Un Fersen con i suoi pensieri attraverso il tuo sentire che ho letto con interesse. Uno scritto introspettivo che mi ha fatto riflettere. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 07/03/2022 - 03:36 pm)

Recensore Master
07/03/22, ore 12:17

Buongiorno Octave, è sempre, per me lettrice, estremamente interessante leggere come, attraverso le parole di voi Autori, possa venire percepito un determinato personaggio, magari estrapolandolo da una situazione o osservandolo in un particolare contesto, nel quale può aver fatto o non fatto cose, o può aver detto o non detto parole, in quanto tutto sta nella sensibilità che ognuno di voi riesce a trasfondere nelle parole che fanno da corollario ad un pensiero che lo riguarda.
Interessante questo soliloquio del conte di Fersen, il quale è rimasto fortemente ammaliato, e direi contemporaneamente turbato, da quella presenza quasi irreale e magica, palesatasi come per incanto, incontrata a quel ballo, e che assomigliava a qualcuno di molto conosciuto e di molto apprezzato. Quella era una creatura che era stata capace di attirare, con le sue movenze estremamente naturali e prive di ogni più piccola malizia, ogni sguardo degli astanti della sala su di sé, per la sua avvenenza, per la curiosità che era riuscita a suscitare, ma lui vi aveva visto molto altro. Era andato a spingersi in profondità, ammirando la meraviglia che quella creatura stava assaporando, in quanto pareva essere distaccata da quel mondo, come se tutto fosse nuovo e quindi da incamerare per poterlo ripensare e riconsiderare. Uno struggimento totale quegli occhi di lei che sembravano voler vedere tutto il possibile e che quando li si incontrava parevano trapassare l’anima perché vi si poteva leggere un tormento interiore. Quella donna era alla ricerca disperata di qualcosa o di qualcuno, pronta a sfidare un mondo che non conosceva per poter provare a se stessa che la sua ricerca aveva avuto un risultato, anche se poi quel risultato avrebbe potuto lasciarle l’amaro in bocca. Ecco allora che il conte vede, nel riflesso degli occhi di lei, una parte della sua vita nel ricercare in altri occhi, fra altre braccia, su altri corpi ciò che lo teneva incatenato al suo amore. Ma il conte quella sera non vuole interrogarsi oltre, poiché sa che potrebbe trovare un qualche fondamento di verità che non vuole sentire, per cui si abbandona ad un buon bicchiere di liquore per rinfrancare il corpo e assopire la mente momentaneamente, cercando di posticipare un chiarimento a questi pensieri in un tempo di là da venire.
Un lavoro introspettivo che ha scavato nel profondo di un personaggio notoriamente noto per non essere la proverbiale “volpe del deserto”, ma che penso abbia aperto un piccolo varco per condurlo alla giusta riflessione.
Sempre un piacere leggerti e grazie della condivisione. Un caro saluto.

Recensore Master
06/03/22, ore 16:46

"Il suo modo di incedere, i suoi gesti, i suoi sguardi, stregavano perché erano pieni della meraviglia, cauta ed intatta di chi assaggia per la prima volta, di chi guarda per la prima volta, e vuole riempirsi gli occhi e i sensi."
Vero. Verissimo.
Questa frase ha dato un senso alla mia percezione quando guardavo quella scena.
Oscar è come una bambina che muove i primi passi e osserva il mondo per la prima volta.
Non sono gli altri che guardano lei, perché non sanno chi lei sia.
È lei che guarda se stessa per la prima volta, chiedendosi chi sia lei.
Bellissimo.
Complimenti

Recensore Veterano
06/03/22, ore 16:26

Carissimo Octave,
è un vero piacere ritrovarti! E già stato detto tutto nelle splendide recensioni precedenti, ma ci tengo comunque a farti i miei più sinceri complimenti!
Apprezzo molto le ff che ci offrono questi punti di vista così inediti di personaggi che non siano  Oscar e Andre’. Sono sempre una sorpresa e una delizia.
In questo superbo scritto ci porti nella testa del bel Conte svedese, riuscendo a imprimere un certo garbo e una notevole sensibilità ai suoi pensieri. Mica male per Mr. Delicatezza 1789 (come mi piace affettuosamente definirlo)! 
Fersen, da provetto conquistatore, si ritrova stavolta ad essere conquistato dall’innocenza della dama bianca, dall’unicità del momento. E per la prima volta, suo malgrado, prova cosa significhi trovarsi dall’altra parte. Sedotto e abbandonato sa che il momento del chiarimento arriverà prima o poi (è più forte di lui!), ma non subito. E ha ragione su questo punto: se l’è proprio meritato. 
Grazie per aver condiviso con noi e ancora complimenti!
Un abbraccio e buona domenica,
G.

Recensore Master
06/03/22, ore 10:34

Caro Octave, che dire? Riuscire nel miracolo di dare profondità e pensieri meditabondi al nostro Ottusangolo Svedese preferito è una grande impresa: e tu ci riesci! Il tuo Fersen, ferus victor in fabula, diciamo così, ha qualcosa che mi ricorda l'Achille omerico: non è vero, scherzi a parte, che manchi di profondità; ma la sua capacità di mettersi nei panni dell'altro è subordinata al fatto che l'interlocutore deve toccare ed evocare, almeno per qualche verso la sua condizione personale. Così Achille si dimostra pietoso con Priamo solo perché pensa, a parti invertite, che cosa potrebbe accadere al suo vecchio padre Peleo a Ftia; e così Fersen riesce a comprendere, forse, in parte, la Dama biancovestita con cui ha danzato solo perché nel suo sguardo vede le tracce del l'attitudine alla rinuncia, con il dolore che comporta, il rigore di un severo autocontrollo, come pure intuisce che quel ballo è un hapax per la donna bionda e misteriosa, un momento irripetibile, da cogliere subito....ecco, caro Octave: grazie per questo meraviglioso racconto a metà fra soliloquio e saggistica, che solo tu potevi darci. A presto, e grazie! D.

Recensore Veterano
06/03/22, ore 09:13

Cara Octave,
ci mostri un'autoanalisi cruda ma assolutamente onesta di Fersen. Inoltre percepisco una consapevolezza diversa, maggiore rispetto alla storia originale, anche se in parte inafferrabile.
"Era, infatti, come se quel candore inviolato, quel delizioso smarrimento, non fossero tuttavia scissi, nella profondità del suo sguardo, dal dolore della rinuncia, dal rigore di un severo autocontrollo, dall’esperienza, non recente e non effimera, ma antica e persistente ...dell’amore? Possibile?"
Certo che è possibile! La rinuncia, il severo autocontrollo necessari a non violare regole già scritte, perchè in tal caso, non esiste clemenza ;)
Altri occhi e altri gesti non li avrebbe trovati in quella sala, Oscar, ma per una volta, una soltanto, ha vinto il desiderio di comprendere come potrebbe essere. Anche se tutto ciò che può ottenere quella sera è un surrogato (e neanche tanto saporito) di ciò che in realtà vorrebbe.
E allora non ha neanche senso insistere...
Brava Octave, attraverso gli occhi di Fersen, dai un'altra interpretazione ai sentimenti, non del tutto consci, di Oscar.
Un abbraccio
A presto

Recensore Veterano
06/03/22, ore 08:06

Graecia capta Fersen victorem cepit, direi.

E così succede che, almeno per una sera, il malinconico conte svedese va a dormire pensando, con stupore e forse vago rimpianto, a una donna che non è la regina di Francia.
Oscar si mostra in tutto il suo splendore e molto del suo fascino, agli occhi di Fersen, deriva anche dalla evidente eccezionalità della situazione che sta vivendo.
Ma soprattutto dall'unicità di quella situazione: come una farfalla dalla brevissima vita, come un mortale a cui per un momento gli dei concedono l'impossibile, Oscar incede non riconosciuta nella sala da ballo. E gli occhi sono solo per questa straordinaria creatura che vive disperatamente un momento che non tornerà.

Fersen qui capisce tanto, ma non tutto e, come è tipico di lui, cerca negli occhi degli altri uno specchio per vedere sé stesso più che una via per conoscere l'altro.
E poi l'autoindulgenza, certo fastidiosa, ma comunque rassicurante: un chiarimento è necessario? Sì, ma non subito!
Tipico di Fersen, direi.

Ma molto mi incuriosisce (e qui sommessamente chiederei il seguito) questa frase: "Diverse cose non erano chiare, quella sera al Conte Hans Axel di Fersen, e, tra queste, quali occhi oltre i suoi e quale bocca e quali gesti avesse cercato quella creatura così difficile da dimenticare"... quali occhi oltre i suoi?

Una pagina bellissima, Octave, in cui dai al conte una profondità psicologica notevole restando fedele all'originale personaggio, sicuramente cieco su tante cose ma fondamentalmente onesto con sé stesso.

Davvero complimenti, sono tanto tanto contenta di essermi svegliata con questa bellissima sorpresa!
Un caro saluto,
Sett.

Recensore Master
06/03/22, ore 00:29

Buona serata Octave. Che dire?? Certamente, sia il titolo che il soggetto scelto sono quanto mai interessanti e destano curiosità nella lettura. Questo Fersen e' incredulo , spaesato e confuso interprete di se stesso attraverso un soliloquio amaro, senza fronzoli , senza indugi. Hans si mette a nudo con le sue debolezze di uomo, un po' vanesio, molto egocentrico. Parla di donne, belle donne di cui si sente superficialmente attratto. Poi a Versailles arriva lei, la misteriosa contessa straniera di cui tutti vociferavano. Fersen crede, è quasi certo di averla riconosciuta ma, ancora una volta, perennemente indeciso, disorientato da inconcludenti, incoerenti sensazioni, decide di annegare ogni pensiero o sentimento dentro una buon bicchiere di alcolico. Mi è piaciuto ma credo il personaggio sia vagamente ooc( giudico manga ed anime, il vero conte di Fersen era un libertino) perché , a parte la profondità di autoanalisi, mi è sembrato pure molto strano che non evochi mai la sua amata regina....
(Recensione modificata il 06/03/2022 - 10:56 am)

Recensore Master
05/03/22, ore 19:50

Fersen ha riconosciuto Oscar con stupore misto ad incredulità.. ora non sa come comportarsi.

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