Donne con questo capitolo ho rischiato davvero, innanzi tutto io Odio Lisanna e niente e nessuno mi farà mai cambiare idea, Nastu si merita le corna che la "sua adorata" Lisanna gli sta mettendo, spero sempre in qualcosa di peggio per lui........ mentre la mia piccola sta soffrendo come un cane per colpa di due deficenti, ma prima o poi il caro karma colpirà anche i due, per ora c'è stato un piccolo assaggino, chissà se il prossimo colpo sarà devastante??? Io spero sempre di si, intanto il nostro Gray. è stato messo sul caso, bene bene vediamo se scoprirà altri altarini????? Con questa frase Mavis ci fa capire il suo punto di vista:“Non sapete riconoscere neppure un diamante da un pezzo di vetro e se mai un giorno lo farete mi auguro che quel diamante vi graffi come gli artigli di un felino.” Questo pezzo mi ha letteralmente fatto incazzare:E quando la persona che ami si trova a dover decidere tra te e un’altra tu speri sempre che scelga te. A volte è semplice egoismo, desiderio di superbia e supremazia come quello che ha una suocera sul figlio sposato contro la nuora, il capo approfittatore e meschino che sfrutta il suo operaio allontanandolo dalla famiglia. A volte è per egoistica cattiveria, ma in altri casi… in altri casi è una necessità, un bisogno che se appagato potrebbe permetterci sul serio di essere felici. In fondo cos’è una persona senza amore? Senza la conferma di un amore? È come i brandelli di una vela squarciata dal vento che non potrà più essere riparata perché si è dispersi in mare, in balia delle onde. Siamo animali diurni che hanno perso la strada di casa e che si trovano a brancolare nelle notte impauriti e tremanti per la presenza di bestie che invece di notte ci vivono. Ecco cosa siamo se non abbiamo una risposta alle nostre domande, quando navighiamo nel limbo del cuore senza sapere se gioiremo o soffriremo. Per tanto tempo Lucy aveva accettato quel limbo trovandone anche un lato positivo, come quello di poter stare comunque al fianco della persona amata, cosa che non avrebbe potuto fare qualora Natsu avesse scoperto i suoi reali sentimenti e le avesse negato ciò che sperava. Da quando però il suo migliore amico gli aveva dato la notizia del matrimonio le sue stupide e ingenue convinzioni erano diventate un veleno che la stava uccidendo. Per questo qualcun altro avrebbe fatto i salti di gioia nel sapere quello che lei sapeva, ma Lucy… Lucy non avrebbe mai voluto essere un ripiego, mai avrebbe voluto che Natsu potesse soffrire, cosa che sarebbe successa quando Lisanna gli avrebbe raccontato ogni cosa. In quel weekend si era preparata a dover interpretare di nuovo come sempre il ruolo della migliore amica: se Natsu avesse avuto bisogno di una spalla, certo non era il tipo da piangere per una donna, lei gliela avrebbe data.
“Solo la spalla o…?”
La porta si aprì prima che il pensiero peccaminoso e bastardo del diavolo sulla spalla sinistra potesse essere espresso del tutto.
“Lucy, ti vuole il capo.”
Si alzò prima ancora che la segretaria potesse finire la frase. In fondo era stata sul chi va la per due giorni interi, aveva dormito si e no qualche ora, aveva mangiato a stento, perché lo stomaco era in subbuglio e nonostante quella mattina avesse saltato la colazione per lo stesso motivo sentiva un dolore lancinante all'addome come se le avessero appena inferto un pugno a sorpresa. Era ansia, una maledettissima ansia in previsione di quello che era e sarebbe successo. La paura più grande era che Natsu avrebbe potuto odiarla per non averglielo detto subito e che per questo l'avrebbe allontanata. Per questo in quel weekend non aveva fatto altro che pensare a come avrebbe potuto reagire a qualsiasi situazione le si fosse parata davanti a qualsiasi cosa lui avesse detto. Anche quello che le si palesò davanti una volta varcata la porta era qualcosa che aveva immaginato: il rosato era seduto dietro la scrivania, la testa era appoggiata allo schienale della poltrona, il braccio sinistro era a riposo sul bracciolo della stessa mentre il destro era allungato sulla scrivania con la mano che picchiettava a intermittenza una penna. Se solo la situazione fosse stata un’altra Lucy si sarebbe presa qualche secondo a pensare quanto fosse bello Natsu Dragneel. Tuttavia la situazione richiedeva tutta la sua concentrazione
“Eccomi.” disse con tono che voleva sembrare normale, ma che risultò un tantino imbarazzato mentre si chiudeva la porta alle spalle “Mi hai fatto chiamare?” aggiunse con tono non interrogativo.
“Sì.” asserì lui smettendola di picchiettare la penna sulla superficie della scrivania battendola insieme alla mano sulla stessa “Devo parlarti.” sospirò fuori alzando finalmente lo sguardo per guardarla negli occhi.
E fu la prima volta che in quello sguardo Lucy si sentì persa, non come succedeva spesso quando lui le si faceva troppo vicino fissandola, perché in quei casi la sensazione che provava era quella di un caldo solletico che la faceva stare bene. In quel momento invece Lucy si sentì persa, smarrita, così come probabilmente si sente un bambino quando in mezzo alla folla perde i suoi genitori. Per questo e per l'ansia che continuava a rosicchiarle lo stomaco il cuore decise di prendere l'iniziativa affrettando il passo verso di lui.
“Ascolta, Natsu, so che … so che avresti voluto che, sapendolo, fossi io a dirtelo ma…”
“Esatto!” sbottò lui alzandosi “Esatto Lucy! Dovevi dirmelo tu." aggiunse arrabbiato, ma con fare anche incredulo che la fece sentire in colpa.
Probabilmente era così innamorato di lei da non riuscire a pensare che Lisanna avesse potuto tradirlo… soprattutto dopo che le aveva annunciato di volerla in moglie e che lei aveva acconsentito.
“Hai ragione, ma… Lisanna mi ha fatto riflettere che… che probabilmente era meglio se a dirtelo fosse stata lei.”
Non si trattava di uno scarica barile, ma semplicemente un riportare i fatti così come erano avvenuti. Sussultò sul posto quando lo sentì sbattere le mani sulla scrivania, poi girare intorno alla poltrona per avvicinarsi a lei. Tuttavia mantenne le distanze, la guardava dalla testa ai piedi come… come se non la riconoscesse.
“Che avrei dovuto fare, Natsu?” chiese avvicinandosi alla scrivania, girandosi verso di lui, di spalle a una delle poltrone che erano soliti far accomodare visite di clienti e quant'altro.
“Me lo stai chiedendo sul serio? Saresti dovuta esser tu a dirmelo… a dirmelo da… da quanto lo sai… io… io pensavo ci dicessimo tutto, Luce… Lucy.”
Un lampo… uno di quelli che nel cielo nero ricoperto di nuvole annuncia l'arrivo del tuono e che prima di quest'ultimo illumina il cielo come il flash di una fotocamera che deve catturare un'immagine … un lampo fu il pensiero che le attraversò la mente e da lì non seppe dirsi cosa iniziasse a provare per prima: rabbia, imbarazzo, colpa…
“Che ti ha detto, Liz?” chiese con tono di voce tremulo e di certo non era paura quella che la stava facendo rabbrividire dalla testa ai piedi.
Natsu la guardò dritto negli occhi, ma in essi non vi lesse la fiducia che da sempre lui aveva riposto in lei, nel loro rapporto.
“Quello che sai.” aggiunse con fare vago nel tono di voce, ma quello sguardo… quegli occhi verdi per lei parlavano più di quella bocca attraente e pericolosa.
Una risata sarcastica le venne fuori senza che lei potesse fare nulla per impedirlo.
“Prova a esser più specifico, Dragneel, perché credo di sapere parecchie cose… molte più di te.” alluse a quel punto temendo il peggio.
Quel peggio che arrivò con la frase: “Che sei innamorata di me.”
Non avrebbe mai capito, neppure a mente lucida, chi le avesse dato la forza per non urlare come una pazza scampata al manicomio, ma è quello che fece.
“E come lo avrebbe scoperto?” chiese con tono canzonatorio, arrabbiata per essere stata tanto ingenua.
Natsu sospirò passandosi velocemente una mano fra i capelli. Quando Lucy assumeva quell'espressione battagliera era difficile farla desistere e sicuramente non gli avrebbe detto niente se lui non si fosse mostrato un tantino più disposto e paziente.
“Liz mi ha detto che sabato sera è andata a casa mia, perché voleva stare lì, aspettarmi quando sarei tornato dal viaggio di lavoro.” iniziò a raccontare “Ha detto di aver sentito qualcuno entrare, lei era in camera da letto, ha riconosciuto la tua voce, ti ha sentita parlare con una certa Juvia e tu dicevi che… che non potevi più andare avanti così, non ora che io volevo sposarla… che mi amavi e non sopportavi l’idea che potessi essere per sempre di un'altra… .” spiegò guardandola in quegli occhi la cui sfumatura castana si tingeva di una patina nera come se il luccichio degli occhi si stesse spegnendo “Ha detto che si è fatta avanti, che ti ha messo con le spalle al muro per fartelo ammettere e che tu hai detto che no, non avresti potuto altrimenti…”
“… altrimenti ti avrei perso.” finì lei per lui stanca di tutta quella pagliacciata.
Ora era lei a camminare avanti e indietro per l’ufficio continuando a scuotere la testa, con le lacrime che facevano a gara per venire fuori, non lacrime di dolore ma di rabbia, una rabbia scottante, furente, come la lava di un vulcano che dal cratere viene fuori bollente e corrosiva e quella rabbia stava per venire fuori pronta a bruciare ogni cosa al suo passaggio. Non pensò minimamente a quello che era successo, al fatto cioè che Natsu sapesse… era consapevole che prima o poi gliel'avrebbe dovuto dire, ma no, dannazione non così. I suoi sentimenti erano stati rivelati da una stronza doppiogiochista che li aveva banalizzati, ridimensionati a una sorta di capriccio per gelosia.
“Che stronza.” mormorò fermandosi con le mani nei fianchi proprio mentre tornava indietro, di fronte a lui dal suo continuo via vai per la stanza.
“Che?”
“Hai sentito bene, Dragneel.” sbottò a denti stretti con le mani intorno alle braccia, nell'atto di stringersi, quasi di proteggersi “Che S-T-R-O-N-Z-A!” scandì perfettamente “E tranquillo, non mi riferisco solo alla tua fidanzatina, eh, anch'io lo sono… sono la stronza che si è fidata e si è fatta prendere in giro dalle sue lacrime di coccodrillo!” decise a quel punto di rivelare e non tanto per ripicca, certo avrebbe voluto dirglielo con toni e modi più sereni, ma per difendere la sua versione, il suo amore, così egoisticamente ridicolizzato “Sai cos’è successo veramente? Io sono andata a casa tua a prendere quei documenti dal tuo computer che se tu non avessi dimenticato avresti fatto meglio… sai soprattutto per lei.” rise nervosa e per nulla divertita “Me ne stavo anche andando, ma poi ho sentito il rumore dell'acqua corrente e sono tornata indietro, sai, pensando che distratto come sei a volte, avresti potuto lasciare il rubinetto aperto. Solo che… che quando ho aperto la porta del bagno ho trovato la tua Lisanna che no, non era in camera da letto, no, ma sotto la doccia e in compagnia di un tipo tutto muscoli che se… se la stava scopando nel tuo bagno!” ruggì alla fine mentre vedeva la vista rarefarsi per via delle lacrime.
Tuttavia, nonostante il pallore riuscì a scorgere l'espressione di Natsu: sembrava triste, ma non incazzato, incredulo, turbato.
“Lisanna me lo ha detto.”
“Ah, quindi ha avuto il fegato di…”
“Mi ha detto che avresti detto così, che ti saresti inventata la storia del tradimento per cercare di depistarmi dalla verità. Mi hai detto che l'hai minacciata di farlo se fosse stata lei a dirmi di quello che aveva scoperto.”
“Oh mio Dio, Natsu… tu… tu credi a lei e non a me?” lo aggredì lei a quel punto con tono incredulo e ferito.
Il rosato sospirò ancora, ma il fatto che non l'avesse risposta era già il segno che qualcosa non sarebbe andato come voleva.
“Io non ci ho mai visto nulla di male nella nostra amicizia, Lucy, ma lei sì, lo ha sempre sospettato, che eri troppo legata a me.”
“No, Natsu, non cambiare discorso.”
“Sei tu quella che ha iniziato a cambiarlo, Lu.” le fece notare anche con tono scazzato e un po’ stanco.
Non voleva perderla in fondo, le voleva troppo bene, Lucy era la sua migliore amica, ma voleva capire che cosa… che cosa si nascondesse sul serio nel suo cuore. Come aveva potuto lui non rendersi conto di niente?
“Dimmi la verità.” le chiese guardandola e una strana sensazione gli strizzò lo stomaco con uno straccio usato per lavare i pavimenti.
“Te l'ho appena detta, Natsu.” rimarcò lei con le braccia ora incrociate sotto il seno in una posa battagliera e grintosa che lui aveva sempre definito sexy.
Ma glielo aveva detto perché le voleva bene… che lei… che lei avesse mal interpretato i suoi comportamenti? Quel pensiero non l'aveva abbandonato un secondo da quando Liz gli aveva parlato. Il pensiero di averla fatta soffrire, che magari un abbraccio, una stretta, un bacio sulla guancia avrebbero potuto essere per lei qualcosa di più, una speranza di qualcosa di più profondo, lo fece sentire in colpa. E Natsu odiava sentirsi così, soprattutto nei confronti di chi non avrebbe mai voluto che soffrisse. Perse quel po’ di controllo che aveva mantenuto fino a quel momento e il suo sguardo arrogante anche se lucido lo mandò completamente fuori di testa.
“Basta, Lu.” tuonò avanzando nella sua direzione “Sei innamorata di me sì o no?”
Era successo tutto nel giro di un secondo: lui si era fatto avanti, lei di risposta aveva indietreggiato inciampando sulla sedia dietro di lei, finendo seduta e lui le si era fatto così sotto da sbattere le mani sui braccioli della sedia e il suo respiro furente lo sentiva infrangersi sul suo viso appena truccato e sulle labbra sporcate da un rossetto chiaro. A differenza sua che sbuffava come un toro che sta caricando la sua avanzata lei trattenne il respiro per quanto era appena successo: era alle strette, mai come in quel momento lo era, eppure…
“No.” fu la prima risposta che le venne fuori e lo disse guardandolo in quelle cime di alberi selvaggi che si agitavano, tremavano come se scosse dal vento.
Trascorse solo un secondo… un secondo di silenzio…
“Mi sta mentendo.” ammise forse quello che non aveva mai capito di dover ammettere.
Si guardarono ancora. Natsu non sembrava disposto a lasciarla sgusciare da quella prigione che la terrorizzava e tranquillizzava allo stesso tempo. Si lasciò andare solo per un attimo al pensiero che se fossero stati qualcosa di diverso a quel punto avrebbe potuto baciarlo e se lo immaginò come qualcosa di potente, ma anche di dolce e tenero. Purtroppo, però, quella sua fantasia era ben lontana dalla realtà. Natsu Dragneel non sarebbe mai stato suo, perché forse l'amore è davvero cieco e non ti permette di vedere chiaramente. Ma lei come una cretina ci aveva sperato ugualmente… aveva sperato che l’affetto che diceva provare per lei anche se non era amore, avesse potuto fargli guardare la situazione con occhi obiettivi. Ma no, l'amore che provi per una persona quando è forte rischia davvero di fare tutta terra bruciata intorno e non sempre ciò è un bene, no se quell'amore così possessivo ti allontana dalle persone a cui tieni. Sì, lei era stata allontanata forse inconsapevolmente, ma a quel punto irrimediabilmente. Ma no, Lucy non se ne sarebbe uscita con la coda tra le gambe, no, non era da lei. Lei doveva dimostrare di avere le palle di dire la verità, ora più che mai.
“E va bene." sospirò con il cuore che le batteva nelle orecchie.
Si mossero quasi in maniera sincronizzata e senza volerlo. Natsu tolse le mani, ma non cambiò posizione. Fu lei a farlo scattare all’indietro quando sbattette le mani lì dove poco prima vi erano state le sue e poi si alzò: se Natsu non si fosse rimesso dritto e allontanato lo avrebbe preso in pieno.
“Vuoi la verità? Bene.” prese un altro secondo di tempo e un altro sospiro “Sono innamorata di te, Natsu. Non ricordo neppure bene quando è iniziato tutto questo, a dire il vero, se è stato un colpo di fulmine, se invece mi sono innamorata di te quando eravamo già diventati amici. Fatto sta che quando me ne sono resa conto era ormai troppo tardi: io avrei iniziato a lavorare per te, tu saresti diventato il mio capo, eravamo amici. Ma ti sono stata vicino non per interesse, no, solo perché… solo perché quando l'ho capito faceva troppo male stare lontana da te.” ammise e più parlava più la voce tremava di rabbia, colpa e offesa.
Si sentiva in colpa, perché sapeva quanto Natsu tenesse alla sincerità lui che con lei era sempre stato cristallino su ogni cosa, anche su quelle notti brave i cui racconti erano sempre stati dolorosi. Ma si sentiva anche offesa, perché lui non era disposto a crederle, a darle neppure il beneficio del dubbio! Lui preferiva credere a quella stronza traditrice piuttosto che a lei.
“Ma ora credo che… che sia inevitabile.” pensò, preparando il cuore allo schianto definitivo contro il pavimento, quello che avrebbe estinto ogni piccola forma di battito.
“Lucy….”
“No, tranquillo, avrei dovuto dirtelo prima o poi.” si limitò a dire facendo spallucce con un tono offeso e canzonatorio che non lo faceva stare tranquillo per niente “Credo non ci sia più bisogno di dirti niente.” concluse, girando i tacchi per andare via.
E Natsu non seppe bene perché fece quello che fece: perché l'avesse afferrata per un braccio fermandola, perché avesse sbattuto la porta del suo ufficio che lei aveva appena aperto e ce l'avesse messa contro.
“Davvero vuoi che finisca così?” le chiese rabbioso notando poi la poca distanza tra loro, il come la tenesse stretta per le braccia e si allontanò come se si fosse appena scottato.
“Vedi? È già cambiato tutto, Dragneel.” gli fece notare con tono amaro.
“Sarei un insensibile se non fosse così. Come… come hai potuto starmi tante volte così vicino, io che con te mi sono… io mi sono comportato sempre… diavolo, Lu, avresti dovuto dirmelo, ci siamo sempre detti tutto.” quasi le rimproverò quello che lei già sapeva che le avrebbe detto, rinfacciato, sottolineato.
“Hai ragione.” disse semplicemente facendogli saltare un altro neurone.
Perché Lucy non gli dava mai ragione e quando lo faceva era solo perché non voleva continuare il discorso o voleva farlo incazzare o riflettere sull'argomento. Be’, lui era già incazzato e riflettere… riflettere per cosa?”
“Non prendermi per il culo.” masticò a denti stretti guardandola negli occhi che vedeva lucidi di lacrime.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per non vederla piangere, come aveva sempre fatto in passato, ma ora… come fare?
“L’unica che ti sta prendendo per il culo è la tua ragazza, Natsu.” accusò di nuovo con tono serio la biondina “Devi credermi.”
“Si, perché così la lascerei e sarebbe quello che vuoi, giusto?”
In un'altra occasione Lucy avrebbe notato il tono con il quale Natsu le aveva rifilato nell’ennesima pugnalata al centro del petto. Lo amava, sapeva tutto di lui, anche interpretare un semplice e apparentemente indecifrabile sguardo. Per questo in una situazione diversa avrebbe notato lo slancio impulsivo e corrucciato del tono, l'espressione quasi offesa, incredula ancora e magari avrebbe potuto passarci su. Ma in quel caso… in quel caso Lucy non notò altro che la poca mancanza di fiducia nei suoi confronti, il fatto che Natsu, il suo migliore amico, nella versione ufficiale, la potesse criticare così a causa di una persona qualunque.
“La persona qualunque in questione è la donna che ama.” la punzecchiò cattiva la coscienza “QUELLA CHE AMA!” le gridò contro.
Chiuse gli occhi come a voler ricacciare quell’ultimo pensiero e una lacrima sfuggì al suo controllo. Ma fu soltanto una e non fu di certo una lacrima triste, no. Era una goccia di lava incandescente che era solo un’ombra della rabbia che stava per eruttare. Lo spintonò con tutta la forza che aveva in corpo colpendolo violentemente come entrambe le mani sul petto e riuscì nel suo intento.
“Davvero credi che mi abbasserei a una calunnia del genere pur di averti, Natsu Dragneel? Davvero mi credi capace di una cosa del genere?” chiese senza dargli tempo di rispondere “Sei davvero cieco oltre che stupido. Se solo guardassi la situazione con occhi obiettivi ti renderesti conto che è stata la tua ragazza e futura sposa ad approfittare di una rivelazione per avere il suo guadagno personale” provò a farlo ragionare nonostante la ferita che la sua poca fiducia le aveva procurato “Allora sai che ti dico? Te lo meriti, Natsu. Ti meriti le corna se queste possono farti rendere conto quanto tu sia stato cieco nei confronti di un amore che non è pronto a lasciare andare il passato, così sordo dinanzi al grido di una persona che ti vuole bene e che te ne ha voluto così tanto che non si è mai approfittata di una situazione per cercare di avere qualcosa in cambio da te. Mi sono sempre accontentata della tua amicizia, me la sono sempre fatta bastare, ma ora non voglio più nemmeno quella…” concluse con la gola che le bruciava e una mano sulla maniglia della porta già abbassata per farla scappare via da lì.
Non voleva che la fermasse, non ora che la rabbia le stava permettendo di fare quello che avrebbe dovuto fare tanto tempo fa: allontanarsi da lui.
“Bixlow.” disse soltanto sulla soglia della porta, senza nemmeno girarsi “Se ti è rimasto almeno un briciolo di stima nei miei confronti prova a vedere se mi sono inventata anche questo.” lo incalzò prima di aprire la porta e richiudersela dietro le spalle prima che lui potesse inseguirla.
Natsu rallentò appena in tempo altrimenti sarebbe finito per sbattere contro la porta. Un pugno però collimò contro la superficie levigata di quest'ultima mentre nella mente si affollavano i pensieri e tutte le parole che si erano detti, che lei aveva detto… ronzavano tutte nella sua testa come api intorno al proprio alveare. Cosa doveva fare ora? Lisanna era la donna che amava, cazzo, le aveva chiesto di sposarlo! Lucy era l'amica di una vita, la sua migliore amica… in segreto innamorata di lui. Nascondendo questa cosa era come se gli avesse mentito in fondo, insomma, come poteva stare bene con lui? Si era dovuta sempre limitare, sempre calcolare, ridimensionare, perché in caso contrario lui se ne sarebbe accorto e allora un rapporto non spontaneo può dirsi sincero?
“… perché quando l'ho capito faceva troppo male stare lontana da te.” gli aveva detto.
“Maledizione!” sbottò aprendo la porta con l'intenzione di seguirla, ma di Lucy… di lei non c'era più traccia…. UN bacione grandissimo ciao *________________________________________________________________________________* |
