Ciao, Valentina!
Mi ero ripromessa che, durante questa mia pausa dalla scrittura, che non so bene quanto durerà, speriamo non troppo, avrei recensito questa raccolta e magari altro di tuo, e così farò, anche per darti la motivazione a riprendere a scrivere.
Mi sono salvata tutta la raccolta, perché ho letto e riletto questo primo, piccolo scritto più volte, e ne son orimasta colpita ogni volta di più. Sei riuscita, in poche righe, a delineare delle immagini orti e d'impatto nella mia testa, il che significa che se una persona riesce a dire tanto anche con poco, è un bravo scrittore. NOn tutti i testi devono essere lunghi per catturare l'attenzione, benché a me ci vorrà un po' per affezionarmi ai personaggi. Anche se a Itachi sono già affezionata, o meglio, mi dispiace per lui. Come sai non sono del Fandom, perciò non ho mai visto l'Anime, non mi sono mai fatta leggere il Manga, e non conosco la sua personalità o la sua voce.
"Si vive e si muore.
Una consapevolezza che Itachi aveva acquisito prima di quando, un semplice bambino come lui, potesse comprenderne il significato.
I suoi giovani occhi erano stati costretti ad incontrare lo sguardo ormai spento, incastrato in un sonno eterno, di migliaia di soldati caduti. Nati e cresciuti solo per annegare atrocemente in pozze color cremisi, durante l’ennesima, inevitabile battaglia."
Ma sapere, attraverso questo passaggio, che il bambino ha dovuto subire un tale trauma, come mi avevi spiegato... E' terribile. E' orribile.
NOn sono d'accordo con il signore che gli ha parlato: la vita ha un senso (tante volte ho pensato anch'io che non ce l'avesse, tutti i giorni per anni), solo che, forse, ognuno deve trovare ciò che ha senso per lui, il proprio senso personale, dato anche il suo vissuto, date le sue esperienze, le gioie, i dolori, la tristezza, i traumi, le cose che l'hanno segnato in positivo e in negativo.
All'inizio avevo pensato che quel "A meno che tu non viva per sempre" fosse troppo difficile da capire per un bambino, ma effettivamente, se è uscito dall'Accademia a sette anni, non lo era di certo. In ogni caso, comunque, resta pur sempre un bambino.
Io non vorrei essere immortale, perché, come hai scritto tu, fa più male essserlo e vedere le persone intorno a te che se ne vanno. Non riesco neanche a immaginare una cosa del genere, non so nemmeno come riuscirei... come sarei in grado di sopportarlo. Sarebbe un peso insostenibile, non un dono.
"Itachi voleva l’immortalità, ma non per se stesso. Voleva che la pace lo fosse.
Eterna. Duratura. Resistente all’odio dei ninja, così potente da sradicarne anche le radici più ostinate.
E lui avrebbe combattuto.
Sarebbe morto, probabilmente, per quell’immortalità. "
Ho una correzione da fare. Togli la virgola prima del "ma" nella frase "Irachi voleva la pace, ma non per se stesso". Il "ma" dopo la virgola va solo quando c'è una frase seguente e, quindi, un verbo.
Ora, riflessione profonda. Itachi è un bambino molto altruista. Vuole l'immortalità della pace. Oddio, sai che non ho mai espresso un desiderio del genere? L'immortalità della pace. E vuole combattere per essa ed è disposto a morire affinché ciò avvenga. Se ha pensato queste cose da bambino, è qualcosa che mi fa tremare il cuore e me lo spezza per il dolore. Pensa cose a cui un bambino non dovrebbe mai pensare, sulle quali non dovrebbe nemmeno riflettere, e neanche saper riflettere. Ha visto e vissuto cose che un bambino non dovrebbe mai vedere e vivere. Mi dispiace, Itachi, piccolo! Mi dispiace così tanto! Se potessi ti abbraccerei, te lo giuro!
Il fatto che tu abbia messo in corsivo "Sarebbe morto" mi ha fatto quasi venire da piangere, perché hai sottolineato ancora di più il concetto dell'ultima frase:
"Sarebbe morto, probabilmente, per quell'immortalità."
Ah, sì, hai messo in corsivo anche "per quell'immortalità", il che è ancora più a effetto. Impossibile da dimenticare.
Sto tremando perché è uno scritto dalla potenza incredibile, davvero.
Be', non mi ripeto e passo al seguente.
Complimenti!
Giulia |