Recensioni per
575
di Vandevoorde

Questa storia ha ottenuto 63 recensioni.
Positive : 63
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
17/10/21, ore 22:38

Direi che finiamo in bellezza, se non fosse che "bellezza" è uno sgarbo all'amarezza indifferente di questo componimento, al modo in cui il titolo si allaccia alla scena che presenti in tre versi. Ancora una volta, noto come la situazione viene presentata da un narratore esterno che si rivolge in prima persona al lettore e quasi ne analizza lo stato d'animo, ne fa una diagnosi metodica, medicinale. Eppure, a differenza di tante altre volte, qui non mi pare esserci nessuna ironia, nessun sarcasmo, nessuna derisione bonaria in quel finale "lo sai". Solo una certa dolce, irritante compassione.
In generale, devo dire che scegliere di recensire la tua raccolta di haiku è stata una decisione molto più intelligente di quanto avrei pensato all'inizio. Mettere per iscritto le mie opinioni e personali sensazioni sui tuoi componimenti mi ha fatto comprendere davvero quanto sia importante elaborare quei sentimenti che la poesia suscita in me. E gli haiku in generale mi hanno stupita. Tu mi hai stupita. Considerami completamente conquistata.
Insomma, ancora una volta ti faccio i miei più sinceri complimenti. Non posso che sperare, tra me e me, che negli otto anni dalla conclusione di questa raccolta tu abbia potuto fare qualcosa di tutta questa bellezza che hai dentro. Da qualche parte dentro di me, ne sono sicura.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 22:26
Cap. 16:

Domanda stupida: hai mai ascoltato "I Don't Wanna Miss a Thing" degli Aerosmith? Per qualche ovvia ragione, non riesco a sentire nient'altro mentre leggo questo componimento che, con tutto il rispetto per "La Fine Di Un Amore" e "Dopo Una Lite, Cuori In Pace", ha appena conquistato il posto di mio haiku preferito della raccolta.
La scena è vaghissima, semplice. Si sovrappone con una facilità spaventosa a certi momenti della mia quotidianità, a quelle volte in cui Morfeo mi tira da una parte ed Eros dall'altra. "Utile" in posizione forte, di contrasto al "rubato" del secondo verso, la dice lunga sull'indicibile adorazione che è in atto nella scena e la scelta del verbo "vegliare" è con ogni probabilità la migliore fatta nell'intera raccolta.
Nel complesso, davvero bellissimo. Una poesia è riuscita nel momento in cui riesce a trasmettere qualcosa, ma "Vegliando" fa ben più e si fa riflesso di un'intimità che non dovrebbe mai toccare la carta.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 21:58

Ho deciso di lasciar stare ufficialmente tutta la questione della distribuzione delle sillabe, avendola sottovalutata (o avendo sopravvalutato il mio grezzo intelletto contadino), il ché mi ha dato la possibilità di tornare a concentrarmi soltanto sul componimento in sé.
Questo haiku, sebbene sia un mistero metrico per me, è a dir poco denso di emozione. Non è un sentimento forte come quello di "Catarsi" o di "De Morte Tua", ma riprende più che altro il filone della rassegnatezza tristissime già presente in "Troppo Tardi" e "Tramonto". Eppure penso vada comunque osservato che quel che manca non è il sentimento, perché questa scena -il fischio del treno, le lacrime, l'addio silenzioso- trabocca di emozione. Ciò che manca, forse, è la sua percezione. E questo è molto più triste di qualsiasi altro dolore possibile.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 20:28
Cap. 14:

Va bene, magari il titolo non è granché creativo, però secondo me ci sta. Dà l'impressione, ora chiaramente casuale ma a suo tempo geniale, di essere un pensiero fisso, di quelli che ti ripeti quattro volte in testa per cercare di interpretare alla maniera giusta. E l'intero componimento ha un po' l'aria di essere una riflessione mezza lucida.
Per quanto riguarda invece la questione della distribuzione delle sillabe, che ora sto iniziando a comprendere un po' di più, ti confesso che continua a darmi uno strano effetto. Lo sbilancio tra le tre sillabe del primo verso e le nove del secondo mi ha colta impreparata, ma questa non è una cosa necessariamente negativa, anzi. Direi che l'ho trovata interessante. E, di nuovo, dà più l'impressione di essere un pensiero ingarbugliato.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 20:25
Cap. 13:

L'avrò già detto mille volte da quando ho iniziato a recensire la tua raccolta di haiku, ma mi sento in dovere di ripeterlo: se non sapessi che hai scritto e pubblicato tutto questo la bellezza di nove anni fa, direi che stai facendo un commentario piuttosto dettagliato della mia vita. C'è una rassegnazione stanchissima in questo componimento, un'indifferenza astrale rispetto a qualcosa che comunque hai qui davanti. Non c'è alcuna scena da immaginare in questo caso. Né è necessaria alcuna interpretazione. Mi sembra di essere io stessa la scena.
Il ritmo cantilenante, trascinato tra l'assonanza delle "g" e delle "e", rende la lettura di una pesantezza artificiale. Complimenti, ora avrò bisogno di farmi un esame di coscienza per sentirmi a posto con me stessa. A parte gli scherzi, ti riesce bene davvero di tutto.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 20:19
Cap. 12:

Dall'alto della mia vaghissima conoscenza di metrica e distribuzione delle sillabe negli haiku, mi sento di dire che questa disposizione non mi dispiace affatto. Ammetto che foneticamente mi è suonato un po' strano, all'inizio. Ma una volta che te lo sei rigirato dieci volte sulla lingua, tutto riesce a suonare bene e anche qui mi sono abituata.
Di questo haiku, però, mi piace tantissimo l'enfasi, spudata, ricalcata, prepotente, che hai scelto di mettere sul "come distasse", sia titolo che primo verso. Basta e avanza a compensare l'assenza del sé. Questa ripetizione mette in dubbio il secondo verso e suscita una certa riflessione sul terzo.
Non mi viene in mente che una interpretazione. No che non è distante miglia il tuo grido. Tu potresti essere proprio qui davanti a me, e forse lo sei, ma l'effetto rimane quello. Qualcosa rende il tuo grido distante, fioco, come se nello giungere a me si impigliasse in qualcosa, si distraesse, si perdesse. Magari il tuo grido non è affatto fioco. Qua in fondo si parla di giungere. E allora dove che si allenta e infiacchisce?

Nuovo recensore

Ecco qualcosa di davvero interessante. Sai? Uno dei motivi per cui amo tanto la tua raccolta di haiku è che il tuo è un vero e proprio mosaico di vita. Non c'è un tema principale o un filo logico che attraversa tutti i componimenti. Si parla di tempo e di dolore e di amore in modi sempre diversi e originali.
Questa scena, ad esempio, ha una leggerezza e una luce che non ho trovato fino ad ora in nessun'altra delle tue poesie. Lo stesso titolo, così lungo e vizioso, è quel tipo di frase che si potrebbe mettere senza alcuna difficoltà in bocca a un'adolescente. Io, per esempio, sono convinta di aver detto qualcosa del genere almeno tre volte in vita mia. L'haiku in sé, d'altra parte, sembra il commentario divertito di uno spettatore di questo giovane amore. Quel primo verso da sé va ad inquadrare tutto un periodo della mia vita che ora m'imbarazza ricordare. Tra l'altro, guarda te la coincidenza!, a diciassette anni persi la testa per uno che si faceva chiamare proprio Lele. E Samuele i capelli lunghi ce li aveva davvero.
Peccato che tu abbia scritto questa dolcezza ben sette anni prima che io iniziassi a cercare lo sguardo di Lele nei corridoi di scuola a ricreazione.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 20:03
Cap. 10:

Di nuovo, non so bene cosa scriverti e temo di scrivere più di quanto dovrei circa cose che neanche io so comprendere a pieno.
Penso solo che tu abbia ritratto una parte dell'attesa di cui poco spesso si parla: la quiete pigra e impaziente del tempo né abbastanza lungo, né abbastanza corto. Mi sembra di vedermi da lontano mentre conto sulle dita di una mano i giorni che mancano fino al mio grande amore, fino alla mia meraviglia mortale. E anch'io, come te, me li rigiro tra l'una e l'altra mano, li conto e li chiamo per nome e mi illudo, o forse mi rendo conto, di poterli controllare come voglio.
Adoro quanto preciso e specifico sia persino il titolo di questo componimento. Non è un'attesa qualunque per qualcosa di vago e indefinito. Questa è LA attesa, quella manciata di tempo che è al contempo nulla e tutto e precede una cosa troppo bella per anche solo nominarla.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 19:57
Cap. 9:

Wow. Penso di avere un preferito assoluto.
Sono ufficialmente innamorata dell'espressione regina di questo componimento, per quanto gravosa e pesante possa essere. La scena che presenti qui ha un ché di tremendamente specifico che non ti spiego neanche. Quel primo verso, quel disperato "piango per amor" dice già tutto e più di quanto vorrei mai sapere a riguardo. E "Già", posto subito dopo, ci dà la netta indicazione temporale di quanto a lungo durerà questo pianto.
Ancora più straziante, e dunque di sicuro degno di una nota tutta sua, è il verbo "colare". Mi porta alla mente l'immagine di un pianto silenzioso e lento, come di una ferita che lentamente si dissangua.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 19:51

Di nuovo, e per fortuna dopo lo scorso componimento che mi ha messo i brividi, mi fai pensare alla mia cara nonna. Innanzitutto, fatti fare i complimenti per la musicalità e la vera e propria poesia dell'espressione "geografia di un viso". Ha una dolcezza che neanche sto qui a descriverti, tanto è leggera e soffice. E poi, soprattutto, è il titolo perfetto per quello che hai scritto.
Questo è, con ogni probabilità, uno degli haiku più musicali che abbia letto fino ad ora nella tua raccolta. L'assonanza fonetica del verso finale, "Senza sfiorire", dà un punto definitivo all'ambiguità d'interpretazione degli altri versi. D'altronde, le rughe vissute sono sempre rughe e la beltà invecchiata (splendido come lo stesso sostantivo "beltà" sia già vecchio di suo) è per l'appunto vecchia.
"Geografia Di Un Viso" è un po' il componimento gemello e opposto di "Troppo Tardi". Non so dirti quale preferisca tra i due, ma entrambi sono assolutamente stupendi.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 19:44
Cap. 7:

Meglio non dirti a cosa sto pensando in questo momento.
Tra quelli letti fino ad ora, direi che questo componimento è in assoluto il più esplicito, pur alla maniera subliminale tipica degli haiku e di te. Il contrasto tra la morte imberbe e i fiori che appassiscono mi stringe forte un nodo alla gola.
Non è da tutti saper rendere delicato qualcosa di terribile e doloroso come quello che hai raccontato.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 19:39

Questa sì che è una sfida. Ecco, forse la cosa che più amo in assoluto degli haiku è che lasciano un mondo di interpretazione soggettiva al loro lettore, con appena un paio di indicazioni vaghe sul come e sul perché.+
La prima cosa che ho pensato qui, lo ammetto, è l'amarezza. Mi si profila una scena che forse ho visto un po' troppe volte nella mia vita e della quale non so dirti quanta nausea ho: dopo una lite, l'unica risoluzione sono i "sintagmi d'amore pregni". Parole, parole, parole e nient'altro. E dopo i sintagmi pieni d'amore, altri che traboccano disprezzo e dopo amore di nuovo e poi ancora disprezzo in un ciclo infinito di bugie. Quel "cuori in pace" nel titolo? Una presa in giro.
O forse un'imposizione? La seconda possibilità che mi si è impressa, è quella della forza. Anche di questo ho qualche esperienza. Dopo una lite, cuori messi in pace come sotto ordine marziale. E se quel "proferisci" fosse un imperativo? Se "Risoluzione" fosse un ordine? Questa interpretazione ha un ché di perverso e coercitivo, ma non riesco a togliermela dalla testa.
Dal modo in cui ho scartato a priori l'idea di una mera descrizione di concordia, potresti avere cognizione di che tipo di persona ti sta scrivendo.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 19:30

"La Fine Di Un Amore" è forse l'unica cosa, in questo haiku, che suscita un sentimento di finalità. Il resto è tutto un testardo ancorarsi non solo a ciò che è stato (ai "tempi migliori" dell'intelletto) ma anche a ciò che ancora è, per quanto imperfetto e doloroso.
Tu e questi punti interrogativi mi ucciderete, sappilo. Eppure, non riesco a non dirmi che questo è un pensiero tanto tuo quanto mio. Ho la cattiva abitudine, qui lo dico e qui lo nego, di rifiutare gli abbandoni. E quel punto interrogativo a fine verso potrebbe significare cose molto diverse: una messa in dubbio dell'azione del dire o dell'addio stesso. Potrebbe essere una domanda tutta intera (un, "stai davvero dicendo addio?") o un rimarco sarcastico, come se neanche ci stessi credendo a quell'addio. Potrebbe significare entrambe le cose. O forse nessuna affatto.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 19:24
Cap. 4:

Ed ecco che torniamo sul triste riflettere. Ahimé, non riesco neanche a rammaricarmene perché questo componimento è dolce a suo modo, o forse ho ancora il retrogusto del precedente. "Eravamo" sembra il classico inizio di una storia di vita della mia nonna. In quel "sai?" mi figuro il suo stesso sorriso. Obliquo, a metà, amaro, nostalgico. E questa impressione la rafforza il modo in cui il discorso viene lasciato perdere, abbandonato là senza una fine, come se di finali potessero essercene a centinaia, a migliaia. E, in fondo, non sono una miriade le possibilità di racconto? La mia adorata nonna non sa raccontare la stessa storia due volte. Quando si sente in vena di rimuginare sul passato, lo fa con il medesimo sorriso e parole sempre diverse. Il discorso lasciato in sospeso mi fa pensare tanto a lei.
Poi, ovviamente, torna il senso del vintage di cui parlavamo nello scorso haiku. Quell'apostrofo, che di sicuro ha uno scopo metrico e funzionale, si incastra benissimo al verbo "cagionare". E davvero, ora, mi pare di aver davanti un'anima vecchia.

Nuovo recensore
17/10/21, ore 19:14

C'è una malinconia dolcissima in questo componimento. Mi pare di aver davanti un'atmosfera volutamente retrò, quasi un filtro caldo sugli occhi mentre leggo. Oltre la sfumatura vintage del lagrimare che hai scelto e la morbidezza del verbo lambire, qualcosa mi riporta distintamente a una qualche scena della mia tenera infanzia.
Ancor prima di leggere la tua nota, ti confesso che avevo indovinato l'ambientazione di questo haiku nella cameretta di un bambino. In quanto babysitter veterana, non so contare quante volte ho chiesto a un qualche pargolo questa stessa domanda (magari contemporaneizzata) e ho sentito la mia domanda annegare tra "pozze di pianto".
In ogni caso, dolce questo haiku. Dolce come zucchero e miele di noci. Dolcissimo.

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