-Lei ha mai amato, Devon? (...)
-Ho amato, Kurt. - rispose semplicemente. -Ho amato una persona così tanto da esserne consumato. Mi ha dato la vita, mi ha reso chi sono davvero. E l'amo ancora oggi.
Kurt sorrise, un sorriso piccolo e pieno di luce.
-E che cosa si prova?
Blaine aggrottò la fronte, poi giocherellò con le sue stesse dita per un po', la carta del diario che era calda e presente sotto il polpastrelli.
-...è un po' come volare. - ammise Blaine a un certo punto. -Voglio dire, noi non voliamo, ma- supponiamo per un attimo di essere in grado di farlo, no? Improvvisamente spicchiamo il volo e sembra tutto meraviglioso, il mondo è ai nostri piedi, ma dobbiamo sempre stare attenti alle cadute. Più in alto voli, più cadere ferisce. Più profondamente ami, più rischi di farti del male. Ma amare vuol dire anche credere che anche le cadute più dolorose possano fare meno male della sensazione di non volare affatto.
*
Alcuni missing moments della mia long "Just like in the Notebook" raccolti in una OS.
(Spoiler per chi non ha letto JLITN)

Nella cittadina di Seabrook l'estate è alle porte e per Kurt si prospetta uguale a tutte le altre, almeno finchè non arriva un ragazzo di nome Blaine a sconvolgere le sue certezze. Tutte le barriere che aveva costruito. Piano piano, Kurt impara a crescere con Blaine. A volergli bene, a perdere un battito di cuore ogni volta che si sfiorano o i loro occhi si cercano. E alla fine si innamorano, perché all'amore non si può comandare, non se è a quello ciò a cui due corpi sono destinati.
Ma Seabrook non è il posto di Blaine. La sua casa è a New York, lì c'è una vita che lo sto aspettando da sempre – una vita a cui Kurt non appartiene. E quando si separano, nulla sembra avere più senso per entrambi. Ma il destino vuole ancora metterci del suo, e forse ha in mente per loro un disegno diverso.