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Autore: ferao    24/03/2012    5 recensioni
La storia di Ted e Andromeda in cinque capitoli.
*
Sentiva su di sé lo sguardo infuocato di Bellatrix, ma per la prima volta non le importò della sua disapprovazione: che valore aveva il suo disprezzo per lui, se quel “Sanguemarcio” era stato così gentile con lei? Cosa importava?
- Io… ti ringrazio tanto, io…
- Di nulla, Andromeda - la interruppe lui subito, sorridendo di nuovo in quel modo così gentile. - E se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedi di Ted Tonks e arriverò in un baleno.
- Non avrà bisogno di nulla: ci sarò io con lei - ringhiò Bellatrix, feroce. Ted la guardò di nuovo con una freddezza che stonava con la gentilezza di poco prima; fece poi una smorfia e si allontanò in silenzio.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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La lettera



- Ancora quel gufo?
La voce annoiata di Bellatrix non lasciava trapelare sospetti o fastidio: solo noia, appunto.
Andromeda fece un mezzo sorriso. - Te l’ho detto, è la mia migliore amica. Mi scrive appena può.
- Sarà, ma scrivere tutte le settimane è un bell’impegno - commentò ancora Bellatrix facendo distrattamente volare una piuma davanti a sé. - Nemmeno fosse il tuo fidanzato.
- Che sciocchezza, Bella - ridacchiò Andromeda. Sfilò la pergamena dalla zampetta del gufo bruno e diede a questo un biscotto; poi si sedette su una sedia a debita distanza dalla sorella.
Erano da sole nella sala comune di Serpeverde, ma presto sarebbe arrivata gente: Bellatrix aspettava il resto della sua classe per studiare insieme, mentre i compagni di Andromeda erano fuori a godersi la prima nevicata dell’anno.
- Che poi, ancora non capisco come hai fatto a stringere amicizia con una ragazza del settimo anno…
- Te l’ho detto, mi ha dato ripetizioni di Erbologia - rispose Andromeda con noncuranza. Tastò la pergamena tra le dita, poi la infilò in tasca e tornò a leggere il suo libro.
- Beh? Non la apri?
- Dopo. Ora non ne ho voglia.
Bellatrix lasciò cadere la penna sospesa in aria e sbuffò. - Sei proprio strana, tu. Mi chiedo come faccia questa tipa a sopportarti… a proposito, come hai detto che si chiama?
Andromeda non distolse lo sguardo dalla pagina. - Lucy.
La sorella, da sdraiata che era, si mise a sedere. - Strano, non conosco nessuna Lucy del vecchio settimo anno…
- Era a Corvonero, per questo non sai chi sia. Ad ogni modo, - domandò Andromeda, - hai per caso visto Cissy? Non vorrei che fosse fuori a prendersi un raffreddore…
- Cissy è molto più resistente di te, non si ammala certo al minimo soffio di vento - ridacchiò Bellatrix, per poi lanciarle un cuscino. - Tra di noi sei tu la bambola di porcellana.
Anche Andromeda rise; non si arrabbiava mai quando Bella la prendeva in giro in quel modo. Il loro rapporto era decisamente migliorato da quando entrambe frequentavano Hogwarts: se prima Bella non perdeva un’occasione per far pesare la propria primogenitura su Meda, da quattro anni a quella parte aveva deposto la sua presunzione di superiorità e lasciato che sua sorella crescesse da sola, con le sue amicizie e rivalità, senza intralciarla oltre il dovuto e aiutandola quando la vedeva in difficoltà.
Erano diventate… quasi amiche, perlomeno quanto possono diventarlo due sorelle di diciassette e quattordici anni.
A Meda questo andava benissimo.
Come se l’avessero evocata col pensiero, nella sala comune apparve la figura minuta e bionda di Narcissa, coperta da capo a piedi di neve. - Freddo! - esclamò la bambina, andando ad accucciarsi contro Bellatrix.
- Cissy! Mi stai bagnando tutta! - strillò Bella, saltando giù dal divano. - Non farlo mai più, odio la neve!
La più piccola delle sorelle rise, seguita da Andromeda; quest’ultima agitò la bacchetta e in un istante Narcissa si ritrovò asciutta.
Le tre sorelle passarono qualche altro minuto a scherzare tra loro; poi la più grande seguì il suo gruppo di studio, e Narcissa si immerse nel grosso tomo di Trasfigurazione. Andromeda posò il suo libro e si stiracchiò, poi annunciò che sarebbe andata nel dormitorio.
- Non resti a farmi compagnia? - piagnucolò Cissy, mettendo su un broncio infantile.
La sorella sorrise. - Torno tra pochi minuti, piccolina. Il tempo di riposarmi un po’.
Le diede un bacio sulla fronte e scappò verso il dormitorio del quarto anno; si tolse le scarpe, salì sul suo letto, si mise comoda ed estrasse la pergamena dalla tasca della divisa.
 
Cara Andromeda,
 
“Uffa!”
Eppure sapeva che doveva chiamarla “Meda”; perché si ostinava a usare il suo nome completo?
 
so benissimo cosa stai pensando in questo momento. Il fatto è che Meda non mi piace, mi ricorda che anche Bellatrix ti chiama così. E poi Andromeda è un nome così bello che non vedo perché lo si debba storpiare o diminuire.
 
La ragazza sorrise tra sé. Le leggeva anche nel pensiero, adesso? Erano già a quel punto?
Beh, forse dopo quasi quattro anni di amicizia era anche probabile che accadesse. Si conoscevano bene, troppo bene.
 
Spero tu stia bene. Io lavoro come un mulo, qui all’Ufficio Creature Magiche c’è sempre un sacco da fare. Non credevo sarebbe stata così dura, sinceramente; immaginavo un lavoro più a contatto con le creature e gli esseri, e invece… scartoffie, scartoffie e scartoffie.
Mi sembra di essere tornato alle punizioni nell’archivio di Gazza, solo che qui vengo pagato. Almeno questo!
 
Poveretto, chissà come si annoiava. Andromeda poteva immaginarlo senza difficoltà.
Ted amava l’aria aperta, gli animali, la natura; starsene rinchiuso in un ufficio doveva essere una pena tremenda per lui.
 
Ad ogni modo, ogni tanto capita anche qualcosa di divertente. Ieri un tizio è venuto a chiedere l’autorizzazione per tenere un Fwooper non silenziato; quando gli è stata negata ha liberato l’animale, che ha iniziato a girare per tutti gli uffici del corridoio facendo quasi impazzire i miei colleghi. Il bello è che alcuni hanno provato a fermarlo Pietrificandolo, e invece si sono colpiti a vicenda! Ti saresti divertita, è stato un momento di caos totale!
 
Andromeda rise piano. Adorava i racconti di Ted; durante i tre anni che avevano passato insieme a Hogwarts, lui le aveva raccontato una tale quantità di storie sul mondo Babbano che a Meda pareva di conoscerlo alla perfezione. Da quella sera in cui il Prefetto Tonks l’aveva aiutata a ritrovare la strada per il dormitorio, i due avevano iniziato a frequentarsi abbastanza spesso – nei limiti che la stretta sorveglianza di Bellatrix consentiva, ovviamente.
Durante il primo anno Ted si era limitato a osservare da lontano quella bimba dall’aria smarrita che gli ispirava una certa tenerezza, non fosse altro che per la sua sfortunata parentela con la Black. Date le sue origini Babbane, il ragazzo non era affatto in buoni rapporti coi Serpeverde, anzi; quando poi si parlava di Bellatrix e in generale del gruppo di irriducibili Purosangue la cui occupazione precipua sembrava essere lo sfottò agli “impuri”, Ted vedeva rosso.
Eppure non gli riusciva proprio di detestare la piccola Andromeda. Nonostante l’indubbia somiglianza con Bellatrix, la ragazzina aveva qualcosa di diverso: non fingeva mai di non vederlo quando si incrociavano nei corridoi, lo salutava anche quando nei paraggi c’era Bellatrix, gli sorrideva incontrandolo fuori dalle aule…
Era solo una bambina, certo, ma era diversa. Tanto diversa che, quando il controllo di Bellatrix divenne meno serrato e Andromeda fu più libera, Ted riuscì addirittura ad avvicinarsi a lei, a parlarle, a diventarle amico. Era incuriosito da quella Black parzialmente anomala, il cui unico difetto sembrava il timore reverenziale che provava per la sorella maggiore.
Per farla breve, furono amici. Lui aiutava Andromeda coi compiti e le raccontava del suo mondo, lei lo ricambiava con un’ammirazione ogni giorno crescente e assoluta – e clandestina, visto che Bellatrix non ne seppe mai nulla.
Quando Ted prese i suoi M.A.G.O. promise che avrebbe scritto spessissimo ad Andromeda, e lei non dubitò mai di quella promessa. Attese tutta l’estate la partenza per Hogwarts; il giorno due settembre non fece in tempo a mettersi seduta che un gufo bruno le porse la lettera.
La prima lettera di quell’anno.
A Bellatrix e Narcissa che la osservavano incuriosite spiegò che era da parte di una sua amica. E così fece per tutte le lettere che seguirono.
Una a settimana.
 
Però non è di questo che voglio parlarti, adesso.
Devo darti una grande notizia: ho un collega qui che ha il figlio a Hogwarts, e mi ha detto che sabato prossimo avete la giornata libera a Hogsmeade; così mi sono preso un giorno di ferie per farmi un giro in paese.
Che ne diresti di incontrarci? Mi farebbe molto piacere, e spero che per te sia lo stesso.
Fammi sapere via gufo se e dove vuoi che ci incontriamo.
Un abbraccio
Ted.
 
Sabato prossimo.
Sabato prossimo.
Andromeda rilesse quelle righe col cuore in gola: sabato prossimo avrebbe rivisto Ted!
Euforica, saltò giù dal letto per estrarre penna e pergamena dalla borsa; certo che le faceva piacere! Non vedeva l’ora di rivedere il suo amico, chiacchierare di nuovo con lui, dirgli a voce tutto ciò che gli aveva solo scritto da settembre; voleva vederlo ridere come una volta, come faceva sempre quando lei inciampava o si muoveva in modo goffo.
Scrisse al volo una risposta e si avviò alla Guferia, incurante del freddo e della neve.
 
 
- Ma uffa! Voglio venire anch’io al paese!
- Te l’ho già detto: agli studenti del primo anno non è permesso.
- Per favore!
- No, Cissy.
Narcissa si imbronciò e guardò Andromeda, supplichevole. - Meda, posso?
Andromeda le sorrise e si chinò ad accarezzarla. - Tra due anni, piccolina. È la regola.
Vedendosi negare il permesso anche dalla seconda sorella, Narcissa tacque; tirò su col naso e trotterellò via, diretta alla sala comune.
- Finalmente. Quando ci si mette è una vera piaga…
- Non essere dura con lei, Bella. È piccola.
- È viziata, tutto qui. Noi non eravamo così lagnose, da piccole.
Bellatrix concluse il suo discorso con una smorfia, poi finì di sistemarsi la veste. - Sei pronta?
- Sì, possiamo andare.
Si diressero assieme verso l’uscita per separarsi quasi subito: Bellatrix fu rapita dal suo gruppo di amici, mentre Andromeda rimase con le sue compagne. Giunta al paese trovò una scusa per staccarsi da loro, e si avviò da sola verso il luogo dell’appuntamento con Ted.
Camminò per qualche minuto, ben imbacuccata nel suo mantello di lana. Attraversò il paese finché le case non si fecero più diradate e il paesaggio non fu completamente bianco di neve, a parte qualche albero scheletrico che spuntava qua e là.
Camminò finché, con un tuffo al cuore, lo vide.
 
Era appoggiato a un albero e giocherellava con quello che sembrava un minuscolo folletto. Non appena sentì qualcuno avvicinarsi si raddrizzò e guardò nella direzione da cui provenivano i passi.
Andromeda si chiese come aveva fatto a non accorgersi mai di quanto era alto. Magari era il mantello che indossava a slanciarlo più del solito, però… era alto.
Decisamente più di lei.
Lo era sempre stato, in realtà, ma solo in quel momento Andromeda se ne rese perfettamente conto. Forse era perché non lo vedeva da mesi, forse perché l’ultimo ricordo che aveva di lui era così sbiadito da sembrare irreale… ma rivederlo le diede una strana sensazione.
Come se fosse la prima volta.
Era alto. E bello. Tanto bello.
 
Ted ci mise un paio di secondi a capire che la figurina infagottata era Andromeda. Fermo vicino all’albero, la guardò mentre si avvicinava sempre di più, barcollando malferma in mezzo alla neve che ricopriva il sentiero.
Poco prima aveva fantasticato di correrle incontro non appena l’avesse rivista, in un modo un po’ sciocco ma che l’avrebbe fatta ridere; amava farla ridere, era solo per sentire la sua risata che spesso in passato si era messo al suo livello comportandosi come un ragazzino di quattro anni più giovane.
Quando la vide arrivare davvero, però, si scoprì incapace di muoversi. Lasciò persino andare il folletto che aveva stuzzicato fino a quel momento, tanto i suoi riflessi si erano congelati.
Immobile. Non riusciva a muoversi mentre la piccola Andromeda continuava a camminare – ma era davvero Andromeda? Lui ricordava una ragazzina tredicenne non più alta di un paiolo, col portamento ancora infantile di chi ha da poco smesso di giocare con le bambole… chi era, invece, quella ragazza?
Durante i mesi tra giugno e dicembre era cresciuta di almeno dieci centimetri, poco ma sicuro; e se anche il pesante mantello non lasciava intravedere le sue nuove forme, una cosa di lei era ben evidente: camminava come una donna.
Possibile che ad un’adolescente basti davvero così poco per cambiare completamente? Possibile che bastino dieci centimetri e un passo diverso per fulminare un amico d’infanzia, tanto da renderlo incapace di parlare e muoversi?
Forse. Forse no.
Fatto sta che a Ted successe esattamente questo.
 
Perché ci sia un colpo di fulmine non servono fuochi d’artificio, rintocchi di campane o squilli di trombe.
Basta un istante. Un solo, minuscolo istante.
L’aria si riempie di elettricità, e i corpi umani sono fatti per assorbirla, condurla; ne vengono attraversati, volenti o nolenti, e alla fine si ritrovano scombussolati e travolti senza nemmeno rendersene conto.
Rimescolati. Le cellule cambiano di posto, gli atomi assopiti si risvegliano all’improvviso.
È chimica, è fisica, è magia. E basta un istante.
Un istante, e i tuoi occhi non vedono più il migliore amico o la piccola protetta; all’improvviso c’è qualcos’altro, qualcosa che non vedi l’ora di scoprire cosa sia ma che già ti fa mancare il fiato per l’emozione e l’aspettativa.
Basta un istante. Ma a volte è per sempre.
 
- Ciao…
Persino la voce era da donna. Ted esitò per un momento, poi sorrise.
- Ciao.
Andromeda rispose al sorriso, completamente felice.
 
Fu un pomeriggio meraviglioso.





Il secondo momento è, ovviamente, il colpo di fulmine. I due sono diventati amici, si rivedono dopo tanto tempo e... BAM.

Già che siam qui, vi linko una ff in cui credo moltissimo: è una raccolta di drabble, aggiornata ogni due giorni, sulle madri e i figli della saga che sto scrivendo insieme ad una cara amica (o meglio, lei ha avuto l'idea e io sto solo contribuendo ^^). Entrambe amiamo molto questa ff, per cui stiamo cercando di spammarla il più possibile. Chi mi legge abitualmente sa che non sono tipo da chiedere recensioni e commenti, anzi; essendo però che la mia amica ha un'autostima peggio della mia, e che appunto crediamo entrambe molto in questa storia, ci piacerebbe davvero ricevere pareri e commenti anche negativi.
Poi vedete un po' voi, insomma ù_ù
La storia è qui: She was just me mom

Grazie a tutti di aver letto,
Fera.
   
 
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