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Autore: Karona    20/04/2004    4 recensioni
"Mi guardo dentro e vedo solo sporcizia e freddo...non te la prendere se non sono riuscito a dimenticare."
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 4 - Handcuffed



"I miei complimenti, Kojiro! Immagino che tu ora ti senta meglio!"
"Non c'è bisogno che ti ci metta anche tu a farmi sentire una merda, Ken," sbuffò Hyuga sistemando i piedi sul cruscotto dell'auto di Wakashimazu "basto già io. Non so cosa mi era preso"
"Lo so io cosa ti era preso..." insinuò maliziosamente l'altro, ravviandosi una ciocca dei lunghi capelli scuri dietro l'orecchio.
"Mpf...okok, hai perfettamente ragione, lo so. Ma è stato un errore!"
"Andare ad Okinawa solo per farti Akamine o scappare senza neppure toccarla?"
Kojiro avvampò.
Odiava essere incastrato.
Era una serata senza stelle di inizo estate. Fuori dall'abitacolo dell'automobile - 'color Taro Misaki', come la definiva lo stesso Ken, il coraggioso possessore di quella Mini rosa antico così frivolo - soffiava un alito di vento tiepido che muoveva appena le fronde degli alberi davanti a casa Sawada.
"Entrambe" Kojiro si strinse nella sua giacca di pelle rovinata dal tempo cercando di non incrociare lo sguardo dell'amico al volante.
Ken tacque mentre smanettava furiosamente con l'autoradio.
"Ormai non ne vuole più sapere di partire..." sentenziò sconsolato.
"Dovresti proprio cambiarla..."
"E con quali yen?!"
"Se sei un deficiente non è colpa mia..."
"Mh?"
Kojiro rivolse uno sguardo pietoso prima all'autoradio e poi a Ken.
"Se fossi rinsavito in tempo per non comprati quell'assurda collezione di rane di porcellana, a quest'ora avresti un impianto stereo decente in questo cesso!"
Ken si avvicinò minaccioso al viso del suo capitano.
"Punto primo: le rane di porcellana erano un regalo per la mia bisnonna in occasione del suo centoseiesimo compleanno"
"E allora perchè si trovano in camera tua, grand'uomo?!"
"Colpa mia se la nonnina se ne è andata prima del compleanno?"
"Mpf..."
"E cmq, punto secondo, questo 'cesso' ci ha salvati il culo tante di quelle volte che-"
"Sta arrivando Taki!" lo interruppe "Ah, a proposito: non una parola con Taki di quel che è successo ad Okinawa, ok?"
"Paura che perda la stima nel suo capitano adorato?" il tono di Wakashimazu era leggermente sarcastico.
Per tutta risposta Kojiro gli rivolse il dito medio, ovviamente ricambiato da quello di Ken.
Kojiro rise di gusto.


Takeshi percorse gli ultimi metri che lo separavano dalla macchina in tutta fretta.
"Scusate il ritardo," disse chinando il capo mentre tentava di accomodarsi - con molto impaccio, come al solito - sul sedile posteriore passando dal finestrino "mio nonno mi stava raccontando la sua giovinezza..."
"Straordinario...." bofonchiò Kojiro roteando gli occhi.
"Non proprio dato che me la racconta dalle 10 alle 25 volte al giorno..." ribadì un innocente Takeshi.
"Taki, mai sentito parlare di sarcasmo?"
"Mmmsi, perchè me lo chiedi, capitano?"
"Lascia perdere, Taki" rise Ken, e mise in moto "Piuttosto, dove si va? Al 'Night Sight' vi va bene?"
"Chiuso il martedì...cioè oggi" fece Kojiro con voce atona.
"Che ne dite del pub vicino alla sala del pachinko?" suggerì Takeshi che non lasciava in pace il paio di chiavi che teneva tra le mani.
"Taki, in quel posto ci vanno tutti gli sfigati di 16 anni della nostra scuola!"
"Ma...ma sono i miei compagni di classe..."
"Appunto"
Takeshi rimase in silenzio abbastanza confuso.
Dopo qualche minuto in cui non aveva detto nulla,Kojiro intervenne.
"Andiamo al solito posto"
Ken si voltò di scatto verso di lui; Takeshi deglutì rumorosamente.
Silenzio.


Solito posto, 2 mesi prima.
"Kojiro, non avrai bevuto troppo?"
"Ma che dici, se fossi ubriaco a quest'ora starei ballando sul tavolo senza pantaloni!"
"E'...è quello che stai facendo, capitano..."
"Zitto tu!"
"Ok, capitano..."
"Kojiro, ora basta, non è così che si affrontano i problemi..."
"Io non ho ALCUN problema, Ken!"
"Io dico di si, invece!"
"E io dico di no!"
"Takeshi, vai a telefonare a casa Hyuga, digli che Kojiro resta a dormire da me perchè...uhm...abbiamo forato una gomma e...beh, inventati qualcosa, rapimento alieni compreso, ma NON gli dire assolutamente la verità, ok?" bisbigliò il giovane portiere della Toho all'orecchio di Sawada, mentre Kojiro continuava a dimenarsi sul tavolo sotto gli effetti di una potente sbornia.
"Quale verità, Wakashimazu-sama?"
"...prima o poi ricordami che devo picchiarti, Taki...ora fa come ti ho detto!"
"Ma non ho i soldi nel cellulare!"
"Tieni, và..." sbuffò Ken lanciandogli il suo "e ora sbrigati!"
Takeshi corse via in tutta fretta, lasciando Kojiro e Ken 'soli' tra una folla di gente decisa a imitare le gesta di Kojiro e tra le urla di incitamento del proprietario del locale.
Il solito locale.
"Kojiro, scendi! E' un ordine!" cercò di dirgli Ken con tono imperioso.
"Vienimi a prendere, tesoro!" lo sbeffeggiò l'altro in piena crisi. "Ora smettila!"
La risposta di Kojiro fu una pernacchia con la lingua.
Ken tacque, indeciso fra la violenza fisica e il dialogo.
"Shizuka non tornerà di certo prima facendo così!"
Kojiro si fermò improvvisamente come imbambolato, poi guardò l'amico quasi ridestandosi dauna sorta di trance.
Scese dal tavolo barcollando. Prevedibili effetti dell'alcol.
"Shizuka non c'entra niente! Non nominarla più per stasera! Lei non è più qui con noi!" "Non è stata una sua scelta"
Le parole di Ken parvero convincere Kojiro, che si sedette al nuovamente al tavolo e si versò l'ennesimo bicchiere di sakè.
"Sai, Ken,ho come l'impressione che Shizuka non tornerà affatto..."
Inghiottì il contenuto del bicchiere tutto d'un fiato nonostante l'improvvisa sensazione di disgusto e vergogna che ebbe quando pensò che il sakè in quel momento aveva lo stesso sapore delle lacrime.
"Non essere ridicolo..." ribattè incerto l'amico. Ma nemmeno a lui le sue parole erano sembrate convincenti.
Shizuka non si faceva vedere ne sentire da un pezzo ormai.
E Kojiro non poteva fare altro che nascondere l'evidenza persino a sè stesso.



"Al...al solito posto?"
Kojiro sbuffò.
"Cosa c'è che non va al solito posto?"
"No, niente, è solo che..."
"Solo che...?"
Sembrava fingere che andasse tutto bene, che non fosse successo niente. Lo faceva sempre.
Fin da piccolo, anche quando i soldi non bastavano mai da quando suo padre era morto.
O quando sentiva dire che Ozora era migliore di lui. Fingeva. Semplicemente.
Sicuro di sè fino ala spavalderia, fiero di un coraggio quasi incosciente che gli impediva di soffrire.
"Niente, niente, andiamo pure..."
"Bene."
Maschera di cristallo sopra le pene, ferro che non dovrebbe mai arrugginire.


Solito posto, 8 mesi prima.
"Ragazzi, devo dirvi una cosa importante!"
"Che c'è, Shizu-chan, sei incinta?"
"Spiritoso. Questa battuta me la fate ogni volta che devo dirvi qualcosa di importante =_="
"Ok,ok. Ken, Taki: serietà, mi raccomando,eh!"
"Kojiro....-_-;;"
"Ok, la smetto, sputa il rospo"
"Dunque..."
La ragazza attorniata dai tre della Toho sedeva al tavolo all'angolo come ogni sera.
Il solito tavolo del solito posto.
Prese fiato lentamente epoi parlò con voce incerta.
"Domani parto per Kyoto. Mio padre è stato trasferito dalla sua ditta alla filiale di quella città, quindi ci trasferiremo tutti là"
Silenzio.
Poi Kojiro ruppe il ghiaccio.
"Ah ah...ahahahah, bello scherzo, Shizuka! A momenti ci credevo davvero! E ora ordiniamo un altro giro di birr-"
"Non sto scherzando" lo interruppe una Shizuka mai stata così seria.
"Dai, capisco che ti sei arrabbiata perchè oggi in classe ho fatto finta di non conoscerti quando hai tirato fuori quella teoria assurda nell'ora di giapponese ma..."
"Piantala, Kojiro!" urlò socchiudendo leggermente gli occhi.
Alcne persone nella sala si girarono nella sua direzione.
Tento di mantenere il controllo mentre alcune lacrime colavano sul suo viso pallidissimo.
E in quel momento ringraziò la poca illuminazione di quell'angolo.
Nessuno doveva vedere, nessuno doveva sapere.
"So che avrei dovuto dirvelo prima, voi siete i migliori amici che ho...ma credetemi, è meglio così" sorrise di tristezza "Ma vi prometto che tra qualche mese sarò di ritorno a Tokyo! Mio padre mi ha spiegato che è solo una cosa temporanea e-"
"Quanti mesi! Quanti mesi resterai a Kyoto?" si intromise Kojiro. Era fuori di sè.
Come aveva potuto dirgli che era di partenza solo la sera prima di andarsene? Non si fa così con gli amici...amici?
"Io...non lo so"



"Non lo so..."
"Non sai cosa, capitano?"
"Eh? Ah, nulla di importante. Ken, parcheggia laggiù che c'è spazio."
Scesero dall'auto.
La brezza che sapeva di notte era ancora presente.
"Entriamo?"
Nessuna risposta.
Ken guardò a lungo Kojiro, appoggiato al parapetto ella piccola terrazza posta sull'altura sulla quale si trovavano.
E capì.
"Devi pisciare, eh?"
Kojiro rispose con una risatina nervosa.
"Si, in effetti devo...andate avanti, voi, arrivo in un minuto. E ordinatemi una birra!"
"Se vuoi ti aspettiamo capit-" propose Taki con un sorriso da ebete stampato sulla faccia.
"Taki! Non farti prendere dalla tua sindrome-della-dama-di-compagnia! Kojiro se la caverà benissimo da solo!" Ken lo spinse in avanti verso l'entrata del pub.
Ken sapeva benissimo che in realtà Kojiro aveva solo bisogno di qualche momento di solitudine.
"Ma che ho detto..." si difese innocentemente.
"Tra qualche anno te lo spiego!"
Ed entrarono nel locale.


Kojiro si sedette sul tettuccio dell'auto di Ken.
Quante volte l'aveva fatto prima di allora?
Strinse i pugni finchè le nocche delle mani non diventarono bianche.
Insostenibile.
Ormai qualsiasi cosa che facesse risultava ridicolmente insipida.
E' già successo, è gia succcesso.
Il lampione adiacente l'auto, l'unico della lunga via sulla collina ch eportava al pub, si spense accompagnato da un inquietante crepitio, e ci fu solo oscurità e vento.
Troppo veloce. E ho fatto lo stesso errore di Ozora. Ho aspettato troppo. Mi faccio solo pena...se solo penso di avere qualcosa in comune con quello sfigato...brrr...
Ma nessuno doveva sapere.
Lui non aveva bisogno di nessuno.
Ma ora quel nessuno faceva più male di mille coltelli.
Tenebra di pietra, ferita che non si rimargina: perdona ciò che non ho mai detto e non riesco a togliermi dalla testa.



  
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