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Autore: Josie Walking_Disaster Vengeance    26/03/2012    5 recensioni
L'aria entrava nella macchina mentre le buie stradine di campagna avevano sostituito quelle della periferia e, ancora prima, quelle della città.
Oltre al getto luminoso dei fanali dell'auto non vi era altra fonte di luce. Solo buio, vento e la voce alterata della donna.
Quella voce lo innervosiva, il buio totale lo opprimeva.
Ribatté alle accuse della donna, arrabbiato, la macchina che continuava a sfrecciare nella tortuosa stradina deserta. Accellerò. Voleva tornare a casa. Voleva lasciarsi alle spalle quell' irritante voce, quell' opprimente buio.
In un attimo una intensa luce abbagliante riempì l'abitacolo, la donna si ammutolì e il bambinò gridò, svegliandosi all'improvviso e spalancando gli occhioni verdi:
"Papà!"
E poi fu buio di nuovo.
[Synacky]
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Winter Sun - Capitolo 2 Quando Zack e Brian varcarono la porta di un bar a pochi metri dal parco entrambi sospirarono di sollievo.
L'aria all'interno era calda anche se un po' pesante, ma sempre meglio di starsene fuori a congelare.
Tutti e due ordinarono una birra e si sedettero ad uno dei tavoli più lontani dall'entrata, per evitare gli spifferi ogni volta che la porta si apriva.
Per qualche minuto rimasero entrambi in silenzio a sorseggiare ognuno la propria birra, mentre Brian sbirciava di sottecchi i movimenti dell'altro.
Solitamente quando scendono silenzi fra due persone che si conoscono poco si può avvertire un certo imbarazzo, invece a Brian sembrava che Zack fosse perfettamente a suo agio. Anche quando cominciarono a chiacchierare avendo trovato un interesse comune -la musica- Brian notava che Zack preferiva starlo ad ascoltare piuttosto che dire la sua. Sembrava un tipo estremamente riservato e introverso.
-Come mai hai deciso di venire qui a Huntington? Io ci vivo praticamente da sempre e non conosco granché del mondo la fuori- provò a chiedere Brian nel tentativo di far aprire l'altro, sperando di non sembrare troppo indiscreto.
Zack infatti fece una smorfia appena visibile che sparì praticamente subito, ma bastò a Brian per capire che non aveva particolare voglia di parlare di se stesso.
-Più che altro motivi di lavoro- si limitò a rispondere Zack, guardando fisso il suo bicchiere, con cui giocherellava per evitare lo sguardo di Brian.
-Dove vivevi prima?- provò ancora. Si rendeva conto che quelli non erano proprio affari suoi, ma qualcosa dentro di lui lo spingeva a voler sapere. In fondo se voleva aiutarlo ad abbandonare quell'aspetto sempre così triste e lontano doveva conoscerlo perlomeno.
-A Santa Ana, non tanto distante da qui... anche se negli ultimi anni ho sempre girato, non sono mai stato per più di un anno nello stesso posto.
Quest'ultima affermazione fece agitare Brian, che si mosse a disagio sulla sua sedia. L'idea che Zack avrebbe potuto andarsene di li a qualche mese lo aveva lasciato abbastanza deluso. Sentiva che fra loro due c'era una sorta di alchimia, o qualcosa del genere, dal primo istante che lo aveva visto fuori dalla Caffetteria. Ovvero il giorno prima.
Si sentiva abbastanza stupido a sperare così tanto in uno che conosceva da un giorno, ma allo stesso tempo non poteva fare a meno di pensare che se si erano incontrati c'era un motivo.
-Deve essere bello non stare sempre nello stesso posto. Così la monotonia della quotidianità non ti fotte- fece Brian con un sorrisetto forzato.
Zack finalmente alzò lo sguardo dal suo bicchiere per puntare gli occhi in quelli di Brian. Sembrava che attraverso quelli stesse cercando di leggergli nell'anima e Brian si sentì scoperto per un attimo, tanto che questa volta fu lui ad abbassare lo sguardo.
Quando lo alzò di nuovo, vedendo che Zack non parlava, lo vide guardare la pioggia cadere fuori dalle vetrate e di nuovo sembrava come perso in qualche ricordo.
Brian rimase a fissarlo. Lui non era abituato a tipi del genere. Anche lui aveva una band con altri suoi tre amici e ormai era abbastanza conosciuto in città, e sembrava che tutti lo trovassero interessante o comunque alla gente faceva sempre piacere girargli intorno. Quindi trovava strano un tipo che prima rifiutava un suo invito ad uscire e che quando parlavano si distraeva tanto che sembrava quasi scordarsi della sua presenza. Eppure tutto ciò non lo infastidiva, anzi al contrario suscitava in lui la voglia di conoscerlo, non tanto per capire perché si comportasse così con lui, quanto per conoscere i motivi dei suoi tormenti. Se di quelli si trattava.
-E giri per la California da solo?- domandò, attirando di nuovo su di sé l'attenzione di  Zack -O che ne so... hai una fidanzata o qualcosa del genere?
Brian era perfettamente consapevole di quanto potesse sembrare invadente, eppure gli premeva fargli quella domanda. Per qualche motivo la sola idea che Zack potesse avere già una ragazza lo infastidiva. Era sempre stato un po' geloso nei confronti dei suoi amici, ma il fatto che avessero delle ragazze non lo aveva mai turbato.
Ok, era ufficiale. Zack gli stava fottendo il cervello, e forse non solo quello.
Si limitò a guardarlo in attesa della risposta, ma questa volta l'altro ragazzo sembrava ancora più a disagio di prima.
-Io...- cominciò, guardandosi attorno, quasi stesse cercando un punto di fuga.
-Scusa ma devo andare- fece, alzandosi di scatto e afferrando la felpa che aveva appoggiato allo schienale della sedia.
Fu tutto così rapido che Brian ci mise qualche secondo a capire cosa stava succedendo.
Zack posò una banconota da dieci dollari sul tavolo di legno scuro -con questi pagaci anche la tua birra. Mi dispiace, Brian, scusami...-
-Zacky aspetta- tentò Brian, alzandosi per provare a fermarlo, ma l'altro era già fuori sotto la pioggia, con il cappuccio calato fino agli occhi per coprirsi.

Quella sera Brian la passò facendo due cose: maledicendosi per non essersi fatto gli affari propri e domandandosi per quale motivo Zack fosse scappato così di fretta.
In fondo cosa gli aveva detto di male?
Si rigirò nel letto con mille pensieri in testa, chiedendosi se fosse il caso di chiedergli scusa o di lasciarlo perdere definitivamente, ma quell'ultima opzione gli faceva venire mal di stomaco al solo pensarci. Non sapeva cosa avrebbe fatto, ma non si sarebbe dato per vinto di sicuro.
Nella sua vita aveva avuto a che fare con un altissimo numero di ragazzi, dopo aver scoperto che le ragazze non gli interessavano, ma nessuno sembrava avergli mai fatto lo stesso effetto che gli faceva Zack. In realtà non riusciva neanche a capire che tipo di "effetto" fosse, perciò non aveva altro da fare che scoprirlo.
Quando si addormentò l'ultima immagine che gli rimase impressa nella mente furono due occhi verdi incastrati in un viso dalla pelle diafana, che lo guardavano con muta implorazione d'aiuto.




Con gli occhi fissi sul monitor del computer, Zack faceva tutto tranne che concentrarsi sul lavoro. Non si stava neanche impegnando, a dir la verità.
Aveva anche saltato la pausa pranzo, cosa che non doveva particolarmente fargli male dato che aveva qualche chiletto in più.
La mente gli tornava da sola al giorno prima, più precisamente all'uscita con Brian. Doveva essergli sembrato uno psicopatico probabilmente. Prima lo raggiungeva per passare un po' di tempo insieme a lui per poi andarsene così senza avergli dato neanche il tempo di replicare.
Si portò le mani a reggersi la testa, stanco per non aver dormito granché la notte precedente. In realtà erano molte di più le notti che aveva passato insonne, ma quella precedente era rimasto sveglio per un altro motivo, per la prima volta dopo anni. Era stata la prima notte in cui il solito incubo non lo tormentava.
Si sentiva in colpa ripensando allo sguardo afflitto di Brian mentre lo vedeva correre via. Avrebbe voluto non farlo, ma non era una cosa che riusciva a sopportare. L'aria si era fatta troppo pesante per lui, così aveva fatto quello che faceva di solito. Era scappato. Anche quel suo sportarsi annualmente di città in città era una sorta di fuga e sperava che sarebbe riuscito a fermarsi prima o poi.
Lo stomaco gli faceva  male e chiuse gli occhi per dargli un po' di sollievo da quell'intensa luce bianca sopra di lui.
Continuava a pensare a Brian tanto che cominciò quasi a vederlo davanti a sè che lo guardava a metà fra il preoccupato e lo spaventato. La sua mente non voleva lasciarlo in pace neanche nelle sue fantasticherie, era intrappolato dal suo stesso inconscio. Dopo qualche istante gli occhi scuri di Brian si schiarirono fino a diventare di un verde brillante e al suo posto era lentamente comparso un bambino che gli ricordava se stesso da piccolo: gli stessi occhi, i capelli neri arruffati e la pelle bianchissima. Il bambino protendeva la mano davanti a sé come se si aspettasse che qualcuno l'afferrasse, poi, vedendo che nessuno lo faceva, scoppiò  a piangere.
Zack si alzò di scatto riparendo immediatamente gli occhi. Si guardò intorno confuso e nel computer lesse che erano le sedici e quaranta. Doveva essersi addormentato sulla propria scrivania.
Avrebbe dovuto rimanere ancora per un'altra ventina di minuti, ma sentiva che sarebbe impazzito se fosse rimasto li anche solo per un altro minuto.
Si asciugò il sudore dalla fronte con una mano e radunate le sue cose uscì.
Il giorno dopo era sabato e per fortuna non doveva andare a lavoro, così dopo pranzo decise di andare alla Caffetteria dove lavorava Brian. Anche se erano solo le due del pomeriggio il cielo era talmente scuro che sembrava quasi sera e i nuvoloni grigi minacciavano di far scoppiare il finimondo da un momento all'altro. In venticinque anni che Zack viveva in California non aveva mai visto un inverno più grigio di quello. Si mise il capuccio della felpa per proteggersi un po' meglio dal vento.
Arrivato difronte alla porta del locale tentennò per qualche istante. Magari dopo la bella scenetta del giorno prima, Brian non avrebbe avuto voglia di vederlo. Forse era arrabbiato o magari era semplicemente già stufo di lui. Però Zack sentiva che necessitava della sua presenza. Finche non si metteva a fare domande scomode Brian gli influiva una certa serenità.
Senza pensarci ancora si fece forza e entrò nel locale, dove venne prontamente  intercettato da Al.
-Buongiorno ragazzo, cosa posso portarti?
Zack si infilò una mano nella tasca e l'altra se la passò fra i capelli, come era solito fare quando si sentiva a disagio.
-Veramente sono venuto per sapere se c'è un ragazzo che lavora qui. Brian...- disse, grattandosi il capo.
-Certo, dovrebbe essere da qualche parte a fingere di lavorare da bravo scansafatiche- fece Al, facendo sorridere Zack -Brian! Vieni di qua, ti cercano- disse ad alta voce, facendo voltare verso di lui metà della clientela.
Qualche istante dopo Zack vide apparire Brian da una porta laterale un po' nascosta dietro il bancone.
-Chi mi cerca?- domandò ad Al.
-Questo bel ragazzo qua.
Ma Brian aveva già notato chi fosse il visitatore ancor prima che  Al rispondesse. Lanciò ad Al un'occhiataccia che lo fece ridere. Infatti lui sapeva della sua omosessualità, ed era anche uno dei pochi, ma si divertiva un mondo a pronunciare frasi ambigue davanti alla gente.
In un'altra occasione Brian gli avrebbe risposto per le rime, ma ora era troppo stupito che Zack fosse li.
-Ehy- disse avvicinandosi a quest'ultimo -che ci fai qui?- disse cercando di suonare il più neutro possibile.
Brian era contento di vedere che fosse venuto a cercarlo, ma allo stesso tempo quel comportamento lo confondeva. Non riusciva a capire se la sua presenza lo infastidiva o meno. Per quel che ne sapeva poteva anche essere passato solo per dirgli di lasciarlo in pace.
-In realtà...- cominciò Zack, visibilmente impacciato -sono passato per sapere se ti andava di venire a fare un giro.
Ecco, ora sì che Brian era confuso.
-Vuoi che venga a fare un giro con te?- chiese stupidamente.
Zack si limito ad annuire. Aveva immaginato che Brian avrebbe trovato strano il suo comportamento, ma era anche sicuro che la pensasse già così, quindi non si era fatto tanti problemi.
-Se ti va- aggiunse, per mettere fine a quel silenzio.
Brian rimase per un attimo a fissarlo, come se stesse decidendo se credergli o meno e a quanto pareva gli aveva creduto perché sul  suo viso comparve un sorriso spontaneo.
-Vado a cambiarmi e arrivo- disse e sparì di nuovo oltre la porta dietro il bancone per poi tornare vestito di jeans e una semplice felpa nera.
-Stavi bene anche con la divisa da barista- ridacchiò Zack, prendendolo ovviamente in giro, dato che la divisa di Brian era di un giallo acceso da capo a piedi, con tanto di cappellino.
Brian scosse la testa sorridendo e afferrò Zack per un braccio per condurlo fuori.
-Io stacco prima Al- disse, come se potesse fare come voleva.
Questo gli si avvicinò e gli parlò all'orecchio: -solo perché il tipo è molto carino se no te lo scordi che la prossima volta tagli la corda così, chiaro?- fece Al cercando di usare un tono autoritario, per poi mettersi a ridere due secondi dopo. Non ce la faceva proprio a rimanere serio per un tempo che andava oltre i dieci secondi.
Brian alzò gli occhi al cielo e raggiunse Zack che lo aspettava fuori, con la felpa chiusa fino al collo per proteggersi dal vento freddo, e si incamminarono insieme sotto il cielo plumbeo.









Ok, con mio grande stupore sono riuscita a scrivere anche il terzo capitolo LOL Questa università mi sta distruggendo D:
Comunque non siamo qui per parlare di ciò u____u
Dato che sono un po' di fretta passo subito a ringraziare come al solito chi legge, mette fra le preferite/seguite/ricordate!
Grazie soprattutto a Vengeance_AS, Victorias Nightmare, LoveLeonScottKennedy__, Mpenziwe, IWalkAlone e Aoi Takashima <3 Sappiate sempre che  vi adoro ù___ù

Oggi sono di poche parole, perciò vi lascio e ci sentiamo presto :) Un bacione,

Josie





   
 
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