Libri > Sherlock Holmes
Segui la storia  |       
Autore: SmokingRum    26/03/2012    1 recensioni
L'ultima e diretta discendente di Sherlock Holmes, il suo assistente, uno studente di medicina, e i loro casi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chapter X
The black curse
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli eventi che si susseguirono furono molto gravi. Per prima cosa dovemmo avvertire la famiglia del terribile accaduto: la povera signora Keiko, a quell’infausta notizia, svenne. I fratelli del defunto Koichi scoppiarono in un pianto disperato. Maria impallidì in modo preoccupante ma rimase salda e  decisa. Fu, probabilmente, la più forte dell’intera famiglia: insieme a me informò anche gli invitati che, quasi non ci avessero creduto, se ne andarono senza neanche fare le condoglianze. Solo alcuni si fermarono per esprimere il loro dispiacere; una piccola parte di questi mi chiese di vedere il corpo ma io lo vietai categoricamente. 
Quando tutti gli invitati se ne furono andati, la famiglia del nostro ex cliente si ritirò nella camera dell’anziana Keiko per darle manforte. Nessuno volle vedere il corpo. Dissi a Maria che, qualsiasi cosa avesse avuto bisogno, io l’avrei aiutata. Lei mi sorrise debolmente e raggiunse i fratelli.
Trovai Cheyenne nella camera dove avevamo rinvenuto il cadavere: stava parlando con Henry Johnson, avvertendolo del fatto, e gli chiese di venire al più presto.
Le chiesi se era stata davvero una buona idea mandare via gli invitati che, per quanto mi riguardava, erano tutti dei possibili indiziati, ma lei mi rispose che l’assassino non era nessuno di loro. Nei suoi occhi vidi una sicurezza ineppugnabile. Non osai controbbattere. 
 
Erano ormai le tre di notte e io avevo ispezionato ogni singola stanza della casa, dai ripostigli ai bagni. Ma di qualcun altro, a parte i proprietari della vivlla e me  e Cheyenne, non c’era traccia.
Chi era stato allora?
Sembrava uno di quei racconti gialli che tanto amavo in cui l’ omicidio in questione era detto a porte chiuse. Un omicidio a porte chiuse era, probabilmente, uno dei casi più difficili e complicanti nel quale un investigatore si poteva imbattere: consisteva in porte e finestre chiuse, in genere dall’ interno. Chi era allora l’assassino? Come aveva fatto ad entrare, uccidere, ed uscire?
In genere il modo più semplice per compiere un tale omicidio era il veleno, che avrebbe fatto azione solo qualche minuto dopo la somministrazione. Ma, nel nostro caso, era stato usato un lanciafiamme o una fornace, per ridurre in quello stato un corpo.
Cheyenne, infatti, era riuscita ad entrare forzando la serratura con delle forcine per capelli. Una volta ispezionata la stanza scoprimmo che era davvero chiusa da interno, sia finestre che, ovviamente, porta.
-Probabilmente questo è uno dei casi più complessi nel quale io mi sia mai imbattuta, Muddy. –disse ad un certo punto Cheyenne, mentre stavamo esaminando la stanza.
-Probabilmente? –chiesi, sconcertato - Ne hai avuti di più impossibili?
-Nessun caso è impossibile. Li ho, infatti, risolti tutti e non intendo non fare lo stesso con questo. Però, ci fu un caso che mi tolse tempo, energie e pazienza: fu il caso più difficile della mia vita. Ma non parliamo di questo ora, non è proprio il momento adatto.
Cheyenne misurò a passi lenti e lunghi la camera. 
-Facciamo mente locale: tu hai mai visto Kiochi durante la festa? –mi chiese, mentre diede qualche colpetto sui vetri delle finestre.
-No, nemmeno una volta. –risposi.
-Allora possiamo pensare che sia stato ucciso prima della festa. Questa stanza era chiusa a chiave dall’ interno, e lo stesso vale per le finestre. Koichi è stato bruciato… eppure qui non c’è la minima traccia di bruciato o cenere per la stanza, se non nel punto dove è il corpo. Mentre bruci ci si dimena, ci si rotola per terra… ma nemmeno una traccia. Cosa possiamo capire da questo?
-Perché lo chiedi a me? tu non lo sai?
-Certo che lo so, ma sto cercando di farti ragionare. 
-Mi dispiace, ma non saprei.
-Capiamo, Muddy, che Koichi non è stato ucciso in questa stanza. E’ stato bruciato da un’altra parte e poi trasportato qui. Ma come può essere uscito da qui l’assassino se tutte le uscite erano chiuse dall’ interno?
Tacqui, più confuso di prima. 
-La risposta viene da se… immagina la scena: il signor Koichi entra nella sua stanza, probabilmente per darsi un ultima preparata… chiude a chiave la porta dall’ interno, la paranoia che gli possa accadere qualcosa di brutto lo induce a fare questo, ma ecco che all’ improvviso qualcuno spunta dal nulla e lo uccide. 
-Come ricostruzione sembra buona. –dissi io –Ma da dove sarebbe entrato?
-Sapevo che saresti caduto nel mio tranello, Muddy: non è per niente buona. Infatti, abbiamo appena detto che l’ uomo non è stato bruciato in questa stanza, ma in un'altra. 
Sbuffai, sconsolato. Come era possibile?
-Aspetta… forse ho capito. –dissi io –Se è vero che è stato ucciso in un'altra stanza, allora è semplice: il colpevole lo ha ucciso e poi lo ha trasportato nella sua camera, aprendola con le chiavi di Koichi!
-Ci avevo pensato anch’ io, ma ho ovviamente scartato quell’ opzione. –disse lei.
-E perché mai?
-Sentiamo, come sarebbe uscito l’assassino se era tutto chiuso dall’ interno?
Rimasi zitto, rimuginando su quel dettaglio fondamentale che mi ero lasciato scappare. Non seppi rispondere, ovviamente. Ma Cheyenne sì.
-Sappiamo che quest’ uomo è stato trasportato qui dopo essere stato ammazzato. –cominciò lei –Ora dobbiamo solo capire come ha fatto ad uscire di qui. E credo di sapere dove trovare la soluzione.
 
Una volta usciti dalla camera del cadavere, io e Cheyenne ci ritrovammo dentro la libreria della villa. Uno strano silenzio aleggiava nell’aria, interrotto solamente dagli scricchiolii delle assi di legno del parquet.
-Perché siamo venuti qui? –le chiesi.
-Sto cercando la mappa di questo edificio, dovrebbe stare insieme agli annali e al proggetto di costruzione iniziale.
Non le chiesi a cosa le sarebbe servito perché la vidi subito troppo concentrata in quello che stava facendo. 
Dal canto mio, iniziai a sbriciare fra i libri che stavano stipati lì, tutti in ordine di argomenti. C’erano gialli, romanzi, libri storici, fiabe, manuali di storia e filosofia… Eppure, mi sembrava che la libreria di Cheyenne, nonostante più piccola di quella, avesse più libri dentro. Più… cultura. 
Mi saltò all’occhio una copertina che mi sembrava familiare. Mi allungai verso di essa e sorrisi, leggendo il titolo.
Intanto Cheyenne arrivò da dietro di me con un quaderno vecchio e logoro, per aprirlo poi su un tavolino poco distante, rivelandone il contenuto: era la mappa dell’edificio, ma subito lei girò pagina. Sfogliò il quaderno e finalmente si fermò. Non sapevo che cos’era: a me sembravano semplicemente disegni senza senso, scarabocchi con accanto lettere e numeri.Ma per Cheyenne, ovviamente, rappresentavano tutt’altro. vidi i suoi occhi illuminarsi.
-Hai capito? –le chiesi.
-Si. Ci manca solo una cosa, un piccolo tassello per completare il puzzle. Ma quale? Cosa mi sfugge, cosa?! –si guardò un po’ intorno, poi vidi il suo sguardo puntarsi sul libro che avevo fra le mani –Che libro è?
-Questo? Lo lessi quando ero piccolo e mi ricordo che mi piacque moltissimo, lo sfogliavo in continuazione. E’ Robinson Crusoe! Lo adoravo! mi piacevano i pirati e…
-Ho capito! –mi interruppe –Ho capito tutto! Muddy, vieni con me!
Mi prese per mano e cominciò a correre. Io buttai a terra il libro e tentai di starle dietro. Risalimmo le scale e ci ritrovammo nuovamente nella camera del nostro defunto cliente. Lei si avvicinò al corpo e gli esaminò attentamente le mani. Dopo vari minuti che le osservò, quasi senza sbattere le palpebre, scattò in piedi entusiasta.
-Ho capito tutto! So dov’è l’assassino, so tutto! –urlò.
-Bene, allora aspettiamo Henry e…
-Ma quale aspettiamo Henry?! Noi ci andiamo ora e, se gli va, poi si prende il merito lui. 
-Ma potrebbe essere pericoloso, e dovremo sicuramente spostarci, ci serviranno delle volanti della polizia per sbrigarci!
-Non dobbiamo spostarci, l’assassino è qui, in questa villa. E per quanto riguarda il pericoloso, saremo molto meno in pericolo da soli che con quel branco di imbecilli.
Detto questo, la mia amica cominciò a tastare il pavimento e a dare pedate. Ad un certo punto della stanza si bloccò e sorrise. Andò verso il camino che stava nella stanza e prese una spranga di ferro che stava l’ appoggiata, di quelle per smuovere i tizzoni ardenti. Si rimise sul punto di prima e, sotto il mio sguardo incredulo, cominciò a colpire con la spranga il pavimento di legno. I suoi muscoli erano contratti e la sua fronte tesissima, segno che ci stava mettendo davvero molta forza.
Le assi di legno del pavimento, distrutte, vennero poi scagliate lontano da Cheyenne… Una volta sparite, vidi la scoperta di Cheyenne: sotto al pavimento in legno c’era un altro pavimento, più probabilmente un soppalco, con una botola. La aprì senza difficoltà: da lì delle scalette portavano a chissà quale oscuro luogo. Lei mi guardò.
-Allora, che ne dici? Così è riuscito ad uscire? –chiese.
-Non ha senso… -dissi –Il pavimento non era rotto quando siamo entrati… 
-Certo che non era rotto, lì accanto al letto c’è un apposita leva che fa scattare un meccanismo che fa spostare le assi di legno. –Disse, mostrandomi i meccanismi nascosti sotto le assi di legno.
-E allora perché le hai distrutte?! 
-Perché così faceva più scena, non ti pare?
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: SmokingRum