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Autore: giuls_lol    27/03/2012    3 recensioni
Dopo il fallimento di un attentato alla vita di suo padre, Kurt entra a far parte di un programma di protezione. Blaine sarà l'agente a cui viene affidata la sua protezione.
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prologo

"Papà, ho sentito alla televisione che un uomo ha tentato di spararti…Dio, stai bene?”, chiese Kurt, la voce che gli tremava dallo spavento.

"Sì figliolo, sto bene. Non mi sono fatto neanche un graffio", rispose il padre, cercando di tranquillizzare il figlio.

"Chi è stato? Perché  lo ha fatto? Santo cielo, se penso che avrebbe potuto…che avrebbe potuto…", rispose Kurt, e iniziò a singhiozzare al solo pensiero. 

Sarebbe stato troppo, davvero troppo doloroso perdere il padre.

"Lo so, Kurt, lo so. Ma non è successo, grazie al cielo. Voi come state, è tutto a posto a scuola? Carole e Finn? Stanno bene?", chiese Burt, mettendosi una mano sul fianco.

"Sì, qui è tutto a posto. Stiamo tutti benissimo, e a scuola…beh, va come sempre. Finn tiene alla larga Karofsky. Al Glee ci stiamo preparando per le regionali e…mi manchi tanto. Manchi a tutti", disse Kurt, sospirando pesantemente.

"Già…anche voi…anche voi mi mancate molto. Ma non sarà ancora per tanto, te lo prometto. Appena finisce questo mandato mollo tutto. Non ne posso davvero più, troppo stress tutto insieme…", disse Burt, sospirando per la stanchezza. 

Non lo disse al figlio, ma in realàtà si sentiva terribilmente in colpa nei confronti della sua famiglia. 

Si sentiva come se li avesse abbandonati.

"Stai attento alla pressione, ti prego. L’ultima cosa che voglio è che ti venga un altro infarto. Mancherebbe giusto quello”, disse Kurt.

"La controllo tutti i giorni, non ti preoccupare. Va tutto bene, tutto benissimo!", gli ripeté Burt. 

"Mmm…va bene, mi fido…Carole vuole parlarti. Te la passo…ti voglio bene, papà", disse Kurt, vedendo la donna avvicinarsi a lui, la tensione e la preoccupazione stampate in volto.

"Anch’io, figliolo, anch’io. Stammi bene", disse.

A queste parole Kurt passò il telefono a Carole.

Con il sottofondo della voce ansiosa di Carole, si avviò vero le scale per andare in camera sua, trascinando i piedi sul pavimento.

Chiuse silenziosamente la porta, poi si avvicinò alla sua finestra.

Si appoggiò con l’avambraccio allo stipite della vetrata che dava sul giardino di casa sua e guardò fuori, la sua mente piena di brutti pensieri. 

Se a suo padre fosse successo qualcosa...qualunque cosa...lui non sarebbe sopravvissuto. 

La perdita di un genitore in una vita basta e avanza.

Le lacrime fecero capolino nei suoi occhi.

No. Basta. 

Si impedì di lasciarle scendere, prendendo con le dita sottili il cellulare dalla tasca dei jeans. 

Cercò un contatto, il più recente, e premette il pulsante di chiamata. 

Attese, trattenendo il respiro, che la persona che tava chiamando rispondesse.

“Rachel…ho bisogno di un po’ di compagnia. Ti andrebbe di venire a dormire da me?”, chiese in un soffio alla sua migliore amica.

 

 

 

“Deputato Hummel. Ho il capo dell’ FBI sulla linea 1, come mi aveva richiesto”, disse un ometto, facendo irruzione nello studio di Burt.

“Grazie, John”, disse Burt, rivolgendo un sorriso veloce all’ometto e liquidandolo con un gentile gesto della mano.

“Carole, adesso devo andare. Sì, devo organizzare quella cosa di cui ti ho parlato. Ti chiamo più tardi. Ti amo”, disse.

Premette un piccolo pulsante che stava lampeggiando di luce rossa.

“Signor Hummel, è un piacere avere a che fare con lei. Sono Robert Muller. Voleva parlarmi?”, domandò il capo dell’FBI dall’altra parte del telefono.

Burt sbuffò sonoramente.

“Io…dopo quello che è successo questo pomeriggio…è ovvio che qualcuno vuole ferirmi. E sono convinto che se questa persona mi odia tanto sa perfettamente che l’unica cosa che potrebbe distruggermi è fare male ai membri della mia famiglia. A mio figlio, in particolare. Lui è così…è così innocente”, disse Burt, sinceramente preoccupato e sconvolto.

“Capisco cosa vuole chiedermi. Penso che si possa fare, sì. Mi lasci qualche ora per parlare con qualcuno dei miei ragazzi e sarà fatto”, disse Robert Muller.

“Perfetto, grazie. Buona giornata, signor Muller”, disse Burt.

“Anche a lei”, fece l’altro, e poi riattaccò.

 

 

Robert Muller percorse il corridoio che conduceva alla sala riunioni. Aprii di slancio la porta, non curandosi minimamente di farsi annunciare.

Era abituato così. Lì, lui era il capo.

“Agente Anderson”, disse, facendo un cenno all’uomo seduto sulla sedia.

“Buongiorno, signore”, disse l’uomo, alzandosi compostamente.

“Il deputato Hummel poche ore fa mi ha chiamato per chiedere un programma di protezione per suo figlio”, disse, sedendosi alla sedia all’estremità del tavolo.

“Dopo l’attentato che c’è stato oggi, teme per la sua salute. Il tuo compito è quello di non mollare quel ragazzo neanche per un secondo. Questo è il fascicolo contenente tutte le informazioni utili che possono influire sul caso. Studialo durante il viaggio”, disse, facendo scivolare sul tavolo di legno laccato una busta.

“Domattina atterrerai all’aeroporto e ti dirigerai subito a Lima, Ohio. Entrerai discretamente nella vita del ragazzo e lo proteggerai. Questo è tutto. Conto su di te, non deludermi. Buon viaggio, agente Anderson”.  

 

 

L’agente Anderson tornò a casa in poco tempo dalla sede dell’FBI.

Quando la segretaria lo aveva contattato dicendogli che era urgente, si era portato avanti e aveva già infilato tutto ciò che aveva in valigia, preparandole poi all’ingresso.

Così, tutto ciò che dovette fare fu scendere in strada con la valigia stretta in una mano e una borsa a tracolla, chiamare un taxi, caricare i suoi bagagli, salire sul taxi e dire all’autista la sua destinazione.

Arrivato all’aeroporto e pagato l’autista, scese con i suoi bagagli stretti fra le mani e si avviò all’ingresso.

Depositò la sua valigia sul nastro trasportatore, tenendo invece la borsa come bagaglio a mano, e si avviò verso il check-in.

Salì sull’aereo praticamente per primo, così scelse il posto che più preferiva e estrasse dalla sua borsa il fascicolo che parlava del figlio del deputato Hummel. 

"Kurt e Burt. Burt e Kurt. Si assomigliano terribilmente", pensò divertito tra sé, dopo aver letto il nome del figlio del deputato Hummel. 

L'aereo decollò.

Durante il viaggio lesse tutte le informazioni su quel ragazzo, tante delle quali trovò inutili. 

Cosa serviva sapere per esempio il suo cibo preferito? 

Assolutamente a niente.

Dopo quello che sembrò un tempo infinitamente breve sentii la voce del capitano proveniente dall'altoparlante annunciare l'imminente atterraggio. 

Sceso dall'aereo, davanti al nastro trasportatore, si sistemò il nodo della cravatta nera, un classico per gli agenti dell'FBI. 

Ritirati i suoi bagagli, uscì dall'aeroporto e chiamò un taxi. 

L'aeroporto distava circa un'ora dalla cittadina di Lima, e l'agente Anderson sfruttò questo tempo per prepararsi all'incontro con la famiglia del deputato e in particolare con il suo protetto. 

Era sempre difficile rapportarsi con i protetti. 

Le tre esprienze di protezione testimoni che l'agente Anderson aveva avuto non erano state un granché positive. 

Certo, i protetti non erano stati uccisi, e quindi le missioni erano state portate a termine. 

Chissà se sarebbe andata diversamente questa volta. 

Questi e simili pensieri gli affollarono la mente durante il viaggio in taxi. 

Quando il taxi parcheggiò di fronte ad una bella villetta, l'agente Anderson entrò in modalità professionale. 

Si guardò attentamente intorno per inquadrare la zona, e rendersi conto degli eventuali interventi da fare per renderla più sicura. 

Scese dalla macchina, prese i suoi bagagli, pagò il tassista e si avviò verso la porta. 

Si sistemò nuovamente la cravatta, fece un respiro profondo, alzò il braccio e suonò il campanello.

 

 

 

NDA

salve a tutti!  beh, da dove cominciare? mmm...dunque...questa è la prima fan fiction che pubblico, ne ho scritte tante ma le ho sempre tenute per me...
solo che l'idea di questa mi ha coinvolto talmente che ho deciso di pubblicarla...ho già scritto tutta la storia nella mia testa, ora devo solo trovare il tempo
di scriverla a computer u.u
il titolo tradotto significa protezione della porcellana (chissà perchè poi porcellana) e spiegherò meglio nel prossimo capitolo perchè è proprio questo il titolo.
per chi sta leggendo questo capitolo e ha intenzione di recensirlo *elemosinarecensioni*, vorrei sapere oltre a cosa ne pensate, anche se preferite capitoli
più lunghi o se così vanno bene, e se avete consigli in generale...
per gli aggiornamenti ho pensato che dovrei riuscire a fissarmi 2 giorni alla settimana...ci devo ancora pensare però...vi farò sapere nel prossimo capitolo ;)
dopo tutte queste inutili informazioni che vi sto dando perchè spero che qualquno legga questa storia, credo di aver finito...
ringrazio di cuore la mia beta betucciola Adelina, che mi sta sempre vicina e mi supporta...tantoammore a te, adels <3
beh, che dire, ringrazio chi è arrivato a leggere fino a qui...grazie mille e al prossimo capitolo!

Giuls

  
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