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Autore: xyoumakemesing    28/03/2012    12 recensioni
"Tu sei il migliore, Zayn. Quanti ne hai già uccisi?” domandò.
“Quarantasei” dichiarò secco il ragazzo, fissandolo senza alcun timore.
“E hai solo ventiquattro anni!” esultò l'uomo piacevolmente sorpreso, concedendogli un piccolo applauso.
“Tornando a noi, voglio che tu faccia fuori Arianne.” disse semplicemente, come se stesse parlando del suo gusto di gelato preferito.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: Questa storia è stata scritta a quattro mani, dalla sottoscritta e da Eleonora
 , senza un preciso motivo a dire il vero. Non siamo fans degli One Direction quindi non c'entriamo nulla con questo fandom ma Eleonora ha una cotta per Zayn, (e io per Niall ma questo è un dettaglio), quindi abbiamo deciso di buttarci in quest' avventura. 
E' meglio avvisarvi che nessuno degli altri ragazzi sarà presente a parte il protagonista e che questa storia non è scritta a fini di lucro. Zayn Malik non ci appartiene (con enorme disappunto di Eleonora) e tutto ciò che troverete scritto è solo frutto della nostra fantasia.


Primo capitolo.


Proprio come in ogni suo appostamento, Zayn era seduto sulla sua Mustang Cobra del '68 con in mano gli occhiali da sole.
Mordicchiò distrattamente la stecchetta laterale dei Rayban scuri, scrutando con occhio vigile la folla di ragazzi che si ammassavano fuori dall'ingresso del liceo statale della città.
Uno dopo l'altro, i giovani camminavano in direzione della strada parlottando tra di loro. Un gruppetto di giocatori di basket si fermò sul marciapiede senza neanche accorgersi che una ragazza stesse per sbattere contro la schiena di uno di loro.
Zayn la riconobbe subito, Arianne Benoit camminava a testa alta, zigzagando tra la gente, diretta alla fermata del bus. La seguiva da più di una settimana e onestamente non aveva conosciuto qualcuno con una vita più monotona della sua.
I capelli ramati erano legati in una coda di cavallo disfatta, la camicetta a scacchi azzurra era aperta e lasciava intravedere la canotta bianca.
Camminava svelta tra gli studenti, con le ballerine nere ai piedi, rivolgendo di tanto in tanto un sorriso a qualcuno.
Zayn la fissò ancora per qualche istante prima di prendere la sua macchina fotografica e scattare un paio di foto. Maledisse più di una volta qualche studentello idiota che invadeva l'obiettivo, nascondendo completamente la ragazza.
Zummò sul suo viso poco abbronzato, notandola sbuffare, scattò ancora qualche foto e poi lanciò la macchinetta sul sedile vuoto accanto al suo. Quando puntò nuovamente lo sguardo verso la ragazzina, la vide sorridere divertita verso il tizio che le stava davanti: un bel palestrato dall'aria californiana che le aveva gentilmente tolto dalle mani un po' del carico di libri che reggeva con fatica, sorridendole a sua volta. Zayn si accorse che la fissava con lo sguardo di chi, in realtà, non vuole solo portare semplicemente degli stupidi libri anche se lei pareva non accorgersene.
Strinse le mani intorno al volante sospirando. Quella sarebbe stata solo la quarantasettesima. Era solo un numero. Non poteva cominciare a farsi coinvolgere proprio in quel momento. La sua carriera era stata ottima e senza macchia. Mai un errore, una distrazione. Quella era una delle tante, niente di più.
Aveva ucciso così tante persone che non doveva più essere un problema per lui.
E anche se quel viso innocente per un attimo l'aveva frenato scosse la testa con rabbia: Lui era Zayn Malik e quello era il suo mestiere. Una ragazzina non gli avrebbe di certo rovinato la reputazione.

*


Come ogni giovedì pomeriggio, Arianne era seduta sullo sgabello del piccolo bar del centro.
Quel giorno della settimana non tornava mai a casa per pranzo, preferiva mangiare un panino al volo e attendere  l'inizio dei corsi pomeridiani.
Per portarsi avanti coi compiti della mattina seguente,  si era portata da casa il libro di letteratura inglese. Aveva un test molto importante l'indomani ma non riusciva a concentrarsi; sfogliava le pagine con la testa tra le nuvole, sbuffando annoiata di tanto in tanto.
Era stanca. Stanca della vita che si trovava a dover vivere, quasi non avesse scelta.
Sua madre l’aveva abbandonata, morendo fin troppo giovane. Suo padre da quel giorno non era stato più lo stesso, come se lei ne ricordasse uno diverso, aveva cominciato a bere noncurante del fatto  che toccasse a lui portare il denaro a casa per mantenere la famiglia.
Le disgrazie, Arianne lo sapeva, non arrivavano mai da sole. Perciò quando suo fratello Greg cominciò a portare denaro a casa, somme esorbitanti che riempivano il frigo per mesi interi qualche domanda Arianne se la porse.
Senza dare peso alla cosa però, permise al fratello di occuparsi di loro.
Gli permise di dormire fuori per giorni, tornando poi e rimanendo a casa per un paio di notti e per poi vederlo andare via di nuovo.
Arianne sospettava che ci fosse qualcosa di losco sotto, ma Greg le ripeteva di non immischiarsi.
Le paure della ragazza furono confermate quando qualcuno ritrovò il cadavere del suo adorato fratello che galleggiava placidamente dentro una delle immense vasche dell’acquedotto comunale.
I segni sulle braccia e sui polsi lasciavano intendere che si fosse suicidato. Tagliato le vene, così le dissero.
I tempi erano duri, ma Arianne conosceva bene suo fratello.
Mai e poi mai avrebbe voluto, di sua volontà, lasciarla sola. Mai si sarebbe suicidato. Per le autorità però, il ragazzo si era tolto la vita proprio come tanti altri, senza una reale motivazione.
E da quel momento le cose erano peggiorate. Come una macchina senza freni che va in discesa, giorno dopo giorno i problemi erano tornati prepotentemente e a  moltiplicarsi.
La dispensa vuota, le tasse scolastiche non pagate, le bollette lasciate sui ripiani della cucina ad accumulare polvere. Suo padre spariva per tutto il giorno e quando  tornava, la sera tardi, era puntualmente ubriaco. Si accomodava sul divano a sbraitare contro la televisione e tanti saluti.
Arianne aveva rimesso in sesto l’andamento finanziario della casa utilizzando - seppur a malincuore - i soldi destinati alla sua istruzione universitaria che Greg aveva conservato.
Proprio perché Arianne sapeva che le disgrazie non arrivano mai da sole comprese ben presto che suo padre non solo si ubriacava tutte le sere, ma si faceva di strane sostanze in grado di farlo diventare un'altra persona.
La campanella della porta del locale tintinnò e all’aprirsi della porta, fece il suo ingresso un ragazzo.  Arianne si voltò incuriosita, vedendolo entrare con andatura lenta e sicura.
Teneva le mani dentro le tasche dei pantaloni scuri, il cappuccio della felpa abbassato e gli occhiali da sole sul naso. Aveva visto un sacco di ragazzi ma mai così schifosamente belli.
Lo sentì ordinare un cappuccino e una ciambella con la glassa sopra. Quando tirò fuori i soldi per afferrare il bicchierone di carta che il commesso gli porgeva, Arianne notò una cicatrice all’altezza del pollice che scendeva fino al polso.
Il ragazzo si voltò a guardarla e lei non potè proprio evitare di sentirsi una scema per aver fissato così a lungo un completo estraneo;  lui le rivolse un sorriso educato facendola arrossire fino alle punte dei capelli e distogliere immediatamente lo sguardo concentrandosi sul suo libro.





Non pensavamo che questa storia potesse suscitare così tanta curiosità,
ringraziamo immensamente tutte voi che avete recensito, chi l'ha messa già tra le preferite/seguite/ricordate.
Speriamo che questo capitolo sia di vostro gradimento anche se è più che altro di transizione.
L'azione arriverà col prossimo capitolo, promesso!
Gotta Catch' em all! (?)

  
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