Un altro epilogo, sicuramente diverso dal precedente, e un
po’ più…oscuro. In qualche modo devo dire che si è scritto da solo, ho
immaginato una situazione, ma non avevo idea di come si sarebbe potuta concludere…poi le parole sono uscite da sole.
Da questo traspare sicuramente una parte di me, perché ho
cercato di immedesimarmi in Cassandra il più possibile…quando l’abnegazione
cessa, quando dici:ora basta.
Non so a quanti potrà piacere, spero comunque
che vi diverta.
È ambientato qualche mese dopo la fine del mio racconto.
Fatemi sapere, please!
Sara
Severus Piton entrò sbattendo
violentemente la porta dell’ufficio di Silente, un’ espressione
feroce sul volto
-
E’ vero? – gridò
Silente alzò
su di lui due occhi stanchi e preoccupati
-
Temo di si, Severus.
-
Che cosa pensate di fare?
-
Non possiamo fare niente, lo sai bene. Ma ricordati che
Voldemort non ha potere su Cassandra
-
Se non ha potere
– sibilò Piton – come hanno fatto i Mangiamorte a
catturarla?
-
Hanno aspettato
che fosse molto provata. L’anno presa di ritorno da un
viaggio ad Azkaban. Ma ho piena fiducia in lei, sulla sua volontà
Piton sbatté la mano sul
tavolo
-
Di’ un po’, l’hai
incontrata ultimamente, l’hai guardata negli occhi?
-
No, non ho avuto
il piacere d’incontrarla, ma non avresti dovuto neanche tu, Severus
-
Non puoi
togliermi anche questo! Non puoi impedirmi, di guardarla da lontano, di
preoccuparmi per lei, visto che tu non lo fai! Vuoi sapere cosa ho visto? Lei è
morta. Tu l’hai uccisa! Non c’era più
niente nei suoi occhi l’ultima volta che l’ho vista!
Non può farcela… Devo andare a prenderla. – concluse
avviandosi verso la porta
-
Severus, te lo
proibisco!
Piton si voltò di scatto
-
Lei è mia! Hai
capito, mia! E andrei fino all’inferno per
riprendermela! Lei è stata l’unica cosa che veramente mi appartenesse
nella mia vita…e tu me l’hai tolta! L’unica cosa che mi ha permesso di ubbidire
hai tuoi ordini sono state le tue rassicurazioni sulla
sua sicurezza. È dov’è tutto questo adesso, Silente? Dove
sono le tue rassicurazioni? Che ne è della mia
promessa, adesso? Io andrò, e tu non potrai fermarmi.
-
Va’ allora. –
disse il vecchio mago.
Ma l’altro si era gia sbattuto la porta alle spalle. A
Silente non restò altro che abbandonarsi ad un sospiro compiaciuto, sperando che
Severus non fallisse, che rimediasse a quella sua imperdonabile leggerezza.
Altrove…
Cassandra giaceva su un
pavimento di fredda pietra: era esausta, dolorante.
Non li aveva sentiti
arrivare. Le erano piombati addosso d’improvviso…tre,
quattro, non sapeva dirlo con certezza. Tornava da Azkaban, la sua mente
come spenta pur di cercare di non pensare, di non pensare a cosa aveva visto in
quelle teste, tra quelle mura…di non pensare a quello che era diventata la sua
vita in quegli ultimi mesi.
Dovevano averla seguita per giorni, non c’era
altra spiegazione, dovevano averlo pianificato con
cura: un colpo alla testa ed era svenuta. Per un attimo aveva pensato di essere
stata sorpresa da dei balordi babbani…sarebbe stato il colmo…ma quando aveva
ripreso i sensi si era accorta che quella stanza non aveva niente di babbano: quella specie di segreta in cui l’avevano gettata era in puro stile mago, o meglio…mago
oscuro. Avevano anche avuto l’accortezza di non usare incantesimi su di lei,
dovevano aver avuto ordini precisi, a pensarci bene era stato geniale:
aspettare che fosse così esaurita da poterla cogliere di sorpresa, e farle
perdere conoscenza in modo che non potesse reagire.
Tanto di cappello al Signore Oscuro!
Cercò di tirarsi
faticosamente in piedi, dovette appoggiarsi al muro, ma non ce la faceva a
tirarsi su, non ancora. Non sapeva se le avessero dato
qualcosa…no…non avrebbe funzionato una volta sveglia, o almeno se lo augurava. In realtà la
sua mente era stanca ed il suo corpo distrutto, non riuscivano più a badare
l’uno all’altro… “mens sana in corpore
sano”…quasi le scappava da ridere. Buon segno, la mente era più lucida adesso
di quanto lo fosse stata negli ultimi tempi e l’ironia l’aiutava, se la sua
volontà restava salda forse almeno la sua difesa magica avrebbe funzionato,
anche se per ora non avrebbe avuto le forze per
attaccare…sperava che la tenessero in quella specie di sotterraneo per un bel
po’. Doveva riposare, riacquistare le forze…ma temeva che Voldemort lo intuisse
questo…no, non le avrebbe lasciato questo vantaggio.
Qualsiasi cosa volesse da lei.
La porta si aprì con un suono
pesante che riecheggiò nei freddi sotterranei. Cassandra alzò gli occhi sul suo
carceriere con un sorrisetto cinico ed uno sguardo di puro e divertito odio. Il
sorriso si allargò ulteriormente quando riconobbe la flaccida e patetica figura
che aveva davanti: Codaliscia.
Il sorcio si sentì gelare:
fece un salto indietro emettendo un suono che assomigliava ad uno squittio.
Forse non si aspettava di trovarla sveglia, o forse aveva solo una gigantesca
paura di lei. Non provò a sondare la sua mente, era una persona inutile, e voleva
preservare quelle poche energie che le restavano.
Trovò la forza di alzarsi e
di rimanere in piedi senza barcollare.
Si avviò verso la porta con
passo lento ed un po’ incerto , ma le spalle erette,
la testa alta. Al suo passaggio Codaliscia si schiaccio contro la porta,ma poi chissà dove trovò la forza di scortarla lungo i
corridoi, ad un certo punto cercò di afferrarla per il braccio, forse per farla
accelerare, una sola occhiata di Cassandra lo costrinse immediatamente a
desistere dal suo intento.
Le porte si aprirono in un grande salone in pietra, completamente spoglio, le torce che
ardevano lungo le pareti rischiarando l’ambiente. Il signore oscuro era là,
seduto su quello che non poteva definirsi in altro modo se non trono.
-
ah, Codaliscia, vedo che hai introdotto qui la nostra
ospite… - disse Voldemort con quella sua voce bassa e sibilante – spero che le tue
maniere non siano state troppo rudi. Và, ora.
Il sorcio sgusciò via, lasciandoli
soli.
-
Ti vedo provata Cassandra, prego accomodati – disse poi rivolto
a lei facendo apparire una sedia.
La donna prese posto di
fronte a Lord Voldemort
Lui la osservò a lungo con
quei suoi gelidi occhi rossi prima di tornare a parlare
-
come è ironico il destino a volte…una creatura così
potente ridotta in questo stato…
Cassandra pensò che lui aveva vagato anni ridotto in uno stato ben peggiore del suo,
ma si limitò a continuare a guardarlo, la mente ben chiusa, l’espressione
indecifrabile.
-
oh, se ti fossi unita a me. Quante cose avremmo potuto
fare tu ed io. Ma sei ancora in tempo, riprenderai le
forze. Unisciti a me, adesso, non vedi come ti ha ridotto Silente?
-
Quello che mi ha
ridotto così – si decise a rispondere – è stato vagare nelle menti e tra i
ricordi dei tuoi seguaci, Voldemort. Non credo che compiendo io stessa quelle azioni la mia situazione sarebbe stata
migliore…
-
Questo
perché hai ricevuto un’educazione sbagliata: se avessi accarezzato e coltivato
la tua ambizione, la tua sete di potere, il tuo desiderio di vendetta per
quello che i tuoi parenti ti avevano fatto saresti stata incredibilmente
potente. Non esistono il bene ed
il male, Cassandra, esiste solo il potere e chi è
troppo debole per cercarlo. – una pausa e poi - Tua madre era una di noi…
-
Mi ha madre ha fatto le sue scelte, io ho fatto le mie.
-
Quindi questo è un no?
-
E’ un no. – confermò lei con voce calma, continuando a fissarlo
-
Secondo me devi pensarci ancora un po’. Ti sarà chiaro vero che non
ti lascerò uscire di qui: o con me, o la morte…
-
Hai intenzione di
sfidarmi a duello? Sai che bello un duello di magia tra due maghi che non
possono morire…
Il Signore
Oscuro la omaggiò di un sorriso terrificante mentre rispondeva
-
Ma tu puoi morire, Cassandra: se lo desideri, e ti giuro…che potresti
arrivare a farlo, o con altri mezzi. Credo che non ti ucciderei con la magia…se
dovessi scegliere credo che trafiggerei il tuo cuore
con un pugnale…vorrei sentirlo penetrare lentamente nella tua carne mentre il
tuo corpo, e tu con lui, vi abbandonate dolcemente alla morte. Che grande atto d’amore sarebbe, non è vero Cassandra? Chi avrà il coraggio di dire dopo questo che il Signore Oscuro
non può amare… - fece una piccola pausa continuando a guardarla negli occhi.
Aveva un potere sottile
Voldemort, subdolo, affascinante in qualche modo, non si stupiva che tanti
avessero ceduto. Forse, si disse, se avesse potuto
parlarle qualche anno prima…ma non adesso, adesso era troppo tardi. Lui riprese
a parlare:
-
Credo che per te
sia meglio riflettere ancora un po’ su questa scelta. Ovviamente dovrò prendere
delle precauzioni. Credo che fiaccare il tuo corpo sia il metodo più semplice e
fruttuoso, vista la situazione. E visto che questo
sembra essere il tuo punto debole… niente magia contro di te, dolce Cassandra,
i babbani sono ingegnosi a volte, nelle loro limitate capacità e nella loro
limitata fantasia…credo che ti darò a McNair: boia di professione per puro e
autentico diletto. Chissà cosa ti farà…avrei preferito qualcosa di più elegante
e di classe per te, e forse di anche più morboso e terribile, ma
sfortunatamente Lucius non è con noi in questo
periodo.
In quel momento la porta si
aprì di scatto ed un uomo fece il suo ingresso rispettoso eppure deciso,
scagliando lontano con un colpo di bacchetta Codaliscia che evidentemente aveva
cercato di opporsi a quella intrusione, sibilandogli
appena
-
scansati pezzente
Il signore oscuro alzò la
testa con lo scatto di un serpente in direzione dell’inopportuno visitatore, ma
quando le sue iridi rosse misero a fuoco la figura che avanzava verso di lui
tutta la sua rabbia sembrò placarsi.
Cassandra non si era voltata,
imperterrita continuava a fissare la figura mostruosa che aveva di fronte.
-
Severus – disse con aria compiaciuta – sei venuto ad unirti al nostro
simposio?
A quel nome Cassandra ebbe un
fremito subito soppresso, sperando che Voldemort non se ne fosse accorto, ma
lui non la guardava in quel momento.
Piton la superò senza
guardarla, inginocchiandosi velocemente, la testa alta
-
mio signore…
-
Dimmi, Severus,
cosa ti spinge a questa intrusione?
-
Ho saputo che
l’avete catturata, mio Signore, volevo sincerarmene
-
Come puoi vedere tu stesso, è qui. Stavamo amabilmente
discorrendo del suo futuro. E delle sue prossime ore
in nostra compagnia, stavo pensando a McNair per farle da cavaliere, ma tu che
dici, Severus, hai un’idea migliore?
-
Mio Signore,
datela a me. Vanto un diritto su di lei
Il signore oscuro sorrise
-
So quanto la odi,
Severus, quanto odio represso porti verso questa dolce
fanciulla…bene, e sia. È tua. Dovrai fare in modo di esaurirla, di
fiaccarle corpo e mente perché non possa usare i suoi poteri. Una volta eri uno
dei migliori, così subdolo e crudele…sarà un piacere
vederti di nuovo all’opera.
-
Grazie, mio
signore, non vi deluderò.
-
te la lascio, allora. Prendila pure
Piton fece
un gesto veloce con la testa, poi si voltò di scatto verso di lei, gli
occhi freddi, il volto duro.
-
Andiamo – le disse rabbioso afferrandola per un braccio e sollevandola
sgarbatamente, poi, sempre tenendola ben salda la trascinò via.
Non la lasciò
finche non furono nella cella, la scagliò lontano con forza, facendola
cadere a terra, la donna emise un gemito di dolore, l’uomo si chiuse la porta
alle spalle, rendendola imperscrutabile con un colpo di bacchetta.
Cassandra restò a terra,
fissandolo, incapace di dire niente di fronte a quella espressione
feroce che ancora segnava quel viso, di fronte al suo respiro pesante che ne
sottolineava la tremenda collera. In qualche modo si era aspettata che una
volta sola con lui avrebbe smesso quella maschera, ma non era stato così, ed
ora lei riusciva solo a rivolgergli uno sguardo
confuso ed intimorito: temeva più lui di Voldemort.
Severus fece un passo e la
colpì violentemente al volto, lei gridò, ma non reagì, sollevò verso di lui due
occhi terrorizzati e imploranti. Questo sembrò indignarlo ancora di più, le fu
di novo addosso e continuò a colpirla ancora con inaudita ferocia, con la
violenza di un animale.
La donna cercava di ripararsi
da quei colpi violenti, gridava e piangeva
Lui si fermò per riprendere
fiato
-
basta, ti prego, basta
mormorò lei, tra le lacrime. Lui gridò, completamente
impazzito, la afferrò per le braccia e la sbatté al muro, afferrandola alla gola
-
da quando implori?– le sibilò omicida
E Cassandra capì, capì perché le stava facendo questo.
Cercava una sua reazione. Ma il solo fatto che fosse
lì la annientava completamente, lo guardava, ed il dolore di averlo dovuto
lasciare, represso e schiacciato fino ad allora, tornava prepotentemente in
superficie. Non riusciva ad odiarlo, adesso, riusciva
solo ad amarlo.
La mano di
lui si schiuse dalla sua gola, restarono immobili a guardarsi, poi lei
con uno scatto balzò in avanti e lo abbracciò, affondando il viso nel suo
collo, piangendo disperatamente.
L’uomo restò immobile,
socchiudendo solo per un attimo gli occhi, per cercare di dominarsi. Poi la
staccò con forza da sé, spingendola lontano ed urlandole:
-
Non mi servi
così! non ti voglio così! Diventi come tutte le altre,
ed io non provo nulla, nulla!
E se ne andò,
sbattendo la porta. Lasciandola a terra, distrutta, mentre cercava di
riprendere il controllo di sé, di ritrovarsi in qualche modo.
Il corpo le faceva un male
del diavolo, e l’aver dormito su quel nudo pavimento di pietra non l’aveva
certo aiutata. Fissava il soffitto, il respiro regolare, forse appena un po’
pesante. Il volto era serio, con quella espressione
degli occhi e delle labbra che preannunciava tempesta. Passato lo smarrimento
iniziale, lasciata sola a sé stessa, la “cura” di Severus cominciava lentamente
a fare effetto. L’avevano ferita soprattutto le sue parole finali: “non provo nulla, nulla!”, voleva giocare la parte
dell’indifferente con lei? Bene, avrebbe atteso, sarebbe
stata pronta a riceverlo…oh, antica rabbia, antica passione…la sentiva
farsi strada, crescere di nuovo in lei…Voldemort si sbagliava, non era il
corpo, né la mente il fulcro dei suoi poteri: era il ventre il luogo dove
covavano le sue emozioni, si concentravano ed esplodevano…ma presto lo avrebbe
imparato.
La porta della cella si aprì
lentamente, lo spicchio di luce che ne filtrava la investì in pieno. Voltò
lentamente la testa, la sagoma nera che vi si stagliava era inconfondibile, gli
rivolse un occhiata crudele, un sorriso agghiacciante
-
Adesso va meglio.
– disse Severus entrando e chiudendosi la porta alle spalle
Anche lei si alzò, ignorando
il dolore, e restò in piedi a fronteggiarlo, l’uomo le si
avvicinò, sospingendola lentamente alla parete, appoggiò le mani al muro
ai lati della sua testa, intrappolandola, e guardandola negli occhi con la
stessa espressione perversa che lei gli rivolgeva.
-
tra quanto sarai pronta? – le chiese
-
poco – sussurrò lei, inarcando il bacino verso quello di
Piton
-
Cosa hai intenzione di fare? Restare qui, magari come mia
schiava, o scappare e tornare da Silente?
Lei lo guardò con uno strano
sorriso mentre il corpo di lui le si premeva addosso,
poi chiese
-
A chi va la tua
fedeltà, Severus?
Lui la guardò per un lungo momento prima di rispondere
-
a nessuno, oramai.
– una pausa, mentre continuava a sondarla con lo sguardo -Tu cosa vuoi?
-
Sangue – fu la
sua agghiacciante risposta
-
Di chi? – chiese
lui, pronto a darle ogni cosa mentre le mani di lei
gli risalivano lente la schiena
-
Di Voldemort… e
di Silente, questo mi basta, e che quelli che resteranno si uccidano
pure a vicenda, non mi interessa…questa guerra non è più nostra…ora è solo un
fatto personale.
Lui alzò l’angolo della bocca
in un tetro sorriso, mentre i suoi occhi neri brillavano
-
Lo avrai – disse sulle sue labbra prima di baciarla.