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Autore: marmelade    30/03/2012    15 recensioni
Scrollai le spalle, cercando di leggere per l’ennesima volta l’ennesima pagina, ma venni di nuovo interrotta.
"Scommetto che era tutto programmato".
[...]
Due occhi verdi mi stavano fissando e, se pur coperti da una cascata di riccioli castani, riuscivo a scorgere una luce allegra in essi. Inoltre, un sorriso bianchissimo, faceva da protagonista su quel volto dai lineamenti dolci, incorniciato da due adorabili fossette.

"Non avrei mai immaginato di innamorarmi di qualcuno che, inizialmente, avevo odiato.
Eppure quel qualcuno, era l’unico capace di farmi sentire felice semplicemente guardandomi negli occhi."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Qualcosa di caldo mi sfiorò il viso, accecandomi gli occhi ancora chiusi.
Li aprii lentamente, e i raggi del sole mi diedero fastidio.
Chiusi gli occhi di scatto, coprendoli con una mano, affondando meglio la testa nel cuscino.
Li aprii nuovamente e di malavoglia, ancora più lentamente e il mio sguardo assonnato, si posò verso il soffitto, che era diverso da quello della mia stanza.
Voltai la testa verso destra, e mi accorsi che quelli non erano i miei mobili. Così, posai lo sguardo verso sinistra, e finalmente capii.
La schiena nuda di Robert era accanto a me e si alzava ed abbassava lentamente, accompagnata da sospiri lunghi, rilassati e calmi.
Sorrisi e lo guardai ancora un po’ in silenzio, soffermandomi sui suoi capelli biondo scuro, quasi come se fosse sporco. Mi avvicinai ancora di più al suo corpo e presi ad accarezzargli dolcemente la schiena, per poi passare ai capelli e viceversa, finche non lo sentii sospirare più profondamente e mugolare qualcosa, segno che si era svegliato.
Smisi di sfiorarlo e lo guardai voltarsi lentamente verso di me, con gli occhi ancora leggermente socchiusi, accompagnati da un piccolo sorriso sulle sue labbra.
Si passò una mano sugli occhi, sfregandoli piano, per poi aprirli definitivamente, e posare lo sguardo su di me.
Gli sorrisi dolcemente e lui fece passare un braccio intorno alla mia vita, attirandomi forte a se.
“Buongiorno piccola” sussurrò, con la voce ancora impastata dal sonno.
“ ‘Giorno” sussurrai a mia volta, per poi lasciargli un piccolo bacio sul meno e ritornare con la testa appoggiata al suo petto nudo.
Lui sorrise e mi lasciò un bacio sulla nuca, massaggiandomi dolcemente la schiena.
Chiusi gli occhi per godermi meglio quella situazione.
Era una sensazione stupenda trovarsi tra le braccia di qualcuno che amavi, dopo aver condiviso qualcosa di così importante, come l’amore.
“E’ una bella cosa svegliarsi la mattina con la persona che ami accanto, non credi?” mi domandò, alzandomi il viso con un dito, facendo incrociare i nostri sguardi.
Gli diedi un leggero bacio a stampo sulle labbra, poi gli sorrisi.
“Bellissima…” sussurrai.
Mi strinse ancora più forte a se, facendomi perdere ancora di più nel dolce profumo mattutino della sua pelle, ancora calda d’amore.
“Soprattutto dopo aver passato una notte come questa, non ti pare?” disse, sorridendo malizioso.
Sorrisi anche io, e gli diedi un forte pizzico sul braccio, facendogli una linguaccia.
“Cretino!” dissi ridendo. Lui prese a farmi il solletico e torturarmi, facendomi ridere ancora di più fino a farmi scendere delle lacrime sulle guance.
Era stata una notte magnifica, e lui lo sapeva.
Sapeva quanto mi fosse piaciuto rimanere lì con lui, provare insieme quelle emozioni, ma forse avevo troppa vergogna per dirglielo, per ammetterlo.
Feci parlare solo le mie risate, sperando che capisse.
“Ehi, aspetta…” dissi all’improvviso, dopo un altro infinito bacio.
Robert mi fissò con sguardo interrogativo, mentre mi mettevo seduta nel letto, coprendomi il petto con le lenzuola azzurrine. Guardai la sveglia sul comodino, situato alla mia destra, e quasi sbiancai.
Le sette e mezza del mattino.
Se i ragazzi si fossero alzati e non mi avrebbero trovata, avrebbero iniziato a fare domande continue e stupide battutine allusive.
“Cosa c’è, piccola? Ti senti bene?” mi domandò Robert, mettendosi seduto anche lui, baciandomi una spalla.
 Mi voltai verso di lui, con gli occhi sbarrati.
“Devo tornare a casa, immediatamente!” dissi, levandomi velocemente le lenzuola di dosso e scendendo dal letto, mostrandogli nuovamente il mio corpo nudo.
“Ma come?! Non vuoi rimanere con me?” mi chiese nuovamente, rimanendo ancora seduto.
“Certo che voglio!” risposi, mentre mi infilavo il reggiseno.
“E allora, perché devi tornare a casa? Che fretta c’è?”
Scossi il capo, facendo un piccolo sorrisino.
“Perché potrei essere presa in giro a vita, e non mi conviene tanto” gli risposi nuovamente, mentre infilavo il vestitino, che avevo indossato la sera prima.
“Perché dovrebbero prenderti in giro, scusa?” chiese lui, facendo un mezzo sorriso.
Pensai ai ragazzi e a quello che avrebbero potuto dire sulla notte che avevo passato con Robert.
Ci sarebbero state sicuramente battutine maliziose e risate a non finire per giorni interi, o forse settimane, o mesi, finché non avessero raggiunto il loro unico obbiettivo, ovvero quello di portarmi all’esasperazione più totale.
“Perché loro sono cattivi e mi vogliono torturare!” dissi, immaginando già la scena delle battutine, sentendo echeggiare nelle mie orecchie, il rumore delle loro grasse ed infinite risate.
“Scusa ma… chi sono i cattivi?” domandò, inarcando un sopracciglio, con un’espressione confusa sul volto che cercava di interpretare le mie paranoie.
Mi voltai, dandogli le spalle e sbarrando gli occhi, portandomi una mano sulla bocca, come per maledire tutto quello che avevo appena detto.
Robert non sapeva che cinque ragazzi, uno più bello dell’altro, vivevano a casa mia ormai da un bel po’ per colpa di una caldaia rotta. E non doveva assolutamente saperlo.
Mi voltai velocemente verso di lui, facendo un ampio sorriso e grattandomi la nuca.
“Ho detto cattivi? Scusa, volevo dire cattive. Sai quanto sono insopportabili Helena ed Elyse a volte, no? Sono peggio dei miei genitori, quando vogliono! Ti riempiono di domande assurde e… insomma, hai capito!” dissi e a quelle ultime parole, smisi di grattarmi la nuca e feci cadere il braccio lungo il corpo.
Robert mi guardò un po’ stranito, poi annuì, come se avesse creduto a quella sottospecie di bugia.
“Capisco. Allora, ci vediamo oggi pomeriggio?” chiese speranzoso.
Mi sedetti con le ginocchia sul materasso e mi avvicinai a lui, dandogli un lungo bacio.
“Assolutamente..” sussurrai, e lo sentii sorridere.
Dopo esserci salutati nuovamente con un bacio, corsi verso la porta prendendo la borsa e uscendo da casa sua, avviandomi verso la metro, consapevole del fatto che avrei ricevuto tante, forse troppe, battutine e risolini sarcastici.
Arrivai fuori il portone dopo una lunga ed intensa corsa dalla metro fino a casa mia.
Respiravo a fatica mentre aprivo velocemente il portoncino e salivo le scale di corsa, evitando di far rumore.
Una volta davanti alla porta, presi le chiavi dal fondo della borsa e la aprii piano, per non farmi sentire.
Cigolò appena quando la spinsi, ma a me parve un rumore assurdo e sul mio volto, nacque un’espressione di terrore. Speravo davvero che non mi avessero sentito, o sarebbero stati guai.
Tolsi le ballerine dai piedi e chiusi la porta dietro le mie spalle, scrutando a fondo il salotto.
Sembrava tutto tranquillo e i ragazzi, fortunatamente, dormivano.
Feci un sospiro di sollievo, portandomi una mano sul cuor e mi avviai verso le scale in punta di piedi per salire in camera mia e fare finta di niente.
Passai davanti alla cucina, ma non feci caso a nulla.
Mi sembrava tutto così tranquillo e silenzioso, che pensai che non mi avrebbero mai scoperta.
“Oh ma buongiorno, Mary!”
Come non detto.
Mi voltai di scatto, spaventata, dopo aver sentito la voce di Lou, acuta anche di prima mattina.
Ora erano davvero uccelli senza zucchero!
In cucina c’erano Louis in piedi, appoggiato a un bancone che si strafogava con una tazza di latte e cereali che teneva tra le mani; Zayn stravaccato su uno sgabello,  con gli occhi ancora stanchi e la testa poggiata contro il petto di Helena, che gli accarezzava dolcemente i capelli; Elyse beveva il suo caffè bollente mattutino, fissandomi con uno sguardo malizioso e Liam, seduto anche lui su uno sgabello, che mangiava i cereali e beveva il latte in due tazze diverse, senza utilizzare il cucchiaio.
Feci un piccolo sorrisino, come se volessi infondere sicurezza a me stessa, ma non ci riuscii.
“B-buongiorno anche a voi, ragazzi…!” balbettai.
Dio, come mi mettevano in soggezione!
“Hai fatto le ore piccole, eh Mary?” disse Liam, sghignazzando.
“Ore piccole?!” domandai, facendo finta di nulla “di cosa stai parlando?”
“Oh, bnon bfare bfinta… di non sabefrlo!” intervenne Louis, ingoiando l’ultimo boccone di latte e cereali “sappiamo che sei appena tornata!”.
A quelle parole sbiancai. Adesso non c’era proprio più niente da fare!
“Avete ragione…” dissi “sono uscita stamattina presto per fare una passeggiata. Sapete, fa tanto bene camminare di mattina presto con l’aria fredda! Aiuta la circolazione!” mentii, facendo un altro sorrisino.
Helena roteò gli occhi al cielo, sbuffando.
“E’ incredibile…” sussurrò.
“C-cosa è incredibile, Hel?” domandai, mordendomi il labbro inferiore.
“E’ incredibile come tu possa ancora pensare di prenderci in giro con tutte queste palle, Mary!” intervenne Zayn alzando il tono di voce, ma rimanendo con la testa sul petto della sua ragazza.
“E’ vero, forse qualcuno qui non è intelligentissimo…” e guardò Louis di soppiatto, che continuava a strafogarsi, stavolta facendo fuori un muffin “ma sappiamo che stanotte non hai dormito qui!”.
Louis alzò lo sguardo dal suo muffin, guardandoci uno per uno con gli occhi sbarrati, e  i contorni della bocca sporchi di briciole di cioccolata.
“Giubsto!” sentenziò, ingoiando il boccone che aveva in bocca “come vedi, Zayn non è intelligente, ma ha capito anche lui che non hai dormito qui, stanotte!”.
Zayn scosse il capo ed Elyse roteò gli occhi al cielo, avvicinandosi al suo ragazzo e passandogli un tovagliolo.
“Sappiamo che sei rimasta da Robert, Mary, perché fai finta di niente?!” disse Helena.
“Hai diciannove anni ed è tuo diritto dormire dal tuo ragazzo dopo che ci hai fatto sesso insieme, no?”.
Guardò gli altri e loro annuirono, come per darle ragione per la cosa giusta che aveva detto.
“Vado a farmi una doccia…” dissi, avviandomi fuori dalla cucina.
“Ah, Mary?” disse all’improvviso la voce di Elyse.
Mi voltai verso di lei con sguardo curioso ed impaziente, mentre vedevo i ragazzi sghignazzare leggermente, tranne Zayn, che sembrava essere ritornato nel suo profondo coma.
“Niente, volevo solo avvertirti che hai messo il vestito al contrario”.
 
                                                                                                                       *
 
I ragazzi tornarono a casa per l’ora di pranzo dopo le prove, e fu inutile dire quanto brontolavano i loro stomaci per l’immensa ed infinita fame.
Si sedettero al tavolo e strafogarono qualunque cosa trovarono davanti ai loro occhi, ma soprattutto davanti a quella che loro chiamavano bocca, ma che io definivo “forno senza fondo”.
Una volta sazi, si portarono le mani ai loro rispettivi stomaci, felici per averli finalmente saziati, ma continuando a lamentarsi di aver mangiato fin troppo.
Dopo le loro continue battutine allusive e maliziose sulla mia nottata fuori casa, salii in camera mia per evitare di ascoltarle ancora ma, soprattutto, per sfuggire allo sguardo triste di Harry, che proprio non riuscivo a sopportare.
Mi buttai a capofitto sul mio letto, con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Odiavo vedere i suoi occhi tristi e malinconici, che smettevano di emanare quella loro luce allegra ed intensa solo ed unicamente per causa mia. Mi sentivo in colpa, perché non potevo ricambiare tutto quello che lui provava per me. Non ne ero in grado, lui aveva bisogno di altro, di meglio e non di una stupida ragazzina che, per giunta, l’aveva trattato anche male.
Sarei stata un’incoerente, una pazza masochista, se mi fossi innamorata di lui.
Harry non aveva bisogno di me, aveva bisogno di una ragazza che gli somigliasse, che fosse perfetta e bellissima; non aveva bisogno di una ragazza bassa e abbastanza complessata, piena di stupide ed inutili paranoie e dubbi. Lui aveva bisogno di una ragazza che fosse determinata, che sapeva cosa volesse nella vita, che fosse sicura di poter costruire un futuro con lui, un futuro felice, che era una delle cose che più gli auguravo.
Gliel’avrei detto, e lui avrebbe dovuto accettarlo.
Gli avrei fatto solo un favore a sparire dalla sua vita, a non inciampare più nei suoi pensieri.
Essere sua amica era quello che più desideravo, passare del tempo insieme a lui, perdermi nei suoi occhi infiniti, ma niente di più.
Sarebbe stato difficile accettarlo, ma con il tempo, l’avrebbe superata.
Avrebbe trovato la sua vera anima gemella e si sarebbe dimenticato di me, rinchiudendomi in un posto infondo al suo cuore.
Gli avrei parlato il prima possibile. Non potevo più andare avanti così, in quel modo.
Mi alzai dal letto, sicura di me e, quando aprii la porta, mi ritrovai Harry davanti a me con la mano chiusa in un pugno, pronto a bussare.
“Ciao” disse, abbassando il braccio, facendo un mezzo sorriso.
“Ciao…” gli risposi, abbassando lo sguardo. Se avessi incontrato i suoi occhi, sarebbe stata la fine.
Rimanemmo in silenzio per un po’; lui fermo sullo stipite della porta che si torturava i ricci con una mano ed io, che mi guardavo la punta dei piedi, con lo sguardo fisso verso terra.
“Io devo dirti una cosa…” sussurrai, con lo sguardo ancora rivolto verso il basso.
Lo vidi annuire di sottecchi e, con un cenno del capo, lo invitai ad entrare in camera mia.
Mi sedetti sul letto, con la testa e la schiena appoggiate al muro, mentre lui si stendeva delicatamente sul materasso.
Mi morsi il labbro inferiore, mentre uno stato di ansia si faceva spazio dentro di me.
“Cosa devi dirmi?” chiese flebilmente.
Alzai gli occhi al cielo per evitare che una lacrima scendesse traditrice sul mio viso, accompagnata poi da altre, infinite.
Sospirai a fondo, mentre sfioravo il ciondolo a forma di stella che mi aveva regalato.
Lo sentii avvicinarsi di più a me, toccandomi un ginocchio dolcemente, come se volesse spronare il mio discorso.
Finalmente lo guardai, e i suoi occhi mi colpirono come al solito, ma questa volta più intensamente.
“Harry…” dissi, torturandomi le mani, ma non riuscii a dire altro per due minuti.
Ma lui aspettò.
Mi diede il tempo di formulare l’inizio di quel discorso così complesso e stupido, che nessun’altro avrebbe voluto ascoltare. E invece lui rimase lì, accanto a me, che mi incitava a continuare con i suoi occhi verdi.
Sospirai ancora, questa volta prendendo più coraggio possibile.
“Harry, io non merito tutto quello che tu provi per me”.
Rimanemmo in silenzio ancora un po’, e io feci un altro lungo ed immenso sospiro.
Sospirò anche lui e chiuse gli occhi, premendo ancora di più la mano sul mio ginocchio.
“Ti prego, non odiarmi per questo. Io non so che mi succede, so solo che tu meriti di meglio, non me. Meriti una ragazza bella, perfetta, magari una bionda, alta e con le curve al punto giusto. Non meriti una complessata come me, una piena di paranoie continue, con i capelli sempre in disordine e il trucco sciolto. Odio il fatto che mi guardi con gli occhi tristi, mi sento in colpa perché non riesco a provare quello che tu provi per me”.
Aprì gli occhi e mi guardò ancora, più intensamente, per poi mettersi in ginocchio sul materasso e sedersi accanto a me, appoggiando la sua testa alla mia.
“Non ci riesci proprio?” domandò flebilmente.
Rimasi in silenzio per un po’, interrotto solo dai nostri leggeri respiri e dal ticchettio dell’orologio.
“Io… non lo so. So che ti voglio bene e che voglio averti tra i piedi, ma come amico”.
I suoi ricci mi solleticavano l’incavo del collo e mi facevano tremare.
“Solo come amico…” ripeté, sussurrandolo piano.
Quelle parole, mi fecero sentire ancora più in colpa. Le avevo dette io, ma sentirle pronunciate dal suo tono di voce, mi fece un effetto stranissimo, quasi come se volessero farmi rendere conto che erano sbagliate e crudeli.
D’un tratto, sentii le sue dita sotto il mio mento e voltò il mio viso verso il suo, costringendomi a guardare i suoi occhi. Mi teneva ferma lì, incastrata dentro di essi, e non riuscivo a muovermi.
Si avvicinò ancora di più al mio viso, appoggiando la fronte contro la mia, con le dita che sfioravano ancora il mio mento.
Deglutii. Il contatto con le sue dita, con i suoi occhi, mi provocavano sempre qualcosa che non riuscivo a capire, a spiegare.
“Mary…” sussurrò, sfiorandomi una guancia.
Sentivo il suo respiro caldo battere contro le mie labbra e tutto ciò mi procurava dei brividi lungo la schiena, espandendosi in tutto il corpo.
“Mary, io ti…”
Bloccai sul nascere le sue parole, posandogli una mano sulla bocca, chiudendo gli occhi per evitare di piangere.
“Ti prego…” sussurrai “non rendere le cose più complicate di quanto non lo siano già…”
Lui sospirò ancora, affondando meglio le dita sulla mia guancia, per poi farle scendere a sfiorare il mio collo. Ritrasse la mano quando sentì i brividi percorrere lungo la mia pelle. Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi.
Erano lucidi.
Un’altra fitta mi perforò il cuore. Quegli occhi volevano piangere, e solo per colpa mia.
Abbassai lo sguardo, sentendo le lacrime pungere contro i miei occhi, e lo sentii scendere dal letto, avvicinandosi alla porta.
“Sappi che non rinuncerò a te…” disse, all’improvviso, cosa che mi costrinse a guardarlo.
“E non voglio una ragazza perfetta. Io voglio la ragazza più imperfetta di questa terra, perché è questo che mi ha fatto innamorare di lei. Non riuscirei a starle lontano per nessuna cosa al mondo, anche se lei mi vuole solo come amico. E più le starò vicino, più l’aiuterò a farle capire che anche lei, infondo, riuscirà a provare qualcosa per me…”.
Fece un ultimo sorriso ed uscì dalla mia camera, lasciandomi da sola.
Mi stesi di nuovo sul letto, a fissare intensamente il soffitto ma, ogni volta, mi si paravano davanti i suoi occhi verde smeraldo.
Sembrava così maledettamente determinato e convinto di ciò che aveva appena detto che, per un attimo, fui tentata dal credergli anche io.
 
                                                                                                                        * 
 
Avevo bisogno di uscire.
Avevo bisogno di incontrare altri occhi, di perdermi in altri occhi, ma non in quelli di Harry.
Sarei stata troppo male, e non avevo più voglia di soffrire.
E non volevo nemmeno veder soffrire lui.
Chiamai Robert e gli chiesi di vederci per stare un po’ insieme. Fu entusiasta della mia proposta e l’accettò, senza troppi indugi.
Avevo bisogno di vederlo, anche se erano passate poche ore dal nostro ultimo incontro.
Infilai una maglietta a mezze maniche blu e scesi le scale di corsa.
Trovai Liam, Zayn e Niall seduti a terra e sul divano, con quattro buste di patatine accanto a loro e qualche sandwich e li sgranocchiavano mentre giocavano con la xbox.
“Cavolo Niall, a giocare con te non c’è gusto! Sei troppo scarso!” urlò Zayn, buttando il joystic sul cuscino del divano, mentre addentava il sandwich.
“Ma non è vero Zayn, sei tu che imbrogli!” replicò il biondo.
“Basta ragazzi, dai, è solo un videogioco!” s’intromise Liam, cercando di instaurare la pace.
“Solo un videogioco?! Liam, ti ricordo che abbiamo fatto una scommessa e, chi perdeva, doveva sganciare cento sterline!” disse Niall.
Liam scosse il capo.
“E allora voi evitate di scommettere, no?”.
Gli altri due cercarono di controbattere, ma io interruppi il loro intelligentissimo discorso.
“Ehm ragazzi, credetemi, non vorrei per niente al mondo interrompere la vostra lite così profonda e saggia, ma volevo solo avvertirvi che io esco per un po’ con Robert. E poi, dove sono Elyse ed Helena?”.
“Oh, Louis ed Elyse sono andati a fare una passeggiata, mentre Hel è andata a comprare qualcosa per stasera” disse Zayn, infilando una mano nella busta delle patatine, prendendone una manciata e portandosele in bocca.
“Haaaaaaaaarry! E’ pronto il mio sandwich?!” urlò Niall, spaparanzandosi sul divano con le mani sullo stomaco.
“Arriva subito!” urlò l’altro a sua volta dalla cucina.
Cavolo, dovevo scappare prima di incontrarlo!
“Mary, mi faresti un favore?” disse improvvisamente Niall, facendomi ritornare sul pianeta terra.
“Mmh?” chiesi, guardandolo con sguardo interrogativo.
“Mi andresti a prendere il sandwich in cucina, per favore?” mi chiese, facendomi gli occhi da cucciolo.
Non potevo entrare in cucina. C’era Harry, e io non potevo incontrarlo!
Niall continuò ancora di più a fare gli occhi da cucciolo, implorandomi.
Dio, perché erano sempre gli occhi che mi fregavano?!
Sbuffai, roteando gli occhi al cielo e avviandomi verso la cucina, mentre vidi Niall sorridere.
Harry era di spalle, che metteva qualcosa nel sandwich del biondo. Non mi aveva sentita entrare.
“Niall, vieni a prender… oh” disse, quando si voltò e mi vide di fronte a lui.
“Ciao” dissi, facendo finta di nulla.
Presi il piatto con il sandwich dalle sue mani, ma lui oppose una leggera resistenza.
“E’ di Niall” mi disse, facendo un piccolo sorriso.
“Lo so. Mi ha chiesto di prenderglielo” ribattei, senza un minimo di entusiasmo.
“In questo caso…” disse sussurrando, porgendomi il piatto, che afferrai immediatamente.
Feci per andarmene e uscire al più presto da quella cucina, ma venni bloccata dalla sua mano che si posò sulla mia spalla.
Mi voltai di scatto e mi persi, come al solito, nei suoi occhi.
“Voglio farti una domanda…” sussurrò ancora, in modo che potessi sentirlo solo io anche se non ce n’era bisogno, poiché i ragazzi avevano ripreso a fare casino.
Gli domandai con gli occhi cosa volesse chiedermi, e lui parve capirlo.
“Sei stata a letto con Robert stanotte, vero?”.
E fu lì, dopo quelle sue parole, che mi cadde il mondo addosso.
Avevo provato a fare di tutto per non farlo soffrire e per non farglielo scoprire, ma niente.
L’aveva capito o forse, l’aveva sentito dire da Louis.
Il suo tono era triste, misto alla delusione e alla malinconia.
Non ero stata capace di dirglielo di persona, e mi sentivo una codarda per questo.
“Rispondimi, ti prego…” sussurrò ancora, premendo la fronte contro la mia.
Lo sentivo tremare, ed abbassai lo sguardo per evitare di fargli leggere la verità nei miei occhi.
Mi sentivo ancora più tremendamente in colpa.
Annuii lentamente, ancora con lo sguardo rivolto verso il basso, con le lacrime che pungevano contro gli occhi, desiderose di scivolare via.
Harry sospirò più forte e si allontanò dal mio viso, prendendo il piatto con il sandwich dalle mie mani. Solo a quel punto, alzai lo sguardo con fare interrogativo, e lo vidi rosso in viso, completamente.
“Lo porto io a Niall, tu stai tranquilla. Devi uscire con Robert, no?” disse, con tono freddo ed indifferente, guardandomi negli occhi.
Annuii con il capo, incapace di parlare. Seguii i suoi ordini ed uscii velocemente dalla cucina, salutando di sfuggita i ragazzi quando passai attraverso il salotto.
Sbattei forte la porta dietro le mie spalle e mi avviai giù per le scale, evitando di cadere.
Una volta fuori dal portoncino, corsi per la strada il più veloce possibile. Sentii il vento pungere forte contro il mio viso, contro le mie labbra, contro i miei occhi, ma io non ci feci caso.
Avevo bisogno di correre e lasciarmi tutto alle spalle.
Avevo bisogno di scappare via da i guai, che avevo creato con le mie stesse mani.

                                                                                                           
                                                                                                             *
 

Quando arrivai al bar dove ci eravamo dati appuntamento, Robert era già lì che mi aspettava.
Presi un po’ di fiato dopo quella corsa e mi avvicinai al tavolo, dove si trovava la sua figura.
“Piccola! Finalmente sei arrivata!” mi disse appena mi vide, per poi alzarsi e salutarmi con un bacio.
“Scusa” risposi, recuperando un po’ di fiato “ho avuto un piccolo problema”.
Abbassai lo sguardo.
Quello non era per niente piccolo. Era il problema più enorme del mondo.
“Pensavo te ne fossi dimenticata, stavo per preoccuparmi” disse, alzandomi il viso.
Sorrisi, e gli diedi un altro bacio. Dovevo smettere di pensare a quello che era accaduto prima.
“Ho preso questo tavolino qui fuori, giusto per prendere un po’ d’aria. Ti va bene?”.
Annuii, facendo un altro mezzo sorriso.
Robert mi prese per mano e mi condusse verso il tavolino, facendomi sedere.
Ordinammo due succhi di frutta all’arancia rossa e qualche stuzzichino, poi iniziammo a raccontarci le nostre rispettive giornate.
Mi raccontò che aveva aiutato il padre con il locale prima di incontrarci e che, pochi giorni dopo, avrebbe dovuto dare un esame.
Mi disse anche che la madre continuava a chiedere di me e che voleva rincontrarmi.
Il padre era entusiasta quanto la moglie, e avevano voglia di invitarmi una sera a cena.
Gli risposi che andava bene, e che anche io avevo voglia di rincontrarli e cenare con loro una sera.
Inoltre, mi raccontò che aveva parlato di me ai suoi amici, che volevano conoscermi.
Ma le sue parole, ormai, erano solo un sottofondo ai miei pensieri.
Lo guardavo, annuivo, ma non lo ascoltavo.
Cercavo di fissare il suo viso, studiarne i contorni ma, ogni volta, mi si paravano davanti solo delle iridi verdi.
Quelle iridi verdi.
Erano davanti a me, davanti ai miei occhi e avevano recuperato quella loro solita luce allegra, come se non fossero mai stati tristi. Finalmente, brillavano di nuovo, più di prima, prima di aver attraversato quel brutto periodo di tristezza e malinconia, che mi torturava l’anima.
“Mary, amore? Mi stai ascoltando?”.
Ritornai alla realtà, solo dopo che sentii la voce di Robert che mi chiamava.
Scossi il capo e scrollai le spalle, per togliermi le immagini dei suoi occhi dalla mente.
“Si, scusami…” sussurrai, ancora con lo sguardo perso nel vuoto.
“Chi ti ha regalato questo ciondolo?” domandò incuriosito, sfiorando con un dito la stella che mi aveva regalato Harry.
Non potevo dirgli che me l’aveva regalato il ragazzo che viveva con me e che, per giunta, era innamorato di me!
“Ehm… i-il mio migliore amico…si! Il mio migliore amico!” tentennai in difficoltà, per poi riprendermi all’ultimo. Feci un mezzo sorriso, e sperai che non mi chiedesse nient’altro.
“E’ davvero molto bello! Perché non me lo presenti?” disse.
A quella richiesta, sgranai gli occhi e sbiancai.
E adesso, che cavolo avrei dovuto inventarmi?!
“Ehm, n-non posso…” balbettai, sudando freddo.
“Perché?”
“P-perché lui… lui abita a Manchester, e ci vediamo mooolto raramente!” mentii ancora.
“Mmh, peccato…” sussurrò Robert.
“Già…” dissi, fingendo di essere delusa, ma in realtà le mie viscere stavano ballando la conga.
“Allora descrivimelo!” urlò entusiasta, con gli occhi che gli brillavano.
Sbiancai nuovamente. Ero nella merda più totale!
“I-in che s-senso?” balbettai, domandando spaventata.
“Nel senso che devi descrivermelo! Parlami di lui! Come si chiama?”.
Mise le braccia conserte, proprio come un bambino in ascolto, impaziente della favoletta della buonanotte.
“J-Jake…” mentii.
Era il primo nome che mi era passato per la testa, di certo non potevo dire Harry.
“Bene!” disse, battendo il pugno sul tavolo “parlami di Jake! Come vi siete conosciuti?”.
Sembrava davvero curioso ed entusiasta, ma non geloso.
Feci un lungo ed intenso sospiro, chiudendo gli occhi.
Presi il ciondolo a forma di stella tra l’indice e il pollice, come se riuscisse a trasmettermi coraggio.
Ed iniziai ad inventare.
Inventai che io e Jake, alias Harry, ci eravamo conosciuti da bambini poiché le nostre famiglie erano amiche da anni. Inventai ancora, che eravamo cresciuti insieme ma che lui, una volta finito il liceo, era andato a vivere a Manchester per frequentare l’Università lì.
Robert mi guardava ed annuiva, ascoltando con interesse, facendo qualche domanda che, ogni tanto, mi spiazzavano.
Ripresi il mio discorso, come se Jake esistesse sul serio, inventando altre storie della nostra infanzia e della nostra adolescenza passata assieme, ma non smisi nemmeno un secondo di pensare ad Harry.
 Era come se non mi annoiassi, come se lo conoscessi a memoria, da sempre.
Ricordai il nostro primo incontro mentre parlavo del finto incontro con Jake, e mi venne quasi da ridere.
Mi ricordai i suoi occhi luminosi, che incontrai per la prima volta, che mi colpirono, ma non come mi colpivano adesso.
Ricordai del nostro primo litigio, di come lui riuscisse a stressarmi l’anima dicendo solo una parola, di quando si era fatto trovare sotto casa mia e io volevo mandarlo al diavolo e che alla fine, andai a prendere un caffè con lui.
Ricordai quando aveva conosciuto Elyse ed Helena, di come gli avevo detto per la cinquantesima volta di non farsi vedere mai più e di come lui si fece trovare fuori l’Università.
Quando mi aveva accompagnata al centro commerciale, aiutandomi a scegliere il vestito per l’appuntamento, e di come mi avesse pagato i libri.
Quando mi aveva presentato i ragazzi, quando era sparito, quando era tornato ed era venuto a vivere a casa mia e di quando si era dichiarato, dicendomi che era innamorato di me.
Raccontai tutta quella storia, frutto della mia fantasia, ma ricordando tutti gli avvenimenti, tutti i momenti passati con Harry.
“Deve essere come un fratello per te, questo Jake” disse Robert, quando smisi di inventare.
Lo guardai con sguardo interrogativo, tenendo il ciondolo ancora tra il pollice e l’indice.
“Si…” sussurrai, facendo un mezzo sorriso, pensando ancora ad Harry “perché me lo chiedi?”
“Perché mentre ne parlavi, ti brillavano gli occhi”.
Non sentii nient’altro dopo quelle sue ultime parole.
Parole che, per me, significavano una grande verità, ma anche un grande shock.
Se solo Robert avesse saputo la verità, se solo avesse saputo che Jake in realtà, era un’altra persona, se avesse saputo il significato del brillare degli occhi quando si parlava di qualcuno.
Quando parlavo di Harry mi brillavano gli occhi.
E quella fu la più grande, sconvolgente, scioccante, assurda, meravigliosa verità che avessi mai sentito in vita mia.








Writer's Corner! :)
Buonsalevesalviiino, mie belle carote! :D
Vas' Happenin?
Io sono gasata, forse fin troppo gasata! 
Cioè, quando mai io sono riuscita a pubblicare dopo quattro giorni?!
E' il secondo capitolo che pubblico, questa settimana! *w*
aaaaaaaaaaaaaaaah, ma ma ma...
okkei, basta.
L'avete capito, no?!
Sono contentissima! 
E non solo per questo!
Cioè, l'altro capitolo (quello che io ritenevo un capitolo di passaggio) 
ha ricevuto 12 recensioni! *o*
E io non ho mai ricevuto 12 recensioni ad un capitolo!
Never! 
Non potete immaginare quanto sono felice!
Mi sento una bimba di cinque anni che ha appena ricevuto l'uovo di Pasqua che desiderava da tempo! *w*
Beh, siamo in tema u.u
(io voglio l'uovo di Glee, ma mia madre non me lo vuole comprare perchè sto a dieta -.-" )

A proposito di Glee...
Io sapevo che era solo un rumor, ma hanno confermato che nella puntata del 10 Aprile (credo u.u) canteranno...
WHAT MAKES YOU BEAUTIFUL! 
Ci credete che quando l'ho saputo, ho iniziato ad urlare come una cogliona e a ballare per casa tipo, così...?

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O forse anche peggio di così u.u
Fatto sta che sono super gasata e soprattututto se ero in ansia prima per la puntata che ho aspettato per più di un mese
(si, amo Glee, è il mio telefilm preferito u.u)
figuratevi adesso! *w*
Tipo che lo sto dicendo a tutti quelli che incontro, hahah! :D

Maa, andiamo avanti...
Il capitolo...
Beh, il capitolo è... 
IL CAPITOLO! :D
Hahaha, no vabbè dai u.u 
A me piace e, soprattutto, perchè c'è l'accenno di qualcosiina! v.v
#nonvogliospoilerare.

So, passiamo ai soliti, immancabili e chilometrici ringraziamenti:
-A voi, che mi riempite di tutti quei complimenti che non merito, che recensite la mia FF e che la mettete tra le seguite, preferite e ricordate!
Grazie, davvero :)
-A Rebecca, la mia pazza moglie, che sento sempre più vicina, nonostante sia lontana :)
-Ad Alessia e Chiara, che mi fanno sempre ridere :)
-E ad Agnese&Federica, che sono le migliori amiche migliori del mondo :') 
*si ma tanto vi schifo lo stesso u.u*

Adesso vado via, belle ragazzuole! :D
Per chi volesse ricevere aggiornamenti o solo conoscermi meglio, qui c'è la mia pagina Facebook:
http://www.facebook.com/LeiCredeNeiMiracoli

Hope you like it! :D 
Byeee!

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#muchLove
-YoursM.


 

  
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