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Autore: Alyx    30/03/2012    4 recensioni
Al mio raggio di sole, Trich, perchè grazie a lei ho scoperto il meraviglioso mondo di Percy Jackson.
Quando ero più piccola mi ero iscritta a un corso di danza ma ero stata espulsa dopo che, mentre ero da sola nello spogliatoio, uno scomparto di armadietti aveva preso fuoco.
Poi a dodici anni mia mamma mi aveva rivelato la mia vera natura.
Avevo scoperto di essere una Semidea.
(...)
Ero ancora piccola e non presi troppo male il fatto di essere figlia di un Dio Greco.
Ok.
Diciamo che ero passata dalla fase '
Mamma, non credo più alle favole.' a quella 'Ok. Tutto questo è impossibile!', per poi passare a quella di 'Che figata! Sono figlia di un Dio leggendario!'.
  ***
-Oh, scusa. Disturbavo?
Sorrisi ironica mentre dentro di me la mandavo a fare una cosa non anatomicamente possibile.
-No figurati.- risposi, dolce come l'aceto.
Lei mi diede le spalle e tornò a parlare con Louis, mentre sbuffavo sonoramente e incrociavo le braccia al petto.
Alzai gli occhi al cielo, disgustata dalla lunghezza, se così si può ancora definire, della sua minigonna.
Forse Louis se ne accorse perché ridacchiò sotto i baffi.
Non mi sforzai di ascoltare fino a che non sentii qualcosa come -Dolcezza, a presto- e allora mi strozzai con la saliva.
Cominciai a tossire e Louis la scostò per iniziare a darmi delle pacche sulla schiena, mentre la piccola Afrodite mi fulminava con lo sguardo.
-Louis non potremmo andare a parlare da un'altra parte?- chiese acida mentre davo gli ultimi colpi di tosse.
Come se volesse davvero parlare con Louis.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Essere unMezzosangue è una faticaccia

                                                         Capitolo 5

                                            Sparisce un raggio


Quando mi svegliai la mattina dopo capii subito che c'era qualcosa che non andava.
In infermeria era tutto un via vai agitato, come se avessero perso il cellulare e lo cercassero disperatamente da tutte le parti.
Stavo per alzarmi e chiedere a qualcuno cosa stesse succedendo che sentii che di fronte al mio letto due ragazzi si erano scontrati.
-O miei Dèi, scusami! - esclamò la ragazza.
-Figurati. L'avete trovata?
Riconobbi subito le voci.
Annabeth.
E Percy.
La figlia di Atena sospirò.
-No. Non c'è da nessuna parte. È sparita. Nel nulla.
-Questo non è possibile. Ieri sera era qui! - la voce di Percy era tesa e quella di Annabeth a dir poco esasperata.
-Mio fratello sta impazzendo. Lucinda mi ha detto che continua a strillare e vuole andare a cercarla. Non so quanto potrà ancora tenerlo nel suo letto...
Sapevo di chi stavano parlando.
Louis.
E dovevo aiutarlo.
Mi alzai e mi misi a gambe incrociate sul materasso.
I due piccioncini non sembravano aver notato nulla.
-Abbiamo bisogno di tempo. Magari è uscita stamattina per sgranchirsi le gambe e non è ancora tornata.- la voce del figlio di Poseidone era incerta. -Magari aveva solo bisogno di stare sola.
Annabeth scosse la testa.
-Non credo. Ce lo avrebbe detto. O magari l'avrebbe detto a lei.- si girò verso di me e sobbalzò con un trillo nel vedermi sveglia.
-Oh Zèus! Camille ma sei matta? Vuoi farmi prendere un infarto?-  esclamò la voce stranamente acuta.
Ma io non stavo ascoltando.
Il mio cervello lavorava freneticamente per cercare di capire il soggetto di tutto quella agitazione.
Per un attimo temetti che i due potessero sentirlo pulsare.
-Camille?- mi chiamò Percy.
Mi scossi. -Che è sparita? Chi avrebbe dovuto dirmelo? Chi?!
Annabeth era agitata e evitava di guardami.
-Camille devi riposare...
-NO! Cosa è successo Annabeth!? Chi è sparita!?- mi resi conto troppo tardi di aver urlato.
Percy si intromise. - Calmati, Camille. È tutto sotto controllo. Stiamo cercando da tutte le parti e la troveremo...
Mi alzai dal letto.
Non feci neanche troppo caso alla camicia da notte bianca che mi avevano rifilato, forse durante la notte. Odiavo i vestiti ma ero troppo arrabbiata per farlo notare.
-Non è vero che è tutto sotto controllo! Siete completamente fuori rotta, lo sapete benissimo!- alcuni si girarono verso di me.
Annabeth fece un passo avanti. - Camille...
-Camille un corno! Chi è sparita!? Ditemelo!
Annabeth aprì la bocca ma non emise nessun suono perché Louis comparve all'improvviso, sconvolto e arrabbiato, seguito da una Lucinda esasperata.
Parlò lui, al posto di sua sorella.
-Emily! Hanno preso Emily!- urlò.
Per un attimo non lo riconobbi.
Era fuori di sè.
La voce era incrinata, più acuta del solito, il tono disperato ma arrabbiato e deciso a fare qualcosa.
-Emily?- pigolai.
Percy fece un passo verso di me.
Istintivamente mi ritrassi.
-Camille...
Ma non volli ascoltare.
Con una spallata scansai Annabeth e mi precipitai fuori dall'infermeria.
Corsi verso il letto di Emily, dove qualche giorno prima l'avevo trovata con la faccia sprofondata nel cuscino, quando sua mamma si era dimenticata di farle gli auguri.
Ma tutto quel che trovai, una volta arrivata lì, fu un letto sfatto e il suo braccialetto portafortuna che sporgeva da sotto il lenzuolo.


Chirone e il Signor D sobbalzarono quando battei la mano con furia sul tavolo.
Il braccialetto bianco, rigido, di Emily pendeva troppo largo dal mio polso.
Era stato il primo oggetto regalatale da suo padre, Apollo, quando era solo una bambina.
Mi diceva sempre che non faceva niente di speciale oltre che starsene lì, buono, sul polso, ma ripeteva che era sicura avesse un potere nascosto.
L'avevo sempre presa in giro per questo, dicendole che era una cosa assurda e che magari Apollo le aveva fatto un regalo semplicissimo. Nel mondo dei mortali tante volte avevo visto padri regalare braccialetti alle figlie. Non era niente di che, ma era il pensiero ciò che contava.
Ma Emily si era sempre ostinata col fatto del "potere nascosto".
Non sapevo quanto ero disposta a dare pur di averla lì per ripeterle ancora una volta che era solo un braccialetto.
E allora me lo promisi.
L' avrei ritrovata per dirglielo.
Il Dio alzò un sopracciglio ma non disse nulla.
-Voglio un'impresa.
Chirone mi guardò stupefatto.
-Signorina Babis...- cominciò annoiato Dioniso.
-Davis.
-Quello che è. L'importate in questo discorso è, che, tu non poi avere un'impresa.
Il sangue mi ribolliva nelle vene.
-Devo! Devo averla. Sono disposta a consultare l'oracolo.
-La signorina Dave...
-Dare, signor D.- lo corresse Chirone ma lui non parve farci caso.
-... ha altro da fare al momento che stare a predire il futuro a te!
-La mia migliore amica è sparita! Ed è stata lei a volere quell'incarico! Io stavo benissimo anche se l'oracolo rimaneva la mummia!
-Porta rispetto a Rachel, Camille.- mi riprese duro Chirone. -Era destino. E mi dispiace dirti che il signor D ha ragione. Al momento la ragazza è altrove. Non può venire qui per un'impresa...
Esplosi.
-Vi ho sempre rispettati e non mi pare di avervi mai messo in seria difficoltà col mio comportamento. Ma è una questione seria, questa, e non ho intenzione di starmene qui con le mani in mano.
Se non mi darete voi l'impresa me la organizzerò da sola. A costo di scappare da qui.
Chirone mi guardava leggermente allarmato e sorpreso. Dioniso invece si limitò a bere rumorosamente dalla lattina della sua Diet Coke.
Il centauro allora prese parola.
-Camille so benissimo che vuoi ritrovare Emily ma...
-La domanda è: Mi date l'impresa o me la creo da sola?
Sapevo di essere troppo impertinente con lui ma solo così potevo ottenere ciò che volevo. Se mi fossi presentata titubante e timida mi avrebbero mandato a pulire i piatti in un battito di ciglia.
Ringraziai Ares di avermi dato almeno un po' del suo carattere, che era molto utile quando dovevo ottenere qualche cosa.
Chirone sospirò sconsolato.
-E sia. Domani mattina. Alle nove. Qui. Ci saranno tutti i rappresentanti delle case. Sceglierai i tuoi compagni. E ti dirò le condizioni. Non farmene pentire, Camille.
Sorrisi trionfante.
-Certo che no, Chirone. L'ho mai fatto?

L'avevo visto mentre tornavo verso la casa numero 5.
Era sulla riva e camminava avanti e indietro, dentro e fuori dall'acqua, nervoso ma senza mai bagnarsi.
-Percy.
Lui si voltò.
-Camille. Che ci fai qui?
Per un attimo esitai.
-Sono andata da Chirone.
Lui spalancò gli occhi.
-Gli hai chiesto un'impresa, vero?
Annuii, ma non aggiunsi altro. 
Tanto l'avrebbe saputo presto dell'appuntamento della mattina dopo.
Per un attimo stemmo in silenzio.
-Ho bisogno di voi, di te e Annabeth. 
Lui mi guardò accigliato.
-E Louis? 
Sorrisi. -Certo. Anche lui.
Scosse la testa.
-Non si può. Massimo due compagni.
-Credo che per me non valgano queste regole. Non vederla come un'impresa. Piuttosto come un gita...
-Perché?
-Non sentirò l'oracolo. Ho praticamente obbligato Chirone a offrirmela. Devo recuperare una mia amica pazza. Piuttosto futile come impresa, non trovi?
Lui scosse ancora la testa, i capelli neri gli ricaddero sugli occhi.
-Tu non sai cosa significa per Chirone farci uscire di li. Appena superi quel pino,- indicò il Pino di Talia con un dito mentre si ritirava indietro i capelli- ogni tipo di mosto di attaccherà. Qualunque sia il motivo per cui esci.
Mi limitai a guardalo negli occhi.
-Non aspetterò di certo l'autorizzazione dei mostri per uscire di qui.
Devo farlo. Perché so, ma non so perché, che la mia migliore amica è in grossi guai.
Percy sorrise appena.
-Non credo che Annabeth ti rifiuterà il suo aiuto.
Per un attimo mi allarmai. -E tu?
Percy ghignò leggermente.
-Io? Ho accetto di venire ancora prima che tu elaborassi l'idea...


La Casa Grande non era mai stata così piena, molto probabilmente.
Forse essendo una delle prime 'imprese' dopo la Seconda Guerra, Chirone non aveva avuto tempo e modo di organizzarsi.
Infatti alle 12 case degli Dèi più importanti se ne erano aggiunte altre, come quella di Ade. O di Nemesis. Ormai erano diventate una ventina. Divinità minori e la Casa di Ermes non ospitava quasi più nessuno oltre ai figli del Dio, visto che il numero di Indeterminati era quasi nullo dopo la Guerra.
Percy aveva fatto un buon lavoro.
Quindi in quel momento la casa grande si stava trasformando in una scatola di sardine.
Chirone chiese silenzio mentre una figlia di Demetra apriva la finestra.
-Siamo qui perché Camille Davis si è offerta di uscire dal Campo per cercare la sua amica, scomparsa, Emily Crane. Potrà scegliere due compagni per accompagnarla e il tempo massimo sono due settimane, entro le quali, anche se non avrà portato a termine l'impresa, dovrà essere di ritorno. Intesi Camille?
-Solo due settimane?!- protestai.- Non so neanche da dove cominciare!
-Quindici giorni, Camille. Non un giorno di più.
Sbuffai sonoramente.- Cavolo, un giorno di più potrebbe essere fatale...- commentai sarcastica.
Il centauro di guardò male.
-I tuoi compagni sarebbero...?
Ecco, adesso non avrebbe preso bene l'iniziativa di portarne tre con me anziché due.
-Bonnet. Jackson e la Chase.- snocciolai velocemente.
La figlia che rappresentava la casa di Afrodite mi fissò per un attimo e i suoi occhi brillarono di malizia.
Ecco, entro tre ore io avrei avuto una storia con Percy, dopo aver lasciato Louis e corrotto Annabeth. O qualcosa del genere.
-Se tutti acconsentono a partire siete troppi. Solo due, Camille. Lo sai bene.
-Non è neanche un'impresa vera e propria. Anche se ne viene uno in più che problema c'è?
Chirone sospirò.
-Più uscite da li, meno probabilità ci sono che torniate tutti.
-Se siamo di più, ci aiuteremo e avremo più possibilità si sopravvivere...
-Non sfidare il fato, Camille.
-Io non sto sfidando nessuno. Ho bisogno di loro. Tutti loro.
-Camille...
-Per favore.
Chirone mi guardò sconsolato.
Sapevo quanto le costava darmi ragione così davanti a tutti.
-Quindici giorni. Partirete domani mattina...
-Preferirei uscire il prima possibile. Se non è un problema, stasera.
Per la prima volta il signor D parlò.
-Non ti sembra di pretendere troppe cose, Baris?
-Davis, signore. Mi chiamo Davis.- esclamai esasperata.
-Dettagli. Rispondimi.
I miei occhi cercarono Louis per un secondo.
-Sto solo cercando di salvare la mia amica, signor D. E più aspettiamo meno possibilità abbiamo di trovarla.
Scese il silenzio, poi Chirone riprese parola.
-Bene.- comunicò alzandosi dalla sedia a rotelle.- Stasera alle sei Argo vi accompagnerà. Fatevi trovare pronti per quell'ora. Ai piedi del Pino di Talia.
Grazie a tutti per essere venuti. Potete tornare alle vostre attività.


A pranzo non avevo mangiato quasi niente.
La maggior parte del cibo era finito nel fuoco come sacrificio a Ares, cosa alquanto rara visto che tendevo sempre a dargli il minimo indispensabile.
Forse molti pensarono che volessi ingraziarmi mio papà prima dell'impresa perché mi guardarono un po' male.
Tutti tranne Louis che era occupato a fare lo stesso.
Annabeth stava cercando in tutti i modi di fargli mettere qualcosa sotto i denti ma lui si limitava a fissarmi.
Il che era un po' inquietante.
Come se volesse dirmi qualcosa.
Trasmettermi il suo pensiero nella mia mente.
Scherzavo. 
È molto inquietante.
Comunque alla fine il signor D ci rispedì nelle nostre case.
O meglio rispedì gli altri perché io dovevo stare di turno e aiutare le ninfe e i satiri a mettere a posto e cose noiose così.
Forse non gli era andato troppo a genio il mio comportamento di prima.
Louis invece, sembrava essere caduto in una specie di stato di shock ed aveva passato la mattinata a deprimersi in camera sua.
Ovvero a fare espressioni, studiare, tradurre e tutte quelle cose che fanno i figli di Atena quando escono di testa.
Quindi non mi aspettavo niente di che quando sgattaiolai via da lì,aiutata da un paio si satiri, ciucciandomi il dito come una stupida perché mi ero tagliata con una lattina di Diet Coke rotta.
Insomma mi sorpresi non poco quando vidi con la coda dell'occhio un'ombra e non feci in tempi a mettermi le mani in tasca per prendere Vendetta, che Louis mi aveva bloccata tra una parete di chissà quale casa -forse quella di Efesto- e il suo corpo.
Ora voi direte tipo: -Chissà che forza! Un secchione mingherlino!-
Ora non vorrei allarmarmi ma Louis ci sapeva fare molto bene con il coltello e essendo cresciuto al Campo non era proprio quello che voi pensate come un 'secchione mingherlino'.
Dovete capirmi.
L'ho fatto per legittima difesa.
Istintivamente gli tirai un pugno in faccia.
Il suo naso si storse con un rumore orribile e lui vi ci si portò la mano.
-Ahi!
Sobbalzai appena compresi quel che avevo fatto e cercai di rimediare in qualche modo.
-Scusami! Scusami! Ma ti pare il modo! Fammi vede il naso. Insomma non puoi balzare su una persona e aspettarti che questa non reagisca! Ti ho detto di farmi vedere il naso, Cervellone!
Lui sbuffò sonoramente e scostò le mani.
Feci una smorfia.
-L'ho tirato così forte?
Lui annuì. -Si.- disse con voce strozzata.
Strappai un pezzo della mia benda sul braccio e cercai di tamponargli il naso, per fermare il sangue.
-Cosa volevi fare, di grazia? Violentarmi?
Mi tirò un pizzicotto nel fianco.
-No, Psicopatica. 
-Quindi?
-Ecco... Prima, mi sono, insomma... appisolato...
Sorrisi per un attimo.
-Lo sapevo. Io te l'ho sempre detto che fare le versioni di latino fa venire sonno.
Accennò appena un ghigno.
-Comunque...
Strappai l'ultimo pezzetto della mia benda e continuai a cercare di fermare il sangue che usciva dal naso.
-Stai su con la testa!- ordinai. -Continua, Louis. Che è successo mentre dormivi?
Mi aspettavo che ne so, un attacco ai figli di Atena, un ragno gigante nel vano doccia, un libro di Matematica che prendeva improvvisamente il volo...
-Un incubo, Cami. E c'era Emily.



Angolo dell'Autrice:
Vi chiedo umilmente perdono per questo ritardo spaventoso ma mio fratelloè riuscito a rompere il computer di nuovo.
Andate a controllare nel prossimo libro dei Guiness dei Primati.
Che lo troverete. Ha fatto il record di rotture di computer in tre mesi. -.-''
Sono senza parole.
Se percaso qualcuno segue anche l'altra mi storia di Harry Potter mi scuso anche per loro.
Spero solo di riuscire ad aggiornare presto.
Grazie come al solito a chi ha recensito.
Davvero grazie mille, spero mi lascerete un pensierino anche stavolta.
Vado, sono sul computer di una mia amica ( quella rompipalle santa di Tears ) e glielo sto requisendo. ;D
Un bacio,
A presto spero!
Alice

 

   
 
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